Menu
Storie dal mondo

Geografia delle statue cadenti – prima parte

Cadono giù

Mi ha colpito molto una notizia riemersa in questi ultimi tempi. Riemersa a distanza di anni dalla caduta del Muro di Berlino o delle rivendicazioni delle ex province dello sterminato impero sovietico. A distanza dalla prima furia talebana rivolta contro le statue di Buddha della valle di Bamiyan o contro le più belle vestigia delle città d’arte del Medio Oriente prese a martellate dall’Isis in Iraq come in Siria. A distanza enorme dalle epoche delle colonie imperialiste e dalla piaga della schiavitù.

a distanza di anni dalla caduta del Muro di Berlino

E’ una notizia che parla di vecchi eroi, personaggi, simboli o idoli rovesciati dai piedistalli, verniciati di rosso sangue, buttati in mezzo alla polvere tra le urla di giubilo di folle scalmanate. In una sorta di furia iconoclasta, di rabbia a lungo repressa che trova improvvisamente sbocco, di rimozione anche solo psicologica di certi schemi, dottrine, culture e valori. E così assistiamo grazie ai media, ai reportages dei giornali, alle immagini delle tv, alla testimonianza impressionante di una storia che affonda, di una geografia dei luoghi che cambia, a nevrosi e violenze che prendono corpo, a forme di ribellione non più contenute.

Di questo ci parlano le statue smontate, sfregiate, imbrattate, distrutte a picconate o rovesciate per terra negli angoli più disparati del mondo. Se è vero che l’opera d’arte eterna nel tempo c’è tanta gente che non vuole più vedere le statue come simboli di tale immortalità.

L’ultimo fuoco

L’ultima rivolta contro le statue è stata provocata dal movimento antirazzista Black Lives Matter in seguito all’assurda morte dell’americano di colore George Floyd in quel di Minneapolis, soffocato da una brutale manovra col ginocchio da un agente di polizia bianco. Da lì si è accesa la miccia, senza una vera regia politica. Piuttosto un fatto istintuale che ne ha provocati molti altri.

Black Lives Matter

Con grande veemenza, a tratti con furia cieca, sono stati presi di mira monumenti colpevoli di celebrare un passato di supremazia bianca e di rappresentare agli occhi dei distruttori tutta la colpevole eredità dello schiavismo e del colonialismo. Giù le statue legate al razzismo, ovunque nel mondo: è stata questa la parola d’ordine di tanti movimenti ribelli e in tante nazioni si sono trovati tanti nemici.

Colombo: esploratore, evangelizzatore o torturatore?

Colombo: esploratore, evangelizzatore o torturatore?

Si potrebbe fare un lungo elenco, capeggiato dal nostro navigatore Cristoforo Colombo, celebrato per secoli in tutto l’Occidente come il primo a arrivare nel Nuovo Mondo, a regalare alle corone europee nuove terre e agli indigeni il contatto con Dio, ma sbeffeggiato e odiato in questi ultimi, tormentati mesi, come “torturatore e schiavista” a Boston, a Miami, come in molte città dell’America minore, quelle che non si sono sentite affatto “scoperte” nel 1492 perché esistevano già, coi loro antenati vittime di un genocidio, le loro culture annientate, le loro religioni pagane mortificate.
Basti pensare che la statua del genovese già prima della tragedia di Minneapolis era stata imbrattata di rosso a San Francisco e che dopo i fatti di Floyd è stata abbattuta davanti al Campidoglio di Minneapolis, divelta a Houston, mentre a Richmond, in Virginia, è stata buttata in un laghetto e nel civilissimo Massachusetts gli hanno tagliato la testa… E che già 13 stati americani hanno annullato le celebrazioni del Columbus Day sostituendolo con manifestazioni di solidarietà per le sofferenze subite dai nativi, gli stessi nativi Lucayan e Taino che ingenuamente chiedevano a Colombo se fosse giunto dal Paradiso, come più tardi atzechi, maya e inca pensarono di Cortes o Pizarro.
Ecco frammenti video delle proteste avvenute:

Al di là del fatto che la figura di Colombo viene ancora studiata e discussa se fosse più un abile navigatore, un crudele conquistatore o un semplice strumento dell’avida monarchia spagnola, non piace proprio questa storiografia dei vincitori, questa loro celebrazione quasi romantica, al contrario vi si legge un atteggiamento di complicità e causalità con le discriminazioni e i problemi ancora attuali.

