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Diario di Spagna / I grandi reportages

Diario di Spagna: Il senso del Cammino

Oltre il semplice viaggio

La rotta che dai Pirenei conduce alla verde e umida Galizia e che viene percorsa da almeno mille anni a piedi da migliaia di pellegrini non è un semplice viaggio. E’ semmai un percorso intimo e assoluto dentro la fede e dentro la storia, una ricerca personale di qualcosa che si trova oltre il paesaggio spagnolo, oltre le varie tappe, campagne, città e sentieri.

Il senso del Cammino Oltre il semplice viaggio

In fondo quello verso Santiago de Compostela è un cammino per tutti gli esseri umani, non solo per i credenti animati e mossi da una potente fede religiosa o per i mistici che vi cercano risposte a quesiti spirituali ma anche una prova per tutti gli altri, i cercatori, i semplici viandanti, i turisti alternativi, gli atei, gli avventurieri, gli amanti della natura, gli amanti (perché no?) di una moda solo sportiva, quelli che camminano da sempre o quelli che lo fanno da poco (e che magari dovrebbero allenarsi meglio in vista di questa faticosa e bellissima marcia…).

Il vero Cammino si fa a piedi, in circa un mese per chi cammina seriamente, ma in un certo senso sono ammessi almeno la bicicletta e il cavallo che in dieci giorni permettono di raggiungere Santiago.

quello verso Santiago de Compostela è un cammino per tutti gli esseri umani

Nel nostro caso, nel nostro viaggio, la verità va subito svelata: coi miei amici il Cammino non lo abbiamo fatto. Ne abbiamo seguito a lungo le piste, percorrendo in auto le strade provinciali tra i campi (l’andata) e sul mare (al ritorno) e affiancando in molti casi dei veri pellegrini, quei giovani e quei meno giovani che la fatica se la sono fatta per davvero tutta.

Volti stanchi ma sempre sereni, piedi gonfi ma spirito alto, tenacia da vendere, consapevoli della scelta, del percorso, delle motivazioni, delle soddisfazioni che avrebbero avuto.

In qualche breve occasione abbiamo passeggiato con loro, o diviso il vino o la zuppa nella tappa del riposo serale, ma non siamo stati noi a poter esibire il bastone con la conchiglia per le regioni del Cammino più importante di Spagna. Il merito è di questi tanti altri sconosciuti.

Geografia spagnola del Cammino

Le regioni attraversate dal lungo Cammino di quasi 800 km sono quattro: la Navarra e la Rioja, dove dominano le campagne, la Castiglia y Leòn, situata su un arido altopiano e la terra mitica dell’arrivo, la verde Galizia. Tutte comparvero con la loro luce, i loro boschi, le loro mesetas, i loro vigneti, le loro acque, i piccoli borghi e le grandi cattedrali nell’onirico film del 1969 di Luis Bunuel, “La Via Lattea”, che contribuì molto alla creazione e diffusione del mito del Cammino.

Il senso del Cammino lo danno certamente questi paesaggi di una Spagna sonnolenta e “minore” ma ancora di più lo fanno gli incontri con la gente che proviene da tutto il mondo, i racconti scambiati nelle stazioni di sosta dopo la lunga giornata di marcia, lo fanno le esperienze, le sofferenze, le visioni in alcuni casi (!!). Il Cammino infatti ha sempre significato per i pellegrini gioia, sfida, speranza, un qualche voto da assolvere, un peccato da redimere, una persona scomparsa da ricordare, ma tale impresa fisica non raramente ha causato anche dolore e sventura…

questi paesaggi di una Spagna sonnolenta e “minore”

Piccola storia del Cammino tra pericoli e identità

Leggendo le cronache, i libri e i reportages di viaggio si sa benissimo che intorno all’Anno Mille con minori comfort e sicurezze (per esempio si dormiva in grotte o bivacchi, non nei rifugi di oggi…) parecchi viandanti morivano per strada, a causa del freddo, della fame, degli stenti. In agguato sul percorso se non c’erano dei banditi c’erano febbri e malattie.

Non è stato sempre facile il Cammino, assolutamente no.

E tra i partenti che volevano adorare la tomba dell’apostolo Santiago, martire in Palestina, scoperta “nel campo delle stelle” all’inizio del IX secolo, c’era chi faceva testamento e chi, semplicemente e drammaticamente, non ritornava più. Il Medioevo d’altronde fu per molti versi chiamato l’età oscura.

Un altro periodo difficile del Cammino fu quello dell’Illuminismo: troppa la prevalenza della ragione, delle rivoluzioni, delle ansie nazionalistiche per trovare un tempo sufficiente alla pratica della fede. Così il percorso per Santiago in quei secoli fu quasi del tutto dimenticato, trascurato, per rinascere nel XX secolo a nuova vita.

Il Cammino si è nei secoli rafforzato intorno a due idee, a due identità, quella di Cristo e quella d’Europa. Non sono pochi quelli che si sono messi in cammino per cercare meglio l’uno o l’altra, o perché ne avevano un urgente bisogno o perché tra guerre, crisi politiche, religiose, economiche e disgrazie personali avevano smarrito sia l’uno che l’altra. Di certo la strada l’hanno fatta in tanti, in tantissimi: anime devote, disgraziati, poeti, banditi, sognatori, turisti o soltanto curiosi in cerca di qualche miraggio o di qualche personale salvezza.

Il Cammino si è nei secoli rafforzato intorno a due idee, a due identità, quella di Cristo e quella d’Europa
Papa Wojtyla valorizzò nel Cammino, nella cultura e nella fede del Cammino

Lo stesso Papa Wojtyla valorizzò nel Cammino, nella cultura e nella fede del Cammino, la riscoperta delle radici cristiane dell’Europa, opposte una volta alle invasioni islamiche del continente (ci riferiamo alla famosa epoca della Reconquista spagnola del 1492 per mano dei Re cattolici Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia) e da intendersi oggi come l’ultimo baluardo contro la barbarie e le guerre. Anche un umile parroco della Galizia ha dato un grande contributo al Cammino, alla sua logistica, gettando le basi dell’ospitalità nel 1965, dopo vari accordi presi lungo la rotta con proprietari di terreni, alberghetti e taverne. Tale Don Sampedro parlava ai suoi tempi di una “pacifica invasione”. Quella invasione è arrivata.

Avventura per lo spirito

Avventura per lo spirito

Credo dopo aver incontrato nei due viaggi nella Spagna del Nord tanti pellegrini, dopo aver letto il libro di Cees Nooteboom “Verso Santiago”, dopo aver visto il film “Il cammino per Santiago” con Martin Sheen, dopo aver sistemato le foto del viaggio e sfogliato con avidità il numero di Meridiani e l’edizione del National Geographic dedicate al Cammino che la sua definizione più esatta sia quella di “avventura per lo spirito”. Che il cammino sia una prova di vita vera e di fatica, che il suo senso lo diano soltanto i chilometri (“E’ camminando che si fa il cammino” – scriveva il poeta Machado), la libertà dal quotidiano e dalle preoccupazioni, la ricerca di qualcosa di più forte e di più grande.

Ogni alba qualcuno coi suoi dieci-dodici chili massimo di zaino in spalla si mette in marcia per il suo scopo, per l’incontro con la sua anima. Ripercorre i sentieri antichi dove l’uomo nel tempo ha costruito ponti, locande, botteghe, ricoveri, ostelli, ospedali, monasteri, cattedrali e paesi, proprio per agevolare il Cammino. E i timbri delle varie stazioni, tappe, punti di sosta, rifugi, sono timbri che riempiono lo speciale passaporto del Cammino, La Credencial, e che diventano i tanti momenti avventurosi e pieni che ci aspettavamo, quelli di una nuova vita della persona.

Esiste forse una fede, una etica del semplice camminare. Dovrebbe bastarci questo, insieme alle profonde amicizie nate nel pellegrinaggio.

Per essere felici con nulla. Per avere le risposte che da uomini smarriti da sempre cerchiamo.

Si può chiamare la lirica della strada?

Esiste forse una fede, una etica del semplice camminare

A seguire alcuni pezzi del film e la title track della colonna sonora del film “Il cammino per Santiago”

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