La quiete dopo la tempesta
Ulisse aveva capito tutto.

Dopo il lungo e doloroso assedio di Troia, costato dieci anni della sua vita oltre che la perdita di numerosi amici… Dopo le paurose minacce rappresentate dai feroci ciclopi e dai giganti cannibali… Dopo aver dominato venti e tempeste avverse, aver rischiato di perdere la memoria per colpa del fiore di loto, dopo essere sfuggito dagli incantesimi della Maga Circe e delle sensuali sirene, dopo aver sfidato i mostri marini di Scilla e Cariddi, l’avventuroso eroe omerico scelse la dimensione della pausa, del riposo.
E la scelse per gli eventi del destino con lo sbarco nella dolce e verde isola di Ogigia, in quello che è rimasto uno dei posti più misteriosi dell’Odissea, nel senso che non si è mai capito fino in fondo, nonostante studi, carte geografiche, fonti orali e mitologiche dove l’isola narrata dal cieco cantore greco andasse realmente collocata.
Sicuramente nel Mediterraneo…
Ogigia
Ulisse raggiunse quest’isola dopo l’ennesimo naufragio ma non gli dovette andare così male, perché ci rimase per ben sette anni. Per Omero era il posto paradisiaco della felicità e dell’immortalità, pieno di verdi foreste e di miele, circondato da un mare cristallino, con alcuni mari interni, sponde fertili, grotte, scogliere panoramiche, uccelli e altri animali, prati fioriti, sorgenti d’acqua, tralci di vite.
Un piccolo Eden, la terra abitata dalla ninfa Calypso.
Nel derby che le assegna un posto nel mondo prevalgono le tesi di Gozo, vicino Malta o di Mljet, al largo dello splendido mare di Dubrovnik. Mi comporto da partigiano e siccome quest’estate sono stato nella meravigliosa Mljet in vacanza con la mia famiglia allora scelgo assolutamente quest’ultima: l’isola dove Ulisse amò Calypso, l’isola verde e azzurra, l’isola della dolcezza e dell’abbandono.
I due mari interni

La prima cosa che deve aver amato Ulisse a Mljet è l’acqua: trasparente e azzurra quella del mare, pieno di calette, di baie incantevoli, di rive boscose, di alte scogliere, di piccoli moli e banchine costruite nei villaggi per tuffarsi in questi panorami da sogno. Più poetica e ferma quella dei due laghi dell’isola, che costituiscono la principale attrazione del Parco Nazionale. In realtà si tratta di due mari interni ma i croati li chiamano Lago Grande e Lago Piccolo, seppur siano collegati al Mediterraneo da stretti canali nascosti dalle verdi foreste.
Il paese migliore da scegliere per un soggiorno a Mljet è Pomena, infilato tra una baia e un fiordo, acqua diafana, ristorantini sul lungomare, l’entrata del Parco solo cinque minuti a piedi. Con un sentiero di circa 1 km si arriva subito nel cuore della meravigliosa natura di Mljet, al ponticello che collega i due laghi, dove c’è un centro informazioni, un’area pic-nic e un punto di noleggio per biciclette e canoe.
La giornata vorresti che non finisse mai: si può cominciare con una gita in barca sul Lago Grande, per sbarcare all’isolotto dove è rimasto un monastero romanico fondato dai padri benedettini pugliesi nel XIII secolo, una delle principali biblioteche dell’epoca, un luogo di cultura e preghiera circondato da un mondo naturale unico, una sorta di Nome della Rosa sulle coste della Dalmazia. Sulla spiaggetta alle spalle del complesso monastico si può fare uno dei bagni di mare più belli di tutta la Croazia. Bracciata dopo bracciata, avvolti dai magnifici colori e paesaggi circostanti.

Al rientro dell’escursione si affitta una canoa, il mezzo ideale per scegliersi una riva a caso, che sia silenziosa, boscosa, adatta per il pic-nic. Poi ci si può divertire a sguazzare nelle placide e calde acque del Lago Piccolo, il punto dove si trovano più turisti, merito anche di un piccolo canale che immette nel Lago Piccolo le acque del Lago Grande, permettendo un divertente esperimento di nuoto controcorrente e di idromassaggio naturale.
Nel pomeriggio il Lago Grande si gira per intero in bicicletta: il percorso è davvero facile e ombreggiato, ci sono delle spiaggette solitarie dove fermarsi per foto e tuffi e si impiegano due o tre ore per tutto l’anello, a seconda delle pause. Al tramonto si può compiere l’ultima meraviglia, che è il giro del Lago Piccolo a piedi in un’ora, per vedere la luce morbida del sole posarsi su alberi, acque e sabbie in questo caso più fangose. Tanto silenzio, tanti uccelli, la pace della natura che ti avvolge, completamente.

La sera sul molo del nostro albergo ripenso alla natura vergine conosciuta a piedi, in bici, in barca, in canoa: chissà Ulisse come li percorse i due mari interni di Mljet, se da solo coi suoi pensieri o mano nella mano con la ninfa Calypso, ad amarsi ogni tanto su una spiaggia, su una riva, in acqua o dentro a un bosco. Anche se fosse stata tutta una leggenda quest’isola rende tutto credibile.
La grotta di Ulisse
Secondo la cultura orale da sempre tramandata in Dalmazia e i racconti dei suoi pochi abitanti rimasti a viverci fino ad oggi nell’isola di Mljet è ancora visitabile la spelonca dove Ulisse amò Calypso.

Se si percorre con l’auto la strada dorsale (l’unica…) di Mljet da ovest a est, esattamente alla metà del percorso, dove viste di mare si alternano a viste di foresta, dove ogni curva è uno spettacolo nella sua sequenza ininterrotta di verde-azzurro-verde-azzurro, dove i paesini ti aspettano in fondo ai fiordi, ecco apparire il segnale “Odysseus Cave”. Scendendo lungo il sentiero costeggiato da muretti a secco e da ulivi centenari, profumato da ginestre e mirti e dalla macchia mediterranea, in meno di mezz’ora si arriva a una favolosa scena di mare. La bocca della grande grotta si vede dall’alto della scogliera, la stessa scogliera si segue fino al mare, passando addirittura per un piccolo bar hippy dove tra spremute di arance e birre ghiacciate guardi grato lo stesso orizzonte che fissava tremila anni fa Odisseo e dove ti fanno spedire le cartoline come un Ulisse moderno che avvisa i suoi cari del prossimo ritorno ad Itaca. E proprio là sotto ecco la meta, ecco il luogo del mito, ecco l’azzurro da affrontare coi tuffi dalla roccia, ecco la nuotata fino dentro la spelonca che con la luce del sole che filtra ti aspetta con le sue acque celesti.


E ti pare di vederlo davvero Ulisse in questa grotta, raggiunta a nuoto dopo il suo naufragio, ammaliato dalla sua ninfa, pigro, abbandonato al mare, al destino, ai sensi, ai vizi. Sette anni qui, a Mljet, a vivere di natura e con Calypso, in una specie di paradiso terrestre. C’è di peggio no???
Ma l’eroe di Omero alla fine scelse il ritorno a Itaca piuttosto che l’immortalità promessa da Calypso: grazie all’intervento di Zeus potè riprendere il suo viaggio sopra una zattera e Calypso si spense piano piano nella sua malinconia. Si narra che dissoltasi nell’acqua la ninfa, al suo posto, nella grotta, per secoli abbia vissuto il raro esemplare della foca monaca di Mljet.
Mi sembra bellissima questa storia basata su mito e natura, amore e addio. Mi sembra tenerissima questa eredità della ninfa raccolta dalla foca.
Le altre meraviglie di Mljet

L’elenco potrebbe essere lungo ma ecco il ricordo dei momenti più belli vissuti in cinque giorni sull’isola di Ulisse e Calypso: il giro in canoa di mezza giornata tra le isolette del golfo di Polace, con la guida locale Lukas che a fine gita ci ha ospitati nella veranda della sua casa sul mare per gustare un pranzetto favoloso a base di patè di acciughe e di palamite, sardine sott’olio, prosciutto e formaggio e pane locale. Abbiamo solcato un mare favoloso, avvicinato caprette selvatiche sulle rive, seguito in diretta l’attacco dei gabbiani a qualche pesce, fatto tuffi e giochi e foto, sentito la Croazia davvero dentro la pelle. E il giovane e atletico Lukas con la sua semplice casetta in riva al mare, la moglie e la figlia, un fedele cane ad aspettarlo, la conoscenza assoluta del bosco e del mare, l’abilità nel navigare… indovinate chi mi ha ricordato. Sono anche questi i poteri incantati di una bellissima estate?

Poi la giornata verso l’unica grande spiaggia sabbiosa di Mljet, quella di Saplunara, anch’essa circondata da pini e immersa nel verde.
Là vicino la laguna di Blace, un posto per viandanti solitari, per gli Ulisse moderni che cercano un contatto assoluto con la natura. Ricorderei anche i bagni dal molo di Pomena, in uno specchio di mare trasparente, fresco, chiaro, tuffi nelle prime ore del mattino o in quelle al tramonto dopo un bell’aperitivo. La vista di Prozurska Luka dall’alto infine, il paesino e il fiordo più bello di Mljet, che ti invita a scendere i tornanti, a passeggiare sulla riva, a prendere un’altra canoa e a guardare il mare, semplicemente, per ore e ore.
Niente in fondo, se pensiamo ai sette anni che Ulisse guardò il mare di Mljet.


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