Il ritorno via mare
La lunga strada che costeggia l’Oceano Atlantico parte da La Coruna e arriva a San Sebastian. Sono sicuro che l’amata Panda, ormai smembrata in qualche deposito di sfasciacarrozze, nei suoi frammenti di cuore meccanico se le ricorda ancora certe deviazioni che sembravano un tuffo nell’oceano, quelle nella colorata Bares, verso la Spiaggia delle Cattedrali, alle isole Cies, dentro i piccoli fiordi di Ribadeo e Cudillero, sotto il faro di Cabo Penas.

Una estate coi miei amici abbiamo percorso con estrema felicità questa rotta, lunga più o meno come il Cammino via terra, sempre sugli 850 km, mentre l’ultima volta in Spagna invece abbiamo indugiato a lungo in tutta la Galizia che guarda il mare.
Eccoci dunque a salutare Santiago e a progettare il viaggio di ritorno fino ai Paesi Baschi.
Lasciati i fiordi settentrionali della Galizia il paesaggio verso oriente resta selvaggio per un bel po’, le soste sono casuali, dettate dall’istinto, dalle conoscenze, dalla fame, dalle feste incrociate nei paesini.
Tuffi in mare nelle giornate belle, giacche a vento e sibili di tempesta in quelle più brutte.
Sarà che facciamo la strada al contrario dei pellegrini che arrivano alla città santa della Galizia ma essi sembrano avere le facce più stravolte di quelli conosciuti nelle tappe del Cammino interno, che scorre più o meno parallelo 100 km più a sud, noto come “el camino frances”. Probabilmente, ma comodi in macchina non potremo mai saperlo definitivamente come loro, camminare lungo il profilo della costa della Spagna settentrionale significa sottoporsi a più sforzi, a più saliscendi, promontorio su e spiaggia giù, bosco su e mare giù, e anche a più freddo e a raffiche di vento e di pioggia.
L’oceano deve essere un bel compagno di viaggio ma anche difficile, con le sue temperature, le sue falesie, le sue nebbie, le sue onde, i suoi immancabili fari.
Dicono da queste parti che il mare sappia ascoltare, di sicuro fa anche stancare! E fa senz’altro innamorare come quando rimani a fissare per ore le scogliere in mezzo al mare nella Spiaggia delle Cattedrali.

Asturia e Cantabria
Dopo un paio d’ore di boschi di eucalipto e di campagna gallega sbuchiamo appunto qui, sul mare vicino a Ribadeo, un buco colorato e fresco nel mondo. Le Cattedrali sono ovviamente di roccia, forme erose dall’acqua e dal vento, archi, pinnacoli, un vero capolavoro della natura. Nei momenti di bassa marea puoi pure passarci sotto.
Poi scegliamo un’altra sosta da cartolina, alla selvaggia Playa del Silencio. Un’altra ancora, nella suggestiva Rìa de Luarca.
E poi arrivano le prime grandi città delle Asturie.

Gijon è molto marinara, panoramica dal suo promontorio, vivace nel suo porto marittimo sul golfo di Biscaglia, dove cercai inutilmente l’ultimo Sepùlveda in esilio perenne dal Cile. Il grande romanziere e poeta cileno aveva scelto di ripararsi qui, magari non nella città più bella di Spagna ma di sicuro in una dove potesse respirare l’aria fresca e pulita del mare dopo tutto il clima torbido subito durante gli anni della dittatura. Le Asturie come un tentativo di riproduzione della sua mitica Patagonia?
Agli abitanti di Gijon l’arte di saper vivere bene non manca davvero: movida, ristoranti ottimi, edifici in stile art nouveau, passeggiate sul lungomare, a zonzo anche per il quartiere dei pescatori di Camedevilla o per il Giardino Botanico Atlantico, un giro in barca a vela per godere l’abbraccio del mare.

Più all’interno Oviedo, capoluogo delle stesse Asturie, dal carattere più serio, molto più artistica e religiosa, con una bella cattedrale gotica, palazzi rinascimentali, tesori dei re e sorprese gastronomiche come quella del sidro da gustare in Calle Gascona. A Oviedo la magia si vive perdendosi a caso tra le viuzze del casco antiguo, il vecchio centro storico, oppure tra le bancarelle del mercato coperto di El Fontan. Per il resto musei storici, collezioni dei maestri della pittura spagnola: il respiro del tempo.

In direzione mare si passa in Cantabria coi tornanti che passano sotto gli alti Picos de Europa (2.400 metri sul livello del mare, per un fronte di 40 km), davvero scenografici, pieni di boschi di querce e di faggi, popolati da lupi e da orsi, guardati con ammirazione anche da Covadonga, il villaggio storico da cui secondo varie fonti partì la Reconquista spagnola nei confronti dei Mori, o dalle dune di Llanes, altro bel paese sul mare, pieno di locali divertenti e di giovani.


Una bella giornata la viviamo nel porticciolo pittoresco di San Vicente de la Barquera che si affaccia su una magnifica e fredda spiaggia, sempre coi Picos sullo sfondo. I giovani locali amano questo paese, gli permette in due ore di passare dall’alpinismo, al trekking per Santiago, alla tavola da surf, non è una cosa tanto usuale. L’ultima moda nata pare che sia quello dello yoga sul sup, perché questi evidentemente sono dei paesaggi bellissimi, da meditazione.

Di nuovo on the road, per passare in pochi chilometri da un capolavoro modernista a uno primitivo.
Il primo è “El Capricho”, un palazzo costruito da Gaudì nel parco di Comillas: la solita esibizione di forme bizzarre e favolistiche, la tenace sperimentazione nella mescolanza dei materiali, i motivi floreali, le guglie ardite, l’architettura come colore, estro, gioco. Tutta l’arte che si ritroverà nei capolavori di Barcellona. La seconda esperienza riguarda le grotte di Altamira con le pitture rupestri rappresentanti animali che risalgono a 14.000 anni prima di Cristo (!!), al Paleolitico superiore: in quel viaggio riuscimmo a entrare e a vedere il fantastico bisonte rosso e gli altri dipinti di cavalli e cervi, ricordo ancora le straordinarie ed evocative impronte di mani umane…, oggi purtroppo so che le Cuevas sono quasi sempre chiuse e in perenne restauro. Forse gli “annetti” passati stanno presentando il conto!

A soli due km dalle pitture di Altamira si visita un vero e proprio bozzetto medievale, il luogo natale del poeta Lope de la Vega, il borgo di Santillana del Mar, i cui palazzi presentano gli stemmi delle famiglie nobiliari partite in cerca di fortuna. Pietra, fiori, fontane, piazzette, lampioncini, taverne. Un incanto. La tappa ideale per la sera.

Il giorno successivo ecco altre spiagge dove fermarsi almeno un paio d’ore a respirare l’oceano, quella di Ostenda, quella di Laredo, seguite dal lungomare simbolo della Cantabria, quello del capoluogo Santander, una città davvero piacevole, moderna e vivace, molto verde, piena di vita specie sulla spiaggia di El Sardinero.
Santander è stata sempre una località di villeggiatura molto amata, specie dalla borghesia proveniente dalle più calde zone della Castiglia, dalle città di Burgos e di Leòn. La si ammira dal mare in traghetto, la si conosce sotto forma di paesaggi cangianti grazie al fenomeno continuo delle maree.


Sulle vicine dune e scogliere di Liencres si accampano i surfisti, per sfidare il mare. Un’altra spiaggia bella e lunga e adatta per una pausa rilassante è quella del Somo. Noi ci abbiamo fatto un pic nic e abbiamo osservato a lungo i surfisti, ma dei pellegrini stesi sui loro sacchi a pelo hanno recuperato sulla sabbia più tiepida del solito un’oretta di sonno.

Più avanti verso Castro Urdiales le insenature assumono colori verdissimi e i porticcioli sono uno più carino dell’altro. Come spuntini di queste tappe ricordo deliziosi formaggi e acciughe.
Nei Paesi Baschi
Infine le meraviglie già raccontate in altre pagine di questo “Diario di Spagna”: il ricordo dolente della cittadina di Guernica, resa immortale nel giorno del bombardamento nazista da Picasso nel suo quadro più celebre; la dimensione portuale, industriale e culturale della vibrante Bilbao, che richiama ogni anno sempre più turisti grazie al fantastico e avveniristico Museo Guggenheim; le baie di Zarautz, Getaria, Zumaia con l’Oceano che alza la voce e poi il più dolce riposo possibile nella meta finale del viaggio, la città basca in stile liberty di San Sebastiàn, dove la spiaggia a mezzaluna de la Concha ti aspetta col suo colore dorato, le sue acque placide e i più buoni bar de tapas mai conosciuti.
Per chi vuole il Cammino del Nord finisce al confine francese con Irun.
Delle ragazze tedesche conosciute l’ultima sera del viaggio a San Sebastiàn ci hanno raccontato che la cosa più bella era stata l’aver viaggiato per un mese col mare dentro, con gli occhi pieni di blu.

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