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Cultura da Viaggio

I luoghi d’acqua di Hermann Hesse – prima parte

Il destino acquatico di Hesse

Il percorso di un poeta somiglia spesso a un viaggio, geografico, letterario e umano.
Il viaggio di Herman Hesse è pieno di luoghi, storie, simboli e caratterizzato da un intenso legame con un elemento naturale, l’acqua.

Forse è un caso ma la vita di Hesse è trascorsa sempre vicino all’acqua

Forse è un caso ma la vita di Hesse è trascorsa sempre vicino all’acqua: acqua di fiume come la limpida Nagold a Calw, nella natia Foresta Nera, come il poetico corso del Neckar nella cittadina storica e universitaria di Tubinga, il possente Reno a Basilea, l’Aare che si insinua tra le piazze e le torri di Berna; acqua di lago come l’Hohenackersee nei pressi del convento di Maulbronn dove lo scrittore ambientò la vicenda di Narciso e Boccadoro, come il placido Bodensee a Gaienhofen scelto per ambientare altri racconti giovanili, oppure gli scenografici laghetti alpini dove si perdeva volentieri il suo Peter Camenzind o il lago di Lugano negli anni del soggiorno svizzero a Montagnola, così speciale da farlo rivivere nelle vicende umane e artistiche di Klingsor e Knecht; acqua di mari lontani (la Liguria, Venezia) e lontanissimi (l’India del suo romanzo più celebre, Siddharta).
E ovunque è rimasta grande la sua passione per le nuotate nei freschi torrenti, per la pesca, il pattinaggio sul ghiaccio, la melodia delle fontane, le passeggiate lungo i fiumi, le notti di pioggia, le discese sulle zattere simbolo di leggerezza e scoperta, le distese marine simbolo di mondi esotici e nuovi. Tutti luoghi adatti anche alla crescita di una personalità creativa, sensibile e curiosa.

Mille volti riflessi in uno specchio d’acqua

Nei romanzi di Hesse infatti è più volte espresso questo piacevole contatto fisico e spirituale, questa riconoscenza per le onde, per la freschezza e la trasparenza; l’acqua che evoca, l’acqua da ascoltare, l’acqua che fa pensare al cambiamento, viene così elevata a figura poetica e rappresenta uno specchio sulle memorie d’infanzia, un ritorno alle origini, un momento sereno, un luogo di contemplazione e di malinconia, qualche volta di morte.

 l’acqua che evoca, l’acqua da ascoltare, l’acqua che fa pensare al cambiamento

L’elemento acqua cresce e si sviluppa con Hesse, accompagna le sue stagioni di idillio e tormento, della giovinezza e della maturità, è sempre casa sua, e poi, consideriamo l’amore, l’anelito all’Oriente, i risvolti psicoanalitici, le ansie religiose, diventa una delle sue immagini e metafore preferite, luogo letterario del destino, del risveglio, delle mille vite possibili e della fine.
Quello che il nostro viaggio si propone di cogliere è la dimensione sentimentale e la dimensione profonda del poeta dell’acqua: seguiremo Hesse nelle sue Lebensstationen, fra Jung e Buddha, inquieti cercatori e semplici viandanti, azzurre lontananze e ritorni in patria, scoperte e dubbi, ma anche là dove nasce l’amore per un lago o per la neve.

L’acqua dolce di Calw

Il posto dell’anima di Hermann Hesse è questa piccola cittadina sveva col suo mare di tetti e le sue case a traliccio che sorge ai bordi della Foresta Nera. Quando vive e quando ritorna a Calw lo cattura la musica della fontana della piazza del mercato e rimane a lungo sul ponte a guardare il dolce scorrere della Nagold, il luogo dei sogni, dei giochi, dei primi tuffi, delle prime avventure e dei primi baci (“Quando io da poeta racconto di un bosco o di un fiume, intendo il bosco intorno a Calw, il fiume Nagold…” – sembra di sentire Cesare Pavese quando descrivendo le sue Langhe afferma che “Un Paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non esser soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”).

piccola cittadina sveva col suo mare di tetti e le sue case a traliccio che sorge ai bordi della Foresta Nera

Calw quindi per Hesse è il nido, il luogo dell’idillio e degli affetti e insieme la prima prova della sua voglia di conoscere e di vagare liberamente per la natura e per il mondo. Per lo studente Hans di “Sotto la ruota” la valle del fiume e le scure montagne coperte di abeti sono l’unico rifugio possibile, il mondo mitico che sopravvive intatto.

