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Diario di Spagna / I grandi reportages

Diario di Spagna: Il Far West di Almeria

Verso la polvere

Il Far West di Almeria

Dalla caotica Benidorm si scende per tre e ore e mezza lungo la costa orientale spagnola, si attraversano Alicante e Murcia, si costeggia il Mediterraneo con tante spiagge tranquille e pulite, si visitano il pueblo blanco di Mojacar col suo Castillo e il villaggio moresco di Nijar, si doppia il Cabo de Gata con la sua riserva naturale e alla fine si raggiunge Almeria, antipasto di Andalusia, cittadina che sembra uscita da qualche album fotografico latino-americano o da un romanzo di Garcìa Marquez per la presenza dei fortini, della luce, dei chiostri, dei vicoli mezzi addormentati.
Un pezzo di vero sud Almeria, costruita intorno a un porto e vicina al paesaggio preferito dal grande regista Sergio Leone: il deserto di Tabernas.

Western di casa nostra

Tabernas è un luogo speciale, l’unico deserto d’Europa, un territorio dall’aspetto lunare e dai colori che passano dal giallo all’ocra, raggiunto da rarissime piogge, con un clima secco e 17 gradi di temperatura media annuale. Si trova solo a 25 km da Almeria, tra canyon, cactus, sierras e distese aride e rocciose, è abitato da volpi e lepri selvatiche, lucertoloni e uccelli rapaci, si sviluppa su 2.000 kmq di niente ma forse proprio per queste caratteristiche assolute è stato scelto da Leone per girare i suoi capolavori.
E non solo, perché da questo assolato angolo di Spagna provengono molte scene de “I Magnifici Sette,” “Lawrence d’Arabia”, “Indiana Jones e L’ultima Crociata”, “Marrakech Express”, il film su Tex col nostro Giuliano Gemma fino al recente western “I fratelli Sisters”.

La storia di tanti film non è rimasta solo nelle copie un po’ ingiallite dei dvd che molti di noi hanno in casa, infatti le scenografie del Parco Western Leone realizzate nel 1968, sono rimaste lì. O nel vicino Fort Bravo.

Alla memoria, alla polvere, al caldo e al vento.

Come immagini iconiche. Come posti magici, spettrali, vuoti. Come il Saloon, l’ufficio dello sceriffo, le stalle per i cavalli, la Main Street di tante sfide, un albergo di legno, l’emporio, la casa rossa, una chiesetta dimessa.

I duelli al carillion

A Tabernas è possibile rivivere l’atmosfera di uno dei famosi duelli pensati dal grande regista, quelli dove la pistola del glaciale Clint Eastwood colpiva inesorabile da sotto il poncho, tra una boccata di sigaro e l’altra o alla fine del motivetto di un carillon capace come poche altre invenzioni del cinema moderno di creare la giusta suspense, di far intravvedere la psicologia dei personaggi con inquadrature alternate, piani sequenza indimenticabili che col rallentare della musica si fissavano sui loro sguardi, sui muscoli tesi, sui ghigni beffardi o vigliacchi e sulle singole gocce di sudore che per la tensione calavano sul viso. Il grande cinema di Leone in queste scene preparava quasi il terreno romantico alla morte.

Manca solo Clint Eastwood

E’ suggestivo fermarsi una giornata a Tabernas, bersi una birra ghiacciata sotto il sole cocente, gustare un piatto di stufato con fagioli, assistere a uno spettacolo di can can, a una corsa di cavalli nel ranch o alla messa in scena di una sparatoria o di una scazzottata vecchio stile, magari dopo una mano truccata di poker, come in “C’era una volta il West” o “Per un pugno di dollari”.

In questo sperduto deserto spagnolo che ricorda il Nevada, l’Arizona o lo Utah il viaggio merita davvero una pausa perché si guardano con un po’ di gratitudine e un po’ di malinconia i segni del tempo che è passato, vissuto nella nostra memoria con l’immagine ormai scolorita di una diligenza. O come quella di una prigione nuda, di un patibolo tirato su per il bandito di turno o di un becchino che fa la conta dei corpi rimasti a terra, della scuderia coi ferri del mestiere, del negozio del barbiere o dell’ufficio del telegrafo, della cisterna ormai arrugginita dell’acqua, del pueblo messicano col fontanile, con la cantina imbiancata a calce, la piazzetta e le casupole dei contadini, dell’immancabile banca da rapinare, dei ruderi di una missione o della scena più caratteristica di tutte, quella del cimitero con le croci storte.

*copyright

Non è una Panda

Un aneddoto particolare va raccontato: alla fine delle riprese del capolavoro “Il buono, il brutto e il cattivo” le comparse fino a quel momento impegnate nel film tra zuffe, agguati, cavalcate, sbornie, duelli, colpi di fucile, esplosioni di dinamite e partite a carte decisero di acquistare il Set e trasformarlo in un’attrazione turistica: per questo nella polvere di Tabernas batte un cuore ancora vivo!

La cittadina ha riscattato in questo modo la chiusura definitiva delle sue miniere, la povertà che abbondava nella polvere. I film spaghetti western l’hanno resa famosa e gli spagnoli tra i più umili del paese lo hanno capito, hanno cavalcato quella splendida e irripetibile avventura.

La macchina che riparte con la musica delle colonne sonore di Ennio Morricone non è un più una Panda blu dove siamo stipati in cinque, assomiglia piuttosto a una carrozza del vecchio West. Che scende lenta dal brullo altopiano, reso immortale dal cinema epico di Sergio Leone.

(foto presa da wikipedia)

Ecco alcuni momenti epici dei film in questione:

da “Per qualche dollaro in più”:

da “Il buono, il brutto e il cattivo”:

da “Per un pugno di dollari”:

da “C’era una volta il west”:

Accendete un sigaro, avvolgetevi in un poncho e riguardateli se vi piace. Per il viaggio su questi luoghi il deserto di Tabernas vi aspetta.

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