Da Roncisvalle a Logrono
L’inizio del Cammino di Santiago è dal passo dei Pirenei, celebrato dal poema dei trovatori “La Chanson de Roland”. Questo perché nel valico montano di foreste secolari, sempre pieno di nuvoloni, riecheggiano le gesta del paladino Orlando che vi morì da eroe nel 778 per combattere coi Franchi di Carlo Magno l’esercito nemico degli arabi spalleggiati dagli empi baschi che col dio cristiano ci facevano ben poco. In verità si può partire anche da un paesino francese situato prima del passo, Sant Jean Pied de Port, ma la tappa è solo per esperti camminatori di montagna.

La strada che abbiamo percorso da Roncisvalle dopo aver ammirato la sua Collegiata il primo dei tanti ostelli dedicati ai pellegrini è stata ovviamente quella per Pamplona, città voluta e cercata per le sue tradizioni e le sue follie (vedi altri articoli già pubblicati in questo lungo “Diario di Spagna”).
Superata Pamplona e smaltita la sbornia della Fiesta un primo momento di raccoglimento avviene sull’Alto del Perdòn dove un monumento in metallo è dedicato ai pellegrini e al vento destinati a essere compagni di viaggio.

Il resto della ondulata campagna navarra fino a Logrono, famosa per i vini rossi de La Rioja, è una pista dolce e assolata, che vede i viandanti procedere ancora con relativa facilità.
Si vedono nidi di cicogne sui tetti delle fattorie, si passa per poderi, vigne e borghi un po’ fermi nel tempo, come Puente La Reina, il cui ponte romanico sul fiume Arga fu fatto costruire proprio da una regina navarra per favorire il passaggio dei pellegrini; come nel bellissimo borgo medievale di Estella ricca di storia, di palazzi e di chiese sulle rive di un poetico fiumiciattolo; come Najera con le sue case rosse, nelle campagne assolate dominate da famosi monasteri; come Santo Domingo de la Calzada legata alla figura del santo che le diede il nome, autore di numerose vie e opere edili per migliorare il percorso dei pellegrini.
Un po’ fuori il classico percorso ecco invece Olite, vecchia capitale dei re navarri di cui conserva il castello. In mezzo ai campi e al percorso la città di Logrono si visita velocemente, basta vedere il suo ponte di pietra, la cattedrale in stile rococò e la piazza centrale lastricata anche lei in pietra.
La pietra, il campo e il vino sono i simboli della Navarra.


Le cattedrali di Burgos e Leòn
Orizzonti assolati di un altopiano che in parecchi punti assomiglia a quello già visto nella Mancha più a sud, isolati mulini a vento, pianure aride, macchiette colorate nel grano e sui sentieri: sono i pellegrini in cammino, sempre a gruppetti, sempre ispirati, sempre pazienti.
Con Burgos davanti agli occhi ci immaginiamo come era la vecchia Castiglia, quella raccontata anche con le gesta del Cid Campeador, poema epico nazionale della Reconquista contro gli arabi.



Chiese in serie, arte sacra, monasteri, conventi, come in nessuna altra città spagnola, una cattedrale gotica davvero maestosa dove sembra di vedere re, governatori e vescovi che fanno bella mostra di sé, e poi palazzi nobiliari, piazze e vie antiche, la Casa del Cordòn dove Cristoforo Colombo venne ricevuto dai re cattolici al ritorno dai suoi viaggi.
Burgos è stata per 500 anni la capitale della Castiglia, le sue chiese invitano l’occhio di fedeli e turisti a scrutare il cielo, ma a tratti sembra un po’ una nobile decaduta. La sua aria è un po’ più fresca rispetto alle cocenti campagne circostanti perché si trova su un’altura, su una meseta, a quasi 900 metri: visitarla è davvero piacevole e significa un riuscitissimo salto nel passato.
Come quello a Leòn, dove oltre ai resti sul fiume di un ponte romano il monumento più famoso è ancora una volta una cattedrale che punta il cielo con le sue forme slanciate, conosciuta come la Pulchra Leonina, con ben 1.800 metri quadrati di vetrate che colpirono a fondo Giovanni XXIII, e dove le altre fermate turistiche riguardano sempre chiese e monasteri, come quello romanico di Sant’Isidoro pieno di affreschi di Cristo e delle tombe reali e quello di San Marco dalla facciata più ricercata e barocca.

Cena e notte nella Plaza Mayor della vicina Astorga che conserva resti di mura romane, un centro storico antico e il Palazzo Episcopale progettato dal geniale Gaudì. Uno sguardo al mattino successivo al Castello dei Templari di Ponferrada.
La sensazione è proprio questa: in attesa di Santiago de Compostela il Cammino è costellato da tanti luoghi di pace, raccoglimento e preghiera. I viandanti non hanno fretta, viaggiamo lenti anche noi, forse per rispetto del loro ritmo e dei loro passi.

Ci piacciono delle scene più di altre: quando li vedi raggrupparsi sotto gli alberi, ridere all’arrivo nelle città, guardare le mappe per la prossima tappa, per la prossima sfida, perché la camminata del giorno successivo è sempre la più ignota e la più temuta. Soprattutto il famigerato tratto della meseta più assolata e deserta, quella che unisce appunto le due città di Burgos e Leòn, dove i pellegrini vengono rapiti all’improvviso da una visione quasi mistica: il campanile della chiesa di San Cristobal di Iterro del Castillo, che sbuca come un miraggio dai campi gialli e rossi di spighe di grano e di papaveri.
Attraversando a piedi in una “indimenticabile” settimana gli spazi aperti e solitari di quella che è la regione più grande di Spagna parecchi pellegrini per il clima torrido (per questo è meglio percorrere il Cammino nei mesi di maggio, giugno, settembre ed ottobre) qui letteralmente crollano, rinunciano.
La via non sembra aver fine, dritta e immutabile nella campagna piatta, per 200 km. Isolati alberi che donano l’ombra sono le mete più ambite. Dalla macchina chiaramente percepiamo solo una piccola parte di questa immensa prova fisica.
Lugo tra i boschi
Il Cammino cambia paesaggio quando arriva nei pressi Lugo. In Galizia si passa dal deserto al verde, dal sole alla pioggia. Cambia anche il dialetto, vicino al suono del portoghese e molto meno comprensibile del castigliano. Cambiano pure i sapori, pellegrini e turisti passano da carne, zuppe e verdure a pesci, squisiti polpi e frutti di mare.
Regione boscosa questa, a tratti montana, case severe coi tetti in ardesia, vallate verdi e umide, nubi grigie, nebbiolina persistente, al mattino come di sera.

I pellegrini amano fermarsi al Cebreiro per rendere omaggio al “parroco delle frecce gialle”, quel Sampedro che negli anni ’60 tanto si adoperò per le opere e i ricoveri dedicati al Cammino.
O anche a visitare il monastero di Samos o ad ammirare il più rustico dei numerosi fienili in legno. Da Sarria mancano adesso solo 100 km alla meta sospirata di Santiago, la distanza minima da percorrere per ottenere il diploma della compostela.
Con una breve deviazione si può visitare Lugo.


Abbastanza addormentata di giorno Lugo, custodita dalle sue mura romane con 10 porte e 85 torrioni sopra le quali si può camminare per un paio di chilometri vedendo il centro storico dall’alto, poetica tra le sue piazzette e le sue fontane. Ma molto vitale la sera, con fiumi di birra che scorrono e giovani in grande percentuale alti e biondi (altro che tipi spagnoli!) che fanno festa e chiasso, anche affidandosi alla gaita, una specie di piccola cornamusa celtica!
E in questo caso l’ennesima Cattedrale del cammino, quella di Santa Maria col suo splendido portale, può solo osservare muta lo sfociare di tanta allegria.
Ad Arzùa confluisce il Cammino del Nord e ormai si contano i passi per conquistare Santiago.
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