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Isole

L’isola di Ulisse

L’isola del mito

A me bastava l’eco, il suo richiamo, la sua suggestione.

Ero abbastanza certo che visitare Itaca dopo aver conosciuto negli anni altre quindici isole Cicladi, Sporadi, Ioniche e del più lontano Dodecanneso non avrebbe clamorosamente cambiato la mia già meravigliosa percezione del grande Mare Greco. Ma proprio quel luogo, quel puntino nell’azzurro, quel paesaggio semplice sentivo che sarebbe stato il tassello mancante, l’ultima esplorazione possibile del mito e dell’avventura, una sorta di chiusura del cerchio.

L’isola di Ulisse

Perché Itaca come sappiamo tutti è legata per l’eternità a Ulisse, alla sua partenza, alla sua guerra, alle sue imprese e al suo simbolico ritorno.

Perché Itaca esprime come poche altre isole al mondo il senso primo del viaggio, della ricerca, del vagare inquieto e curioso dell’uomo e anche l’amore e la nostalgia per le origini. Per la propria donna, la propria terra e la propria casa.

Geografia di Itaca

L’isola dell’eroe di Omero è piccola e verde e le sue acque sono tra le più limpide della Grecia. D’altronde anche le sorelle Cefalonia, Zante e Lefkada non scherzano in quanto a bellezza, natura e trasparenza del mare. Piena di ulivi, di viti, di cipressi, di piante di mirto e gigli selvatici, così profumata, così primitiva, così sorprendente anche nelle piccole montagne che le donano un’aria più ardimentosa, più misteriosa. I villaggi piccoli e addormentati vivono di musica, danza, sagre gastronomiche e vinicole. E di echi passati. La campagna è assolata, le coste spesso vuote, solo nella baia riparata e a forma di anfiteatro (siamo in Grecia, no?) di Vahti abbellita da case in stile veneziano si vedono barche di una certa importanza, mentre nelle altre spiagge arrivano o partono solo quelle dei pescatori.

L’insieme è qualcosa di puro e selvaggio e di molto, molto autentico.

L’isola dell’eroe di Omero è piccola e verde e le sue acque sono tra le più limpide della Grecia

Archeologi e velisti

La grande storia di Itaca è nelle sue pietre. Nell’isola ionica hanno passato tanti anni tanti archeologi, impegnati in scavi, ricerche, forse abbagliati anche da alcuni miraggi, da vecchie carte, da storie tramandate da millenni. Trovare un segno, un reperto miceneo, una rovina sotto il sole greco, che testimoniasse il passaggio, l’esistenza, la vita di Ulisse: questo il loro unico scopo.

Pare che ci sia riuscito una dozzina di anni fa il Professor Papadoupolos a identificare i resti della reggia di Ulisse, più precisamente collocati nella zona di Aghios Anastasios, vicino a una bella chiesetta ortodossa e a qualche taverna persa tra i campi. Ci sono poi altri luoghi identificati dagli studiosi come i resti dell’acropoli di Alalkomenes, le grotte delle ninfe e la Fontana di Artusa, le grotte dedicate alle dee Artemide e Atena.

La grande bellezza di Itaca è il suo mare, solcato pacificamente e armoniosamente da numerose barche a vela, da skipper più moderni di Ulisse, magari cercatori anche loro! Li trovi la sera nei porticcioli di Frikes e Kioni, si raccontano il mare, la vita di mare, le emozioni del mare, davanti all’immancabile piatto di polpo alla brace, olive, feta e a un buon ouzo ghiacciato.

l’immancabile piatto di polpo alla brace

Prima o poi se si prende il mare a Itaca si scoprono le bellissime spiagge di ciottoli di Gialos e Afales, di Gidaki e Filiatro ma è bello anche il vagare senza meta, alla ricerca di purissime e personali sensazioni. Se dovessi scegliere solo una spiaggia, solo una cartolina, metterei al primo posto però la meravigliosa baia di Skino.

Cupole e formaggi

A terra i monumenti più belli da visitare sono invece i monasteri di Taxiarxon e Katharon con la loro emozionante vista su quell’altro paradiso che è la vicina isola di Cefalonia. Specie nel secondo monastero si sente l’afflato della vera religione, quella che non ha bisogno di niente solo di pace e raccoglimento. Il vento accompagna meditazioni e pensieri.

Uno dei percorsi stradali più romantici porta infine da Stavros a Anogi. L’antica capitale dell’isola: si vedono capre e ulivi, piccoli villaggi, tante piante e l’orizzonte azzurro del mare. Seguire qualche piccola indicazione su uno sterrato e fermarsi a caso a gustare il formaggio o la retsina in una taverna ti fa sentire davvero in pace col mondo.

Pane, cacio, vino, ancora olive, il mondo dei pastori vivo e presente. Ulisse dietro l’uscio delle casette coi tetti rossi di Vathi.

Neanche 100 kmq e 3.000 abitanti si conoscono in poco tempo insomma ma il tempo dilatato di Itaca è quello legato alla figura di Ulisse.

si scoprono le bellissime spiagge di ciottoli di Gialos e Afales, di Gidaki e Filiatro

La poesia di Kavafis

Scritta nel 1911 dal poeta greco nato ad Alessandria d’Egitto “Itaca” è bellissima e significa una verità sopra tutte le altre, che l’inquietudine è innata nell’uomo e che il senso dell’avventura di Ulisse è tutto riposto nel suo lungo viaggio. Come dire che la meta della vita è il viaggio. Che gli imprevisti, i pericoli, le prove formano l’uomo.

Alcuni passaggi:

Quando ti metterai in viaggio per Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga,

fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi

o la furia di Nettuno non temere,

non sarà questo il genere di incontri

se il pensiero resta alto e un sentimento

fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo”

Sempre devi avere in mente Itaca –

raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio

metta piede sull’isola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio;

senza di lei, mai ti saresti messo sulla via.

Nulla di più ha da darti

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso

già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”

Itaca come ricerca, come percorso di conoscenza, come tensione dell’anima verso l’alto e come invito a vivere la vita come viene

Itaca come ricerca, come percorso di conoscenza, come tensione dell’anima verso l’alto e come invito a vivere la vita come viene, come si manifesta: dura e casuale, eccitante e piena. Con infinite cose da provare e da imparare.

L’Odissea finisce qui

Tra i misteri di Itaca c’è anche quello che la identifica o meno come patria dello stesso Omero e alcune fonti storiografiche che mettono in discussione – per certe descrizioni geografiche, riferite nei testi omerici a un’isola più pianeggiante e occidentale – il suo essere la vera isola di Ulisse a scapito di Cefalonia o addirittura di Lefkada. Ma sempre nel favoloso Ionio greco siamo e da Strabone in poi (parliamo del I sec. D.C) comunque Itaca è stata la terra più identificata con la partenza e il ritorno di Odisseo.

Dopo venti tribolati, pericolosi, avventurosissimi anni di navigazioni e di scoperte Ulisse infatti ritorna qui, con una vela di allora. Tutte le vele che si vedono oggi nella baia di Vathi sembrano omaggiare silenziosamente quel momento dove l’eroe stanco si commuove e si ferma. Chissà se anche ai suoi tempi i fiori colorati alle finestre nel villaggio di Vathi erano così profumati.

Tutte le vele che si vedono oggi nella baia di Vathi sembrano omaggiare silenziosamente

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