Indubbiamente il momento è particolare. Siamo costretti, causa forza maggiore, a mettere da parte il nostro desiderio di viaggiare, di scoprire, di parlare un’altra lingua e di prendere contatto con culture diverse dalla nostra.
Anche io, che io questo momento sto scrivendo, sono sempre stato portato a pensare all’estero. Il “cambio lingua” mi ha sempre affascinato, quasi fosse la componente necessaria per farmi sentire veramente in vacanza.
Quest’anno però è particolare e abbiamo tutti pensato a vacanze italiane, a spostamenti in auto o comunque a un utilizzo il più possibile limitato di mezzi di trasporto che implicassero assembramenti o contatti con altre persone.
La Puglia, ad esempio, è stata presa d’assalto, così come tutte le altre destinazioni italiane, e forse, per chi come me è stato sempre abituato a “pensare estero”, è il momento buono per ricominciare ad apprezzare quanto di bello abbiamo in casa.
Si sente sempre più parlare di enoturismo, o addirittura di Teging (turismo enogastronomico). Per me che oramai studio una mappa in funzione dei vitigni e delle cantine presenti in un territorio è cosa normale, ma sono convinto che per molti “enoturismo” venga associato unicamente alla parola “bere”.
Nulla di più sbagliato. Il vino è solamente il premio finale (se ti piace il vino) di un percorso estremamente più articolato e di un approccio che è fatto di territorio, cultura, racconti e solo dopo di cibo e vino.
Io oramai sono scientifico nell’approccio: parto già sapendo quali cantine visitare. Mia moglie era inizialmente disperata, ma dopo le prime visite si è appassionata forse più di me a questo tipo di “variazione sul tema” rispetto alla vacanza tradizionale. Se site di quelli che si spalmano su un lettino al sole per ore, forse non riuscirò a convincervi, ma se siete di quelli che hanno a disposizione “una mezza giornata” allora vi consiglio di provare.
Troverete produttori-agricoltori pronti a raccontarvi la loro attività e ad affascinarvi con racconti che non vi aspettavate. Scoprirete cantine che sono più belle di un museo, così come anfore, uve messe a macerare, bottaie infinite, il tutto avvolto da un fascino immenso e soprattutto in un contesto dominato dalla passione.
Una passione che spesso sarà travolgente e farà nascere in voi il desiderio di raccontare, a vostra volta, quello che vi è stato raccontato. Si, perché il bello del vino è che dietro al vino ci sono persone che faticano, c’è storia, c’è un legame fortissimo con il territorio e con le tradizioni. Tutte cose che probabilmente non riuscirete a trovare facendo una passeggiata. Non le troverete in quanto vi mancherà una componente fondamentale: il racconto.
Quindi enoturismo non vuol dire solo bere. Il vino è una scusa. Enoturismo significa studiare a casa una zona, pianificare un percorso, andare in vigna a fare due passi, poi in cantina e solo alla fine a bere e magari a mangiare.
Troverete posti meravigliosi, scavati nella roccia o con architetture folli.
Provate una volta. Poi, vi garantisco, che non potrete più farne a meno e, dalla vacanza successiva, fosse anche un solo weekend, inizierete a pensare alla vostra destinazione in modo diverso.
L’Italia è un paese magnifico e unico anche sotto questo punto di vista. Non c’è regione che non possa offrire questo tipo di emozione. Che si tratti di mare, montagna, collina o pianura, ogni territorio sarà una scoperta.
La prossima volta, prendetevi un pomeriggio di tempo e pianificate una visita in cantina. Vedrete che sarà solo la prima di una lunga serie. E soprattutto, non servirà essere né sommelier né esperti di vino: basterà lasciarsi guidare e coinvolgere nella passione di chi vi guiderà in questi percorsi.
Non ci sono Commenti