Tante Chicago
I grattacieli e la verticalità secondi solo a quelli di New York, certamente. Il mito di Michael Jordan e della fenomenale squadra del Basket Nba dei Bulls, con le sue divise da gioco rosso fuoco e le legioni di fans che hanno ancora quelle schiacciate impossibili davanti agli occhi. Il sottobosco imperdibile dei Club musicali notturni, in riva alle sponde del lago, nelle periferie sgangherate, nella scintillante City o sotto i ponti della ferrovia. L’eco di Al Capone, di quegli anni, di quella violenza, di quelle malefatte incredibili e di quelle morti sanguinose. E due fratelli pasticcioni tutti vestiti di nero a ricordare il suo ritmo, la sua febbre blues, la sua indomabile energia. Chicago è un po’ di tutto questo. E ci si va anche per questo. A scoprire quanto sia gigante, rumorosa, speciale questa “Second City” degli Usa, nel cuore del Midwest. A vivere il suo gelido clima e a sentir pulsare bollenti le sue vene.


La città dei record
Dopo l’incendio rovinoso che la rase al suolo nel 1871 la città con la sua working class come coi suoi primi magnati si produsse in un grande sforzo, scelse per sé un futuro radioso e divenne un esempio vivente di tutto quello che può servire per raccontare uno sviluppo urbanistico superlativo: ecco come nasce e come brilla la Chicago dei record. La città che oggi ha il porto fluviale e l’aeroporto più importanti e trafficati del mondo, il più grande Mall di mobili e il più grande Ufficio Postale che esistano sulla faccia della terra, la capitale mondiale del grano e della carne, la principale Borsa dei Cereali, la prima città produttrice di acciaio come di macchine agricole, una di quelle coi grattacieli più imponenti e più belli che esistano, specie lungo la Michigan Avenue e nella Lake Front Sky Line, con le loro forme eleganti e infinite di guglie, di torri, di cuspidi, di terrazze altissime, di punte che osano fino al cielo.

Commerci e architetture
E non basta mai, non finisce qua, perché Chicago è un vortice eccitante per tante altre qualità, per tanti altri aspetti. Il Loop è il quartiere commerciale più frequentato del mondo, con mille ristoranti eclettici ed etnici, negozi di ogni tipo, teatri, club e parchi. Nei suoi palazzi e nei suoi incroci si chiudono affari in continuazione nelle migliaia di uffici di compagnie finanziarie, di assicurazioni, di pubblicità. Nelle sue strade si ammira open air una palestra dell’architettura moderna, i Fisher, Wrigley e Standard Oil Building per esempio, oppure le celebri Tribune e Sears Tower, con gli stili che vanno dal gotico all’art decò, dall’eleganza classica dell’Auditorium alle residenze in vetro costruite da Rohe, dalle opere di Burnham, Bennet e Sullivan che sono un inno alla verticalità al sobborgo chic di Oak Park con le famose 30 case progettate da Lloyd Wright.
Un museo per ogni gusto
Nel regno dell’effimero, il Magnificent Mile, il numero di gallerie d’arte, teatri e case di moda presenti non ha uguali al mondo. La vita di Chicago qui è opulenta, le occasioni di intrattenimento e il denaro scorrono a fiumi. E nei musei di Chicago si può ammirare e imparare di tutto: la storia di tutte le scoperte e progressi americani in 50.000 mq di spazio nel Museum of Science and Industry, il Field Museum of Natural History con le sue collezioni antropologiche, di reperti e manufatti umani, di animali di grossa taglia come il più grande tirannosauro conosciuto o i due leoni mangia-uomini dello Tsavo narrati nel film “Spiriti nelle tenebre” con Michael Douglas e Val Kilmer, l’Adler Planetarium che ospita pezzi di meteoriti e modelli di tute spaziali, l’Acquario più grande del mondo, uno Zoo incredibile, l’Art Institute che fuori Parigi ospita la più grande collezione di impressionisti francesi, un Museo eccezionale sui Graffiti, altri che garantiscono realtà immersive sorprendenti come la visita di una grande miniera, di un sottomarino, di un cuore umano o del corpo di un gorilla.

