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Luoghi magici

La lunga strada verso Capo Nord – prima parte

C’era una volta l’InterRail

Come tanti ragazzi della mia generazione ho cominciato a scoprire e a sognare l’Europa così: un biglietto di treno valido un mese, molto pratico e molto economico, destinazione… quella che volevi tu.

La lunga strada verso Capo Nord
destinazione… quella che volevi tu.

Prima che l’Europa diventasse un soggetto politico maturo, coi suoi pregi e i suoi difetti, prima che le frontiere diventassero una chimera per molti e un muro per altri, prima che il paese scandinavo al centro dei nostri progetti perdesse la sua innocenza col massacro nella comune socialista dell’isola di Utoya, prima che un maledetto virus ci facesse rinchiudere di più dentro noi stessi.
Si saliva su quei treni con uno zaino, un libro di viaggio, un paio di amici accanto e tante speranze nel cuore. Di vedere, conoscere, capire. Con occhi nuovi e piedi stanchi, col cuore in subbuglio ai primi incontri con le ragazze e i ragazzi stranieri. Con mappe stropicciate dove seguivi le rotte con un dito e contavano anche la fantasia, una bionda più bionda delle altre, un vagone preso al volo o una birretta di troppo per cambiare all’improvviso programma.

Obiettivo Norvegia

Quell’estate la scelta principale venne compiuta all’unisono: in Norvegia, fino alla fine!

migliaia di km di fiordi e di boschi
segna la vita, la storia e l’anima delle persone

Sapevamo già che l’Interrail non sarebbe bastato anche perché le ferrovie norvegesi arrivavano e ancora arrivano al massimo a Narvik, che dista ben 736 km da Capo Nord.
Quindi scoprimmo migliaia di km di fiordi e di boschi anche in autostop, organizzando una scoperta del Grande Nord a tappe, dividendoci a coppie, aspettando sul ciglio delle strade i pick up tipici di questi calorosi vikinghi, dandoci appuntamenti a paesini successivi, in certi punti geografici come in un gioco. Ma era il gioco della vita, dell’essere giovani, disponibili alla scoperta, all’avventura. L’esploratore Amundsen era stato nel 1911 il primo a raggiungere il Polo Sud, un centinaio di anni dopo potevamo provare anche noi ad avvicinarci con mezzi di fortuna al Polo Nord!! Attraversando il paese che per tutte le classifiche Onu è quello dove si vive meglio, per la qualità della vita, per il rapporto con la natura, per l’alto livello di libertà e tolleranza, di sanità, di reddito e di istruzione. Dove il mare è selvaggio e si infila nella costa come le dita di una mano, come i denti di un rastrello e segna la vita, la storia e l’anima delle persone.

il mare è selvaggio e si infila nella costa come le dita di una mano
E sullo sfondo sempre l’azzurro (spesso anche il grigio) del mare e del cielo

Memories

I ricordi di quella fantastica avventura potrebbero non finire mai, dalla prima notte a Monaco di Baviera per scegliere la birra più buona alla scommessa su quali fossero i canali più belli tra quelli presenti a Amburgo, Amsterdam e Copenaghen, dalle scatolette di tonno aperte sui treni con l’estrazione del fortunato che poteva fare pure la “scarpetta” (bleah!) ai wurstel infilzati sui bastoncini e arrostiti in riva al fiordo di Flam, dall’emozione di trovarsi nella stupenda Bergen a quella di diventare membri del Club dell’Orso Polare nella gelida Hammerfest. E sullo sfondo sempre l’azzurro (spesso anche il grigio) del mare e del cielo, i lenti viaggi dei battelli postali attesi dalle comunità nei piccoli porticcioli, l’attraversamento di valli con fattorie disegnate, di città protese nell’acqua, con le case colorate in legno a Bergen, di stile liberty a Alesund, e nessuna casa nelle lande più estreme abitate secondo le leggende dai troll!

lande più estreme abitate secondo le leggende dai troll

Resta la cronaca di un viaggio vivo e unico lungo la via del nord (traduzione di Nordverg), che rifarei domani, stavolta con qualche comodità in più! La cronaca che segue è al presente storico perché in fondo, per quel gruppo di liceali con la prima barbetta, il tempo quel luglio di tanti anni fa in Norvegia si è come fermato. Mi ricordo ancora lo stupore a ridosso della partenza: “Ma ci pensate che dopo che avremo fatto i 2.500 km che separano Roma da Oslo ce ne saranno ancora circa 2.000 di strada per arrivare a Capo Nord?” – “E che in quegli spazi vivono solo 4 milioni di persone???” Ecco, su quelle cartine, su quei dati, cominciammo il viaggio nella wilderness nordica.

cominciammo il viaggio nella wilderness nordica.

Oslo, dove le sculture di Vigeland rispondono al grido di Munch

A Oslo più che i monumenti e la storia contano la qualità della vita, della natura e della cultura. Le bellezze spettacolari e seducenti della Norvegia cominciano altrove ma la passeggiata nel Parco di Vigeland, a fissare tutte le emozioni e le età dell’uomo nelle 214 grandi sculture di granito grigio, da sola merita il viaggio. Anche per spezzare la monotonia e la malinconia di questa città che ha suscitato il celebre grido d’angoscia di Munch: “Emblema universale del male di vivere e primo quadro davvero moderno nella storia della pittura europea… è un urlo senza voce lanciato da un individuo senza volto, che però da voce all’anima. Sale dal profondo dell’essere ed erompe nell’immobile silenzio del fiordo con forza tellurica. La violenza acustica del grido deforma il paesaggio che sembra sciogliersi e colare tra le ripetute ondulazioni di un cielo rosso sangue e giallo zolfo” (la critica d’arte Beba Mersano, in “Meridiani Norvegia”). Come un contrappasso questa angoscia di Munch è risollevata dallo spazio verde del FrognerPark dove con le sue opere Vigeland racconta l’emozione della vita, vista come un misto ineludibile di dolore e bellezza. Le statue vanno guardate con attenzione, rispetto e animo disponibile: qui il gioco è indovinare tutta la gamma dei sentimenti espressi e tutte le tappe del percorso che va dalla nascita alla morte.

il celebre grido d’angoscia di Munch
*copyright
con le sue opere Vigeland racconta l’emozione della vita

Fuga nello sport e nella natura

Agli abitanti di Oslo interessa lo sport più di ogni altra cosa e nei suoi dintorni tutti praticano sci o vela, pattinaggio o bicicletta e fuggono appena possono nei loro piccoli chalet per accendere un barbecue, cercare funghi e lamponi, nuotare in un lago e vedere le stelle. Chi resta in città ha il Palazzo Reale e oltre 50 musei da visitare e i docks dell’Aker Brygge per bere e divertirsi con un cartoccio di gamberetti in mano. Da fotografare, oltre al gigantesco trampolino olimpico di Holmenkollen, qualche palazzone di vetro e acciaio di design moderno che simboleggia nella City la ricchezza arrivata col petrolio, ma alla fine Oslo resta, senza offesa, un punto di passaggio che ci prepara ai brividi dei fiordi.

i docks dell’Aker Brygge
qualche palazzone di vetro e acciaio di design moderno

La regione dei fiordi

Come le Dolomiti sul mare, una natura grandiosa e potente, una sinfonia degli elementi che sembrano avere un loro respiro: fresco e sano. Siamo nel paese dei 4.000 fiordi creati secondo la leggenda da Odino, fiordi interrotti da burroni e cascate, scesi lungo centinaia di curve che a ogni angolo svelano una scena incredibile. O collegati da alte opere di ingegneria come la nuova Strada dell’Oceano che si allunga nel mare tra Kristiansund e Molde donando la vista su decine di isole. O percorsi solo da battelli che a ogni fermata scenderesti per piantare una tenda e vivere di pesca, di canoa e di bosco.
I fiordi regalano una vita dolce e idilliaca, qui il paese non è certo quello della caccia alle balene o dei pozzi di petrolio. Nella Norvegia del sud trovi solo infinite sfumature di blu e di verde, aria pura e scene di vita quotidiana. D’altro canto il nome fjord significa fin dai tempi dei vikinghi insenatura, approdo e rifugio sicuro, è il mare che cerca di riposarsi alla fine di uno stretto labirinto.

la nuova Strada dell’Oceano
 fjord significa fin dai tempi dei vikinghi insenatura, approdo e rifugio sicuro

Il salto più alto

Il Lysefjord poco prima di Stavanger è uno spettacolo della natura con la sua altissima roccia del pulpito che ti chiama alla tentazione del volo. Icona del paese a 597 metri sul livello del mare, arroganza verticale, ore da passare in contemplazione. Dopo l’esperienza vissuta in questa deviazione necessaria a sud torniamo ad Oslo attraverso le alture del Telemark per sfruttare come tanti altri interailers la notte gratis sul comodo treno Oslo-Bergen che coi paesaggi notturni già chiari per il fenomeno del sole di mezzanotte attraversa il grandioso e primordiale scenario dell’Hardangervidda, 10.000 kmq dove vivono 10.000 renne, tra i letti dei fiumi ghiacciati e i brulli altopiani. Dormiamo poco per l’eccitazione, rimaniamo incantati davanti a delle nuvole di neve e uno di noi si ricorda di aver letto da qualche parte che su questi orizzonti di ghiaccio sono state girate scene di “Star Wars”.

è uno spettacolo della natura con la sua altissima roccia del pulpito

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