Menu
Isole

Le storie di Rodi

Vacanza nel Dodecanneso

La sogni come poi la trovi, roccia nuda, mare limpido

Cominciamo dalla fine, dal suo destino moderno di piccolo paradiso turistico che ti aspetta nel grande blu dell’Egeo. Prima o poi se sei un amante della Grecia la punti Rodi, la cerchi su una carta geografica, sulle riviste di viaggi e la insegui poi nelle pagine patinate di qualche depliant, alla ricerca del resort ideale e della tua settimana di sole e di mare.
La cerchi col volo charter più comodo o dove si incrociano le rotte navali che dal Pireo portano prima alle Cicladi e poi verso Creta, sfiorando la collana di perle del Dodecanneso.
La sogni come poi la trovi, roccia nuda, mare limpido, sapore di storia, mecca estiva di giovani scandinavi, di inglesi chiassosi, di famiglie italiane.
Un’isola affascinante e tenuta bella, organizzata e pulita da greci che ti accolgono col motto di “una faccia una razza” perché durante la seconda guerra mondiale come abbiamo capito definitivamente grazie al ritratto lirico di “Mediterraneo” noi eravamo in fondo il popolo buono, fatto di soldati generosi e un po’ impacciati, di gente del sud con la stessa anima greca, la stessa allegria e la stessa malinconia.
La Rodi delle vacanze ti aspetta in genere sul litorale compreso tra Kolymbia e Lindos, il punto ideale per godere di tutte le attrazioni dell’isola: le passeggiate nel capoluogo tra storia, cultura e shopping, l’arrampicata sulla magica acropoli di Lindos, il tuffo nel mare cristallino di Kolymbia, le notti pazze nelle discoteche e nelle taverne di Faliraki, le gite in barca verso i lidi del sud, o all’interno a scoprire i ruscelli e il verde di Petaloudes, la Valle delle Farfalle, o qualche paesino di campagna la sera di una sagra (Embonas, Asklipion, Laerma, Psinthos , famosi per le carni e per i vini) o qualche monastero isolato, o i castelli di Archangelos e Monolithos, o il luogo dove prima o poi arrivano tutti, la spiaggia di Ladikò dove Antony Quinn un’epoca fa danzava il sirtaki nel film icona “Zorba, il greco”.

O ancora più giù, a toccare la punta sud, a surfare tra le onde, il vento e la poetica lingua di sabbia dell’isolotto di Prassonissi.

Kolymbia ti regala tanto in termini di relax, divertimento, serenità, la sua lunga spiaggia di sabbia è meravigliosa

Kolymbia ti regala tanto in termini di relax, divertimento, serenità, la sua lunga spiaggia di sabbia è meravigliosa, il mare sempre calmo perché la baia è protetta da una piccola montagna, da scalare col fresco per abbracciare con lo sguardo tutta la baia che hai scelto per la tua vacanza. I villaggi turistici italiani più belli si trovano qui e il paesino stesso è cresciuto attorno alla sua main street con tanti negozietti e ristorantini, in modo da non scegliere tutte le sere la strada per Rodi città, Lindos o Faliraki.

Il destino dei cavalieri

Semplificando un po’ il concetto il destino dei cavalieri era quello di aiutare.

Di alleviare in qualche modo le sofferenze dei tanti pellegrini e dei tanti crociati cristiani feriti nelle tremende battaglie in Terra Santa.

Di conservare l’onore delle armi e dei possedimenti e allo stesso modo di spendersi in attività sociali.

I cavalieri provenivano da tutti i paesi europei, appartenevano a famiglie nobili, potevano essere ecclesiastici, dottori o infermieri specializzati, soldati di ventura ma erano sempre e comunque difensori della cristianità e si stabilirono a Rodi nel 1309 scalzando i governatori bizantini e vi rimasero fino al 1522, l’anno fatale in cui l’isola cadde sotto l’assalto dei Turchi guidati da Solimano il Magnifico.
In fuga verso un altro mare poi scelsero Malta.

Di conservare l’onore delle armi e dei possedimenti e allo stesso modo di spendersi in attività sociali.

