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Diario di Spagna / I grandi reportages

Anima basca

La nazione basca

Il problema viene da lontano visto che i baschi sono probabilmente il popolo più antico d’Europa e questa lunga storia di identità e di orgoglio è sfociata spesso in momenti segnati da drammatiche vicende e forti rivendicazioni.

Il terrorismo nazionalista ha infatti purtroppo bagnato di sangue una terra bellissima, di monti, boschi e meravigliose spiagge aperte sull’Oceano atlantico, e in numerosi momenti ha minacciato le strade di Spagna fino alla capitale Madrid, vista come il luogo di tutti poteri e di tutte le colpe.

La nazione basca

La nascita dell’Eta

L’ETA nasce nel 1966 e non usa mezzi termini: indipendenza per l’Euzkadi, per il Paese Basco degli antenati, quello dalla lingua più ruvida del continente, quello dei baschi rossa in testa, quello che anela a unirsi ai territori fratelli sparsi nella vicina Francia da cui è separato dalla catena dei Pirenei, quello che vuole sviluppare da solo le sue energie economiche e proteggere la sua identità culturale.

Tutto questo poteva tradursi in una lotta politica più serena ma la resistenza del governo centrale ha causato una spirale di sabotaggi e di attentati e un bilancio funesto di quasi 1000 morti negli anni più duri, alla fine del secolo scorso, quando un’esplosione dell’Eta, un omicidio dell’Eta, un rapimento dell’Eta erano spesso il titolo più triste dei telegiornali locali. E in questi 20.000 kmq i giorni di sangue e paura sono stati molti.

I separatisti dell’ETA (la sigla viene dalle iniziali di Euzkadi Ta Azkatasuna, “Patria Basca e Libertà” nella ostica lingua locale), gli integralisti più duri e più puri hanno sempre voluto impedire il saccheggio di quello che ritenevano il loro vero patrimonio, non solo la lingua, la cultura, le tradizioni, ma anche le risorse naturali, le industrie metallurgiche e siderurgiche, quelle chimiche, quelle ittiche, quelle grafiche, i cantieri navali ed edili, le cartiere, come ugualmente lo sviluppo turistico, il progresso tecnologico e il valore artistico ed enogastronomico delle due grandi città, San Sebastian e Bilbao.

la resistenza del governo centrale ha causato una spirale di sabotaggi e di attentati

Ma i loro modi sono stati sbagliati, cruenti, respinti. Negli anni 2000 è cresciuto il no alla violenza e questo senza che si sia abbassata la soglia della fierezza e dell’identità basca: basti pensare ai giornali ancora scritti in dialetto, ai cartelli stradali impronunciabili, alle ricette con ingredienti e nomi segreti, ai calciatori dell’Atlethic Bilbao che per molti campionati della Liga dovevano essere per forza tutti rigorosamente baschi.

i calciatori dell’Atlethic Bilbao che per molti campionati della Liga dovevano essere per forza tutti rigorosamente baschi

Il mistero dei Baschi

Quello che affascina di più dei Paesi Baschi è sicuramente la remota origine: per alcuni studiosi il popolo basco è l’unico erede dell’uomo di Cro-Magnon, stiamo parlando del neolitico, quindi degli albori della civiltà, di una umanità primordiale, di una lingua oscura e primitiva, forse davvero già parlata in tempi lontanissimi e misteriosi, difficilmente decifrabili a livello di contributi culturali e di codici linguistici.

Per altri scienziati i primi Baschi venivano dai Pirenei, per altri dagli abissi di Atlantide, per altri ancora addirittura da qualche ignoto mondo spaziale. Per il nostro studioso di fine ‘800, Luigi Schiaparelli, era evidente la teoria per cui questo fosse un “Popolo-Isola”, senza fratelli sull’intero suolo europeo.

Di spirito rozzo, indomabile, coraggioso, capace di creare magari le pitture rupestri di Lascaux o Altamira ma di scomparire poi negli enigmi della storia e di rispuntare fuori all’improvviso, con furore, nell’età moderna delle rivendicazioni autonomiste, accese dall’editto del 1876 per il quale tutte le comunità in terra spagnola dovevano considerarsi sudditi della Corona. I cosidetti fueros, le leggi autonome del Paese Basco, da quel momento non esistettero più.

L’orrore dell’Eta

Nel 1895 in reazione a questo pesante obbligo nasce prima il Partito Nazionalista Basco e poi nel 1958 l’associazione studentesca in contrapposizione alla dittatura franchista che purtroppo sfociò nell’organizzazione terroristica di ispirazione marxista-leninista, quell’ETA che solo dieci anni dopo cominciò a spargere il sangue nelle città della regione e dell’intera nazione. Tra gli episodi più eclatanti degli anni ’70 l’attentato contro l’auto del capo del governo Blanco, la cui auto per lo scoppio della dinamite finì a 30 metri di altezza, e la colossale rapina al Banco di Bilbao. Gli obiettivi dell’Eta riguardano spesso Madrid, l’aeroporto, le stazioni ferroviarie, i palazzi del potere, le truppe nemiche della Guardia Civil ma anche degli innocui Caffè e dei centri commerciali. A tante morti nella capitale si affiancano anche quelle di uomini politici baschi contrari al separatismo così cruento. Dal 1983 all’orrore si unisce altro orrore, con la creazione degli squadroni della morte del GAL, destinati a scontrarsi coi terroristi all’ultimo sangue. Tra il 1998 e il 2003 vengono chiusi radio, giornali e partiti come Herri Batasuna, colpevoli di incoraggiare ancora l’indipendenza basca. E tra negoziati inutili si arriva fino al 2011, anno che pone fine alla lotta armata dell’ETA e al 2018, anno che significa il suo scioglimento. (sotto due immagini prese da wikipedia)

Il ricordo di Guernica

Una delle pagine più drammatiche della storia basca è quella di Guernica, cittadina moderna di 15.000 abitanti sventrata dalle bombe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale. E resa eterna immagine del dolore di ogni guerra grazie allo stupefacente quadro di Pablo Picasso.

Il 26 aprile del 1937 i piloti tedeschi che combattevano a fianco del dittatore Francisco Franco rasero al suolo quella che diventò la città-martire di Spagna e il soggetto del più famoso quadro del Novecento. Era un giorno di mercato, morirono in 1500 tra bombe e fuoco, il Times di Londra parlò della “prima strage degli innocenti del nostro tempo”. Alle già numerose rovine furono aggiunte quelle provocate dagli anarchici in fuga, che a colpi di dinamite vollero creare ostacoli di macerie alle truppe franchiste d’assalto. Il resto è storia (dell’arte) assai nota: il toro di Picasso che rappresenta la brutalità e la tenebra, il cavallo sofferente che rende l’immagine dolorosa del popolo, le fiamme che cingono d’assedio la città. Le urla strazianti, la madre che piange il figlio, altri cadaveri al suolo.

Non è difficile immaginare un odio basco contro la Madrid di Franco che cresca proprio da qui, da questa tragica giornata.

Una delle pagine più drammatiche della storia basca è quella di Guernica

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