Breve storia di Tivoli

Tivoli è una città che si vanta di essere più antica di Roma, in effetti ci sono delle testimonianze che la descrivono nel II sec. a.C come un punto di incontro di popolazioni diverse come i Sabini e i Latini, impegnati nei loro commerci e nei loro culti proprio su queste alture. Col passaggio di Roma da Repubblica ad Impero la dolce campagna di Tivoli divenne il luogo d’elezione e residenza degli uomini più ricchi e potenti di Roma e quindi dello stesso Adriano. Decaduta come gran parte della regione nel Medioevo ritrovò il suo splendore prima con le famiglie Colonna e Orsini che se la contesero per parecchi anni e poi passando sotto le insegne della Chiesa romana nel 1461 con Papa Pio II che costruì Rocca Pia e pose fine a tutti i conflitti, assoggettando la città al papato.
Nel 1550 fu nominato governatore di Tivoli il cardinale Ippolito II d’Este che donò alla città la seconda testimonianza di grande bellezza dopo Villa Adriana: la romantica Villa d’Este, inaugurata nell’anno della sua morte, il 1572 e terminata dai suoi successori agli albori del 1600.
Come nasce Villa d’Este
I lavori per la trasformazione di un ex convento nella celebre Villa vennero affidati al grande architetto paesaggista Pirro Logorio che le diede fama mondiale attraverso la creazione del suo splendido parco, ideato tramite lo sfruttamento dei terrapieni di quella che allora si chiamava la Valle Gaudente e soprattutto tramite una colossale opera di ingegneria idraulica che con tubi, cisterne e gallerie andava a cogliere l’acqua direttamente nel fiume Aniene. Il risultato fu semplicemente impressionante e purtroppo è solo in parte visibile ai giorni nostri: 35.000 m2 complessivi di giardini, 250 zampilli, 60 polle d’acqua, 255 cascate, 100 vasche, 50 fontane, 20 esedre e terrazze, 300 paratoie, 30.000 piante a rotazione stagionale, 150 piante secolari ad alto fusto, 15.000 piante ed alberi ornamentali perenni, 9.000 m2 di viali, vialetti e rampe.

Le fontane delle meraviglie
Entrarci oggi in un caldo pomeriggio primaverile o estivo mitigato dal classico venticello romano è comunque una grande emozione: le ragazze per gioco se ne vanno in giro da sole impegnate in una sorte di “caccia al tesoro” tutta basata sulle numerosissime fontane che hanno almeno tre pregi: rinfrescano coi loro zampilli, stupiscono per il loro valore artistico e scenografico e incuriosiscono per quelli che una volta erano i loro congegni idraulici nascosti, i loro veri segreti.
Per esempio dalla Fontana della Civetta si sentivano i versi di uccelli meccanici, da quella dell’Organo delle melodie musicali, da quella dei Draghi si assisteva a piccoli scoppi e girandole, dalla più imponente di tutte, quella di Nettuno, salivano in aria gli schizzi più alti, come accade ancora oggi, anche se la guardi dalla distanza prudente delle tre grandi vasche sottostanti, le Peschiere.
E dall’ombra degli eleganti loggiati affrescati con opere d’arte o dalle lussuose sale da pranzo e da conversazione i cardinali e i loro ospiti si godevano in esclusiva tutto lo spettacolo.

Il tour delle fontane si conclude con la scoperta della Fontana dell’Ovato dalla grande esedra ovale, con quella dell’Abbondanza, con quella di Proserpina, realizzata su un ninfeo e in una nicchietta, con quella del Bicchierone costruita come la cascata dell’Organo da Gian Lorenzo Bernini, con la Fontana della Dea Europa che sembra un arco di trionfo, con quella del Pegaso dove tra rocce e piante spunta il mitico cavallo alato. Una poesia dopo l’altra.
E a un certo punto arrivi nel vialetto meraviglioso delle 100 fontanelle, coi loro zampilli sorvegliati dagli austeri mascheroni: Villa d’Este stupisce nel grande come nel piccolo.


Insomma una vera guida per Villa d’Este non serve, meglio la scoperta casuale, affidata al proprio istinto e ai propri passi, tanto prima o poi si scende la doppia scalinata, si passa per la Grotta di Diana che era decorata da mosaici e bassorilievi riportanti scene mitologiche e si arriva alla Rotonde dei Cipressi e al bellissimo Belvedere della Rometta dove tra siepi e fiori la piccola Tivoli si toglie la soddisfazione di dominare l’immensa Roma.



(immagini prese da wikipedia: il progetto originale del giardino di Villa d’Este, il cardinale Ippolito II d’Este e un dipinto dell’epoca di Carl Blechen)
Pensare che gli Asburgo questa Villa la fecero andare praticamente in decadenza, poi dal 1918 è diventata proprietà e patrimonio artistico dello stato italiano, che l’ha di nuovo abbellita e valorizzata, per la gioia di chi visita ancora oggi questo gioiello rinascimentale.
Villa Gregoriana
Nelle lunghe giornate estive la luce di Tivoli ti premia e allora vale la pena farsi un ultimo regalo, recarsi al tramonto a Villa Gregoriana.
Fatta costruire dal Papa Gregorio XVI che volle dedicare cura alla cittadina tiburtina scossa da una grave alluvione nel 1826 la Villa si visita in pratica nel nucleo antico dell’abitato.
Essa ha un grande valore storico, archeologico e ambientale e si sviluppa nella valle scoscesa (la chiamavano Valle dell’Inferno) tra il fiume Aniene e l’Acropoli di Tivoli, nel punto dove passava il tratturo per la transumanza delle greggi verso l’Abruzzo.
Villa Gregoriana si presenta come un bel giardino dell’età romantica, dominato da una grande cascata. Dal Ponte Gregoriano si scende a piedi a visitare la Grotta di Nettuno e quella delle Sirene, poi si risale per ammirare il Tempio di Sibilla e quello di Vesta.
E’ il tramonto e Tivoli sogna. Quassù si sente tutto il respiro del tempo.

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