Una fuga romantica
Quella a Bruges è una piccola fuga possibile e appagante in ogni momento dell’anno. Si trova un volo per Bruxelles, si prende un treno e dopo un’ora si arriva in uno dei posti più romantici d’Europa che conserva intatto il suo cuore medievale, il fascino delle vie d’acqua dove si riflettono chiese e palazzi antichi, il gusto corposo delle birre e quello profumato delle cioccolate, gli angoli pittoreschi e fioriti.
Essenziale è prenotarsi per due notti un albergo di charme nel centro città, una dimora di mattoncini vicino alle piazze e ai campanili più importanti, quei campanili che da sempre segnano la storia, la ricchezza e l’indipendenza di Bruges e svolgono funzioni di vedetta e di sicurezza: in passato si avvistavano da qui i nemici e gli incendi e si custodivano qui gli statuti cittadini. Bisogna farla un’ultima passegiata a piedi dopo cena e attraversare sotto la luna le vie e i canali illuminati, camminare sul selciato di ciottoli scuri, ascoltare il mormorìo del fiume, scegliere con calma la locanda e il bicchiere per andare a letto ancora più soddisfatti.

Un luogo unico e sensoriale Bruges, la perla delle Fiandre, piena d’arte, di cultura, di capolavori della pittura. Una città-villaggio dove i ritmi sono lenti, la vita gaudente, la gastronomia eccellente. Forse il posto che più si merita la qualifica di Venezia del Nord perché è davvero incantevole, mette i brividi, a ogni passo, in ogni istante della giornata, in ognuna delle sue bellezze, delle sue atmosfere.
La scoperta personale
Il primo giro che consiglio di fare è assolutamente a caso: primo perché la città è raccolta, intima, poetica e va scoperta per sensazioni, per tentativi; secondo perché lo stupore migliore nasce quando senza mappe si scopre la curva del fiume coi salici piangenti sulle sponde e la torre campanaria sullo sfondo, quando ci si ritrova davanti a una fila di palazzi storici rossi, gialli, ocra e col tetto a gradoni, quando il sole, o la pioggia, o la nebbia creano un paesaggio da fiaba tra una piazzetta e un canale, un mercato di frutta e un chiosco di patate fritte, un museo del merletto o di quadri fiamminghi.

Nel percorso compaiono una dopo l’altra gallerie d’arte, caffè, chiesette, brasseries, giardini. Si passa sotto archi di mattoni, sopra ponti di pietra, si ringraziano i propri piedi che rimangono il modo migliore per conoscere piccoli mondi come questo. In alternativa si possono anche scegliere le biciclette, le barchette e le carrozze che portano i turisti in giro. A sfiorare le case dei mercanti a pelo d’acqua, ad ammirare il vecchio castello e le stradine tortuose, a scoprire al ritmo dei cavalli, dei remi o dei pedali tutte le più note architetture medievali. Per un tempo personale e indefinito.
Per tutte le viste che emozionano.
Per tutte le pause che si vogliono.
Per tutti i brividi che si possono sentire.
Un quadro perfetto insomma, della vita della vecchia Europa, delle buone maniere, del buon gusto. Un’estetica naturale premiata dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità.
Piccola storia di Bruges
Vediamo a grandi linee come è nato e cresciuto tanto splendore.
Nel Medioevo Bruges grazie alla sua posizione favorevole e al collegamento col mare che permetteva l’arrivo in città delle navi della potente Lega Anseatica divenne il principale snodo commerciale dell’Europa nord occidentale. Tanti mercanti di tante regioni diverse la elessero a loro dimora, qui circolava una ricchezza impressionante, tale da provocare l’apertura della prima Borsa valori del mondo, nel 1309!! Inoltre la città divenne possesso dei duchi delle Fiandre che la abbellirono con palazzi e canali e la resero sicura con mura e fortezze. Uno strano destino baciò la città: in un’epoca spesso segnata da tenebre, guerre, carestie qui si celebrava un vivere felice.

Nel XV secolo le cose migliorarono ancora e oltre all’opulenza e all’industria tessile che vedeva nel merletto il suo fiore all’occhiello si crearono coi Duchi di Borgogna delle ottime condizioni per un mecenatismo culturale simile al successivo fenomeno del Rinascimento fiorentino: a Bruges vissero e dipinsero i maestri della scuola fiamminga, Van Eyck e Memling e si terminò lo splendido Municipio. Nel 1484 la morte improvvisa dell’amatissima principessa di Borgogna significò il trasferimento della Corte cui seguì un lungo periodo sfortunato, con l’insabbiamento dei canali verso il mare, l’addio di tante famiglie di mercanti e l’arrivo quasi scioccante della povertà per una città che non vi era davvero abituata. Gran parte dei traffici commerciali infatti si spostò sul porto rivale di Anversa e per alcuni secoli Bruges visse un destino da bella addormentata.
Nel 1892 accade però un fatto insolito: il romanzo “Bruges, la morte” di Georges Rodenbach fa tornare in auge la bellezza malinconica e decaduta della città, delle bellissime foto trasmettono ai lettori e ai cittadini europei quel senso intrigante di romanticismo, seduzione e mistero che essa ha sempre saputo conservare e consegnano a Bruges un futuro di tipo nuovo, legato al suo sviluppo turistico, legato ai brividi che stiamo provando fino ai giorni di oggi. Inoltre nel 1907 un nuovo porto permise la fondazione della moderna ZeeBrugge e la sua rinascita anche commerciale.
La visita classica comincia dalle due piazze principali
Scopriamola ora nel dettaglio questa meraviglia del Belgio.