Lo spirito di Maulbronn

Poco distante da Calw sorge questo monastero cistercense dall’aria severa e incantata, spazio scenico di tanti capolavori, dove il giovane Hesse fuggì da studente mostrando il suo lato ribelle e rischiando di morire in una notte gelata, dove ambientò l’inizio della storia di amicizia delle sue due anime belle e complementari, quella dell’asceta e del razionale Narciso e del gaudente Boccadoro che si affida all’istinto e ai sensi.
Maulbronn è anche il luogo che più avanti venne trasfigurato come una provincia pedagogica destinata a salvare spirito e cultura ne “Il gioco delle perle di vetro”. Una stazione di confine tra vita fanciullezza e età adulta, con quella sua fontana nel chiostro che emana una musica dolce, un tono spirituale, simbolo della gioventù perduta e di una bellezza senza tempo. Maulbronn circondato da alcuni laghetti, l’Hohenacker, il Tiefensee, il Rossweiher, posti pieni di mistero e di sogno, posti per isolarsi e guardare dentro la propria anima che nel giovane Hesse è un paese ancora incerto.

 monastero cistercense dall’aria severa e incantata

Mi fermo a guardare i ragazzi di oggi che passano la giornata tra le aule, il cortile e le piccole camere: saranno degli eletti o dei prigionieri? Produrranno opere belle nel mondo o grideranno alla prima ragazza la loro voglia d’amore? Uscirà un altro grande poeta svevo da qui?

I fiumi di Tubinga e Basilea

Quanto è bella Tubinga! Con il viale dei platani e le case borghesi lungo il fiume, le notti di pioggia che incombono sul castello fosco e nero, la poesia di tetti che si ammira dalla torre della chiesa e i vicoli in salita con birrerie e botteghe, le piazze piene di studenti e il ricordo di Holderlin che qui visse la sua onda lunga di genialità e pazzia. Hesse vi si trasferisce per lavorare in una libreria, diventare indipendente e poeta, di notte passeggia a lungo sul fiume, le sponde del Neckar lo scoprono diventare uomo. Con Heidelberg e Rothenburg, Tubinga condivide le stesse atmosfere da favola e per me il titolo di città più bella della Germania.

Quanto è bella Tubinga! Con il viale dei platani e le case borghesi lungo il fiume

A Basilea invece Hesse vive parte della sua infanzia dove lo colgono le prime domande e anche la sua fase più borghese e matura. La città vecchia è molto piacevole, piena di storia, le case riflettono nelle acque del Reno la loro eleganza, l’atmosfera culturale è influenzata da Nietzche e proprio qui il giovane studente nel “Peter Camenzind” “che udiva il Reno viaggiare” prova a entrare nel mondo dei salotti e delle riviste e lo spirito inquieto e scontroso dell’intellettuale Harry Haller, “Il Lupo della Steppa” sviluppa il suo amore-odio per la classe borghese e vaga di notte tra i locali vicino al fiume in cerca del ballo, del jazz, delle droghe, del sesso e della vita.

 le case riflettono nelle acque del Reno la loro eleganza

La pace di Costanza

Hesse trova più avanti il suo equilibrio di scrittore e di padre in un piccolo villaggio sul Lago di Costanza, Gaienhofen, quasi nascosto su una riva del Bodensee. Aria pura e quiete, silenzio e intimità, traghetti che passano di rado, il bosco di mirtilli, le gite in barca, le chiacchiere coi pescatori, “acqua pura che si prende dalla fonte, buona frutta, brava gente”.

