La luna in Irlanda
Con gli occhi ancora idealmente spalancati sull’abisso selvaggio delle Cliffs of Moher consumiamo una monumentale colazione nel nostro ultimo BB, una bomboniera che guarda i prati, le baie e l’Oceano.
Il tempo di ammucchiare i bagagli nel van e procediamo poi a nord, lungo la statale R477, per la regione lunare del Burren, una sorta di altopiano carsico, brullo e quasi deserto, un paesaggio scarno, ruvido, inospitale, spazzato dal vento ma in realtà pieno di vite “precedenti”, di formazioni calcaree, di resti di fossili, di frammenti di siti pre-cristiani, di grotte, di tombe megalitiche, di pozzi sacri, di pietre grigie e magiche perché capaci in estate di far crescere meravigliosi fiori selvatici e muschi e licheni.
Le macchine che incontriamo sono davvero poche, la campagna irlandese domina su tutto, la roccia essenziale del Burren fa perdere un po’ lo sguardo per la mancanza di orizzonti mentre le uova e i fagioli e le frittelle si ripropongono a oltranza!
Le pecore sembrano più pecore. I muretti più muretti. Fino a che compaiono i dolmen.

Gli amanti celtici
Un’icona del Burren sono proprio i suoi dolmen e secondo una leggenda questi monumenti di pietra sarebbero i giacigli costruiti da due mitici amanti celtici: il più famoso è quello di Poulnabrone dove si sono scoperti 22 corpi i cui resti risalgono addirittura al 3500 a.c… Ci giriamo intorno, le bambine rivivono quello che hanno studiato con le pagine sulla preistoria, l’atmosfera è antica e solenne e i fiori tra le crepe del terreno sono davvero un esempio di umile e bellissima resistenza.


Le tappe sul Burren
Tra le Cliffs e Galway ovvero lungo l’altopiano del Burren corrono 75 km percorribili in 75 minuti che però vanno percorsi con grande calma, perché vanno godute le varie tappe: il monastero di Dysert O’Dea col suo portale ornato di sculture di santi e animali, i piccoli villaggi intorno ai laghetti di Corofin, le croci celtiche scolpite nella cattedrale di Kilfenora, le terme di Lisdoonvarna, i resti suggestivi di Leamaneh Castle, il grande Dolmen di Poulnabrone appunto, la tomba di Glenisheen, fino alla strada costiera che collega Ballyvaughan a Black Head con notevoli panorami sulla Galway Bay.
A Ballyvaughan in pratica finisce l’escursione nel Burren, sul suo litorale abitato da oche colombaccio, urie e gazze marine. Facciamo le foto ai suoi cottages dai tetti di paglia, mangiamo dei panini sul molo e guidiamo ancora per poche decine di km fino a piombare nel bellissimo paesaggio del Connemara, il cui nome in gaelico significa “insenature del mare”: niente di più vero…
Insomma percorso nel modo giusto l’aspro altopiano del Burren resta nel cuore anche perché in una terra quasi senz’acqua, per lunghi km deserta e disabitata, nascono fiori, musiche, rovine e storie bellissime. Il saluto all’altopiano è dal castello di Dunguaire vicino Kinvarra.


Lost in Connemara
Dopo pranzo eccoci a Galway, ma la sorpassiamo per sistemarci nel nostro ultimo alloggio del viaggio: quattro notti in una farm house isolata del Connemara, coi mobili in design, una spettacolare cucina a vista, il grande giardino che ammiriamo da una vetrata, l’odore del legno e un gatto che vuole a tutti i costi farsi adottare. Ci arriviamo dopo aver perso tre volte la strada tra i campi, la campagna di Galway è tutta uguale! La proprietaria stavolta ci accoglie, insieme a un buon cesto per le colazioni contenente del pane caldo fatto in casa, un formaggio squisito, una dozzina di uova e un paio di litri di latte locale.
Lo spirito di Galway
E’ molto bella e molto amata dai turisti la cittadina di Galway, una delle città europee in più rapida crescita negli ultimi anni, giovanile, creativa, dinamica, con le facciate bianche o a colori delle case influenzate dallo stile spagnolo con cui la città portuale ebbe molti legami, la vivace vita notturna che ci godiamo per l’intero weekend, gli artisti di strada, le vie dei negozi e della perenne festa serale come Eyre Square (la piazza centrale da dove cominciare la visita del centro), William Street, Shop Street, High Street e Quai Street, ovvero tutto l’asse pedonale e facilmente intuibile dei locali, dei ristorantini, dei pub, dello shopping.


Ci sono tanti studenti a Galway. E tanti turisti. Che si fermano a guardare le varie oreficerie che reclamizzano il claddagh ring, l’anello dei fidanzati con due mani (simbolo dell’amicizia), che sostengono un cuore (simbolo dell’amore), sormontato da una corona (simbolo della fedeltà). Se la punta del cuore è rivolta verso l’interno significa che si è sposati, se la punta è verso l’esterno si è invece fidanzati. Occhio che se le donne irlandesi lo portano sulla mano destra invece che sulla sinistra significa che cercano un legame!

A due passi dal centro spesso si può vedere il salto dei salmoni a luglio sul fiume Corrib al Salmon Weir Bridge e poco oltre la cattedrale cattolica, nel quartiere universitario. Da visitare anche il medievale Lynch’s Castle, la chiesa gotica di St. Nikolas e il piccolo museo della moglie di Joyce.
A Galway in generale e in particolare in posti come questo è molto presente l’eco dei racconti di “Gente di Dublino” del grande scrittore irlandese. Insomma Galway si scopre tra tranquille passeggiate, storici pub, atmosfera allegra e vibrante, volti autentici dei suoi abitanti, aria di mare, di porto, gabbiani e la degustazione di favolose ostriche: pensate un po’ che in città si celebra ogni anno il campionato mondiale dei mangiatori di ostriche con tanto di elezione di Miss Ostrica!
La scoperta dei vari luoghi di Galway termina sulla sponda opposta del fiume, col sobborgo marinaro di Claddagh dal quale una foto alla lunga fila di case colorate sistemate sul braccio di mare dove passano barche da pesca o a vela è obbligatoria.

Ultime curiosità su Galway: la città conserva una statua di John Kennedy, originario di qui, è stata scelta come capitale della cultura europea nel 2020 (eventi purtroppo annullati causa covid) e ogni luglio è sede dell’Arts Streets Festival, mentre in autunno diventa la Ascot irlandese, ovvero il centro di una famosa fiera dei purosangue, i bellissimi e velocissimi cavalli attorno ai quale c’è tutto un mondo amatissimo e seguitissimo di corse, eventi, feste, scommesse. A Galway si capisce fino in fondo perché l’entusiasmo degli irlandesi per i cavalli sia così forte e antico da migliaia di anni: qui uno stallone vale fino a 70.000 euro a monta e le signore della borghesia locale si sfidano a chi sfoggia durante i parties il cappellino più sgargiante. All’ippodromo di Galway atterrò addirittura Papa Woytila durante un suo viaggio per celebrare la messa.
La città ti lascia ancora più stupito se la confronti poco dopo coi silenzi, le scogliere e le brughiere del povero Connemara, l’ultima delle regioni-simbolo che attraverseremo in questo viaggio d’Irlanda.

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