La luce dell’Oceano
Succede in genere così, che la prima volta in Portogallo visiti bene la solare Lisbona e le campagne, le spiagge, i castelli e i monasteri dei dintorni, che poi per un long week end con una low cost decidi di scoprire Porto nel nord diverso e umido, ma che se ti innamori definitivamente di questo piccolo e bellissimo paese situato ai confini occidentali dell’Europa (El Gharb in arabo significa l’Ovest) ci ritorni ancora una volta per una comoda vacanza al mare e per il mare scegli l’Algarve, baciato da una luce davvero unica.

Terra segnata dalle imprese dei suoi navigatori, insieme di falesie rosseggianti che divampano con la luce che arriva dall’Atlantico, un susseguirsi di resort turistici, di ville lussuose, di discobar e di campi da golf, di località prese d’assalto dai popoli nord europei vogliosi del sole, ma anche una regione di tradizioni marinare e contadine, di pescatori che tornano a riva a bordo delle loro colorate lanchas, di paesini bianchi e addormentati dove si lavora la terra per lunghe giornate e si incontrano gli amici in piazza, verso sera. Un po’ ovunque le evidenti preziosità e tracce dell’arte moresca, come gli immancabili azulejos, le ceramiche-simbolo del paese lusitano, che finiscono ad ornare le mura immacolate di tante strade e di tante chiese o le vasche delle fontane.
Il mondo che finisce a Cabo San Vicente
Da Lisbona tutto sommato si arriva velocemente: colazione sul Tago e pranzo con le prime sardine arrosto e le succose vongole immerse in uno stufato di maiale in qualche taverna di Sagres, a due passi dall’imponente promontorio di Cabo San Vicente. Analogie con il limite estremo della Galizia spagnola, il Cabo Finis Terrae che viene spesso ingoiato dalle onde alte dell’Oceano Atlantico. Anche questo si presenta come un luogo impervio, in fondo erano le vere Colonne d’Ercole del mondo antico perché solo i navigatori più audaci dopo qualche preghiera osavano attraversarlo con le agili caravelle.
Per il geografo greco Strabone (I sec. A.C) qui finiva la terraferma conosciuta…
Da qui il nulla. Scogliere alte settanta metri sul nulla. Il sole che si tuffa nel nulla.
Sul nulla rimanere in piedi, vicino al faro bianco e rosso spazzato dal vento, ad ammirare la roccia nuda, la natura nuda, a godersi il pieno di luce, a indovinare la linea estrema dell’orizzonte.

Ma è proprio dal simbolico e inospitale Cabo che partì l’epopea delle colonie d’oltremare, in una fame di entusiasmo e di scoperta che da Enrico il Navigatore nel XV secolo contagiò tutti gli uomini d’avventura portoghesi.
La stessa Sagres è rimasta sentimentalmente legata a quel tempo perché dopo che Enrico nel 1460 trasferì a Lisbona la Scuola di Navigazione che vi aveva fondato – dove anche Cristoforò Colombo apprese le nozioni essenziali di astronomia e di scienza, di portolani e bussole – cadde come in un lungo e malinconico oblìo. Oggi un po’ rimosso grazie ai pellegrinaggi dei surfisti che cavalcano le onde di Praia di Martinhal e grazie ai turisti che vogliono arrivare nel punto ultimo del continente europeo e magari dormono proprio nell’ostello della gioventù ospitato nel vecchio fortino di Enrico.
E comunque vicino a Cabo San Vicente, sulla terra arida e color ruggine, in raccolgimento davanti alla cupoletta bianca della chiesa di Beliche, qualche dio del mare lo senti davvero vicino.

Spiagge infinite e tramonti indimenticabili
Il segreto dell’Algarve occidentale è nella sua natura e nei suoi colori, lunghe spiagge di sabbia chiara e fina, alte scogliere di pietra tenera, archi scenografici aperti in modo spettacolare sul mare, tutte le tonalità del giallo e del rosso a disposizione della magnifica luce.
Potresti rimanere giorni a camminare sul profilo alto della costa e a guardare onde, riflessi, uccelli, barche da pesca. Potresti scendere giù in qualche baia e davvero vivere in una pousada a due passi dal mare, pescare, mangiare quello che hai pescato, partecipare a una festa o a un falò nelle sere d’estate.
Non fare altro, non avere bisogno d’altro. In una baia a scelta tra Lagos e Ponta da Piedade, per esempio. A Praia Dona Ana, a Meia Praia, incastonate tra alte scogliere. A Vila do Bispo, con l’Oceano che sembra immenso e col paese dove i mulini, le chiese e le case bianche e gialle anticipano o ricordano la ruta andalusa de los pueblos blancos.



O in quella cartolina che prende il nome di Praia da Rocha, probabilmente la spiaggia più bella della regione, caratteristica per le alte guglie rosse che ad ogni tramonto si incendiano di magia. Mentre sfidi le onde e ti inondi di luce il pensiero può andare davvero a quei tempi dove da qui partivano i grandi navigatori o arrivavano mille merci e schiavi dall’Africa. Poi il tramonto assorbe ogni altro pensiero e ti fa ringraziare quel giorno in cui hai scelto l’Algarve per una vacanza.

Nei villaggi moreschi

L’incanto dell’Algarve non finisce certamente in faccia al mare…
L’unica città della zona è Lagos che ti aspetta con la sua vita vivace, coi suoi negozi e con il tempio di Sant’Antonio, tutto rivestito da lamine d’oro, quasi a eternare la gloria dell’età delle grandi scoperte.
Ma per un aperitivo si può già raggiungere il balcone bianco sull’Atlantico di Calvoeiro: fra vicoli imbiancati a calce si insinuano i raggi del sole, le melodie musicali, gli odori delle cucine e l’azzurro è sempre trasparente e invidiabile, proprio là sotto.
Sopra le colline vigila poi la magnifica Silves, antica e bianca, bianca e color creta, vigilata a sua volta dal suo antico castello, dalle poderose mura e torrioni e dalla bella cattedrale dove si trovano le tombe dei cavalieri cristiani che cacciarono i Mori nel 1242, spingendoli verso Granada.
Qui nel luogo che chiamarono Xelb rimasero appunto a lungo i re moreschi che lasciarono molte cose in eredità, i comignoli costruiti sui tetti a ricordare piccoli e fregiati minareti, le raffinate ceramiche, i sistemi di irrigazione per i campi, le cisterne sotterranee, i portoni ornati.
Tanti abitanti hanno ancora i lineamenti scuri, i modi insieme ospitali e orgogliosi, i sapori della cucina rimandano ad aromi orientali e il caldo, gli azulejos e le musiche fanno il resto.

Sui libri di storia si viene addirittura a sapere che l’antica città araba, avvolta nel profumo dei gelsomini, splendeva come una piccola Cordova: un altro sogno dei califfi.
Belli e facili da raggiungere da Silves sono anche i panorami selvaggi sulla Serra de Monchique, piena di castagni e di querce da sughero.

Ritornando verso il mare ecco invece altre spiagge e i campi da golf amati da tanti ricconi, esattamente ad Alvor, meta per questo del jet set internazionale che si frequenta tra ville, giardini, cocktails bar e ristoranti con frutti di mare a 80 euro al piatto vista Oceano.
Altri colori indimenticabili, l’oro della sabbia, il rosso e l’arancione delle rocce, il verde smeraldo e il blu del mare si ammirano nella Praia dos Carneiros, vicino a Portimao. L’Algarve ti chiama a un tuffo dopo l’altro, a una giornata pigra dopo l’altra.
(continua…)

Non ci sono Commenti