Gaienhofen, quasi nascosto su una riva del Bodensee

Il dono della Svizzera

Dopo una nuova parentesi cittadina a Berna Hesse sceglie i laghi azzurri della Svizzera, circondati da prati verdi, da montagne spesso innevate, da pascoli in alta quota, da ghiacciai e cascate, dai giochi delle nuvole: del lago di Lucerna, ancora oggi la più bella città del paese, percorre ogni sponda per sette giorni su una barca a remi, sul lago di Lugano decide di viverci, nel villaggio di Montagnola. Qui dipinge anche delicati acquerelli e ambienta “L’ultima estate di Klingsor”, col suo protagonista-pittore riconoscente di tanta bellezza. La scelta della Svizzera per Hesse è anche etica: non è solo un paese di laghi e montagne meravigliose, è anche un paese pacifico.
Hesse qui si eleva dalla condizione di semplice poeta, diventa un fervente difensore dello spirito umanistico contro la barbarie nazista, accoglie letterati in esilio come Mann e Brecht, riceve migliaia di lettere da tedeschi che lo considerano un vecchio saggio. E trova nelle verdi vallate l’ispirazione di molti capolavori, scegliendo il Canton Ticino come sua dimora fino alla morte. Come qualcuno dei suoi personaggi amava ripetere: “Il lago… dov’è il mio posto”.

La scelta della Svizzera per Hesse è anche etica

Le esperienze di Italia e India

Dai suoi rifugi di Gaienhofen e Montagnola Hermann Hesse partirà spesso per il Sud e l’Oriente, verso altre culture, terre e acque. Verso i posti del mito e della spiritualità.
Per ora abbiamo visto l’acqua come elemento allo stato puro, fisico, naturale, vicino al quale Hesse vive e cresce, pensa e crea. L’acqua semplicemente c’è nei suoi romanzi, il lago in “Peter Camenzind”, “Rossalde”, “Klein e Wagner”, “Il gioco delle perle di vetro”, la grande parabola e metafora del fiume che vedremo tra poco nel “Siddartha”, torrenti di campagna in “Sotto la ruota”, “Knulp” e “Narciso e Boccadoro”, la neve che accompagna i momenti tristi e poetici dei suoi viandanti, il mare che è l’immagine dell’amato sud, la presenza di fitte e umide piogge che caratterizza molti suoi diari dai paesi orientali. L’acqua è origine, è l’elegia del fiume di Calw: “Vorrei starmene sdraiato vicino a un torrente, come quando ero un bimbo… vivere proiettato nell’azzurro” (da “Hermann Lauscher”). L’acqua è destino “Sulle rive soleggiate del fiume crebbe Siddharta”: il fiume è subito compagno, Siddharta comincia la sua vita vicino a quell’acqua che gli porterà altre mille vite.

Venezia e le altre

Di Venezia lo fa innamorare la scintillante laguna

Di Venezia lo fa innamorare la scintillante laguna (“l’ora in battello per raggiungere Murano… la cosa più bella che mi sia capitata in Italia” – “”Il Palazzo dei Dogi si può capire solo visto dal mare…”), l’innocenza di una ricchezza intatta (“Ogni volta che si passa sul Canal Grande, non si può fare a meno di pensare a Wagner…”), della Toscana il paesaggio artistico disegnato dall’Arno a Firenze, la vista del mare dalla Torre di Pisa, la vita animata del porto di Livorno, dell’Umbria le fonti care al Santo poverello, di Rapallo la potenza delle onde, di Genova i vicoli e le trattorie sul mare, dell’Italia del sud gli mancano le baie assolate, i canti dei marinai, le barche dei pescatori, quella dimensione di paradiso istintuale e anche qualcos’altro: “allora mi piaceva una ragazza, figlia del mare e dell’ozio”. Tutte queste frasi e ricordi sono presi dai suoi diari di viaggio di inizio ‘900.

La terra dello spirito

Dell’India invece lo seducono le nuove possibilità: “Me ne vado, camminando sull’oceano, a cercare un nuovo sole” (da “Il Pellegrinaggio in Oriente”). Sembra di rileggere Boccadoro che negli oggetti posati sul fondo dei fiumi vedeva tesori e belle possibilità lontane.

