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Burano, l’acquarello di Venezia

Il mondo della laguna

di casette colorate che spuntano all’improvviso e di vaporetti che attraccano

Lo chiamano il mondo della laguna, fatto di piccole isole e di grandi nebbie, di casette colorate che spuntano all’improvviso e di vaporetti che attraccano sui porticcioli di legno. Tra terra e acqua, canali e paludi, reti da pesca e delicati capolavori di vetro o ricamo. Un mondo dove si conoscono conventi silenziosi e piazzette animate, pescatori con la faccia antica e artigiani incredibili, orti che finiscono in mare e anguille che finiscono in padella.
Venezia è lo splendore che sappiamo ma senza la visita delle sue perle, delle sue numerose figlie, se ne perderebbe un pezzo: soprattutto se non si arriva a Burano.

Lo chiamano il mondo della laguna, fatto di piccole isole e di grandi nebbie

Tra colori e merletti

Il panorama dalla barca è già unico al mondo, per quel bizzarro campanile pendente della chiesa di San Martino che ospita la Crocifissione del Tiepolo, per il reticolo di calli colorate che si percepiscono fin da lontano. Le percorri e rimani incantato davanti a ogni facciata, a ogni porta, ogni finestra. Che sia gialla, rossa, verde, azzurra, rosa.

quel bizzarro campanile pendente della chiesa di San Martino che ospita la Crocifissione del Tiepolo
rimani incantato davanti a ogni facciata, a ogni porta, ogni finestra. Che sia gialla, rossa, verde, azzurra, rosa.

Leggero e emozionato segui un percorso a caso, passi sopra e sotto i ponticelli di legno, indovini le piazze, i cortili coi lenzuoli stesi sull’erba, gli angoli più pittoreschi per una fotografia, tanto a guidarti è sempre il colore, l’odore del mare, il profumo del pesce arrosto, la vista di qualche bianco merletto.
I canali sono vie lunghe d’acqua immobile, le case ci si specchiano, le trattorie sistemano i tavoli fino agli argini, mentre le persone più anziane si dedicano a due attività preferite: le nonne ricamano pazienti sull’uscio, i nonni riparano le reti, verniciano le barche e vanno a cercare il pesce nelle notti della laguna.

I canali sono vie lunghe d’acqua immobile, le case ci si specchiano

Magia e malinconia

Quella laguna che è viva, quella laguna che è morta, sospesa tra l’essere mare e l’essere fiume, tra l’essere umida e l’essere fredda, sorvegliata dalle cime alpine che nei giorni limpidi si scorgono in lontananza, invasa dai turisti, minacciata dai motori e dalle colture e dalle alghe marce ma allo stesso tempo magica, grigia, irreale, coi suoi uccelli, le sue piante e i suoi giardini. I suoi scorci a volte poetici e a volte malinconici: le stagioni in questo senso giocano un ruolo decisivo, Burano bisognerebbe visitarla almeno due volte, direi a maggio e a novembre. Per coglierne fino in fondo le atmosfere, insieme ai suoi sapori, alla sua arte e al suo dialetto cantilenante.

Burano bisognerebbe visitarla almeno due volte

Col cielo terso Burano è un acquarello, impressiona per la nitidezza della luce, che rende i suoi colori ancora più morbidi. Perfetti come in un quadro. Li vorresti ammirare in eterno, davvero, e li ami ancora di più se pensi alla versione popolare della loro genesi: erano le donne a pitturare in modo brillante le casette quando i mariti se ne andavano ore e ore a pesca. Ed era rassicurante per i pescatori riconoscere le loro abitazioni da lontano, dal cuore della laguna.

era rassicurante per i pescatori riconoscere le loro abitazioni da lontano, dal cuore della laguna

Ma con l’autunno piovoso e nebbioso il grigio si inghiotte quasi tutto e c’è un incanto particolare pure in questa vita sospesa e nascosta. Le sue genti da vivaci e accoglienti diventano più sole e più discrete, le orde dei turisti ritorneranno dalla primavera dopo e la fantastica isola vive i suoi mesi più intimi, più raccolti. Dove solo il vento sibila fra i canneti, le anatre starnazzano libere sui prati e i pescatori procedono sulle piccole barche solitarie.

Le sue genti da vivaci e accoglienti diventano più sole e più discrete

Memorie

Burano lo capisci che vive di ricordi, di quando la laguna era più pescosa, l’isola più povera e più semplice, l’arte delle merlettaie ancora tutta da scoprire. Lo capisci che mentre a Venezia la vita scintillava qui scorreva più riparata, a contare le albe, le fatiche, le maree. Le reti da pesca da rattoppare, le case da colorare, gli orti da inventare, le partite a carte da vincere, i bicchierini al bar da scolare fino all’ultimo. Un patrimonio e un teatro all’aperto da difendere, dall’assalto degli americani, dei giapponesi, dei vaporetti di turisti, dei flash e delle paccottiglie spesso vendute nei negozietti di souvenir.

le case da colorare, gli orti da inventare, le partite a carte da vincere, i bicchierini al bar da scolare fino all’ultimo

E Burano nei miei ricordi è anche la meta prescelta per un importante anniversario, festeggiato con un pasto pantagruelico a base di moeche, i saporiti granchi di laguna, di cicheti di polpo, di sarde in saor, di pesce arrosto, vino bianco e secco e un dolce fenomenale alto una ventina di centimetri. E’ la visita del Museo del Merletto, arte delicata e raffinata ospitata in numerose botteghe. E’ l’incontro con alcuni pescatori e con le loro mani, i loro sguardi, le loro rughe. E’ una magnifica e bianca luna nascente, sopra la laguna ferma. E’ la ciacola di un’osteria dove a vaporetti ripartiti sono rimasti solo gli abitanti. E’ lo sguardo incantato delle mie bambine difronte a tanta bellezza, a questo mondo anfibio, a questa geografia liquida.

la visita del Museo del Merletto, arte delicata e raffinata ospitata in numerose botteghe

L’arte di Torcello

Vicino a Burano e ai suoi specchi salmastri dove si alleva il pesce c’è la silenziosa Torcello, dove sono rimaste a vivere al massimo una trentina di persone. Qui i colori in pratica non esistono se non il verde della natura e degli orti, il bruno della pietra, il grigio che spesso abbonda nel mare e nel cielo.
Ma esiste un tesoro a Torcello ed è il suo Battistero, il suo Campanile di Santa Fosca che regala un bellissimo panorama, la sua Cattedrale romanica di Santa Maria Assunta vecchia più di 1000 anni coi mosaici bizantini che raffigurano il Giudizio Universale. E un altro tesoro che stavolta invece che puntare allo spirito conquista direttamente la gola, ovvero la Locanda Cipriani.

Ma esiste un tesoro a Torcello ed è il suo Battistero, il suo Campanile di Santa Fosca
la sua Cattedrale romanica di Santa Maria Assunta vecchia più di 1000 anni coi mosaici bizantini

Camminare un pomeriggio a Torcello, culla di cultura ancor prima di Venezia stessa, significa inseguire il volo di un airone, il suono di una campana, i canali coltivati o inselvatichiti e tanta, soprattutto tanta pace. Una striscia di laguna dove il tempo si è fermato e dove l’arte ha messo dimora.
Nella foschia di un mattino autunnale l’addio romantico alla laguna ce lo dà il passaggio in volo di una coppia di germani reali.

Nella foschia di un mattino autunnale l’addio romantico alla laguna

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