Menu
Diario di Spagna / I grandi reportages

Diario di Spagna: La Ruta de los Pueblos Blancos – prima parte

Tra i paesi del vino e dei tori

L’Andalusia si conosce e si ama con più facilità attraverso le sue grandi città d’arte ma svela un incanto segreto nei suoi piccoli borghi sparsi tra le brulle colline e le infinite distesi di ulivi, schierati coi loro grappoli di case da cui emerge sempre un campanile o un castello sotto i cieli azzurri e il sole bollente della Spagna del sud.

Sulle guide geografiche e nell’immaginario collettivo questi luoghi dell’anima hanno preso il nome di pueblos blancos, di paesini bianchi, e questa rotta che compie giravolte per tutta la regione aiuta a capire le loro bellezze, i loro rituali, le loro ricchezze e i loro segreti. A incontrarli con rispetto e dedizione.

A dominare con loro le alture, spesso, le sagome scure dei tori.

A dominare con loro le alture, spesso, le sagome scure dei tori.

Il senso della frontiera

C’è un’aria sospesa nei pueblos blancos, un’aria di frontiera, quella che unisce il Mar Mediterraneo all’Oceano Atlantico, quella che sta a rappresentare il confine, spesso labile, tra la cultura araba e quella cattolica. Entrambi, Mori e Cristiani, con le loro dominazioni, hanno influenzato profondamente queste terre, hanno lasciato tracce indelebili nell’arte, nei costumi, nei visi anche.
Gli arabi da oltre il mare portarono ricchezze e moschee, inventarono emirati, splendide regge e giardini, introdussero colture agricole e abilità artigianali, nuovi sapori e nuove melodie mentre gli spagnoli lentamente assorbirono tutto, lo plasmarono a nuovi usi, a volte lo trasformarono e fecero delle loro terre d’origine una regione davvero meticcia. Non furono però soltanto le incredibili architetture ereditate dai califfi a mozzare loro il fiato, fu altrettanto evidente il loro amore per i piccoli borghi imbiancati a calce come nelle usanze del vicino Maghreb, per i minareti trasformati in campanili, per i bagni turchi, le poesie d’amore o le cucine speziate. Echi lontani all’improvviso vicini, presenti, viventi, in una forma di mescolanza tale che solo la Sicilia e la Magna Grecia italiana possono costituire un esempio simile.

L’inizio della Ruta

L’inizio della Ruta

La nostra rotta tra le campagne andaluse alla ricerca di questa ventina di macchie bianche di origine quasi sempre araba comincia ammirando un castello medievale e una roccaforte moresca, rispettivamente a Castellar e a Jimena de la Frontera.
De la Frontera” è la desinenza fissa di quasi tutti i paesini, la ritroveremo anche alla fine del giro, ad Arcos, a Jerez, e sta a indicare appunto il bordo estremo della penisola iberica, il suo precipitare verso l’Africa, verso una luce sempre più accecante.
Dopo i primi due borghi è molto bello e raccolto anche il paesino di Gaucin, da ricordare per i balconcini abbelliti dai fiori, per dei monelli che correvano a perdifiato nei vicoli bianchi e per un assaggio fenomenale di pan tomate y jamon.

Castellar e a Jimena de la Frontera

Ronda sospesa nel vuoto

Ronda è il pueblo blanco più legato all’arte, alla cultura e alla religione laica della corrida. E’ anche il più grande, il più famoso e quindi merita una sosta di un paio di giorni da impegnare anche in trekking per i boschi e le forre selvagge che la circondano.
Ronda è il tipico villaggio moresco ai tempi dei califfi, i cui retaggi sono ancora presenti nella pianta urbanistica, nei bagni termali, nella Casa del Gigante, nella Casa del Rey Moro. Una splendida cittadina diventata cristiana, cattolica e nobiliare poi e a testimoniarlo ci sono la Collegiata, Palazzo Salvatierra e Palazzo Mondragon col suo meraviglioso terrazzo panoramico.

Ronda è il pueblo blanco più legato all’arte

Ronda antica e pittoresca sorge ancora in cima a una rupe e fa impressione il suo ardito Ponte Nuovo, costruito su un altissimo strapiombo. Fa impressione anche la storia del suo architetto, che precipitò nella gola di rocce per sporgersi a segnare col suo nome l’opera della sua vita.

Ronda antica e pittoresca sorge ancora in cima a una rupe e fa impressione il suo ardito Ponte Nuovo

Dove nasce la corrida

Ma Ronda è passata alla storia andalusa e spagnola per essere la capitale della tauromachia, quella cultura e quell’arte soprattutto iberica di sfidare il toro, di contrapporre l’agilità e la raffinatezza e la sobrietà dei movimenti del torero alla potenza bestiale e istintuale del nero animale.
Prima dell’avvento della cosiddetta Scuola di Ronda, dello stile pacato ed elegante dei suoi grandi protagonisti, la corrida in Spagna era faccenda di nobili. Le sue origini risalgono all’Anno Mille e i possidenti terrieri sfidavano i tori soprattutto dalla monta di un cavallo.
La grande arena di sabbia, circondata da ordini di archi e gradinate fu costruita nel cuore della collina e della città nel 1785 quando intanto la corrida era diventata una forma d’arte e di esaltazione a cui i toreri locali si dedicavano fin da bambini, visto che a partire dai dieci anni circa passavano le giornate negli allevamenti locali, le ganaderìas, a sfidare le vacche più docili con le loro muletas, le sventolanti mantelline rosse.

La grande arena di sabbia, circondata da ordini di archi e gradinate

A Ronda nasce l’indimenticabile dinastia dei Romero e degli Ordonez e con essi la sfida al toro diventa dominio del popolo. Aggiungerei: l’orgoglio del popolo. Per la sua estetica, per la sua vigoria, per la sua perfezione, per quel senso misto di tragedia, paura, onore, lealtà, armonia, per quel gesto lieve e deciso, di dare la morte con dignità.
Di umili origini i toreri di Ronda diventano degli idoli amatissimi, coi contadini andalusi che li trasformano in veri e propri miti.
L’irruento Pedro Romero vissuto a metà ‘800 nella sua carriera uccise 5600 tori e non fu mai sfiorato, mai ferito. Capitò nell’arena per caso, sventolando un mantello per difendere un cavaliere caduto da cavallo, con mosse coraggiose ed abili. Non fuggì neppure una volta ed era solito finire l’animale dopo aver fatto quasi finta di accoglierlo in un abbraccio, nel suo corpo. Un abbraccio mortale.

agilissimo e allo stesso tempo classico, colui che elevò la figura del torero a mito

Nel corso del ‘900 fu la volta di Nino de la Palma, il torero più elegante e indolente della storia e soprattutto il padre di Antonio Ordonez, agilissimo e allo stesso tempo classico, colui che elevò la figura del torero a mito, nonché amico fraterno di Ernest Hemingway.

Corrida, quale futuro?

E la corrida moderna che segni ha lasciato? Fino a quando si celebrerà questo spettacolo di morte e di vita, di sangue e di luce? Fino a quando il completo di un torero (el traje de luces, vestito e mantello in genere dai colori caldi e sgargianti, il cappello, le scarpe, la spada..) costerà più di 4.000 Euro? E lo indosseranno ancora tanti uomini, tante volte, per quelli che saranno visti come tanti riti, tanti massacri o tante forme d’arte?
Dipende dal punto di vista che si ha ma di certo l’uomo, il torero, un vantaggio sul toro lo ha sempre avuto. Il toro vive quasi allo stato brado nei pascoli andalusi per cinque anni, poi quando pesa circa cinque quintali viene portato per la prima volta nella sua vita dentro la Plaza de Toros, di cui lo colpisce la gente, l’ambiente, il clamore, il frastuono. Resta smarrito il toro, e il suo destino è segnato. Gli ultimi attimi sono la rappresentazione di una vera agonia, di una cerimonia funebre. La storia racconta di pochissimi animali indomabili e graziati, tutti gli altri sono finiti appesi ai ganci delle macellerie spagnole.

Un colpo alla corrida è arrivato certamente dai divieti decisi nelle Isole Canarie e in Catalogna, un altro è stato la morte violenta e impressionante del torero Cubero Yiyo, incornato nel 1985 a Madrid, senza emettere un grido. Un altro ancora le riprese tv vietate in diretta per evitare immagini cruente e animali sanguinanti in faccia ai ninos di Spagna a las cinco de la tarde.

Fino a quando si sentiranno gli olè dagli spalti?

Fino a quando si sentiranno gli olè dagli spalti?

Offerte e prezzi

Non ci sono Commenti

    Lascia un commento

    Iscriviti al Grillo Viaggiante e Caesar Tour Clicca qui

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi