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Storie dal mondo

Delfini e ricordi musicali dall’Irlanda alla Grecia

Gli eredi di Fungie

(ispirato da “I giorni di Dingle” – vedi topic “I Grandi Reportages/Il viaggio verde“)

Neanche i delfini sono immortali. Neanche il mare li culla per sempre

Neanche i delfini sono immortali. Neanche il mare li culla per sempre. Purtroppo la conferma che Fungie è sparito nel grande e freddo oceano di casa sua, la verdissima costa irlandese di Dingle, è ufficiale. Con lui crolla probabilmente un incredibile giro d’affari, il giro in barca in uno dei golfi più vergini del paese, con la garanzia – soddisfatti o rimborsati c’era scritto sui cartelloni delle agenzie del porto !! – di seguire da vicino i salti del vecchio e simpatico delfino. Con la morte di Fungie muore per davvero un mito locale, un’emozione autentica cercata da tutti, grandi e bambini. I pescatori di Dingle sono tristi come mai, la pioggia d’Irlanda sembra più fitta.
Ma è di pochi giorni fa un’altra avventura incredibile con protagonisti ancora i delfini, stavolta al largo delle coste di un altro selvaggio litorale della contea di Kerry: un robusto nuotatore sorpreso dalle correnti davanti al paesino di CastleGregory si è allontanato in modo irrimediabile dalla spiaggia di Inch, diventando un puntino nel blu, un corpo alla deriva, per ore e ore. Una decina d’ore addirittura.

si è allontanato in modo irrimediabile dalla spiaggia di Inch

La sera del 22 agosto, col tramonto che anticipava la notte della sua ormai certa fine, la barca partita per l’azione di ricerca e salvataggio dopo aver trovato i vestiti del giovane sulla sabbia, avvista a poche miglia dalla costa un branco di delfini che nuota in circolo, quasi giocando, o richiamando l’attenzione degli uomini, se vogliamo credere alla più bella delle favole e alla più clamorosa forma di intelligenza marina. La barca si avvicina e in mezzo ai delfini scopre la testa del nuotatore, che alza una mano nel mare ghiacciato, allo stremo, semi assiderato, ma vivo.

un branco di delfini che nuota in circolo

Un miracolo dell’oceano, un’altra fiaba irlandese da raccontare: i delfini hanno tenuto a galla l’uomo in qualche modo, gli hanno prestato i dorsi, i musi, le pinne, forse nel loro linguaggio hanno provato addirittura a parlargli, a farli coraggio, fino a che i soccorsi non sono arrivati. Gli scienziati della BBC hanno una teoria per spiegare fenomeni come questi, ovvero che i delfini grazie ai loro sonar capiscono che a essere in difficoltà, perso in mezzo al mare, è un mammifero come loro, un nuotatore, uno di noi! E per indole, per generosità, per un mistero affascinante della natura comprendono che devono aiutarlo e salvarlo! Sono fatti così i delfini: quando nascono hanno bisogno di un parto assistito, di aiuto, di una delfina accanto alla mamma che li porti in superficie. Magicamente, poeticamente, ricambiano questo favore quando pensano di trovarsi tra propri simili. Noi uomini, presi per cetacei. E ora provate a dire che Fungie nel Kerry non ha lasciato degli eredi speciali, provate a non partire subito per l’Irlanda occidentale!

E ora provate a dire che Fungie nel Kerry non ha lasciato degli eredi speciali, provate a non partire subito per l’Irlanda occidentale

Dolore per Dolores

(ispirato da “Irlanda, ti vivrò” – vedi topic “I Grandi Reportages/Il viaggio verde)

Avrebbe compiuto questa estate 50 anni Dolores O’Riordan, se ne è andata prima. Aveva una voce incredibile e incredibili dolori dentro all’anima, dentro la testa e dentro al cuore: abusata a lungo da bambina da un amico di famiglia, anoressica da adolescente, instabilità mentale e depressione da ragazza, divorziata dopo vent’anni e tre figli da donna matura, nell’inverno del 2018 si è stordita di alcool nella vasca da bagno di un albergo londinese ed è annegata. Per delicatezza, per rispetto alla donna e all’artista, le cronache hanno sfumato sulla versione del suicidio, preferendo quella dell’incidente. Il chitarrista e suo caro amico dei Cranberries, Noel Hogan, ha dichiarato alla stampa che Dolores era una donna fragile ma che non voleva morire. Che la fama dei Cranberries e di pezzi immortali come Zombie l’aveva ribaltata al punto che per non farsi scavare ancora nelle pieghe della sua vita la giovane star se ne era andata a vivere in un bosco vicino a Toronto, dall’altro lato dell’Oceano.

Dolores era originaria della città grigia e operaia di Limerick

(foto presa da wikipedia)

Dolores era originaria della città grigia e operaia di Limerick, da cui aveva preso la grinta, l’umiltà, la semplicità. Magra, intensa, incantava le platee dei concerti e i numerosi ascoltatori dei suoi dischi con la sua voce a volte graffiante e rabbiosa (vedi in “Zombie” https://youtu.be/6Ejga4kJUts), altre melodica e dolce (vedi in “Ode to my family” https://youtu.be/Zz-DJr1Qs54).

Rileggere in questi giorni che avrebbe compiuto soltanto cinquant’anni mi ha commosso e colpito, chissà quanti capolavori ci avrebbe ancora lasciato coi suoi Cranberries. Quante immagini e quante liriche di un ‘Irlanda dignitosa, di provincia, raccolta nel suo bozzolo ma allo stesso tempo aperta ai problemi del mondo, alle problematiche sociali, ai bisogni dei più poveri. Come era Lei.
I viaggi lasciano anche queste emozioni, queste tracce, girando con un pulmino per un mese in Irlanda ascoltavamo soprattutto gli U2, Enya davanti alle scogliere, ma poi ogni tanto usciva fuori dallo stereo la sua voce, direttamente dal favoloso album “No need to argue”, direttamente dal porto, dalle brughiere, dalle ciminiere e dalle spiagge di Limerick.
E il tempo si cristallizzava.
Ciao Dolores, icona anni 90, ragazza sfortunata e scapigliata. Ma soprattutto tenera dietro e dentro il suo lato più dark.

Ciao Dolores, icona anni 90

(foto presa da wikipedia)

La tua BAND di una volta ha voluto ricordarti così, montando su un nuovo video mai visto prima, tante rare immagini di backstage. Buona visione:

Sirtaki per sempre

(ispirato da “Mediterraneo” – vedi topic “Cultura da VIaggio)

Sirtaki per sempre

Tornavo a casa dall’ultimo tuffo della mia ennesima estate mediterranea, col mare, col sole, col vento e con l’odore della macchia verde ancora addosso. Il tempo di accendere la tv, atto che in piena estate per fortuna mi dimentico quasi di compiere ma a cui mi rivolgo un paio di volte a settimana per capire almeno un minimo come va avanti il mondo. Ed ecco la notizia: il grande maestro Mikis Theodorakis passati da un pezzo i 90 anni ci saluta sulle note del suo sirtaki composto come colonna sonora per il film “Zorba, il greco” con Antony Quinn.
Dal 1964 quelle noti prima dolci, poi più veloci, vorticose, ipnotiche, per rallentare alla fine di nuovo, ci offrono l’immagine classica della Grecia, del suo mare, della sua gente, della sua cultura e delle sue isole. Ci fanno pensare anche al cerchio della vita, che fatalmente si apre e si chiude. Ci fanno ricordare, come un nastro che si riavvolge, estati passate, incontri, esperienze, amori. Ci fanno sommergere come un’onda da tutta la bellezza delle cose vissute e forse anche dalle occasioni perse. Ci fanno salire vicino al cielo come quando si scala un monastero delle Meteore. Almeno a me capita così, si mette in moto quel motore interno terribile e romantico che si chiama nostalgia.

Almeno a me capita così, si mette in moto quel motore interno terribile e romantico che si chiama nostalgia.

Il feretro dell’artista che ha conosciuto il campo di concentramento, che si è battuto contro la dittatura dei colonnelli, che ha provato più volte a partecipare alla vita democratica del Parlamento nazionale, che ha subito anni di carcere e confino e tortura, che ha sofferto l’oscurantismo rivolto contro la sua opera d’arte, che ha trovato anche il modo di scrivere la colonna sonora di “Serpico” con Al Pacino, che ha girato il mondo per testimoniare l’amore per la sua patria e per la libertà, che ha divinamente sublimato tutto il dolore subito nella passione per la musica simbolo della Grecia, è stato portato tra onori e lacrime dentro la cattedrale di Atene. Dall’isoletta nativa di Chio alla gloria eterna nella capitale.
Quando la celebre musica di Theodorakis parte qualcosa comunque accade, si rinnova la magia delle tradizioni popolari e del folklore dell’Egeo, si ripensa a una spiaggetta greca, si apprezza la mescolanza delle note bizantine con quelle occidentali e non è esagerato dire che il sirtaki avrà sempre questo significato di unione, amicizia e amore universale.

Foto da wikipedia

Rip Maestro:

https://m.facebook.com/groups/115228830429/permalink/10165493374400430/?sfnsn=scwspmo&ref=share

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