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Metropolis

Alla scoperta di Asunciòn e Montevideo

La capitale del Paraguay

Rispetto alle solitudini verdi del Chaco tutto un altro mondo è quello di Asunciòn, la capitale del paese, che ti accoglie con le ampie strade e piazze, le palme, i divertimenti, la gente estroversa, la confusione e un paio di parchi urbani che meritano davvero un pomeriggio a piedi, quando l’aria è meno umida e i colori del cielo cominciano a cambiare. Si tratta del Parque Lopez, col suo grande panorama sulla città, e del Parque Caballero che abbonda di laghi, cascate, piante e mate.

Alla scoperta di Asunciòn e Montevideo

Asunciòn è anche una capitale di contrasti, basti pensare al fastoso palazzo presidenziale costruito in riva al fiume e circondato da misere capanne dove gli abitanti vivono di espedienti e frugano tra le discariche per assicurarsi un pasto. O alla differenza che c’è tra la stagione autunnale coi clamorosi temporali e quella estiva quando fioriscono i lapachos. O ai retaggi coloniali misti alle povertà moderne. O ai souvenir della tipica Calle Colòn (merletti, oggetti in cuoio, ceramica e paglia) dove l’atmosfera è totalmente diverse dalle anonime cuadras della periferia.

La capitale del Paraguay

Tra le altre città del paese spicca quella abbastanza dissoluta di Ciudad del Este, che essendo confinante con le Cascate di Iguazù, con la selva brasiliana e la pampa argentina è diventata inevitabilmente un luogo di vizi e di contrabbando (soprattutto di articoli di elettronica, di macchine rubate e di quintali di soia), casinò, affari sporchi, bordelli a cielo aperto. A due passi da qui, a Itaipù, la più grande centrale idroelettrica del mondo.

Avrete capito che se capitate quindi in Paraguay sarà molto facile dedicare almeno un giorno alle favolose cascate di Iguazù, un vero spettacolo della natura, potenti, maestose, alte fino a 70 metri, caratterizzate da un fronte amplissimo di 4 km, capaci di farti sentire un pesciolino perso nell’Oceano davanti alla loro forza, alla loro schiuma, ai loro flutti. Si possono vedere grazie ai sentieri nella foresta nella parte alta oppure scendendo sulle rive fangose e prendendo dei gommoni che arrivano fino sotto la Garganta del Diablo, il salto d’acqua principale. Da brividi.

dedicare almeno un giorno alle favolose cascate di Iguazù, un vero spettacolo della natura

La via delle Missioni

Per “purificarsi” in Paraguay basta incamminarsi su un’altra rotta…

Le chiamavano Reducciònes, le piccole missioni (chiesa, campana, scuola, abitazioni, laboratori artigianali, orti, fiume) dove i gesuiti educavano gli Indios Guaranì secondo i precetti della religione cattolica. Nel Paraguay del XVII secolo, ai tempi della conquista spagnola, arrivarono a essere perfino trenta, poi con l’abbandono dei gesuiti caddero in rovina anch’esse e se ne sono salvate solo alcune, con le loro rovine che ti aspettano in un dolce paesaggio di foreste e fiumi, sulla via che collega Asunciòn a Encarnaciòn, ai confini con l’Argentina.

Per conoscere meglio questi luoghi dove si sente perfettamente il respiro del passato esiste il viaggio più lento del mondo, trenta ore sopra un trenino a legna per percorrere una distanza di 370 km con fermate nei siti, nei paesini, nei mercati, nei musei dedicati alla cultura e all’arte degli Indios, a contatto col Paraguay probabilmente più autentico.

Le tappe principali di questo pellegrinaggio religioso nella pancia del paese sono: Yaguàron con la sua famosa chiesa, Paraguarì dove si può nuotare o pescare nel fiume, San Juan Bautista, San Ignacio Guazù, Trinidad, Jesus coi resti affascinanti delle missioni, dove in alcuni momenti e ore calme della sera sembra davvero di rivivere gli echi sospesi di “The Mission”.

le piccole missioni (chiesa, campana, scuola, abitazioni, laboratori artigianali, orti, fiume) dove i gesuiti educano gli Indios
la sua famosa chiesa, Paraguarì dove si può nuotare o pescare nel fiume

Orgoglio uruguagio

Ed eccoci nel paese più piccolo del Sudamerica, il cui orgoglio nazionale risiede in più aspetti…

Essere il paese latinoamericano che si è costruito da solo e da lontano, arrivando la sua popolazione quasi tutta da immigrati italiani e spagnoli; essere il primo Stato del continente ad aver concesso il voto alle donne, a legalizzare il divorzio e a ridurre la giornata lavorativa alle 8 ore; l’aver intrapreso soprattutto col suo storico presidente operaio, l’ex guerriero tupamaro Mujica, ritiratosi dal 2020 a vita privata nella sua semplice fattoria, un coraggioso e continuo cammino nel campo delle riforme sociali; la fama riconosciuta ovunque dei suoi abili gauchos, eredi degli indiani Chuarrùa nell’uso della bola e protagonisti soprattutto nelle grandi praterie e nel Festival di Pasqua nel Parque del Prado di Montevideo di famosi rodei che si concludono con gli immancabili asado; la fama quindi altrettanto mondiale dei suoi celebri allevamenti di bestiame (bovini e ovini), che gli costruiscono a pennello l’immagine di un paese divenuto prospero grazie soprattutto ai pascoli.

Orgoglio anche per la grinta e la classe della nazionale di calcio che ha vinto la prima edizione dei Mondiali a Montevideo nel 1930 per poi ripetersi in Brasile nel 1950 gettando nello sconforto il Brasile padrone di casa, la stessa squadra che ha regalato anche grandi campioni alla storia di questo sport (dai tempi di Schiaffino e Ghiggia a quelli moderni di Suarez e Cavani); per il celebre urlo ad ogni gooooooooooooooooooooooooooooooollllllllllllllllll della “celeste” esibito dai più simpatici telecronisti del mondo; per la bellezza antica e vintage di tante automobili “stile cubano” ancora a spasso per il paese, specie nelle campagne; per la bellezza naturalistica delle sue 40 specie 40 di tucani e dei nandù, simili agli struzzi!; per la bellezza selvaggia delle sue spiagge atlantiche, che si alternano a località mondane come Punta del Este, diventata un punto di incontro del jet set mondiale; per la vita stessa della sua capitale, Montevideo, che ha un clima sempre temperato, viali pieni di caffè e di fiori, mercati di strada e momenti di festa tra cui un Carnevale molto allegro.

per la bellezza antica e vintage di tante automobile “stile cubano”
Orgoglio anche per la grinta e la classe della nazionale di calcio

A spasso per Montevideo

Un evidente retaggio italiano nella sua storia di indipendenza (Garibaldi che lotta a fianco del popolo contro i conservatori nel 1843) e di immigrazione (alla foce dei Rio de la Plata arrivarono in molti tra il 1920 e il 1930 sui piroscafi, a cercare fortuna queste parti…).

Dei grandi viali viale eleganti e un po’ demodeè che tentano di farla assomigliare (malinconia del tango inclusa) a Buenos Aires, l’Avenida de Julio e l’Avenida Sarandì. Il loro incrocio con l’Avenida del Mar, detta Rambla Sur, che ospita locali, spiaggette affollate, villette lussuose come in California, porticcioli dove arrivano costose imbarcazioni.

I palazzi del potere e l’imponente architettura del Palazzo Salvo da cui si gode una bella vista della città.

I giardini, le soste golose tra griglierie e taverne di pesce fresco, l’abitudine perenne di bere ovunque, anche in auto, l’amato infuso di mate.

l’imponente architettura del Palazzo Salvo

La capitale dell’Uruguay, dove vive la metà della popolazione del paese grazie ai proventi del commercio di carne, cuoio e lana, si può raccontare brevemente così.

E proprio a Punta del Este, davanti ai grattacieli più costosi dell’Uruguay, si ammirano le evoluzioni dei numerosi surfisti

Superate le sue periferie dove sono rimasti i meno agiati a consumare pasti collettivi a base di olla popular (un minestrone di riso, verdure, fagioli) fuori di essa comincia l’altro viaggio, quello sui 300 chilometri della Interbalnearia, la strada che arriva a Punta del Este, amatissima dai ricconi del paese e da quelli argentini. Si passa per rive boscose di pini, acacie ed eucalipti, amene località di vacanza come Atlantida, Piriapolis e Maldonado dove non mancano mai ville e yacht, campi da golf e casinò, fino a toccare la località più famosa dove si può scegliere tra divertimenti e cocktails e tra la playa mansa e quella brava, “la tranquilla e l’agitata” a livello di onde, per godersi a pieno il mare. E proprio a Punta del Este, davanti ai grattacieli più costosi dell’Uruguay, si ammirano le evoluzioni dei numerosi surfisti.

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