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Appendice / Australia, che continente! / I grandi reportages

Gli antipodi della natura e della felicità

A testa in giù

Mi ci ha fatto spesso pensare mio padre, quando sospirando si scopre stanco dei ritmi, del traffico, delle file, del casino della nostra società: “Ma ci pensi che ai nostri antipodi c’è un paese meraviglioso che occupa come superficie il nostro stesso spazio ma dove ci vivono solo 4 milioni di persone?”.

E me lo ha reso evidente mia figlia: “Papà ma se un giorno cominciamo a scavare a fondo, ma proprio a fondo, sotto tutta la terra e tutto il mare, dove è che arriviamo? Cosa troviamo?”

Probabilmente in Nuova Zelanda amore mio”.

 in basso a destra di ogni atlante mondiale, il posto più lontano dall’Italia, una delle terre più magiche e pure che esistono

Eccola, in basso a destra di ogni atlante mondiale, il posto più lontano dall’Italia, una delle terre più magiche e pure che esistono, selvaggia nella natura grandiosa di montagne, fiordi, spiagge, foreste, vulcani, vallate verdissime, ma civilissima nelle sue poche città, moderne, funzionanti e pulite.

Mi sono divertito a immaginare una svolta, un trasferimento agli antipodi di Roma, vediamo perché.

Intanto questo discorso degli antipodi mi crea suggestione: andare proprio dall’altra parte del mondo, fare la scelta più forte e definitiva, non per forza la migliore, ma sicuramente la più coraggiosa. Immaginarsi a testa in giù rispetto all’Italia, per quello che sarebbe un totale capovolgimento anche delle abitudini, della cultura. In mezzo a una natura incredibile e primordiale.

La natura meravigliosa che c’è

Le due isole che compongono la Nuova Zelanda sono un grande libro naturalistico

Le due isole che compongono la Nuova Zelanda sono un grande libro naturalistico: ovviamente tutte circondate dal mare, a volte idilliaco, più spesso ruggente; l’anello di fuoco dei grandi vulcani; i prati infiniti dove pascolano le pecore e dove distantissime tra loro si vedono rare macchie colorate di casette e fattorie; i ghiacciai perenni e maestosi, così selvagge anche le cime più alte e impervie; mille spiagge solitarie; la neve più bianca e immacolata che esiste e le lagune più dolci, le ampie vallate e le fitte foreste; i fiordi, i panorami mozzafiato, la luce, il vento, l’incanto del primo giorno.

Ecco, si potrebbe decidere di lasciare tutto e andare in Nuova Zelanda per immaginarsi esattamente questo, com’era il primo giorno della Terra, quale era lo scenario primitivo della natura.

L’isola del Nord

La regione del Northland è la culla della nazione perché su un promontorio marino nel 1840 britannici e maori siglarono il trattato della nascita della Nuova Zelanda. Nel punto più a nord dell’isola la vista è rubata dalle lingue di sabbia deserta e dalle foreste di kauri, gli alberi più tipici del paese. Uno potrebbe decidere di rifugiarsi qui, dove il terreno è il più pianeggiante e il clima il più temperato, anche per passare una vita ad ammirare i fondali delle Poor Knight Islands, paradiso dello snorkeling o per assistere semplicemente alla bellezza del fenomeno del vento che modifica di continuo il profilo e la cresta delle imponenti dune di Mangawhai o del suggestivo deserto di Kokota adorato dai Maori perché ritenuto il luogo dei loro avi, la costa del primo sbarco.

La regione del Northland è la culla della nazione

Un altro incanto si trova dalla parte opposta del golfo di Auckland ed è la Penisola di Coromandel: nei documentari e nelle riviste di viaggio non sai cosa guardare di più, se le spiagge da cartolina (Cathedral Cove, Hot Water Beach), le felci giganti, le montagne vulcaniche, le sorgenti termali, le cascate, le foreste, gli atelier degli artisti, i generosi frutteti. L’idea dell’Eden te la danno proprio questi ultimi dove puoi raccogliere quello che vuoi lasciando in delle cassette di legno delle offerte libere! Poco più a sud un posto magico dove rimanere per sempre in riva al mare, la Bay of Plenty, una bianca mezzaluna.

le sorgenti termali
la Bay of Plenty, una bianca mezzaluna

Il Parco Nazionale più famoso dell’Isola del Nord è quello di Tongariro, regalato a fine ‘800 da un capo Maori al neonato popolo neozelandese: l’habitat adatto per il free climbing e la discesa dei fiumi l’estate e per lo sci e i trekking sul ghiaccio d’inverno. Nei dintorni spicca maestosa la regione vulcanica, intorno al grande Lago Taupo, una specie di grande anello di fuoco che sa di zolfo e brontola di continuo coi suoi sbuffi di fumo bianco. Mentre a Rotorua, detta anche Sulphur City, si ammirano i più incredibili fenomeni geotermali e geyser del paese. In questo scenario da natura primordiale si trova la principale scuola di intaglio del paese, studenti solo maschi e solo maori. Da rimanere per ore a fissarli, tanto il barbecue neozelandese dura gran parte della giornata.

