Le sere

A Rocca San Giovanni bisogna passarci almeno una sera, per un giro nel borgo illuminato, lungo le sue mura da cui si vedono pini e ulivi, aranci, vigneti e macchie gialle di ginestre, nella poetica piazzetta centrale che è un invito alla conversazione e alla vita sana della provincia. Sotto la chiesa romanica di San Matteo, il torrione medievale, il palazzo comunale di epoca ottocentesca. Tra vicoli adornati di lampioni, vasi di fiori e di piante aromatiche, balconcini in ferro, portoni in legno. Silenzio, pietra e una cucina che sa già più di campagna.
A Lanciano va dedicata un’altra passeggiata, soprattutto nel centro storico che si sviluppa tra la bella piazza irregolare, le vecchie botteghe medievali dove si lavoravano ori, pelli, tessuti e ceramiche e le porte e gli archi di ingresso alla città. Secondo la leggenda è una città molto antica, fondata addirittura da un profugo della guerra di Troia che arrivò in Italia insieme ad Enea. Ha sempre vissuto di commerci essendo un importante tappa e un emporio tra la costa e i monti e si è trovata lungo il percorso dei tratturi e delle transumanze che hanno sviluppato la sua tradizione pastorale e agricola. Tanti popoli vi hanno lasciato tante testimonianze artistiche e quindi si visita con piacere nei suoi quattro borghi più storici.

Ovvio che una terza sera spetti di diritto alla cena magica su un trabocco, per cogliere anche le atmosfere più sensoriali del piccolo viaggio sul mare abruzzese: come il cielo si colora di striature di giallo, di viola e di rosso, come spunta magica la luna, come brillano le stelle sul mare, come la notte si ingoia pian piano il trabocco, come lo sciabordio dell’acqua accompagni bene l’appetito, come il pesce servito per pietanza sia prelibato e ricco.
L’abbazia che guarda il mare
All’inizio del secondo giorno la pista verde la guardi dall’alto e quando un paesaggio lo domini dall’alto lo respiri fino all’orizzonte, sarà più gentile e più accogliente nei tuoi confronti, le pedalate scorreranno via più leggere, la giornata trascorrerà bene. Ci arrampichiamo infatti alla maestosa abbazia benedettina di San Giovanni in Venere poco fuori il borgo di Fossacesia e rimaniamo ad occhi sbarrati davanti a questo monastero del XII secolo sorto sui resti di un a necropoli sannita.
Da qui lo sguardo arriva a Punta Aderci, alla spiaggia di Punta Penna e alla meta finale del nostro percorso ciclistico, il faro che segnala il porto commerciale di Vasto. Sulla destra non molto lontani i picchi della Majella, raggiungibile in 40 minuti di macchina. La vista che ci godiamo era la stessa che si cercava D’Annunzio dall’esedra del vate, un sedile circolare ancora esistente.




In bici da Marina di Fossacesia a Marina di Vasto
Ora ci aspettano gli ultimi 25 km della ciclabile, gli ultimi trabocchi, le lunghe spiagge che annunciano la località balneare di Vasto.
La storia dei trabocchi racconta di un’invenzione importata dai fenici e la più antica data di esistenza documentata parla del XVIII secolo: servivano palafitte del genere, basate sui tronchi dei pini d’Aleppo, numerosi in zona, resistenti alla salsedine e elastici rispetto alle burrasche, per pescare in litorali rocciosi senza immergersi in mare e senza sfidare le intemperie e parimenti servivano depositi come questi per organizzare il viaggio in mare di olii, vini e cerali locali. Il nome trabocco deriva da trabocchetto, perché i pesci cadono in trappola nella rete. Sui trabocchi lavoravano in media quattro persone, impegnati in compiti diversi come l’avvistamento dei pesci, la calata della rete tramite i pesanti argani e il suo rapido sollevamento per trattenere l’ambito bottino! Non esistono manuali per la loro costruzione, tutto affidato al passaggio orale tra generazioni e a prove pratiche e abili di costruzione: in sequenza il ponte, la casetta, i bracci divisi tra pennoni e antennine, la rete a bilancia.
Sulla lunga pista verde incontri tutti quelli che sono arrivati qui per vederli: le famiglie di Pescara, Roma, Bologna, Bari, le coppie che cinguettano tra una pedalata e una fotografia ricordo, i bimbi locali che sfrecciano sulle bike, gli olandesi, tedeschi, scandinavi che quando c’è da scoprire un turismo alternativo e verde lo fanno sempre prima di noi. Le domeniche d’estate la ciclabile è anche troppo affollata, escono fuori i risciò, i plotoni di ciclisti, le nonne rischiano di finire scaraventate nell’erba, le persone distratte al cellulare possono ritrovarsi per terra. Meglio andarci in mezzo alla settimana, meglio le mezze stagioni, quando i trabocchi quasi si riposano dagli affamati assalti estivi, quando il vento, i tramonti, la luce, i prati assumono un’altra dimensione, un ‘altra freschezza, altri colori.
Cala Lenta
Ogni due anni, a luglio, la manifestazione di Cala Lenta esalta la cultura dei trabocchi, propone degustazioni e mercatini di pesce, gite sulle barche dei pescatori, visite guidate dei paesini tra la dolce campagna dove si producono ottimi olii e vini bianchi e il mare trasparente. E’ un turismo diverso, sorprendente e slow, basato sulla scoperta di baie e abbazie, piatti prelibati e laboratori del gusto, pedalate infinite e nuotate rigeneratrici. Tra Ortona, la Marina di San Vito Chietino grande protagonista con le viuzze e le sue taverne, la Marina di Fossacesia, Rocca San Giovanni e Vasto va in scena un bel racconto filosofico del mare e della pesca, con eventi, lezioni di cucina, cartocci di pesce fritto, di trippa di coda di rospo in umido al rosmarino e altre prelibatezze di street food. Al giusto ritmo, perché il nome dell’evento ricorda appunto il lento incedere della rete nel mare. E i trabocchi sono sempre i grandi protagonisti, l’insostituibile e incantevole fondale scenico.