Chicago metropoli per curiosi, metropoli per colti.
Un laboratorio gastronomico, sportivo, artistico
Per non parlare delle anime diverse di Chicago, dei variopinti e caotici quartieri etnici e del loro street food cucinato in tipiche o puzzolenti taverne: cucina greca come sotto l’Acropoli a Halsted Street, cucina irlandese, italiana, polacca, oppure araba, latina, asiatica, i tanti Bazar di Maxwell Street, gli angoli dei rifugiati cubani, haitiani, iraniani, libanesi. Odori di salse e fritture, manager e popolo perennemente a cena fuori. C’è tutto a Chicago, c’è posto per tutti, per tutti i sapori, tutte le pelli, tutti i colori. Per tutte le passioni, anche quelle sportive, riassunte nella magica epopea dei Bulls ma anche nel rito del baseball che ha nei Cubs un club altrettanto storico. Per gli spettacoli all’aperto nel Ravinia Park della magnifica Chicago Symphony Orchestra, una delle migliori del mondo, tanto per cambiare. Per le notti di musical e di musica nei teatri eleganti, nei locali fumosi, da dove esce sempre l’armonia di un ballo, il luccichio di uno show e il suono di un piano, di una tromba o di una magnifica voce nera.

Chicago infatti contende a New Orleans il titolo di capitale del blues, un blues diverso da quello basato su chitarra e armonica del delta del Mississippi, un concept musicale più raffinato, più metropolitano, più esclusivo, più elettrico, seguito da un pubblico sempre esperto, esigente e caloroso.
Lo chiamano Chicago Style questo mix di vita notturna fatta di show, cibo, divertimento, musica, passione e in locali come il Jazz Showcase, il Chekerboard Lounge sulla spiaggia, il Blue Chicago, il Rosa’s Lounge, The Buddy Guy’s Legend, The House of Blues, sparsi tra il centro e i sobborghi, va in scena ogni sera, ogni notte, ogni weekend, un rito speciale, quella ricerca del suono magico inventato dalla Muddy Waters Band. E amplificato in chiave cinematografica dal favoloso film con protagonisti i Blues Brothers…

I Fratelli Blues
Proprio in un Club storico inaugurato a Chicago nel 1959, il Second City Theatre, vero tempio della satira, degli sketches e dell’improvvisazione teatrale Nordamericana, si esibisce all’inizio della sua carriera un fulminante John Belushi. Fu questa la sua tana d’esordio, il luogo dove si affiancò a Dan Aykroyd, conosciuto nell’analogo locale di Toronto, per i primi divertenti spettacoli di cabaret, il luogo che in un certo senso permise la nascita dei Blues Brothers, il primo bassotto e grassottello, anarchico e geniale, estroverso e disordinato, spesso fuori di giri per l’uso di quella cocaina che gli causò una morte prematura e il secondo alto e magro, arguto e riflessivo, metodico e gentiluomo. Mi piace pensare che i balli ancheggianti, acrobatici e goffi del film, l’episodio della scena al ristorante o le mille scuse inventate alla fidanzata, fino all’invasione delle cavallette (!!), siano nate tra queste mura.

Clicca qui sotto i link di youtube per una pausa musicale e divertente!
Everybody needs somebody to love, la canzone-simbolo
Scena al ristorante, quella della battuta “Quanto vuoi tu per bambina bionda?”
Scena delle scuse improbabili rivolte alla fidanzata, fino all’invasione di cavallette! L’unica scena del film dove John Belushi si toglie gli occhiali da sole, quei Rayban neri schizzati in alto nelle vendite proprio grazie all’effetto del film.
In missione per conto di Dio
Il cult movie di John Landis da rivedere e rivedere come tributo a una città e a una stupefacente tradizione di musica nera seppur uscito nel lontano 1980, è una delle più divertenti commedie musicali di sempre. Forse LA commedia musicale. E Chicago c’entra mani e piedi nel film, scorci e vicoli, chiese in mattoni e fabbriche abbandonate, locali blues e inseguimenti stradali, ponti di ferro e fast food dell’epoca, truffe e furti, la sua aria vibrante, eccitante, da città dove tutto è possibile, anche per un ex galeotto riunire con l’aiuto dell’amato fratello la vecchia band musicale per risanare i conti dell’orfanotrofio che lo aveva amabilmente cresciuto da bambino.
Le Star nere
Landis aveva ben presente il talento comico di Belushi, già strabordante e demenziale nei Toga Party di “Animal House”: qui gli affianca un partner geniale, li veste entrambi di nero, nero l’abito, la cravatta, il cappello, gli occhiali da sole, gli mette intorno una galleria di star della musica blues, da Aretha Franklyn, a Ray Charles, da John Lee Hooker a Cab Calloway fino a James Brown. Siparietti comici e vocali indimenticabili letteralmente fanno la struttura del film, lo sostengono, lo rendono mitico in una lunga serie di battute, di sequenze, di pezzi musicali. Dalla musica meravigliosa di “The Blues Brothers” esce fuori l’anima della Chicago operaia, dei bassifondi, degli artisti di strada, dei grandissimi cantanti di colore chiamati a raccolta per questa esibizione corale, tremendamente simpatica, per certi versi immortale.