L’isola del Sud

Impervia, remota, spettacolare, tanto per capirci è la location scelta per ambientare la saga cinematografica de “Il Signore degli Anelli”. Per molti chilometri le alte montagne cadono letteralmente a picco nel Pacifico, il mare qui sembra grande e pericoloso, i parchi nazionali verdi, freddi e assolutamente selvaggi si susseguono uno dietro l’altro, tutti ad ingresso gratuito come a celebrare il benvenuto a una delle isole più belle del mondo, giù fino a quello del Fiordland, nel punto più a sud dell’Isola del Sud. I villaggi che si incontrano sulla costa ovest sono molto semplici, abitati dai maori. Sulla stessa costa le vette intorno al Monte Cook per ben 19 volte superano i 3.000 metri.

Sulla stessa costa le vette intorno al Monte Cook per ben 19 volte superano i 3.000 metri

Le pause liete sono sulla costa est, rappresentate dalla città-giardino di Christchurch, dai vigneti della Waipara Valley visitabili sopra un treno a vapore, dalle Hanmer Springs dove ci si immerge in sorgenti calde 38° spesso in mezzo alla neve e dall’avvistamento delle balene a Kaikoura. Toglie il fiato pure la Cathedral Gully, vicino Chaviot, con la sua scogliera di rocce simili a canne d’organo. O la serie di baiette incantate poste quasi difronte a Wellington, a Kaka Pa Point. O i graniti di Breakers Beach, là vicino.

isolarsi, annullarsi nella natura del Fiordland, Patrimonio dell’Umanità, chiamata dai locali quasi con timore reverenziale “La Terra dell’Ombra”

Per non parlare della scelta delle scelte: isolarsi, annullarsi nella natura del Fiordland, Patrimonio dell’Umanità, chiamata dai locali quasi con timore reverenziale “La Terra dell’Ombra” perché il ghiaccio, le nubi, le fitte foreste, le piogge e le cime nere delle montagne amate dai più grandi alpinisti neozelandesi prevalgono sul sole. Qui si possono fare infiniti percorsi di trekking nelle terre estreme del sud, dove le pecore sono molto più presenti degli uomini, spesso ruvidi e solitari.

alle cascate di Sutherland Falls col loro salto di 600 metri

Il mito della frontiera si esplora lungo i 440 km della Southern Scenic Route, le deviazioni a piacere possono significare gite in kayak o rafting, battute di caccia o pesca, l’avvicinamento a pinguini e leoni marini, a foreste pietrificate, a foreste di felci, a lande desolate, alle cascate di Sutherland Falls col loro salto di 600 metri dove si sviluppano arcobaleni incantati e dove volano i kea, i pappagalli di montagna, ai sentieri alpini e costieri nei pressi di Te Anau, il paesino dive finisce la civiltà, al faticosissimo Kepler Track (60 km per 2.000 metri di dislivello, una impresa da Superman), al magico fiordo di Milford dove sovente si incontrano i delfini.

Lasciare tutto per rinascere nella natura, l’Isola del Sud corrisponde a questo sogno.

Le bellissime città

Dove andare a vivere in questo mondo pieno di natura? In una città circondata dalla natura forse, per avere entrambe le cose? Paragoni con alcune città occidentali più note? Forse Vancouver, Seattle, la stessa Sidney…

Di certo Auckland, Wellington e Christchurch sono immerse nella natura, circondate da mare e boschi, vicino a parchi naturali, abbellite da edifici moderni, da servizi super funzionanti, favorite da flussi turistici in perenne ascesa e da rapporti commerciali che ormai hanno visto sostituire la Gran Bretagna con le nuove potenze dell’Australia e del Giappone. Nessun problema di traffico o parcheggio, aria buona e fresca, inquinamento assente, campi e corsi sportivi gratuiti per tutti i ragazzi perché la vita all’aria aperta, sana, sportiva è un diritto di tutti. Spiagge senza stabilimenti a pagamento, scuole belle e perfettamente attrezzate, grandi spazi per tutti. Un’alta qualità della vita. Tanti divertimenti.

Di certo Auckland, Wellington e Christchurch sono immerse nella natura, circondate da mare e boschi, vicino a parchi naturali, abbellite da edifici moderni

Auckland è la città più grande, la più moderna, situata in un grande golfo punteggiato da mille bianche vele. Conta quasi due milioni di abitanti, di spirito commerciale, giovanile e sportivo. E’ il primo porto del paese e il motore economico della Nuova Zelanda per finanza e turismo, la sede della principale Università e degli eventi sportivi dedicati alla vela, al rugby e al golf che hanno conquistato risonanza mondiale. Le toccano record invidiabili (è una delle metropoli più green e vivibili del pianeta, grazie alla natura che la circonda e a infrastrutture e servizi impeccabili) ed altri meno (è uno dei luoghi più cari del mondo e anche l’unico lembo neozelandese dove il veloce sviluppo moderno ha creato slums e sacche di emarginazione, specie tra i maori), comunque la sua sky line è tra le più attrattive che si conoscano. A Auckland si sale sulla Sky Tower (l’edificio più alto dell’Oceania) o sul cono vulcanico del Mount Eden per ammirare dall’alto i migliori panorami, si scoprono le location degli Hobbit del film “Il Signore degli Anelli”, si visitano parchi urbani, acquari, isole, spiagge e meraviglie naturali dei dintorni.

La ventosa capitale Wellington, situata nel lembo sud dell’Isola del Nord

La ventosa capitale Wellington, situata nel lembo sud dell’Isola del Nord, a congiungere con la sua baia i due mondi neozelandesi, è una città vivace e giovanile, il luogo della cultura, dell’arte, del teatro, della danza, dei concerti musicali e dei musei etnografici ed eclettici come il Te Papa (“Il nostro posto” in lingua maori). Dal suo Mont Victoria si gode il panorama di tutta la baia, fino a Island Bay, il quartiere degli immigrati italiani. Il lungomare elegante di palazzi e negozi, il brulichio del porto, le strisce di sabbia dove penzolano alberi coi fiori rossi, la camminata elegante dell’Ocean Parade, le splendide ville sulle colline, le centinaia di locali notturni, pub e bar intorno alla centrale Courtney Place… Wellington è molto attiva e vitale, ricca, nuova e colta col suo 40% di abitanti laureati (altro record mondiale insieme a quello delle pecore, penso!), orgogliosa di organizzare e ospitare un festival dopo l’altro. Il lato vintage e trendy di Wellington è invece quello di Cuba Street, molto alternativa coi suoi ristorantini etnici, i mercatini dell’usato, le sculture moderniste e colorate.

Christchurch è piccolina, curata, borghese, a suo modo rappresenta l’ultimo avamposto della civiltà con le sue casette ordinate, i suoi giardini fioriti, le sue chiese che assomigliano a quelle della campagna inglese, i suoi musei di cultura maori, di spedizioni antartiche, di ricordi di pionieri.

E’ l’unica vera città neozelandese dell’Isola del Sud, che ricorda un po’ di più l’impronta dell’Inghilterra vittoriana, appena prima di lasciare lo spazio all’immensa e selvaggia natura del Fiordland.

Stabilite le differenze tra le tre aree urbane del paese dobbiamo solo puntare il dito per la nostra scelta.

Vini e cucina a sorpresa

Vale la pena immaginarsi un viaggio dall’altra parte del mondo anche per la cucina e gli acquisti? Dalle guide che ho letto emerge un parere assolutamente favorevole.

le antiche ricette dei maori hanno origine sia dalla terra che dal mare

In Nuova Zelanda pare infatti che si mangi benissimo e le antiche ricette dei maori hanno origine sia dalla terra che dal mare. La patata dolce era considerata addirittura sacra e ancora oggi ci si prepara il pane più buono del paese. Le verdure più gustate sono il cavolo, le barbabietole, gli spinaci e una lattuga selvatica. La carne è quella di maiale, manzo, pollo e selvaggina, il pesce è l’alimento fondamentale con squisiti polpi, gamberi, aragoste, merluzzi, cozze e ostriche. Seguendo la tradizione maori il Kai (il cibo) viene consumato nelle feste e nelle comunità sempre allo stesso modo, cuocendolo a strati in una buca sul terreno ricoperta da foglie: ottimo il sapore delle pietanze, in genere basate su un piatto forte di carne (anche di uccello) e pesce (anche i molluschi giganti, le trote e i salmoni), accompagnata da patate e verdure.

Tra i dolci si apprezzano i chocolate fish, piccole gelatine a forma di pesce ricoperte di cioccolato, e una torta di meringa con fragole, pesche e kiwi. Molto buoni anche formaggi e vini, specie quelli della Central Otago, la regione vinicola più a sud del mondo, specializzata negli aromi barrique. Diciamo quindi che se cadiamo agli antipodi dell’Italia a livello di cucina cadiamo bene, magari pasta e pizza mancheranno ma tutto il resto c’è.

Per l’artigianato le produzioni migliori riguardano i gioielli di giada e le sculture di legno, i ciondoli maori che infondono energia e le borse di lino intrecciato, le collane con ossi di balena e con le conchiglie, la maglieria in lana merino. Con tutte le paffute pecore merinos che pascolano nei prati neozelandesi ci sono ovviamente tanti manufatti di pelle e di lana, come tappeti e scialli. Immancabile tutto il merchandising legato al mito della squadra di rugby degli All Blacks: per quanto sono belli forse non resisto alla tentazione di aspettare un viaggio a Auckland per svuotare un negozio sportivo di magliette e berretti neri e mi faccio un giretto su Amazon… Magari ci trovo pure qualche divisa da regata velica!

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