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Metropolis

Copenaghen, la sirena del Nord

Il simbolo della Danimarca

Copenaghen, la sirena del Nord

Quasi a spiegarci che il nord produttivo, ordinato ed efficiente rappresentato dai capannoni industriali e dalle gru del porto sa regalarsi anche un volto dolce e fiabesco, quasi a svelarci la gentilezza e la poesia in un orizzonte dominato spesso dai colori grigi, quasi a ricordarci l’ansia di ogni essere umano rivolta verso altri mondi e altre scoperte, la statua della sirenetta sul lungomare di Copenaghen da sempre è il simbolo di questa bella città.
Con l’eleganza della sua posa un po’ languida, il suo sguardo pensoso verso i freddi flutti marini e verso i nuovi orizzonti e possibilità cui ognuno di noi può ambire.

Con la chiara metafora che esprime, la tensione evolutiva di voler appartenere al mondo reale degli umani per conoscere l’amore, i sentimenti, la morte e l’immortalità dell’anima, pur amando quel suo mondo diverso degli abissi, più liquido, più discreto, dominato dall’armonia, dal narcisismo e dall’inconscio, destinato a trasformarla in schiuma del mare, poi in aria e poi in una parte del tutto.

Sono questi i sentimenti che la musa uscita dalla fantasia di Hans Christian Andersen mi ha sempre ispirato: la leggerezza e la serenità contro la prepotenza e la competizione, la bellezza eterea e quasi sfumata di certe ragazze del nord che hanno però il coraggio di compiere una scelta di indipendenza, la tranquillità e la libertà della vita marina passata a nuotare e a cantare rispetto alle trappole emotive e ai problemi presenti nel mondo terreno.

E insieme la ricerca affannosa di una dimensione, di un destino.

Gli stessi dubbi che ritroviamo in un personaggio molto più tragico come Amleto, sospeso tra l’essere e il non essere, la gloria del potere e il nido degli affetti, i grovigli inestricabili della sua psicologia e della sua identità.

La malinconia di Hamlet

La silhouette della sirenetta adagiata su un masso rotondo guarda il mare, come il severo castello dove William Shakespeare immaginò e ambientò la vicenda di Amleto: la fortezza di Helsingor.

Arrivi là quasi fatalmente in un giorno di pioggia, col cielo grigio, il mare ancora più grigio. Dopotutto con una natura così non fai molta fatica a entrare nelle zone d’ombra e di incertezza del principe danese, ti tiri su il bavero del cappotto per il vento gelido, osservi gli alti spalti, le nuvole minacciose di tempesta, le torri robuste, le onde selvagge e le erbe umide che circondano il maniero, i pesanti portoni, le guglie verdine che esprimono secondo me il colore ideale della malinconia nordica e ugualmente riesci a sentire il peso di quell’anima.

Copenaghen, la sirena del Nord
Copenaghen, la sirena del Nord

Il porto dei mercanti

Possono ricordare una favola famosa che invita a “lasciar andare, a disinnescare” (la sirenetta rifiuta di uccidere il principe e preferisce annullarsi nel mare) come una potente tragedia che invita a indagare la propria tormentata psiche ma Copenaghen e la Danimarca ti accolgono comunque con un caldo abbraccio.
Tra gli scandinavi è notorio che i danesi siano il popolo più allegro, più meridionale, più disinvolto. Magari hanno nei geni qualcosa della malinconia della Sirenetta e di Amleto, io ci penso quando vedo i loro visi bianchi e rossi per il freddo dietro le vetrate dei locali, ma sono anche capaci di godersi la vita come pochi altri, di vivere piacevolmente in compagnia, di perpetuare all’infinito tra amici il rito dello smorrebrod e della birra da consumarsi anche all’aperto, lungo i locali che si affacciano sul pittoresco canale di Nyhavn.
Il destino della città è da sempre contenuto nel suo nome che in italiano significa “Porto dei mercanti”, quasi a indicare il suo ruolo vitale, i suoi intrecci, i suoi traffici, i suoi scambi culturali e commerciali, la sua forte impronta di convivialità.
Copenaghen merita sempre una vacanza, sia nell’inverno freddo e scuro illuminato però dalle fantastiche luci del Natale, sia in piena estate quando è la luce naturale a diventare scintillante e a far venire voglia ai danesi di non dormire mai. La merita perché è una città aperta, accogliente, alternativa, benchè rappresenti la capitale della più antica monarchia del mondo. E quando addenti un saporito smorrebrod (pane più burro più qualcosa, dal salmone all’aringa, dal roast beaf al cetriolo, dalla salsa acida al gamberetto, dal lampone al formaggio…) vicino alle acque del Nyhavn che riflettono la luce o la neve nordica ti senti davvero in pace coi sensi.

