Non so voi… io non riesco a stancarmi di andare alla scoperta della Sardegna

Una regione unica con la sua cultura e la sua storia per certi versi ancora misteriosa… a partire dai nuraghi che ne costellano il paesaggio e che testimoniano l’esistenza di una cultura arcaica e semi sconosciuta.
Pensare a questa regione è pensare al suo fantastico mare e certamente anche a tavola non ci si può certo esimere dall’assaggio di piatti straordinari e disarmanti per loro semplicità, come gli spaghetti con i ricci e la pasta fresca con la bottarga e poi, come rinunciare ad una “burrida” cagliaritana preparata con polpa di palombo o gattuccio?

Esiste però anche un’altra anima, quella pastorale dell’entroterra. Da sola la Sardegna copre moltissima parte dell’allevamento ovino italiano.
Ovvia conseguenza è il pecorino a volontà, ma anche spiedi, arrosti e spezzatini. Ogni località vanta la sua ricetta, come ad esempio Nuoro, dove l’agnello si cucina in casseruola coi finocchietti.

“Sa Cordula” o “cordula”, “codra”, “colda”, “cordedda” sono tanti nomi che rappresentano la stessa prelibatezza che unisce tutti i sardi da nord a sud nel rispetto della tradizione.
Nessuno metterebbe mai in discussione ingredienti e preparazione di questa specialità: e così intestino tenue e crasso, pancia e una rete chiamata in sardo sa nappa messi insieme da mani esperte è tutto ciò che serve per realizzare questa treccia gustosa, anche se certo serve un palato robusto per gustarla.

Era un simbolo delle festività da vivere in famiglia e nella comunità; non mancava nemmeno durante la tosatura delle pecore: giornate durante le quali aiutare il pastore equivaleva a mangiare in compagnia carne arrosto e formaggio, annaffiando il tutto con un buon vino!
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