Menu
Diario di Spagna / I grandi reportages

Diario di Spagna: In giro per Siviglia

La città della grazia

Ci volevo andare a vivere in questa città della grazia, della poesia e della vitalità. Alla fine di uno di quei viaggi post-universitari bellissimi e scapigliati. A ritrovare degli amici conosciuti grazie all’esperienza di Erasmus. In una di quelle fasi della vita che assomiglia perfettamente a “La linea d’ombra” descritta da Joseph Conrad o all’incipit del meraviglioso film “Mediterraneo” quando ti ritrovi ad avere più o meno quell’età “che non hai ancora deciso se mettere su famiglia o perderti per il mondo”.

In giro per Siviglia

Siviglia davvero sembrava volermi e aspettarmi, col suo richiamo istintuale di sole e di sud, con le sue forme di vita colorate e vibranti, col ritmo del flamenco, con l’illusione di incontrare ragazze ardenti come Carmen e ragazzi carismatici come l’affascinante libertino Don Giovanni. Il destino poi prese un’altra strada ma intanto del cuore e del simbolo dell’Andalusia mi ero perdutamente innamorato. Mi era entrata dentro coi suoi profumi, i suoi quartieri, la sua magnifica luce, la sua cultura insieme spagnola, moresca e gitana.

Siviglia davvero sembrava volermi e aspettarmi

Voglio raccontare i miei passi per Siviglia accompagnato da un pezzo di chitarra del fenomenale Paco De Lucia, “Entre dos Aguas”, quel dio della musica flamenca che si è spento nel 2014 su una spiaggia messicana:


Oppure la voglio evocare con la composizione più famosa dei Luna Negra, il gruppo messo su da Otmar Liebert:

“Barcelona Nights” è diventata la colonna sonora del film di Pieraccioni, “Il Ciclone”. Se vi fa piacere immergetevi anche grazie ai suoni della dolcissima “Surrender to Love” in questo piccolo tour emozionale:

Campanile o minareto?

In una città grandiosa comincio in genere la visita – retaggio di altri viaggi – dal monumento più grandioso di tutti che a Siviglia è sicuramente la Cattedrale, la quarta del mondo. Imponente, ricca, pomposa, gotica e rinascimentale insieme, capace di trasmettere come poche altre chiese tutta la forza della religione cattolica e, nel caso dell’Andalusia, della forza anche politica, anche militare, svelata dalla Corona ai tempi della Reconquista contro i Mori.

Campanile o minareto?

Tutte intorno alla cattedrale le tipiche carrozzelle coi cavalli, le bancarelle di cibo, i turisti che guardano tutto con stupore e i mendicanti in cerca di un favore, i gitani coi loro vestiti colorati e le loro chitarre, dentro le immense navate invece un retablo (una grande pala d’altare) in stile gotico fiorito, la tomba fittizia di Cristoforo Colombo (le sue ceneri in realtà sono andate sparse per Cuba…) e i quadri picareschi o destinati a glorificare i re cristiani di Zurbaràn e di Murillo.
In alto le guglie, le statue e più in alto di tutti il magnifico campanile della Giralda, quel minareto arabo diventato il simbolo architettonico della città e che ha il suo campanile gemello nella Kutubia di Marrakech. Ancora una volta un simbolo del mondo arabo e musulmano viene adottato e abbellito dal mondo cattolico e cristiano. Di certo quando ci sali sopra più che alle preghiere dei reali pensi al cavallo spronato dal califfo, che poteva raggiungere la vetta della torre in un tortuoso percorso interno.

Tutto arrivava alla Torre de Oro

Più avanti sul fiume Guadalquivir che scorre placido e grigiastro nel centro di Siviglia come il Tevere nel centro di Roma ecco la Torre de Oro che ricorda le origini fenicie di Siviglia quando aveva funzioni di faro e vedetta oltre che di punto di arrivo dei barconi che commerciavano sul fiume i beni eterni dell’Andalusia: il grano, l’olio e il vino. Pure la forma della torre è orientale, ricorda infatti la dinastia degli almohadi e ricorda in piccolo la Torre di Belem di Lisbona, con lo stesso compito difensivo e militare. Diventata prigione nel Medioevo e magazzino durante la conquista delle Indie oggi ospita il Museo Navale della capitale andalusa.

ecco la Torre de Oro che ricorda le origini fenicie di Siviglia

Lo splendore dell’Alcazar

Nelle vicinanze c’è da scoprire un altro ricordo della stupenda stagione dei Mori: l’Alcazar, il palazzo dei califfi, ricamato come negli esempi già visti a Granada e a Cordoba dai poetici azulejos e dai soffitti intagliati nel legno, ornato di ori splendenti e di arazzi fiamminghi, attraversato da saloni eleganti come quello degli Ambasciatori, circondato da giardini curati e fioriti come il Patio della Dama che mettono in mostra ancora una volta l’amore degli arabi per il verde e per l’acqua, in ricordo delle oasi del deserto.
Come gli altri palazzi costruiti dai califfi l’Alcazar di Siviglia venne rispettato dai re cristiani, anzi divenne la loro residenza e proprio da qui essi progettarono la conquista navale delle Americhe. Si ripete la bella lezione di Granada: il bello non si distrugge, l’arte si rispetta.

l’Alcazar, il palazzo dei califfi

La piazza degli azulejos

Plaza de Espana rappresenta il trionfo degli azulejos, di queste fantastiche piastrelle di ceramica gialle, bianche e azzurre presenti a Siviglia, come a Lisbona, come in alcune medine nordafricane. Col loro blu e il loro oro sono un tripudio di luce, la catturano e la riflettono, e incorniciano i busti di Colombo e Magellano, di Carlo V e dei Reali, addirittura dei feroci Conquistadores; decorano in modo stupendo i balconi, le logge, i ponti e le panchine della grande piazza; raccontano le province di Spagna colte nei loro momenti storici e nei tratti geografici e paesaggistici più significativi; abbelliscono immagini sacre, edicole, madonne, altari, simboli araldici, scene di battaglie.

I quartieri degli azulejos

Gli azulejos si ritrovano in tanti palazzi e cortili del sud spagnolo, in chiese e cupole andaluse, nei vicoli imbiancati di calce dei barrios più popolari della città-meraviglia. Per esempio nel Barrio de Triana, che prende il nome dal marinaio di Colombo che per primo dalle caravelle vide spuntare i Caraibi. Qui siamo in uno dei quartieri più tipici della città, quello più animato dal flamenco e dai bar de tapas, quello dove il monumento più visitato è la statua di Juan Belmonte, torero suicida a settant’anni per amore (una prova della passionalità di Siviglia?).
Gli azulejos si ritrovano pure nel centralissimo Barrio de Santa Cruz, l’ex ghetto, oggi il cuore di Siviglia, con le sue tradizioni vive, le sue casette bianche, i suoi balconcini in ferro battuto, le cascate di edere e bouganvilles, le fontanelle barocche e il venticello fresco che si infila dentro i patios più belli e nascosti.

Il mondo in un patio

Dopo aver visitato l’elegante Casa de Pilatos in stile mudejar la ricerca più emozionante che si può compiere a Siviglia è proprio quella dei patios. E non parlo del più famoso di tutti, quello alle spalle della cattedrale, il Patio de los Naranjos coi suoi frutti arancioni che sembrano uscire da un angolo dell’Eden, ma di quei pezzi di città magica, segreta, che si scoprono lontano dalla folla, dai bar, dai mercati, curiosando e girando con calma nel centro storico, entrando nei vicoli, sotto gli archi, seguendo il profumo dei fiori o l’odore delle cucine.

Nel patio domina una luce morbida, le piante e i frutti sono molti (la rosa, il mirto, l’edera, gli aranci, i gelsomini)
il patio era l’immagine più piccola e intima del paradiso terrestre

Il patio andaluso come elemento architettonico e come spazio vitale ha una storia tutta sua da raccontare. Innanzitutto lo inventano i Mori, i sultani raffinati ma anche le classi più popolari e artigiane di quel popolo. E ai tempi dei Mori il patio era l’immagine più piccola e intima del paradiso terrestre, un luogo di quiete quasi irreale, usato per riportare alla loro memoria quelle oasi di palme e di acqua dei loro deserti di origine e di provenienza.
Nel patio domina una luce morbida, le piante e i frutti sono molti (la rosa, il mirto, l’edera, gli aranci, i gelsomini), le aiuole curate, le fontane leggiadre e tutto questo permette all’aria di circolare più fresca fra le mura imbiancate, fresca rispetto al bollente clima dell’estate di Siviglia.
Il patio nella casa andalusa è un cortile interno dove la famiglia si riunisce, si riposa, legge, conversa, cena, accoglie gli ospiti, prende il fresco nelle notti d’agosto. E’ il giardino raccolto intorno a un portico, su cui si affacciano le camere da letto poste in genere al piano superiore dell’abitazione, da cui escono qualche volta i sospiri d’amore o dolci musiche di chitarra. E’ la sicurezza, la serenità, la pace. E’ la rappresentazione fisica dell’armonia.

Siviglia avanti

Infine uno sguardo alla Siviglia moderna

Infine uno sguardo alla Siviglia moderna, a quella nata in occasione della Expo del 1992, anno d’oro della Spagna perchè ci furono anche le Olimpiadi di Barcellona e gli eventi trasformarono definitivamente le due città e Siviglia in particolare scoprì oltre alla sua vocazione agricola il suo incredibile fascino turistico. Dedicata a Colombo e all’età delle grandi scoperte geografiche e delle avventurose navigazioni la Expo lasciò a Siviglia un quartiere modernista, progettato soprattutto sull’isola della Cartuja e sulle sponde del fiume Guadalquivir: musei, padiglioni, ponti, infrastrutture, spazi all’aperto, spazi in design.

Un anticipo di futuro.

a Siviglia un quartiere modernista, progettato soprattutto sull’isola della Cartuja

Offerte e prezzi

Non ci sono Commenti

    Lascia un commento

    Iscriviti al Grillo Viaggiante e Caesar Tour Clicca qui

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi