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I grandi reportages / Il viaggio verde

Il viaggio verde: il mito degli U2 e degli sport locali

Loro, il mito d’Irlanda

Un po’ l’ho sempre pensato che anche le più belle ballate d’amore Paul Hewson e compagni le hanno dedicate all’Irlanda sotto forma di metafora: da “With or without you” a “One” come non immaginarsi un richiamo al bisogno di appartenere all’isola e di essere uniti nel suo nome?

 il “Fuoco indimenticabile” degli U2
*copyright

E’ un’impresa difficile riassumere il “Fuoco indimenticabile” degli U2 in una piccola guida al viaggio come questa. Quale chiave di lettura scegliere? Quali canzoni ricordare? Quali messaggi privilegiare?
Forse l’unico modo coerente per parlare di loro è quello di legarli alla loro terra, alla poesia irlandese, alla politica irlandese, alla passione irlandese e allora mi sono letto la tesi di laurea di una ragazza friulana, Tatiana Pais Becher, che li ha studiati a fondo oltre che intervistati più volte e conosciuti da vicino, fortunata e brava!
Eccola nell’introduzione al suo lavoro: “Il significato profondo dei testi delle canzoni e il potere della loro musica hanno rappresentato una via d’accesso che mi ha portata ad interessarmi all’Irlanda, ad Amnesty International, a Greenpeace e ad una miriade di altri problemi del nostro pianeta. Gli U2 mi hanno aiutata ad immaginare il mio futuro e il mondo in cui vorrei vivere. La loro è una musica che accende l’animo umano, che crea emozioni intense, che crede nel potere dell’amore, della pace e della libertà, che proviene dalle vene dell’Irlanda e dall’antica tradizione dei bardi e delle loro ballate folkloristiche. Un loro concerto è un evento speciale, unico e lascia all’intelletto delle domande da porsi: perché non cambiamo il mondo? perché la morte è inevitabile? perché l’amore non è così forte? perché l’Irlanda non può essere divisa? perché dobbiamo credere?”.

Anche NOI

Il magnifico gruppo irlandese, che ci accompagna per gran parte del viaggio nella musica ascoltata dentro il Van, segna probabilmente la storia della musica moderna già dal suo nome, che significa “Anche Tu/Voi”, nel senso che si apre alle voci plurali del mondo, che accoglie le varie influenze del mondo e che sa che tutti hanno bisogno di uno spazio di espressione e di una vita piena, libera, partecipe, democratica.

I neri d’Europa

Sul legame intenso con l’isola il suo leader invece si esprime così: “Non esiste un popolo in Europa che ami la poesia e le parole come quello irlandese e noi siamo i neri d’Europa perché abbiamo sofferto guerre, divisioni, carestie, emigrazione, esilio, povertà ma le abbiamo sempre superate e spesso elevate a forma d’arte intrise di grande passione e nostalgia”. “I neri d’Europa”, lo stesso manifesto sociale e musicale espresso nei “Commitments”.

La metafora di “The Joshua Tree”

L’avventura musicale degli U2 è stata potente, generosa, penetrante, dai sobborghi di Dublino ha raggiunto ed emozionato tutto il mondo e secondo la Becher ha avuto il grande potere di comunicare idee e sogni ad ogni singola persona su questo pianeta, superando ogni barriera ideologica, fisica e razziale. Poche volte un disco è capace di creare un miracolo del genere, poche volte un albero sa resistere e crescere così nell’arido deserto: ecco forse spiegato il significato del titolo e della copertina di “The Joshua Tree”, il capolavoro degli U2.
Con le loro canzoni si comincia un viaggio nell’immaginazione, dove è tutto possibile, dove possiamo sognare all’infinito, senza nessuna paura o pregiudizio.

La metafora di “The Joshua Tree”
*copyright

Bono, la Star

Dopo gli album giovanili più rock e più politici per gli U2 arriva la grande fase mediatica rappresentata dal favoloso album “Achtung Baby” e dal Tour Zooropa, un grandioso palcoscenico dove rimbalzano caos e immagini di guerre: è il momento – ricorda la Becher – dove grazie alla CNN la Guerra del Golfo ci piomba direttamente in casa, insieme a luci stroboscopiche e inquinanti blob televisivi. Col loro show Bono e compagni ancora una volta esprimono la critica a ogni conflitto, a ogni ipocrisia ma anche alla superficialità del mondo moderno dominato dalla TV, dal denaro, dalla falsità e da un’orgia di informazioni spesso ben manipolate. E’ il tempo delle maschere e dell’ironia viste come uniche possibilità di denuncia e resistenza, è il tempo dove gli U2 a base di un mix mai visto di tecnologia, spettacolo e umorismo riprendono l’insegnamento base di Oscar Wilde, capace di rivelare l’arte e celare l’artista, dietro l’uso di una maschera.

Bono, la Star

Da qui ecco le famose trasformazioni di Bono che la giovane Tatiana elenca e spiega benissimo: vestito tutto di nero in “The Fly”, alter ego del cantante che gli permette di rilevare al pubblico lati nascosti e oscuri della sua personalità e impegnato in uno zapping spasmodico in “Until the end of the world”, oppure tutto luccicante nei panni dell’egocentrico predicatore che ruba i cuori della gente, il Mr. Mirrorball Man di “Desire”, un inno alla vanità, al kitsch e al trash di una città che consuma tutto come Las Vegas, oppure Mr MacPhisto tutto dorato e con le corna in testa che chiama al telefono i potenti della terra in diretta dai suoi concerti per osteggiare ogni forma di xenofobia, di spregio della diversità e di inquinamento della terra e del mare…

Breve viaggio fra i testi più “irlandesi”

Vediamo solo il messaggio di alcune grandi canzoni, quelle più legate all’isola:
In “October” gli U2 mostrano ottimismo difronte a ogni ferita d’Irlanda o della storia: “Ottobre, e gli alberi vengono spogliati di ciò che portano, perché mi importa? Ottobre, i regni sorgono e i regni cadono ma tu vai avanti, sempre più in là..”.
“Sunday bloody Sunday” crea una connessione tra il sangue della crocifissione della domenica di Pasqua e il sangue delle vittime di Derry (il 30 gennaio 1972 13 civili inermi furono ammazzati durante una manifestazione dai parà inglesi e lontano nel tempo, in un’altra domenica di sangue, il 21 novembre 1921 l’esercito inglese sparò sulla folla a una partita di calcio gaelico e morirono 12 innocenti al Croke Park di Dublino). I versi rabbiosi di uno dei più clamorosi successi degli U2 ricordano tutto questo, con Bono che a ogni concerto intona la canzona agitando una bandiera bianca, perché vuole una nazione unita, senza più confini, senza più guerre o terrorismo, senza una fede malata e anche senza più IRA. “Non posso credere alle notizie oggi, non posso chiudere gli occhi e mandar via tutto. Per quanto, per quanto dovremo sentire questa storia? I bambini scalzi calpestano cocci di vetro, i cadaveri allineati per la strada senza uscita… E la lotta è iniziata appena, ma dimmi: chi ha vinto? Le trincee scavate nei nostri cuori.. Per quanto ancora questa storia? Stasera potremmo essere già uniti.. Domenica, sanguinosa domenica..”. Ecco la sua prima versione versione live:

War, U2
*copyright

“A sort of homecoming” secondo la Becher anela il ritorno a casa, alla poesia, all’Irlanda senza conflitti: “E tu sai che è ora di andare, nel nevischio e nella sferzante bufera di neve, solcando campi di afflizione sino a una luce ancora distante. E tu brami per il momento, il momento per guarire, desiderare, avere tempo, mentre la tua terra scappa sotto lo scenario del tuo sogno. Oh fuggiamo lungo la frontiera, su una strada maestra. Ora vieni con me… perchè stanotte finalmente torno a casa”.
“Love is blindness” può sembrare una lirica che parla di una crisi tra innamorati ma il suo testo con una grande metafora si rivolge alla cecità anche politico-religiosa che mina da sempre l’amore per l’Irlanda. Tratta infatti dell’amore per un’idea superiore a quello per una persona, dell’amore per il nazionalismo esasperato, un’ideologia che ha causato anni di problemi e di morti al paese. “L’amore è cecità, non voglio vedere, perché non avvolgi la notte intorno a me… in un’auto parcheggiata, in una strada affollata, tu vedi il tuo amore che si completa…”: purtroppo come evidenzia bene la nostra attenta e sensibile autrice questo verso è la metafora dello scoppio di una bomba.

L’Irlanda è anche e chiaramente l’amore, una forma d’amore: intenso, speciale, assoluto.

“Tu sei la cosa reale, anche meglio della cosa reale – Chi cavalcherà i tuoi cavalli selvaggi? Chi annegherà nel tuo mare blu?”.

E poi arriva “One”, il capolavoro, parole che stanno strette alla musica leggera o rock che sia.

La lirica esprime chiaramente l’aspirazione di unità nella popolazione irlandese, il desiderio di superare le divisioni per creare un futuro migliore, dove i nostri figli possano vivere in pace e serenità, senza muri di odio e sofferenze:
“Va meglio o ti senti come prima, per te sarà più facile ora che hai qualcuno da incolpare. Dici, Uno l’amore, Una la vita, quando Uno è il bisogno nella notte. Uno è l’amore, dobbiamo condividerlo, ti lascia baby, se non te ne prendi cura… Noi siamo Una cosa sola, ma non siamo la stessa cosa, dobbiamo sorreggerci a vicenda, incoraggiarci l’un l’altro. Uno”. Fa sempre bene risentirla o rivederla:

In fondo ha solo avuto 110 milioni di visualizzazioni… Come dire, un inno internazionale del cuore.

Come dire, un inno internazionale del cuore

Il finale, la morale della favola, spetta probabilmente a un verso di “Acrobat”: “nei sogni cominciano le responsabilità”, ovvero l’autrice ci fa capire che nell’orrore dei tempi moderni i sognatori credono ancora a un sogno nascosto che da qualche parte o in qualche anima nasce e il compito è quello di farlo crescere nei cuori e tramutarlo in realtà. Così si può andare verso il sole e migliorare il mondo, anche cantando Miss Sarajevo fra le etnie che si sono massacrate in Bosnia o anche incoraggiando con appelli, concerti e poesie in musica la riconciliazione tra cattolici e protestanti nell’Ulster.
Le strade verdi si susseguono, l’oceano si confonde col verde, la musica degli U2 si confonde col viaggio e in un certo senso lo completa, lo accompagna, lo sublima. Anche le bambine cominciano a capirlo.

Il calcio gaelico e i suoi fratelli

L’indomabile carattere irlandese si esprime anche nello sport. Ogni domenica la passione dei tifosi di Dublino esplode nello stadio di Croke Park, divenuto il simbolo del dramma di un popolo e il tempio dove le regole antichissime del calcio gaelico scandiscono appassionanti sfide senza esclusione di colpi. Prima la tragedia: purtroppo si ricorda ancora che circa 90 anni fa gli aerei inglesi spararono sulla folla a una partita e morirono 12 tra bambini, coppie e campioni; quel giorno lo stadio diventò la lapide sotto la quale l’Irlanda seppellì molti dei suoi sogni. Poi lo sport: su quella stessa lapide l’Irlanda ha costruito il più impressionante, il più avveniristico, il più colossale monumento alla propria diversità. E’ a Croke Park che ancora oggi infatti dettano legge i due sport riuniti nella Lega GAA (Gaelic Athletic Association): il calcio gaelico e l’hurling, che hanno le loro squadre più forti rispettivamente nel Kerry e nel Cork.

La GAA in Irlanda è una vera istituzione che oltre a occuparsi di sport difende e valorizza e preserva la lingua, la musica, il ballo e l’orgoglio gaelico. Ha quasi 3.000 Club sparsi nelle oltre 30 contee del paese, 200.000 atleti, non solo uomini agili e robusti ma spesso giovani donne con le lentiggini e piene di energia. A Croke Park il calcio e il rugby sono banditi e 80.000 spettatori tifano a vita per la loro squadra che è la loro contea e anche la loro identità, tanto che ai giocatori è fatto assoluto divieto di cambiarla.

“Mad as the mist and the snow”: “Siamo pazzi come la nebbia e la neve” giurano qui citando Yeats e basta guardare le regole complesse di questi sport per capirlo. Tanto per capirci il football gaelico è una partita di rugby giocata con un pallone da calcio, secondo le regole della pallamano (!) ma dove calcioni, strangolamenti e colpi bassi non sono proibiti, anzi!! E l’hurling, il più antico e veloce gioco del mondo che i normanni vietarono per secoli in questa terra come se fosse un reato, è invece una partita di hockey giocata con la pallina da baseball e con delle mazze da polo, dove ovviamente è consentito menarsi come nel football americano!! Un delirio insomma…

l’hurling, il più antico e veloce gioco del mondo che i normanni vietarono per secoli

Le pazzie sportive degli irlandesi non finiscono certo qui: nelle campagne della contea di Cork va di moda il road bowling, una specie di gara di bocce di ferro su strade sconnesse e riempite da folle manco fosse il Tour de France: 4 km di percorso, gente che ulula, le pesanti bocce lanciate con maestria, vince chi arriva in fondo col minor numero di lanci; oppure la beagling, una specie di caccia alla volpe non cruenta come quella inglese, all’animale infatti viene sempre salvata la vita perché quello che conta è partecipare.

Le pazzie sportive degli irlandesi non finiscono certo qui

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