Copenaghen, la sirena del Nord

Il molo per tutti

Proprio da Nyhavn, dal “Porto Nuovo”, bisogna partire alla scoperta della città, proprio sul canale più popolato e più colorato bisogna mischiarsi all’allegria danese, conoscere più da vicino questa gente. Sembra un quadro, anzi uno spaccato di vita: le facciate delle case dai colori brillanti, le barche a vela ormeggiate lungo la banchina, i fumi e i suoni dei pub, le delizie dei ristoranti gourmet che spaziano dai crostacei alle zuppe, dai tacchini e i formaggi fino ai dessert più golosi che esistano, le vivaci zazzere bionde a spasso, i capannelli di studenti e di turisti a pronunciare la mitica parolina Skal, “Salute!”, l’anima marinaia del quartiere, l’aria cosmopolita di oggi.

Copenaghen, la sirena del Nord

La passeggiata in centro

Il resto di Copenaghen è molto facile da visitare perché in genere si percorre tutta a piedi.
Il punto di partenza che scelgono quasi tutti è la grande piazza centrale dove si affacciano la stazione centrale, il Municipio, l’edificio ottocentesco che ospita la Borsa ottocentesca e il Luna Park Tivoli coi suoi mille passatempi e divertimenti.
Un’istituzione danese questo grande parco, nato addirittura nel lontano 1843 e da allora fedelmente al suo posto, a confermare con le sue giostre, i suoi teatrini, le sue montagne russe, i suoi tunnel dell’orrore, le barchette sui laghetti circondati da prati di tulipani e la simbolica pagoda cinese, la dimensione favolistica della Danimarca. Specie nelle sere d’estate quando è illuminato da oltre centomila lampade colorate e i danesi ci vanno anche a cena o per ascoltare un concerto all’aperto. O sotto Natale con l’immancabile villaggio di Santa Klaus, i dolcetti e i mercatini.

Copenaghen, la sirena del Nord

Poco oltre si imbocca lo Stroget, una delle vie pedonali più lunghe ed eleganti d’Europa, circa due km di piccoli Caffè, vetrine curatissime, negozi di pregio, gioiellerie, locali notturni, boutique alimentari: un’opulenza evidente ma mai ostentata; a destra e sinistra del corso ecco le pause obbligate al Palazzo Reale di Amalienborg col cambio della guardia puntuale ogni mezzogiorno, alla Torre Rotonda risalente a metà ‘600 quando aveva le funzioni di osservatorio astronomico, ai tre grandi parchi e giardini botanici che si aprono in mezzo al centro storico appena dietro l’antico castello di Rosenborg che ospita i gioielli della Corona, agli scorci a sorpresa regalati dai tanti canali.
Fino a raggiungere il mare dove la sirenetta indica l’orizzonte.

Copenaghen, la sirena del Nord
Copenaghen, la sirena del Nord
Copenaghen, la sirena del Nord

Copenaghen è dunque piccola e gentile, storica e moderna insieme, molto tollerante, molto verde, capace di credere nei suoi giovani con ottime università, aiuti statali e start up innovative. Ti invita a porgere lo sguardo anche un po’ nei suoi musei o fuori di essa, alla ricerca per esempio del museo delle porcellane o delle navi vichinghe di Roskilde, delle costruzioni di architettura d’avanguardia o dei mulini rossi e neri tradizionali che popolano le sue campagne.

La voglia di conoscere il resto della Danimarca è l’ultimo regalo che Copenaghen ti fa ma per questo sarà necessario un altro viaggio (vedi prossima puntata sul topic “Album”).

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