La colonna sonora è da collezione per tutti gli amanti del Soul ovviamente, con Jake e Elwood che cantano pure, insieme al gotha del Blues di quegli anni:
James Brown the gospel scene
Aretha Franklin think
Le locations del film
Nella Chicago di oggi tramite tour guidati, siti, mappe ben segnate, si può andare sulle tracce dei luoghi del film, quelle dove sono state girate le scene simbolo, le scene più iconiche, dai locali delle esibizioni musicali all’incrocio di strade dove andò in scena il mega tamponamento con oltre 100 macchine.
La prigione da cui esce John Belushi a inizio film è diventata una fabbrica di birra e si trova sulla Collins St Joliet; la chiesa del reverendo James Brown dove i fratelli “vedono la luce” e capiscono il senso della loro strampalata e benefica missione è la Pilgrim Baptist Church, in un sobborgo a sud di Chicago; il negozio di musica di Ray Charles dove il vecchio genio convince i fratelli della bontà della sua tastiera con una incredibile esibizione era in realtà un banco dei pegni e si trova all’incrocio tra la 300 East e la 47th Street; l’Orfanotrofio esiste ancora ed è un esempio di tipica architettura industriale in mattoni rossi dalle parti di Normal Street; il malandato albergo-rifugio di Dan Aykroyd non esiste più, al suo posto il ristorante Plymoth con bellissimo panorama dal roof bar; il Soul Food Cafè dove Aretha Franklyn frigge il pollo, serve i toast e canta come una marziana si trovava su Maxwell Street ma oggi non esiste più, soppiantato da un parcheggio; il ponte dello scontro coi nazisti dell’Illinois si trova dentro Jackson Park; la scena del ristorante ebbe luogo da Chez Paul, ma anche questo locale non esiste più. Insomma tra nostalgia, polvere, spazi ormai vuoti e vecchi monumenti e costruzioni appena restaurati o arrugginiti dal tempo soffia ancora lo spirito del Blues.
Dal Blues alla Mafia
Chicago oltre alla sua fama di città musicale ne ha guadagnata anche una di città dura, malfamata, capace di generare grandi criminali, colpi di mitra, scie di sangue, episodi di violenza tra gang rivali, tra mafiosi e poliziotti. Parliamo degli anni’30, quelli del Proibizionismo, di un perfido, astuto e feroce Al Capone, quelli raccontati benissimo nel capolavoro di Brian de Palma, “Gli Intoccabili” arrivato nelle sale con la sua eccellente fotografia, sceneggiatura e la colonna sonora di Ennio Morricone nel 1987.
Ecco il trailer:

Le grandiose performances di un limpido Kevin Costner, un indomabile Sean Connery (l’unico a vincere l’Oscar come attore non protagonista), un coraggioso Andy Garcia e un istrionico Robert De Niro nei panni del famoso gangster (di cui, perfezionista come sempre, voleva usare le stesse mutande in voga all’epoca o gli stessi profumi !!) sono rimaste nella memoria di tutti noi. Anche frasi come quella che Al Capone nel momento della sconfitta finale, incastrato sul suo reato”minore”, quello di evasione fiscale (…) lancia all’Ispettore Eliott Ness: “Sei solo chiacchiere e distintivo!”. Anche scene come quella del duello sulle scalinate della stazione con la carrozzina che scivola pericolosamente giù o come la tremenda morte a colpi di mazza da baseball che il gangster “regala” a un socio che lo ha deluso, anche musiche struggenti come quelle che accompagnano le morti di alcuni eroi del gruppetto, anche i costumi firmati Giorgio Armani che ricreano perfettamente il clima e la cultura di un’epoca.
E ovviamente restano nella memoria le strade di Chicago, la moralità degli Intoccabili, intoccabili dalle prepotenze mafiose, dalla corruzione che investe alcuni poliziotti, dai lussi e dai vizi di una Chicago che assomiglia in tante scene a una torbida pozza dove affogano tutti insieme affari sporchi, botti di alcool, crimini efferati e tanto sangue. Ecco a seguire le morti epiche del film, musicate dal maestro italiano:
Ecco io penso che Chicago oltre a essere la città che abbiamo provato a descrivere si possa cogliere ancora meglio col racconto di questi riuscitissimi film. Immergetevi nel Blues, diventate Touchables al fascino della Second City.
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