In oltre duecento anni di dominazione storica, religiosa e culturale l’Ordine dei Cavalieri eresse nel porto di Rodi un poderoso sistema di mura e torri difensive e quei camminamenti di ronda erano il vero baluardo contro l’espansione feroce dell’Impero Ottomano; difese il più a lungo possibile l’ultimo avamposto d’Oriente; ammantò la città dell’eterna bellezza del Palazzo del Gran Maestro, residenza signorile, città ideale e simbolo dell’Ordine prima e spazio di rappresentanza e di potere poi, ancora oggi custode delle tradizioni e del folklore più sentiti dell’isola, con le sue eleganti sale e cortili, le sue cappelle, logge e portici in stile gotico restaurati con amore dagli italiani negli anni Trenta, con la prospiciente Via dei Cavalieri che percorrerla significa davvero compiere un salto nel passato medievale.
Della croce, della pietra e dell’arte. Dei palazzi delle sette nazioni di origine dei Cavalieri, Italia inclusa.

l’eterna bellezza del Palazzo del Gran Maestro

Dove c’era il Colosso

Tutta la fortezza e il centro storico li vedi già quando arrivi, sempre scenograficamente, dal mare.
Le mura sono spesse dodici metri e racchiudono il centro in un giro panoramico di 4 km, col tuo sguardo che si posa sulla pietra robusta e sui fossati, sulle torri cilindriche e sulle targhe araldiche.
Oltre le sagome dei mulini che servivano macinare il grano portato dalle navi e oltre il robusto Forte di San Nicola ecco le due colonne coi delicati cervi di bronzo posti in cima. Sembra che esse si trovino dove nei tempi antichi troneggiavano le due enormi gambe spalancate del Colosso di Rodi, una delle meraviglie del mondo classico, alto 35 metri e destinato a vegliare il porto di Mandraki, capace con la sua mole, la sua fiaccola e il suo arco di incutere timore nei nemici provenienti dal mare.
Il Colosso rappresentava Helios, il Dio Sole, ma non ebbe una colossale fortuna perché dopo soli 60 anni sprofondò nel mare per un violento terremoto.
Era il 226 a.C. I suoi pezzi sparsi sul fondale furono depredati dai saraceni.

Sembra che esse si trovino dove nei tempi antichi troneggiavano le due enormi gambe spalancate del Colosso di Rodi

La Città Vecchia

E poi eccola l’affascinante Città Vecchia, con le sue mura merlate, il suo dedalo di stradine, le sue piazzette raccolte, le sue biblioteche ricchissime, le botteghe e i mercati, i resti di templi ellenici, alternati alle moschee, ai minareti, ai bazar e ai bagni termali voluti dai Turchi e agli eleganti palazzi lasciati dai Veneziani, che mettono ancora in mostra i raffinati stucchi come la retorica non sempre apprezzata del regime fascista.
Tutto si mescola felicemente a Rodi, la colonna dorica, i retaggi ottomani, lo stile dannunziano.
Sarà sotto un grande platano, lungo una via lastricata in pietra, vicino alle colonne in rovina di un tempio o nel cuore del quartiere ebraico che troverai la tua taverna col polpo e l’agnello serviti alla brace e le immancabili insalate con feta, cetrioli, pomodori, peperoni e cipolle, accompagnate dal sapore di un gelido ouzo e dalle note dolci dei bouzoki.
Sarà in uno di questi scorci che comprerai la tua collana, il tuo vaso, la tua icona, il tuo elmo che ti riporta in un lampo ai sereni ideali del mondo greco.

Sarà in uno di questi scorci che comprerai la tua collana, il tuo vaso, la tua icona, il tuo elmo che ti riporta in un lampo ai sereni ideali del mondo greco.

Un mondo distrutto dai 20.000 giannizzeri turchi arrivati con più di 400 navi a seminare l’orrore sull’isola nel 1522. Pare che tra assedio, esecuzioni ed epidemie morirono sulle muraglie e nelle acque di Rodi circa centomila cristiani. All’Ultimo Gran Maestro, Philippe Villiers, viene concesso l’onore delle armi. I Cavalieri superstiti fuggono verso un destino incerto che si chiama Malta.
Finisce così l’epopea medievale della più importante isola del Dodecanneso.

La Rodi dorica

L’isola tra spiagge e cavalieri, retaggi turchi e veneziani ti ricorda poi sulle alture spoglie e nelle campagne assolate, come in cima alle acropoli che guardano il mare, il suo potente passato dell’epoca dorica. Che era rappresentato da tre città: Yalissos, Kamiros e la stupenda Lindos. Affermatesi tutte insieme coi popoli nuovi che arrivarono a Rodi da Creta e dal Peloponneso, a segnare il destino dell’isola dopo i secoli di dominio fenicio, acheo e miceneo.

