Torino è una bellissima città. Colpisce con il suo mix di stili dal barocco al liberty. E’ ricchissima di meraviglie da vedere e godere e un giorno serve solo per iniziare a vedere il Museo Egizio con le sue collezioni uniche.

Anche il cibo e il vino sono assolutamente unici, ma tra le tante specialità di questo territorio vi invito a scoprire, forse riscoprire, il vermut… come è capitato a me trovandomi ad un certo punto davanti una bella bottiglia scura di Vermut Rosso del Monferrato.
Da quella singola bottiglia è iniziato un viaggio nella storia che mi ha riportato a scoprire le origini dei vini cosiddetti “aromatizzati”.

Già gli antichi greci erano soliti aggiungere miele, erbe, aromi ai loro vini. Le ragioni di questa abitudine vanno ricercate nella necessità che gli antichi avevano di nascondere i difetti dei loro vini che erano prodotti ancora piuttosto rozzi 🙂
Siamo però ancora lontani dall’aroma dell’attuale Vermut. Per avvicinarci facciamo un salto nel tempo e nello spazio e ci ritroviamo a metà del ‘700 a Torino dove un giovanotto patito di erboristeria decide a un certo punto di fare un esperimento e aggiunge al vino ottenuto dal vitigno locale, il Moscato Cannelli, artemisia e altre erbe aromatiche.
Lui si chiamava Carpano e in quel momento inventò l’aperitivo destinato in breve a divenire il preferito di casa Savoia. Il vermut invade tutti i caffè di Torino e da li al salto verso l’estero il passo è velocissimo. Il Vermut piemontese in Germania diventa Wermut, in Francia diventa Vermouth.

In pochi anni il Vermut evolve, cambiano i vitigni alla base: il Moscato Cannelli è piuttosto raro e richiesto già di suo, per cui si comincia ad usare il Timorasso o il Gavi.
Realizzare un buon Vermut è una forma d’arte: serve sensibilità, palato e naso per scegliere i giusti ingredienti e il Piemonte è la terra perfetta con la sua ricchezza di fiori e erbe alpine, oltre che alcuni fantastici vitigni.
Non resta che stappare la bottiglia… rigorosamente ghiacciata e godere di questi aromi.
Non ci sono Commenti