Le tappe del percorso
Da Marina di Fossacesia si sale appunto all’abbazia e poi si scende per Casalbordino, la Riserva Lecceto e poi giù tutto di un fiato, quasi sempre sulla pista, in pochi tratti sulla statale, verso Punta Aderci, attraverso un lungo litorale di spiagge. Se si vuole dopo pranzo l’ultimo tratto del percorso significa il passaggio a Vignola, Canale, San Nicola, Casanza e San Salvo. Noi ci fermeremo al porto di Vasto ma avremo comunque attraversato ben 6 località bandiera blu, meritate dai comuni di Ortona, San Vito Chietino, Fossacesia, Rocca San Giovanni, Vasto e San Salvo.
Sopra la costa l’ultima visita sarà per la bella Vasto, col suo spettacolare Belvedere, i palazzi storici, le scalinate in maiolica e le residenze come Palazzo Avalon coi giardini napoletani.
Il promontorio più bello
Come nella prima parte della ciclabile l’elemento principale sono i trabocchi e le calette, in questa seconda giornata di natura e sport il momento culminante è senz’altro la riserva naturale di Punta Aderci. Leghiamo le bici al parcheggio sterrato dove si fermano anche auto e camper e procediamo a piedi per 800 metri, tra campi arati dove batte il sole, prati erbosi, girasoli, vista continua sul mare. Quando compiamo il giro del promontorio ci respiriamo tutto il mare e tutto il vento possibile, guardiamo le varie vele all’orizzonte e addirittura i salti liberi e felici di alcuni delfini.
Il resto della giornata lo passiamo beatamente tra le due grandi spiagge divise dal promontorio: verso nord Mottagrossa e Punta Aderci, entrambe di sassi e con la cartolina del trabocco abbandonato proprio sotto il capo, verso sud la Spiaggia dei Libertini e quella di Punta Penna, la prima di ghiaia e la seconda di soffice sabbia gialla.


Tutta la zona è fantastica per un giorno al mare, per fare un pic nic, per vedere come sbatte la luce sul trabocco, per percorrere a caso i sentieri. Al punto informativo scopriamo che nella Riserva si organizzano anche piccoli trekking, osservazione delle stelle, scoperta di piante, animali, uccelli. Tutto questo in un territorio vergine di dune sabbiose, di spiagge libere come quella di Punta Penna caratterizzata da altri trabocchi, sulla quale un gruppo di surfisti nel settembre del 2014 vide un gruppo di sette capodogli in affanno, prossimi a spiaggiarsi. Il video dell’emozionante giornata in questo link di you tube:
Il nostro giro finisce sotto il faro del porto di Vasto, il più alto dell’Adriatico.





Il premio finale
L’esperienza del brodetto oltre che ai ristoranti sui trabocchi in genere si fa a Vasto, porto, marina e città alta. Il piatto largo di coccio rosso accoglie in un profumato e bollente brodo di pomodori e peperoni ogni grande protagonista del mare abruzzese, scampi, gamberi e calamari, cozze e vongole, pannocchie e merluzzi, code di rospo e razze, triglie e scorfani, che cuociono lentamente, si sfaldano, si sposano al sugo e danno al piatto un sapore davvero speciale.
Simpatica l’usanza finale: il ristoratore ti porta dei tubetti di pasta in bianca da mescolare nel poco sugo che riuscirete a lasciare senza leccarvi ogni singolo dito. La scorpacciata è garantita, la foto al tovagliolone sporco di sugo anche!! E traboccherete di felicità!


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