A quei tempi, parliamo di circa 400 anni prima di Cristo, Rodi era un faro di civiltà

A quei tempi, parliamo di circa 400 anni prima di Cristo, Rodi era un faro di civiltà in un mondo e in un mare ancora buio, era l’isola sacra a Helios, il Dio Sole, era il luogo che più di ogni altro controllava e dominava le rotte commerciali tra il Mediterraneo e l’Asia Minore, portando in città storie di naviganti, di conquiste, di esplorazioni, merci e spezie sempre nuove. Incroci di popoli, culture. Racconti di miti e di dei. La vita si svolgeva soprattutto sull’Acropoli, tra il teatro e lo stadio di Apollo, ancora visibili dal Belvedere del Monte Smith.
La costa occidentale è quella che di solito a Rodi il turista evita, perché troppo aperta, rocciosa e ventosa. Ma vale la pena farci un salto perché qui sono rimaste le rovine dei siti dorici di Yalissos e Kamiros (una specie di Pompei dell’Egeo, scomparsa per un terremoto) e quando ci cammini dentro ti immagini la Grecia di una volta, di quel popolo che partiva per mare e che filosofava a terra.
Pietre che parlano di vecchi splendori, di storie di mare, di culti, di scambi, di battaglie e di dottrine.
In genere dopo il paesaggio nudo delle rovine ti metti poi a cercare quello verde della Valle delle Farfalle, un paesaggio sorprendente, soprattutto nella tarda primavera.
Cambiare costa e percorrere da Rodi centro quella orientale significa scoprire il mare più bello dell’isola, le sue spiagge più riparate, alternate a monasteri e chiesette perse tra le campagne.

Cambiare costa e percorrere da Rodi centro quella orientale significa scoprire il mare più bello dell’isola, le sue spiagge più riparate, alternate a monasteri e chiesette perse tra le campagne.

Fino a che ti prendi una sbornia tra i grattacieli e i discobar di Faliraki, che fa sensazione saper essere stata in passato un rifugio degli hippies europei.
Fino a che finalmente arrivi ai suoi piedi, fino a che ti inginocchi davanti alla bellezza infinita di Lindos.

Lindos, cartolina dell’Egeo

Quassù nel 550 a.C fioriva una splendida civiltà, una città dorica opulenta, dominante, colta.
Quassù significa sui fianchi e sulla cima di una piccola collina, dove è rimasto un villaggio incantato di casette bianche, raccolte intorno alla cupola di una Panagia bizantina del XV secolo, appena sotto la spianata sacra dell’Acropoli, dove sorgeva il Tempio di Atena. Quassù dove lo sguardo arrivava alle altre isole del Dodecanneso e dove ancora oggi quando sali il sentiero a dorso di mulo e arrivi su e ti asciughi il sudore e prepari lo sguardo e trattieni il respiro poi ti abbandoni leggero a tutta la meraviglia che ti circonda, la meraviglia della Grecia antica che ti accoglie nel suo abbraccio di pietra, di cielo e di mare.

Bisogna proprio dirlo: a Rodi non esiste un altro posto bello come Lindos e in Grecia ne esistono pochi altrettanto belli. Mi vengono in mente come quadri, come scene, solo il monastero aggrappato alla parete che guarda il grande blu ad Amorgos, i tramonti di Santorini, il porticciolo di Naoussa a Paros, il panorama che dalla Piccola Venezia sale ai mulini sopra Mykonos, qualche spiaggia estrema di Lefkada e la vista dal monastero di Patmos dove San Giovanni scrisse l’Apocalisse.
A Lindos ti fermeresti per un periodo della tua vita, a cominciare la tua giornata – e forse a finirla – in una taverna in riva al mare, tra gli alberi, l’acqua turchese, il leggero vento che soffia, il caffè greco col ghiaccio, il passatempo coi dadini che ti scorrono tra le mani, il polpo o il pomodoro messo a seccare, la rete da pesca o l’orto da curare, la chiesa con le campane che contano le ore.

Poi la passeggiata a saliscendi nelle vie del borgo, rifugio di artisti, sempre pulito, profumato, imbiancato ogni inverno, assolato ogni estate.

La scoperta degli affreschi bizantini nella chiesa, dove rivivi scene uguali a quelle viste in “Mediterraneo”.

L’aperitivo su una terrazza panoramica che guarda la baia azzurra.

E infine arrivare lassù, dove c’erano templi e sculture favolose, dove i Cavalieri costruirono più avanti la loro fortezza medievale, a raccontare un pezzo di civiltà sparita in mezzo al Medioevo, tramontata nel mare, conquistata prima dai turchi, poi dai veneziani.

E oggi dai turisti come noi.

Che si arrampicano felici tra le viuzze e i cortili fioriti, che sbandano in groppa agli asinelli, che salendo verso la cima tra i quaranta gradi e le foglie degli ulivi a volte scorgono le sagome olimpiche degli dei e che in cima specie se ci arrivano a mezzogiorno di un giorno di agosto bevono un paio di litri d’acqua a testa per ritrovare l’energia e alla fine contemplano, pensano, ricordano.

Ogni stato d’animo ha libera cittadinanza a Lindos, ogni sentimento è valido, riconosciuto, possibile.

Offerte e prezzi

Non ci sono Commenti

    Lascia un commento

    Iscriviti al Grillo Viaggiante e Caesar Tour Clicca qui

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi