La piazza che è stata tutto

A Madrid non esiste un luogo più simbolico della Plaza Mayor: il grande quadrilatero coi palazzi dipinti di rosso e dove campeggia la statua equestre di Filippo II rappresenta insieme il cuore della città vecchia e l’anello di congiunzione con la città dei Borboni e dei Reali. C’è una felice commistione tra arte e potere nella piazza dove ora si sosta pigramente al sole, si beve un caffè nei tavolini all’aperto, si passeggia sotto portici eleganti per gustare delizie gastronomiche o comprare pezzi di autentico artigianato locale. Perché qui è successo di tutto, qui è passata la storia di Spagna, ci sono stati i tribunali e le esecuzioni ai tempi della Santa Inquisizione o si sono celebrate in modo pomposo molte vittorie e molti sovrani, si sono sfidati con coraggio i tori in una sorta di arena improvvisata e si sono visti i primi passi della vibrante stagione della Movida in un paese fino alla morte del dittatore Franco ancora troppo assopito e impaurito, quasi bloccato.
La Plaza Mayor è stata quindi teatro classico, scena cruenta e scena romantica, un colosseo iberico, un mercato pieno di genti e colori, un monumento alla gloria e lo specchio delle conquiste spagnole, piazza alla moda, luogo di incontro, amata allo stesso modo dai vecchi, dai giovani e dalle famiglie della capitale. E’ giusto pertanto che la visita a piedi di Madrid cominci da qui, con un aperitivo, con la consapevolezza di respirare qualcosa nell’aria che ricorda episodi della storia madrilena più autentica.
La piazza dei chicchi d’uva

In dieci minuti una bella camminata sulla Calle Mayor permette di passare dalla Plaza Mayor alla Puerta del Sol, centro nevralgico e commerciale di Madrid.
Centro del paese, in tutti i sensi, perché una targa di bronzo sul selciato ricorda che qui siamo al Km zero, quello da cui hanno origine tutte le strade spagnole. Centro politico perché ospita il Palazzo del Governo regionale. Centro araldico della città, come dimostra la curiosa statua di pietra e di bronzo alta 4 metri che rappresenta l’orso, animale molto diffuso in passato nei boschi intorno a Madrid, e il corbezzolo, pianta prodigiosa le cui bacche guarirono gli abitanti della capitale durante le gravi febbri malariche del Cinquecento. Lo stesso orso finito sulla stemma dell’Atletico Madrid.
La Puerta del Sol è anche il centro della Festa perché qui si celebra il Capodanno più sentito di Spagna, quello con la folla riunita sotto la torre campanaria, che celebra il rito pagano in una sorta di Times Square in salsa latina. I dodici secondi prima della Mezzanotte tra balli e canti vedono infatti madrileni e turisti riuniti insieme sbocconcellare dodici chicchi d’uva, che hanno da sempre un significato beneaugurante. Il contorno è il solito delle feste e di tutti i week end dell’anno: artisti di strada, bancarelle di ambulanti e dolcetti, chioschi della lotteria e un’umanità vociante e varia.

Il Palazzo Reale
L’incontro coi fasti di Spagna è poco più in là.
La Calle Arenal sfiora l’antico Convento dei Descalzas Reales e poi sfocia nella grandiosa Plaza de Oriente, dove il Teatro Real guarda la magnificenza del Palacio Real, un complesso monumentale dall’estetica severa e grigia, caratterizzato da bellissimi saloni da ballo e di rappresentanza, da vari e lussuosi appartamenti (gli ambienti sono più di tremila!!), circondato dai suoi giardini, da alcune delle chiese più importanti di Madrid e dalla gigantesca Armeria Real dove è più facile capire l’impatto dei regni spagnoli, in America per esempio.
Il Palazzo è la sede di tutte le cerimonie ufficiali della Famiglia Reale e presenta il tocco geniale di alcuni artisti italiani come Tiepolo che affrescò i soffitti della Capilla Real, Stradivari che vi lasciò una collezione di strumenti a corda e Sabatini che ne disegnò la scalinata principale.

La Gran Via fino alla Puerta de Alcalà
Saldato il debito con la storia spagnola l’itinerario può proseguire verso la Plaza de Espana che è piuttosto moderna e anonima ma che va visitata per rendere omaggio alla statua di Don Chisciotte e Sancho Panza, posta ai piedi dei grattacieli e lontana dagli spazi deserti e assolati de La Mancha, anzi piuttosto assalita dal rumore e dal traffico della metropoli.
Da lì parte la Gran Via, una specie di colossale Via Veneto di Madrid. Lo stesso stile un po’ demodeè del viale romano, gli stessi albergoni in stile classico, gli stessi palazzi d’epoca di colore biancastro, tanti negozi importanti, tante insegne al neon ma se vogliamo un traffico di gente e di auto molto più intenso che a Roma e, qua e là, qualche segnale evidente di declino, la pensioncina con la prostituta sulla porta, truffatori a zonzo, il cibo meno buono del centro storico.
Madrid si racconta bene con queste grandi arterie, monumentali, esagerate, è una città che emana grandezza e potere, a volte anche troppo. Sulla Gran Via si succedono il Metròpolis, la sede di Telefònica, il Casinò, l’Edificio Capitol e il Cinema Callao. Le mie zone preferite di Madrid sono altre.

La Gran Via termina nello slargo dove i tifosi del Real Madrid celebrano i numerosi trionfi della propria squadra: la Plaza Cibeles, con la fontana di marmo che rappresenta la dea su un carro.
Tutti importanti gli edifici presenti sulla Piazza, il Palacio de Buenavista che è il Quartier Generale dell’Esercito, il Palacio de Comunicaciones, sede del Comune di Madrid, il Banco de Espana e il Palacio de Linares, altrimenti noto come Casa de Americas.
Ma l’opera più importante è senz’altro la fontana dedicata alla dea simbolo della terra, dell’agricoltura e della fecondità, che svetta su un carro tirato da leoni. Quando ti fermi a guardarla pensi al contrasto dei tempi: intorno alla fontana una volta giravano eleganti le carrozze, oggi sostituite dal frastuono dei caroselli d’auto per l’ennesima vittoria dei blancos in Champions League. Si percorrono duecento metri ed ecco un altro grande monumento di Madrid, la Puerta de Alcalà, costruita da Carlo III, una delle cinque porte reali che permettevano di accedere alla città.
Gli spagnoli forse non se la sono venduta benissimo ma lo stile di Arco di Trionfo voluto dall’architetto italiano Sabatini fu precursore di quelli poi adottati a Parigi e a Berlino con la Porta di Brandeburgo!

Verso El Prado
Due sono i viali che scendono a sud, il Paseo del Prado che collega Plaza de Cibeles al più famoso Museo di Spagna e la Calle de Alfonso XII che costeggia il Parco del Retiro che tra viali alberati e prati, gite in barca sul laghetto e padiglioni neoclassici costituisce col vicino Giardino Botanico l’oasi verde del centro di Madrid, il luogo ideale dove passeggiare la domenica o dopo aver visto i capolavori della pittura di Picasso, Velazquez o Goya.

Il tempio dei Toreri
A questo punto abbiamo visitato quasi tutta la Madrid monumentale, ci manca una scena, ci manca un particolare. Che è la Plaza de Toros più grande e più famosa di Spagna, nel quartiere di Salamanca a Madrid est, capace di contenere 25.000 spettatori, preceduta per capienza nel mondo solo dall’arena di Città del Messico e da quella della cittadina venezuelana di Valencia. Seconda per diametro alla sola Plaza de Toros nella storica Ronda andalusa.
Las Ventas è un tempio di trionfi e disgrazie, di gioia e lacrime, di arte e di crudeltà, a seconda dello stato d’animo con cui ci si accosta al mondo mitologico della corrida.
Progettata in stile neo-mudejar viene raccontata benissimo dalle guide locali: si vedono le porte e le gradinate, si scende sulla pista sabbiosa, si visita il museo con quadri, foto, ritagli di giornale e costumi dei toreri più famosi. Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata la piccola cappella perché mi sono immaginato quei momenti di solitudine e di preghiera del torero, consapevole di poter uscire vincitore tra le grida della folla ma anche infilzato a morte dalle corna del bestione nero. La stagione delle migliori corride di solito è durante la Fiera di San Isidro, tra maggio e giugno. Manifestazioni (crescenti) anti-corrida permettendo…

I grandi palazzi fuori Madrid
Il primo ad Alcalà de Henares, l’Università rinascimentale col Palazzo dell’Arcivescovo, il Monastero delle Bernarde, il Convento dell’Immagine e il Collegio di San Gerolamo.
Il secondo ad Aranjuez, la residenza favorita dei Borboni in stile neoclassico e con giardini curatissimi in stile francese.
Il terzo a El Escorial, il Monastero fatto costruire da Filippo II nella Sierra de Guadarrama e futuro Pantheon dei Reali di Spagna. Qui vicino nel 1975 venne sepolto Francisco Franco, nel Monastero della Valle dei Caduti. Nostalgie di regime sopravvivono nei pellegrinaggi tra boschi e montagne. Nostalgie anche letterarie visto che Hemingway vi ambientò “Per chi suona la campana”.
Le visite di queste residenze permettono di concludere, ancora in modo religioso, monumentale e trionfale il tour delle memorie reali e nazionalistiche degli spagnoli. Lo avrete capito, siamo ancora da quelle parti, di una capitale e di una nazione che celebrano con grandezza e retorica se stessi, il lato nobile e il proprio passato, glorioso o ombroso che sia.


Per trovare e vivere la Madrid e la Spagna che si fanno preferire bisogna entrare nelle vecchie vie della capitale, nei suoi quartieri alternativi, nei suoi musei e nei suoi mercati, nelle sue sfrenati notti di movida. Lo faremo tra pochissimo.

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