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Album / Mare, mare, mare

La penisola Calcidica, tre dita nel blu

L’essenza del viaggio

La penisola Calcidica, tre dita nel blu

Arrivare fino a qua perché è una Grecia diversa, tranquilla, meno famosa, meno affollata. Arrivarci perché si è ispirati dalle lontananze, dai primi echi dell’Oriente, presente nei profumi e nelle spezie dei piatti come nelle icone bizantine o nelle cupole ortodosse delle chiese. Arrivarci perché si ama alla follia il mare e con esso una natura vergine, capace ancora di incantare per i suoi elementi, come un folto bosco verde, una spiaggia bianca come la farina o le acque meravigliosamente turchesi.

La Penisola Calcidica è una terra di mare e spiritualità ed è sicuramente la gemma della Macedonia. Ha una barriera settentrionale di montagne dove trovare villaggi dimenticati come Arnea, raccolta intorno alla sua piazzetta alberata coi Caffè, o come Stagira dove nacque il filosofo Aristotele. E poi tre dita che si allungano nel mare una cinquantina di km l’una, piccole ulteriori penisole circondate quindi di azzurro, di panorami bellissimi e molto diversi tra loro.

Il dito turistico

Il viaggio dall’Italia dura poco, circa 90’ e si atterra su Salonicco, cuore industriale e commerciale della Grecia, a sua volta distante soli 45’ dal primo dito, quello di Kassandra, il più pianeggiante, il più turistico, quello dove il mare è bello e comodo e dove un certo sviluppo ha favorito la presenza di stabilimenti, alberghi, ristorantini, beach bar dove passare serate anche divertenti come nelle Isole Cicladi.
Nella penisola di Kassandra spiagge come Golden Beach e Loutra sono dorate e sabbiose, i prezzi modici, gli italiani pochi, sembra di essere capitati in un paesaggio dolce, che aspetta solo noi.

si atterra su Salonicco, cuore industriale e commerciale della Grecia

Il dito naturalistico

Il secondo dito della Calcidica è quello di Sithonia e la sua meraviglia sono una serie davvero infinita di spiaggette bianche, o di ciottoli, di acque sempre cristalline, rive verdi, posizioni nascoste, silenzi dell’anima. Attraverso quattro villaggi tradizionali e dall’ottima cucina si percorre con grande calma tutto il periplo della penisola, con percorsi che a volte diventano un labirinto nella campagna e in altre occasioni si tuffano a precipizio sul mare. Proprio questo è il bello di Sithonia, la strada segue le insenature, si apre su scorci indimenticabili e permette di scegliersi il proprio punto incantato e preferito. Il premio alla fine di questi percorsi ti aspetta sempre: un mare favoloso, il più bello del viaggio, adatto al relax, allo snorkeling, alle pause sui tavolini in mezzo alle onde per gustare pesci e polpi arrosto, insalate greche, melanzane e spiedini con tzatziki e dolmades. E benedire il tutto coi bicchierini di ouzo ghiacciato e i dolcetti al miele.

un mare favoloso, il più bello del viaggio

Eccole le perle di Sithonia: la poetica Kalogria, gli arenili di Koviou, Las Bandidas, Aretes, Tigania, Orange Beach, la grande Livrochio, i due paradisi di Latoura e Lagonissi, i colori strepitosi di Vourvourou, le cartoline di Karyani e Platanitsi, l’acqua blu e le taverne da sogno frequentate dai surfisti di Kalamitsi, il tramonto di Torini, le baie di Elia e Agios Ioannis, veramente tante, stupende, solitarie, alcune sorvegliate dalla severa vista del Monte Athos. A Sithonia ti senti libero, selvaggio come Robinson, coccolato dalla natura, grato per quello che vedi, senti e vivi.

ci troviamo nella penisola del Monte Athos, scelto da più di mille anni come dimora dagli asceti

Il dito sacro

Infine il terzo dito, quello permeato di più religione e sacralità, perché ci troviamo nella penisola del Monte Athos, scelto da più di mille anni come dimora dagli asceti, dai mistici, dai monaci eremiti che sono sempre saliti fino a questi luoghi impervi (vedi anche le vicine Meteore) e sulle pendici scoscese e boscose del monte per vivere nella dura regola della solitudine, rinunciando a ogni seduzione, tentazione e mondanità. I luoghi di questa penisola sono magnifici, raccolti nella pace e nella preghiera, aperti verso l’infinito del mare e del cielo ma chiusi al mondo “del diavolo”, alla “giungla” della modernità per questo quasi impenetrabili. Infatti purtroppo dentro i monasteri possono arrivare soltanto gli uomini e con un permesso ottenuto tanto tempo prima, le donne invece al massimo possono accostarsi fino a 100 metri dalla costa e accontentarsi di guardare le chiese da lontano.

Figuriamoci che neanche gli animali domestici di sesso femminile sono ammessi a spezzare questa severa tradizione, quindi niente capre o mucche o mule per carità, (!!) unica eccezione sono le galline perché col tuorlo d’uovo si dipingono le icone, mentre le “fortunate” gatte selvatiche sono ammesse per dare la caccia ai topi, così come le laboriose api sono le benvenute perché producono la cera preziosa per le candele delle cappelle.

Tra i monaci solitari

Per i pochi ammessi in questa Repubblica dei Monaci, in questa intransigente terra di divieti, c’è l’opportunità di vivere un’intensa esperienza umana e culturale, ovvero passare qualche giorno in un mondo severo e sereno, accanto ai monaci, svegliandosi all’alba, seguendo i loro riti, il lavoro nei campi, vedendo come riproducono le icone o accendono gli incensi, consumando gli stessi frugali pasti vegetariani ( i prodotti dell’orto, i pomodori, le olive, i cipollotti, le fave, i ceci) e quel caffè alla turca che “bisogna saper aspettare” (frase del film “Mediterraneo” e morale sempre valida sul Monte Athos senza tempo!) che si depositi sul fondo della tazzina. Ne sono rimasti più o meno 1500 che abitano nelle celle di venti monasteri tenebrosi e sono persone che colpiscono per la loro mancanza di ansie, ligi all’unica legge che conoscono, quella di Dio. Passano anni in silenzio, sotto quelle cupole russe, recitando i vespri, sfuggendo dalla realtà: fa sensazione che non possano neanche tuffarsi nel mare diafano sotto le loro rocce (ma sarà poi vero?).

Il viaggio qui promette comunque panorami, esperienze di arte sacra, raccoglimento anche al di fuori dei monasteri. Anche se non si visita la cittadella di Grande Lavra, con la sua fontana benedetta protetta da una cappella decorata. Ci si può consolare avvicinandosi ad essi coi traghetti che partono da Ouranoupolis, che guarda caso portano tutti i nomi dei santi, o meglio ancora con la stupenda visita dell’isolotto di Ammouliani, dove forse le sfumature celesti dell’acqua non hanno uguali.

Il viaggio qui promette comunque panorami, esperienze di arte sacra, raccoglimento anche al di fuori dei monasteri

Finale a Salonicco

Il viaggio nella regione della Calcidica si conclude a Salonicco, porta d’Oriente, una città autentica e vibrante, con un lungomare che parla di echi lontani e di nostalgie, dominato dal porto moderno, dalle sue banchine, dalle sue gru, dai suoi musicisti, dai locali di Ladadika: molto particolare per le passeggiate al tramonto, fino alla storica Torre Bianca.

Salonicco presenta vita greca e influenze architettoniche turche e bulgare

Salonicco presenta vita greca e influenze architettoniche turche e bulgare e sorprende per la sua bizzarra mescolanza di chiese bizantine (San Giorgio, Santa Demetria, Santa Sofia, la Basilica dei 12 Apostoli) e graffiti di street art, cupole ortodosse e tipiche trattorie elleniche, splendidi mosaici antichi e palazzoni moderni, il quartiere turco della Kastra, il Museo Archeologico greco e i resti romani dell’Arco di Galeno, l’Imperatore che nel 300 d.C le donò una breve epoca di gloria con la città che divenne faro dell’arte bizantina. Gloria fugace perché presto offuscata dalla nuova capitale Costantinopoli, la moderna Istanbul.

Gloria fugace perché presto offuscata dalla nuova capitale Costantinopoli, la moderna Istanbul.

Il suo volto più bello è però quello più in alto, dove sorge la Città Vecchia, priva di un’Acropoli come Atene ma molto pittoresca e che abbraccia con uno sguardo unico tutto l’ampio golfo. E qui ringrazi ancora una volta la Grecia per tutta la bellezza che ti regala.

molto pittoresca e che abbraccia con uno sguardo unico tutto l’ampio golfo

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