Dell’India invece lo seducono le nuove possibilità

Hesse se ne va a conoscere le terre indiane dove i suoi genitori erano stati missionari, se ne va a scoprire i paesaggi apparsi per la prima volta nella sua fantasia grazie ai libri della biblioteca del nonno, se ne va laggiù per placare la sua sete, per cercare nuove e consolanti forme di saggezza. Eccolo il paesaggio dell’anima: grandi fiumi silenziosi nella foresta vergine, serate sulla riva del mare difronte a isole coralline, violentissimi scrosci di pioggia, la natura cambiata in un attimo dai monsoni, i porti abbaglianti dell’Asia, le paludi e le risaie fangose di Kandy, gli animali selvaggi come tigri, elefanti, bufali e coccodrilli che bagnano nei fiumi le loro forze spossate o vi preparano i loro agguati. Le persone come i nudi rematori, le prostitute lungo i canali, i mendicanti e i monaci, i venditori dei bazar, i bambini che giocano nelle acque limacciose e poi gli asiatici, i tanti asiatici che viaggiano per mari e per fiumi. Un mondo multicolore, una natura possente e selvaggia, parente lontana dell’incanto italiano e dell’idillio svevo. Tutto questo si rintraccia nel suo diario “Dall’India” del 1913.

Il passato dell’uomo

L’India per Hermann Hesse diventa metafora di vita antica e nuova, pura, rigogliosa. La sua India è un paesaggio fertile, umido, simbolo di nascita e distruzione, di una filosofia e di una religione che hanno basi primitive, semplici, solide che lo aiutano a leggere meglio la sua condizione di uomo e poeta nell’Europa dell’odio e delle guerre. Siddharta non poteva che essere ambientato qui, nell’oscura sorgente di ogni vita, nei luoghi dove albergano come da nessuna altra parte un senso diffuso di pace, di armonia e di amore universale. Nonostante la povertà, l’arretratezza. Ecco cosa cerca Hesse nei templi di Buddha, nello scorrere lento e solenne del fiume, nelle poesie di Lao Tse, negli spaventosi temporali, nelle foreste impressionanti: l’anima dell’uomo, i ponti magici col passato dell’uomo.
Secondo alcuni studiosi come Potthoff va anche rintracciato un nesso tra esperienza esotica e analitica: alle lontananze fisiche del viaggio in Oriente corrisponde la ricerca delle lontananze interiori, del proprio inconscio, delle zone più profonde dell’Io che l’autore impara a indagare studiando gli scritti di Jung.

Siddharta non poteva che essere ambientato qui, nell’oscura sorgente di ogni vita

Quello che è certo è che Hesse scopre che in India l’acqua svolge una funzione davvero importante nella vita domestica e religiosa. C’è sempre chi in riva al solenne fiume prega e canta, ride e piange, si purifica, chi vuole passare sull’altra riva per ascoltare un santone con lo sguardo antico, entrare in un tempio d’oro e di marmo, posare una ghirlanda di fiori sul capo di una vacca sacra, e chi, ancora oggi a dire il vero, va a morire a Benares per essere cremato sulla sponda del Gange e appartenere per sempre alle acque del fiume. Vicino all’acqua la vita passa in povere capanne, statue e idoli pieni di gioielli ricevono in dono candele, rupie, e suppliche, si celebrano riti, danze, matrimoni, un popolo nudo di fedeli compie le abluzioni al tramonto, pellegrini solitari inventano ogni giorno nuove filosofie, bambini coperti di stracci giocano fra i liquami. L’acqua fa parte del destino degli indiani, è il luogo intimo e amico. E le storie e le dottrine che provengono dalla giungla e dai fiumi costituiscono gran parte del patrimonio culturale e religioso del paese. Quello che Hesse più di tanti altri incontrò e amò.

va a morire a Benares per essere cremato sulla sponda del Gange

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1 Commento

  • ALBERTO
    19 Agosto 2021 at 7:27 pm

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