Polvere sugli eroi americani

In seguito alla morte violenta di Floyd rovesciati a terra dai loro basamenti sono stati anche il generale Robert E. Lee in Virginia o il presidente della Confederazione Jefferson Davids, perché non gli importava poi troppo di sollevare i neri piegati nei campi di cotone e tale convinzione difesa anche da altri comandanti sudisti costò all’America una sanguinosa guerra di secessione.

costò all’America una sanguinosa guerra di secessione

A Portland è stata bruciata una statua di George Washington perché proprietario di schiavi; su un articolo di Vivina Mazza apparso sul “Corriere della Sera” scopriamo che “a New York il board del Museo di Storia Naturale ha deciso di rimuovere il monumento equestre di Roosevelt, ritratto a cavallo, in posizione dominante su un afroamericano e su un nativo”. Nella polvere sono finiti pure personaggi minori come il sindaco italoamericano Rizzo di Philadelphia degli anni ’70, giudicato reo di aver legittimato la violenza della polizia sugli afroamericani sorpresi in reati.

L’Inghilterra e il suo ambiguo passato imperialista

Passando all’Inghilterra in un college di Oxford hanno tolto la statua di Cecil Rhodes, magnate minerario e imprenditore razzista che diede il nome alla Rhodesia, l’attuale Zimbabwe, mentre a Liverpool hanno decapitato un busto di Gladstone primo ministro dei tempi dell’Impero britannico sempre molto ondivago nelle posizioni di politica coloniale; addirittura non si è risparmiato il fondatore degli scout nel Dorset per idee poco chiare sul tema della razza e allo stesso modo è stato colpito un piccolo commerciante di schiavi del ‘600 nella civilissima Bristol, quel Colston buttato nel fiume Avon, nonostante ai suoi tempi avesse finanziato per la sua città numerose scuole, ospedali e chiese…
In un museo di Londra se la sono presa con un padrone di piantagioni giamaicane. A Manchester si legge sul sito Huffpost “il consiglio comunale ha deciso di anticipare i vandali e ha annunciato la revisione di tutte le statue della città”. Insomma il passato scomodo sta diventando sempre di più un tema caldo ma pur apprezzando un clima politically correct non mi sembra proprio facile stabilire quali commissioni moderne debbano giudicare quali verità storiche.

Cuore di tenebra

Nel Congo colonizzato sono morti milioni di persone e le piaghe sociali sono rimaste fino ai tempi moderni.

Nel resto d’Europa si è sparsa vernice color sangue sul francese Colbert, ministro del Re Sole nel primo ‘600, accusato dagli estremisti anti-razzisti per la sua “negrofobia di stato contenuta nel Code Noir” in materia di tratta degli schiavi; danneggiato anche il monumento del re belga Leopoldo II a Bruxelles e ad Anversa, protagonista di varie campagne di conquista in Africa e di efferati crimini in Congo, idolatrato, guarda caso, solo dai nuovi crudeli dittatori di Kinshasa… Nel Congo colonizzato sono morte milioni di persone e le piaghe sociali sono rimaste fino ai tempi moderni. In Belgio oltretutto è in corso un acceso dibattito pubblico per decolonizzare tutti gli spazi pubblici del paese e per dimenticare la vergogna del “Cuore di Tenebra” descritto nel romanzo di Conrad.

Il caso Montanelli in Italia

In Italia hanno coperto con un lenzuolo la statua del vicerè di Sardegna Carlo Felice a Cagliari, a Torino si è usata una bomboletta di spray per accusare Vittorio Emanuele II di essere un “colonialista di merda”, fino all’episodio che ha coinvolto uno dei padri del giornalismo italiano, Indro Montanelli, la cui statua è stata dipinta di rosso in un parco milanese perché ritenuto complice morale della politica coloniale fascista, affascinato dalle gerarchie razziali, colpevole di un atto abbietto ai danni di una ragazzina eritrea nei suoi anni da inviato di guerra, comprata per soddisfare le sue voglie sessuali oltre che per pulirgli casa e stirargli le camicie. Sotto al suo monumento hanno scritto con una bomboletta nera “razzista stupratore”:

Credo che leggerò una sua biografia o autobiografia per capirlo più da vicino.

Credo che leggerò una sua biografia o autobiografia per capirlo più da vicino.
*copyright

Neanche il tempo di cancellare l’offesa che a Trieste a metà maggio 2021 hanno rovesciato un secchio di vernice in testa a una statua del poeta Gabriele D’Annunzio…
Ecco quindi che stiamo vedendo come un viaggio attuale nelle città americane, inglesi, francesi, italiane includa la possibile sorpresa di prevedere qualche statua o scultura di eroe, politico o scrittore in meno. E’ partito l’assalto a tanti piedistalli. Ma prima cosa accadeva? Esisteva la stessa furia iconoclasta?

(continua… vedi seconda parte nel Topic “Storie dal mondo”)

Offerte e prezzi

Non ci sono Commenti

    Lascia un commento

    Iscriviti al Grillo Viaggiante e Caesar Tour Clicca qui

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi