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Metropolis

La corsa di Seoul

Il nuovo mercato

La corsa di Seoul

Che marca di smartphone vi gingillate in mano? Quale macchina dal design giovanile ed elegante vi piace guidare? Che tipo di grande schermo tv avete scelto per il vostro salotto?

Da quale città viene l’ultimo gadget elettronico che avete puntato? E i cosmetici naturali che le vostre figlie cercano nei centri commerciali per la skincare? E la scarpa da ginnastica negli outlet?

Probabilmente la Corea del Sud e la sua megalopoli di 25 milioni di persone, la sfrenata, vibrante e luccicante Seoul, giocano un ruolo in tutto questo e rappresentano una valida risposta al quiz!

Samsung, Kia, Hyundai, LG, Daewoo, Missha, Benton, Sephora sono solo alcuni dei brand più famosi con cui la Tigre più all’avanguardia dell’Asia sta invadendo il mondo.

Per fare concorrenza allo stesso Giappone e alla stessa Cina. Per riscattare il suo passato di città provinciale, contadina e mezza addormentata. Per vincere la gara di produzione e vendita dei beni di largo consumo. Per mostrarsi ogni anno più tecnologica, più creativa e più veloce.

la Corea del Sud e la sua megalopoli di 25 milioni di persone

Seoul, ovvero la Corea del Sud

Nella capitale vivono un quarto degli abitanti di questo paese molto patriottico: alle cinque del pomeriggio gli altoparlanti diffusi nelle strade come nei grandi magazzini fanno risuonare l’inno nazionale, ogni mattina a scuola i ragazzini e in fabbrica gli operai salutano commossi la bandiera, tutti i coreani sono attaccatissimi alla loro patria, alla loro cucina e ai loro atleti, come alle tradizioni letterarie, ai riti religiosi del buddhismo, all’etica del confucianesimo e ai momenti di folklore.

E Seoul con le sue altissime torri, coi suoi perenni ingorghi, i suoi quartieri di vetro e cemento che hanno una densità abitativa tra le più alte del mondo, con le sue dimensioni ormai gigantesche è diventata inevitabilmente il luogo delle pulsioni più moderniste, il centro politico, economico e culturale della Corea, quel “Paese della calma mattutina” come era chiamato una volta dove l’orgoglio nazionalista è sfociato nel grande progresso tecnologico.

i suoi quartieri di vetro e cemento che hanno una densità abitativa tra le più alte del mondo

Da vassalli dell’impero cinese i coreani si sono trasformati in abilissimi uomini d’affari, in commercianti, intellettuali (molti sono i libri e i film sbarcati anche in Occidente negli ultimi anni), in esperti di tecnologia capaci di compiere anche prodigi nel campo della telefonia, delle automobili, dell’elettronica, dell’informatica, in nuovi pionieri visionari della moda e della cosmesi.

Hanno corso, corso tanto.

i riti religiosi del buddhismo

Seoul è decollata ai vertici dell’economia mondiale dal 1987 in poi, col passaggio dalla dittatura militare a una democrazia formale. Le Olimpiadi del 1988 l’hanno fatta conoscere e aprire al mondo.

Il nuovo potere ha capito una cosa essenziale, che un popolo istruito, evoluto, economicamente e culturalmente emancipato, potesse prendere in mano – come è stato – il suo destino. Da allora la corsa di Seoul non si è mai fermata, nuovi e potenti brand sono nati e si sono imposti, oggi per esempio la Kia è guidata ovunque e lo smartphone della Samsung con quello della Apple capeggia sempre la classifica del più venduto al mondo.

I due volti di Seoul

lanterne
pagoda
La città delle industrie fumanti, delle biblioteche impressionanti

La città in continua espansione, che non dorme mai, piena di luci e grattacieli che in media si innalzano per trenta piani!! E quella dei mercati popolari dove si gusta il cibo di strada tra montagne di frutta e verdura, risi bolliti e aromi speziati (i più famosi sono quelli di Namdae-mun e di Tongdae-mun).

La città delle industrie fumanti, delle biblioteche impressionanti e dei cinema riempiti grazie alle amatissime pellicole nazionali dal sapore agrodolce (“Parasite”, l’ultimo esempio).

La città delle torri che sfidano il cielo. E quella popolata ancora dai calligrafi.

Le periferie anonime e tutte uguali, vicino ai giardini silenziosi e ai palazzi reali.

I milioni di macchine e i milioni di biciclette.

I centri commerciali infiniti di Lotte dotati di mappe per non smarrirsi e i templi dal sapore antico dove si finisce per ascoltare il proprio respiro e ammirare i fiori in primavera e le foglie in autunno.

La nuova Manhattan nello Yoido, anch’esso un’isola di opulenza in mezzo all’acqua (del fiume Han) e le pagode in pietra dentro il palazzo Kyongbok, simbolo della gloriosa dinastia Yi.

I tantissimi operai coreani della capitale capaci per orgoglio nazionalistico di lavorare molto e anche a basso costo: una vera comunità coesa, paziente, instancabile, laboriosa. E le modelle quasi eteree con la pelle perfetta a inneggiare all’ultimo make up made in Korea.

Le strade dell’arte e dell’artigianato come Insadong e quelle della notte e del vizio e dei neon, come Itaewon. Per finire ovviamente nei distretti strapieni di gadget elettronici pagati in dollari, come quello di Yongsan dove si trova davvero di tutto.

La natura verde, minacciata dallo smog grigio.

Da visitare a Seoul sono anche il Palazzo Changdok, le silenziose tombe dei reali, il Museo Nazionale d’Arte Moderna, le scuole di taekwondo che insegnano non solo le tecniche di lotta ma quelle di concentrazione mentale adatte anche ai manager del domani.

Da visitare a Seoul sono anche il Palazzo Changdok
i distretti strapieni di gadget elettronici pagati in dollari, come quello di Yongsan
le scuole di taekwondo che insegnano non solo le tecniche di lotta ma quelle di concentrazione mentale adatte anche ai manager del domani
Le strade dell’arte e dell’artigianato come Insadong e quelle della notte e del vizio e dei neon

Il confine

E poi, qualche volta per i turisti sotto forma di interrogativo, molto più spesso per alcuni coreani del sud sotto forma di angoscia, il pensiero va a quel maledetto e oscuro confine della Guerra Fredda più assurda che esiste posto dal 1953 a soli 56 km più a nord di Seoul, a P’anmunjom, una desolata e squallida terra di nessuno che fa da preludio a parenti prigionieri mai più trovati, a paventati attacchi aerei o missilistici, a tradizione arcaiche, a folli megalomanie.

A sud la corsa, il progresso, lo sciame e la frenesia capitalista.

A nord il grigiore, la paura, il mistero e il controllo.

Due ex fratelli, due colori inconciliabili.

Anche questo significa essere in Corea.

il pensiero va a quel maledetto e oscuro confine della Guerra Fredda più assurda che esiste posto dal 1953 a soli 56 km più a nord di Seoul

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