Il Grote Markt, la piazza del Mercato, è il cuore del centro storico di Bruges. Lo sguardo va ai monumenti dei due eroi nazionali Breydel e Coninck che nel 1302 condussero la battaglia contro i francesi che portò all’indipendenza fiamminga. Ancora di più gli occhi sono affascinati dalle case color pastello e dai loro tetti a guglie, dalle bancarelle di generi alimentari, fiori, patatine fritte condite con le salse più golose del mondo, cozze fresche, ciambelle fritte. Qui scorre davanti agli occhi la storia degli scambi, dei commerci e delle corporazioni. Qui arrivavano e ripartivano spezie e lane, vini e metalli, arazzi e ceramiche. E le notti moderne intorno al Markt sanno di giovani e di rock.
Alle spalle di questa simbolica piazza si apre Piazza Burg, quella più storica, sede del Municipio e della Basilica del Sacro Sangue. Il primo è il Palazzo che significa 600 anni di governo della città, ha una notevole sala gotica con soffitto a volta e affreschi e una facciata stemma dello stile gotico brabantino con le sue torri angolari. Guardatelo cinque minuti di seguito e ditemi se non vengono in mente storie, ricchezze e costumi del Medioevo. La seconda è una chiesa prestigiosa, con le vetrate colorate, con la cappella inferiore in austero stile romanico e quella superiore più ricca, neogotica e con le reliquie del Santo Sangue lavato dal corpo di Cristo da Giuseppe d’Arimatea e condotte a Bruges dopo una crociata.
Tra le due piazze svetta la Torre Campanaria del Belfort, costruita nel 1240, e il modo migliore per vederle dall’alto, insieme al dedalo di stradine, di canali e di tetti è quello di salire su fino agli 83 metri di altezza del celebre monumento e conquistarsi il panorama più bello di Bruges dopo 366 gradini. Durante il percorso si vede il colossale rullo che aziona il carillon e le 47 campane che rintoccano da secoli e ti trasportano nella vita del borgo medievale. Col cielo terso lo sguardo arriva al filo azzurro del Mare Nord: brividi di bellezza assicurati anche qui, specie se il carillon compone musiche di Vivaldi, Schubert o Beethoven.
I musei dei pittori fiamminghi
Dopo tante meraviglie fuori è giunta l’ora di visitare qualche interno: volendo c’è l’imbarazzo della scelta tra bistrò e chocolateries, tra boutique e atelier artistici, ma a Bruges ovviamente non mancano almeno due importanti musei.
A sud del Belfort si incontra dopo una breve passeggiata di neanche cinque minuti il Museo Groeninge, di piccole dimensioni ma di sicuro la galleria d’arte più famosa di Bruges, la migliore occasione per conoscere la corrente dei maestri primitivi fiamminghi, ovvero Jan Van Eyck, Rogier Van der Weyden e Hans Memling, che ha lasciato alla storia dell’arte Madonne perfette, scene di vita medievale ricche di dettagli realistici, mercanti corpulenti e avidi messi in risalto con le loro rughe e le loro pance. In pratica attaccato al Groninge troviamo poi il Museo Gruuthuse ospitato nell’omonimo palazzo che prende il nome da una delle famiglie medievali più ricche di Bruges, visto il loro monopolio all’epoca sul commercio della birra. Qui si ammirano arazzi, ceramiche, mobili in un’atmosfera piacevole e antica.

L’Ospedale e le Beghine
Nel nostro giro a piedi siamo arrivati al complesso dell’Ospedale di San Giovanni, vicinissimo ai due musei. E’ risalente al XII secolo e pare che sia uno degli ospedali più antichi del continente, gestito per secoli da personale religioso che in pieno medioevo si affannava a curare e ospitare pellegrini e malati. E’ famoso per la sua farmacia del XVIII secolo, per il suo giardino delle spezie e per sei opere di Memling, sempre a sfondo religioso, tra cui “L’adorazione dei Re Magi” e “Il reliquiario di S.Ursula”.
L’ultimo grande monumento di Bruges si trova leggermente più a sud, lungo uno dei suoi mille pittoreschi canali che sfociano nel Lago dell’Amore, il Minnerwater, luogo degli sfortunati Minna e Morin, i Romeo e Giulietta locali: si tratta del Beghinaggio, un edificio storico del 1245 che ospitava donne laiche, nubili e vedove, desiderose di condurre una vita casta e pia, caritatevole e quasi ascetica, le beghine appunto. Molto belle le facciate bianche, il chiostro silenzioso, il giardino curato, dove possiamo immaginarci queste signore intente nell’arte del ricamo. Pare che Winston Churchill esercitasse volentieri in questo spazio la sua arte di pittore dilettante.
Il Tour delle chiese
A questo punto è bello ritornare verso le piazze, sintonizzarsi sui propri passi, andare alla scoperta delle pause golose della città. Tanto si incontrano altre chiese, come la cattedrale di San Salvatore ricca di altre pitture e arazzi fiamminghi, la Chiesa di Gerusalemme con le vetrate dipinte più antiche di Bruges, la Chiesa di Nostra Signora con la Madonna col Bambino di Michelangelo in marmo bianco e un altro campanile altissimo, la Chiesa di Santa Valburga testimone dell’epoca gesuitica e barocca della città e per controcanto stilistico quella di Sant’Egidio col suo severo gotico in mattoni che custodisce le tombe di parecchi artisti.
E se vi stancano le chiese ecco gli altri spazi antichi di Bruges, come il mercato del pesce, la piazza dei conciatori, il ponte di San Bonifacio dove si scattano forse le foto più belle della città.
Merende e mulini
Il problema non sarà perdersi tesori o brividi dell’arte e del paesaggio, ma resistere alle merende tentatrici di Bruges, ai suoi favolosi waffel ricoperti di caramello, cioccolato e fragole fresche (come quelli serviti da Chez Albert, con fila perenne all’entrata), alle dolcezze di cioccolata di Choco Story, ai sandwich coi gamberetti del Mare del Nord, alle unte, saporite e celebri patatine fritte, vera istituzione delle Fiandre e oggetto del concorso annuale del miglior chiosco di street food! E se si vuole porre un limite alla gola (ma non alla tasca…) nessun problema, perché Bruges ti riserva anche il Museo del Merletto e quello del Diamante oltre che i pregevoli negozi di antiquariato sul canale Dijver.
Il saluto a Bruges ce lo regalano i suoi mulini a vento, dei cimeli storici che servivano per macinare il grano nei tempi medievali: si trovano nel parco lungo il fiume, abitato da oche starnazzanti, sul versante orientale della città, a un quarto d’ora a piedi dal centro, in un’ultima cornice di grande bellezza.


P.S Errore imperdonabile, mancava la bevuta finale!
Birre da favola
Gli ultimi brividi Bruges ce li regala con le sue favolose birre. Basterebbe fare un salto alla Brouwerij Den Halve Mann: dal 1856, le birre prodotte nel centro storico di Bruges! Come la Brugse Zot, la birra chiara dorata più famosa della città, con la sua ricca schiuma e le note fruttate agli agrumi; la Dubbel, versione più scura prodotta con ben sei speciali varietà di malto che le conferiscono un aroma distintivo, oltre a sentori di miele, mandorle, cioccolato e zucchero di canna; la Straffe Hendrik che deriva da luppoli speciali e col retrogusto speziato dovuto alla presenza di pepe nero, zenzero e coriandolo e caramello; la Blanche de Bruges, raffinata, da meditazione, creata da cinque generazioni dalla stessa famiglia con luppoli esclusivamente belgi e frumento crudo. E via dicendo…
Ognuno potrebbe elencare la sua birra preferita di Bruges, delle Fiandre o del Belgio tra le 1500 marche artigianali che produce il paese! Sia essa la Orval, la Omer, la Chimay o la Kriek che nel 2013 fu nominata addirittura la migliore del mondo, in genere si sbaglia pochissimo, perché quella della birra da queste parti è una vera cultura e dentro bottiglie e boccali si gustano prodotti eccellenti, corposi, che sanno di campo, di abbazia e di seduzione appena toccano le labbra. Le trappiste e le belgian ale, le bianche o le ambrate, gustate negli storici locali sulle panche in legno o nei bistrot simili a quelli parigini, accanto a degli spuntini o appena tolte dal frigo di casa: in tutti i casi regalano una pausa benedetta, rinfrescante e piacevole. Non sono né leggere, né economiche le birre belghe ma ripagano con la loro bontà e la loro antica e speciale tradizione.

La mia esperienza è stata una degustazione fenomenale di quattro birre da Cambrinus, in pieno centro. E un altro viaggio del gusto da Herbert Vlissinghe, aperto “solo” dal 1515 e reso poetico a seconda delle stagioni da un bel camino e un bel giardino. Ma c’è chi giura che le birrerie più buone siano quasi nascoste, bettole senza nome, o che le blond e le blanche migliori si assaggino nei tour di visita delle abbazie (quella di Westmalle o di Rochefort per esempio) che diventano insieme scoperta di arte, fede, mistero e di un inevitabile e sublime piacere pagano.
D’altronde nel 2016 la cultura della birra belga, che ha le sue origini nel lontano medioevo e nel lavoro dei monaci, è stata nominata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità. Mica male no?
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