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Cultura da Viaggio

City of Stars

Il sogno fragile di Kerouac

Jack Kerouac era uno scrittore appassionato e selvaggio. E si mangiava la strada.
Nel suo romanzo “On the Road” uscito nel 1957, preso a manifesto del libero vagare dalla cultura hippy, Los Angeles riveste un ruolo preciso, appare come la città dolce e brutale, la città delle stelle e dei sogni, quelli possibili, quelli impossibili e quelli infranti. Come se un film a colori si trasformasse all’improvviso in uno in bianco e nero. “Tutti dicono L.A in modo adorabile, sulla costa; è la loro unica città mitica e dorata, dopotutto” – “Io guardavo avidamente fuori dal finestrino: case di stucco, palme e drive in, la follia di quella terra promessa frantumata, del fantastico lembo estremo d’America”. E ancora: “Scrutavo le notti di L.A, che notti brutali, calde, sconvolte dall’ululato di sirene… L.A è una giungla… un gigantesco accampamento nel deserto…”.

Scrutavo le notti di L.A, che notti brutali, calde, sconvolte dall’ululato di sirene… L.A è una giungla
er Kerouac anche l’incontro con Hollywood è agrodolce

Per Kerouac anche l’incontro con Hollywood è agrodolce: “Intere famiglie di periferia che scendevano da auto scassate e andavano a mettersi a bocca aperta sul marciapiede in attesa di qualche stella del cinema che non arrivava mai” – “Stupendi ragazzi omosessuali venuti a Hollywood per fare i cowboys, le più belle ragazze del mondo venute a Hollywood per fare le attrici, finivano nei drive in… Hollywood Boulevard era una immensa, stridente frenesia di macchine, tutti correvano a precipizio verso la palma più lontana, oltre la quale c’erano il deserto e il nulla”.

Hollywood Boulevard era una immensa, stridente frenesia di macchine

L.A promessa di futuro

Los Angeles negli ultimi cinquant’anni ovviamente è cresciuta ancora, col suo senso di libertà e di opportunità che l’ha sempre caratterizzata. Qui tutti sperano di farcela, di realizzarsi e di arrivare, meglio ancora se nel campo del cinema, dello spettacolo, della moda, delle pubbliche relazioni e della pubblicità. Perché L.A una qualità la possiede di certo: è la città del sole, delle vibrazioni, ha enzimi, è vitale, è sfacciatamente ricca, è un caleidoscopio che ti seduce, ti stimola, ti strema, ti conquista e poco importa se alla fine ti butta via. Intanto hai percorso un pezzo di strada, hai cercato di prenderti la tua bella fetta di sogno americano, la parte che ti spettava, la tua parte di felicità.
E’ proprio l’incrollabile fiducia nel futuro che fa vivere tanti americani (e non solo) sulle coste dorate della California e insieme in questo disordinato e pazzesco alveare, dove la forma fisica è un vero e proprio culto, dove modelle da paura sculettano sulle spiagge, dove le strade sono un perenne palcoscenico, dove i sobborghi della middle class sono tutti uguali e sembrano usciti da un telefilm: le casette a schiera, il prato davanti la casetta, l’auto lavata nel weekend, la torta pronta in cucina, ogni sobborgo con la sua scuola, la sua chiesa, il suo campo sportivo, il suo grande magazzino, i suoi uffici, i suoi ristoranti, la sua comunità…

Una cartina dei luoghi

A Los Angeles abbondano i luoghi fake, esagerati, artificiali, le autostrade hanno venti corsie, a ogni svincolo però c’è una insegna iconica: Hollywood, Beverly Hills, Mulholland Drive, Sunset Boulevard, Santa Monica, Disneyland e via all’infinito. Vista dall’alto è come un mare di luci, dal nucleo originale del Pueblo Espanol e dalla Downtown coi suoi grattacieli commerciali e finanziari, fino alle spiagge di Malibu, Santa Barbara, Santa Monica e Venice Beach frequentate dalla gioventù sportiva e dorata, alla collina mitica di Hollywood o ai tornanti tra i monti costieri di Mulholland Drive fino ai ghetti della zona orientale abitati dalle bande di latinos e che lasciavano sul campo negli anni’90 600 morti l’anno (una location da film su tutti, quella di “Training Day” con Denzel Washington e Ethan Hawke) la sua superficie misura più di 10.000 kmq.
Eccessi e sregolatezze. Lussi e tensioni sociali. Velocità e consumismo. Diversità e mescolanza. Efficienze e stravaganze. Peccati e speranze. La città dove ci si può buttare nel fiume vorticoso della vita o essere anche molto soli. La città senza Centro. I Mall che svettano sotto il suo cielo a volte luminoso e sempre più spesso inquinato sono sterminati, le ore di attesa nel traffico anche, le possibilità di divertimento altrettanto incredibili.

i ghetti della zona orientale
Eccessi e sregolatezze. Lussi e tensioni sociali.

Dal 1955 il regno dei giochi e della fantasia è rappresentato dalla favola di Disneyland, con la sua magia senza tempo che termina ogni sera con la frequentatissima Electric Parade. Topolino & Company attraggono ancora moltissime famiglie e hanno dato il “là” a numerose imitazioni nel mondo, creando un’industria del divertimento che non si era mai vista prima. Le famiglie e i turisti poco fuori L.A passano la cosiddetta giornata perfetta e il mondo dopo un giorno vissuto a Disneyland sembra davvero un posto più bello da abitare.

il regno dei giochi e della fantasia è rappresentato dalla favola di Disneyland

Il regno del lusso sono le vie verdi e le ville miliardarie con piscina di Beverly Hills, le feste dei divi e del jet set a Bel Air, lo shopping e gli alberghi vip di Rodeo Drive, la strada più ricca del mondo, quella dove hanno girato il film “Pretty Woman”.
Il regno dell’edonismo, dell’esibizionismo e dell’apparenza sono le sue spiagge coi ragazzi che amano le palme e le onde, le feste senza orario e senza regole, il rito e il mito del surf di Huntington Beach che li mette difronte alla sfida con l’eterna forza dell’Oceano. Sono gli stessi ragazzi che adorano il jogging, girare in bikini succinti, sfrecciare sulle auto decappottabili, esibire i fisici scolpiti dal body building, gustarsi i coctkails al tramonto, trovare un rifugio personale e spirituale nella meditazione e nello yoga in riva al mare. Passano le giornate tra le partite di beach volley, le palestre all’aperto e i graffiti sul lungomare di Venice Beach, la località famosa anche per i suoi parchi urbani adatti alle acrobazie in bike o sui pattini o sugli skate board.

Il regno dell’edonismo, dell’esibizionismo e dell’apparenza sono le sue spiagge

Il regno della cultura è probabilmente il Paul Getty Museum, moderno e avveniristico come i sogni della metropoli. Quello alternativo e universitario è ultimamente rappresentato dai localini, dalle gallerie d’arte naif, dagli eventi e dal mood di Westwood.

Il regno della cultura è probabilmente il Paul Getty Museum

La nostalgia dei tempi e delle glorie del cinema è invece riassunta nello sterminato viale del Sunset Boulevard, famoso fin dagli anni’50 grazie ai film con Marylin Monroe e Liz Taylor, e soprattutto dagli Studios sotto la collina con la scritta più famosa d’America, un luogo che si può raggiungere anche a cavallo o dove si perde volentieri più di una giornata a visitare i set cinematografici di E.T e King Kong, oppure le oltre 2.000 stelle di ottone impresse sui marciapiedi.

le oltre 2.000 stelle di ottone impresse sui marciapiedi.

Insomma per tantissimi motivi, personaggi, influssi e brividi la Los Angeles che ha conosciuto il suo boom grazie al mondo del cinema e all’industria delle auto, rappresenta ancora il luogo del mito e del sogno, la metropoli luccicante alla fine della strada (a Santa Monica la Route 66, la statale più famosa d’America, finisce davvero!), l’inizio della favola o anche solo dell’illusione.
In pratica la storia raccontata benissimo in “La La Land”. Come se prima del temutissimo Big One, il terremoto devastante destinato prima o poi a sventrare la California, fosse lecito vivere ogni tipo di miraggio!

La La Land, la favola perfetta

Difficile immaginare un film e un racconto più ispirato dai sogni che Los Angeles è capace di evocare… La commedia musicale del 2016 vinse l’Oscar di miglior film proprio per il suo tratto leggero e sognante, quasi etereo. La storia la conosciamo bene: si intrecciano nella L.A delle tangenziali, delle palme e dei clubs l’amore e la carriera di due ragazzi perfetti, il pianista bello e affascinante Ryan Gosling e l’attrice talentuosa Emma Stone, la tipica fresca e sincera ragazza della porta accanto. Tra panorami da cartolina, notti a suonare e a cantare e ad avere la testa tra le nuvole, tra le viste che raccontano L.A dall’Osservatorio astronomico piuttosto che dall’ambiente fumoso di un club musicale, va in scena una favola moderna, che nella parte finale con una trovata commovente alla “Sliding Doors” fa davvero luccicare gli occhi e singhiozzare un po’. Il “what if” illustrato infatti fa venire i brividi.

le viste che raccontano L.A dall’Osservatorio astronomico

Ci ho pensato su dopo averlo visto almeno tre volte: il segreto di La La Land è nella malinconica leggerezza della vita che scorre con le sue sorprese, i suoi addii e le sue illusioni? Sta nel fatto che l’Occidente proietta in questo film e in questa città i suoi desideri di successo? Le sue proiezioni più oniriche? O il fascino risiede più semplicemente nell’alchimia tutta creata dalla notte, dalla musica e dalle stelle? Un po’ di tutto questo probabilmente e anche quel segreto facile da capire nel nome: La La Land è L.A, la terra di Los Angeles, quel mondo, quel clima, quel sogno.
Sono ben 60 i luoghi di Los Angeles che compongono il film da South Pasadena a Watts Towers fino a Hermosa Beach. La metropoli californiana domina il musical con la sua essenza, quel suo essere palcoscenico di vanità e di sogni, a volte bellissimi, a volte irrealizzabili. La La Land diventa così un capolavoro romantico dove vincono in un certo senso sia l’amore che l’arte. Perché i due ragazzi si amano in eterno e nella finzione del musical grazie proprio alla realizzazione dei loro sogni artistici.
E’ l’ambizione di arrivare, di realizzarsi, di avere successo che li fa volare in alto, tra mille luci e mille stelle: “City of stars, Are you shining just for me?”

*copyright

City of stars

Trailer ufficiale

Someone in the crowd

Ovviamente imperdibile anche la colonna sonora del film, dolcissima e romantica, un po’ jazz, un po’ pop, dal brano iniziale suonato da un’orchestra di 95 elementi e filmato nel traffico californiano alle ballate indimenticabili del film. Buona visione e buon ascolto, tutto made in L.A.

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