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Isole

Le Tremiti, isole per puristi

Termoli, la notte prima

L’avvicinamento alle uniche isole pugliesi avviene dal Molise, dalla cittadina storica e balneare di Termoli, raccolta intorno alle mura del suo centro storico, alla sua bellissima cattedrale e schierata lungo un’ampia spiaggia dove dopo tanti alberghi, residence e stabilimenti, proprio sotto la città vecchia si ammira anche un trabocco abbandonato. La scelta di dormire nell’albergo diffuso di Termoli è azzeccatissima in quanto si gode una giornata in assoluta tranquillità tra il mare e l’arte e verso sera, quando il tramonto incendia i bastioni, i resti del severo castello svevo, il campanile e l’arenile, si sceglie qualche trattoria per gustare i crudi o il brodetto. In più la mattina dopo, quando partono traghetti e aliscafi per San Domino, il porto si raggiunge comodamente a piedi.

L’avvicinamento alle uniche isole pugliesi avviene dal Molise
si ammira anche un trabocco abbandonato
i resti del severo castello svevo
il campanile e l’arenile
un acquarello che spunta dal mare

Termoli è un bozzetto ispirato, un acquarello che spunta dal mare, una passeggiata romantica con la luce che cambia, una vita da godere con lentezza, come il viaggio che ci siamo scelti, che vuole essere calmo e poetico, blu e verde. Una consapevole fuga semplice nel Mediterraneo che tanto amiamo.

L’immagine iniziale

Dopo un’ora circa di navigazione l’entrata nel porto principale delle Tremiti ti colpisce subito per un particolare: l’isola che lo ospita, San Domino, è ricoperta da una macchia verdissima di pini marittimi che profumano fino al mare e ne influenzano anche i colori, mentre là di fronte la roccia nuda e la pietra gialla dell’isola di San Nicola, rappresentano una vista da sogno e una dimensione di vita più raccolta. A San Domino c’è il turismo, con gli alberghi, i residence, le case dei pescatori in affitto, i ristorantini, con gli stabilimenti sistemati a fatica e con fantasia con pedane sopra le scogliere, mentre a San Nicola arrivano poche barche, regnano più solitudine e più silenzio, più poesia.

Dopo un’ora circa di navigazione l’entrata nel porto principale delle Tremiti

Le due sorelle si guardano da sempre e gareggiano in forme di bellezza diversa, l’una estetica, verde, amena, l’altra nuda, aspra, spirituale. Trovarti là in mezzo al braccio di mare con una barca a noleggio, nuotare al largo dell’unica spiaggia sabbiosa di San Domino, Cala delle Arene, guardando sia le coste boscose e le calette rocciose dell’isola più mondana che la mole grandiosa dell’abbazia abbandonata sull’isola più tranquilla, è un’esperienza che vale, da sola, il senso del viaggio.

Trovarti là in mezzo al braccio di mare con una barca a noleggio

L’arcipelago

Oltre alle due isole abitate, 420 abitanti a San Domino, 40 a San Nicola, ce ne sono altre tre disabitate, per larghi tratti riserva naturale marina, che si potranno ammirare coi giri in barca: il Cretaccio è il grande scoglio tra San Domino e San Nicola, color della creta appunto, con punti di mare meravigliosi per un lungo bagno; Capraia, o Capperaia, è l’isola che viene subito dopo e che fiancheggia la parete rocciosa di San Nicola: qui sono rimasti i capperi, i gabbiani, le capre, i topi, baie selvagge, un arco naturale di roccia, la statua di Padre Pio sott’acqua oggetto di pellegrinaggio anche se ormai tutta coperta di alghe e un faro, che Lucio Dalla voleva comprare per restaurarlo e farne il suo rifugio, approdando col suo caicco in una caletta che sognava privata, per accogliere i suoi amici e i suoi ospiti. Non se ne fece niente, anche se il cantautore amava le Tremiti in modo assoluto: la loro bellezza non è mai stata in vendita.

il Cretaccio è il grande scoglio tra San Domino e San Nicola, color della creta
ormai tutta coperta di alghe e un faro
Più selvaggia ancora e parecchio lontana, la linea piatta di Pianosa

Più selvaggia ancora e parecchio lontana, la linea piatta di Pianosa, raggiunta solo da amanti delle escursioni subacquee.
L’idea generale che trasmettono le Tremiti è quella di un paradiso per puristi del mare, contenti di trovare a San Domino delle calette che mozzano il fiato per la loro bellezza, dei sentieri tra i pini dove perdersi volentieri, specie nelle ore che precedono il tramonto. E consapevoli e grati della bellezza decaduta e fragile di San Nicola, questo enorme scoglio in mezzo al mare che ha ospitato per secoli l’abbazia più grande mai costruita sulle rive del Mediterraneo.

Le Tremiti non hanno strutture turistiche moderne, non hanno divertimenti clamorosi, discoteche rumorose o parchi acquatici, un’isola è proprio nuda, essenziale, l’altra ti dà l’idea di un grande e semplice villaggio turistico costruito negli anni ’80: una piazzetta centrale dove attorno si trovano i bar per l’aperitivo e i ristoranti per le cene a base di pesce, qualche alberghetto dall’architettura demodè, un paio di market, l’unica spiaggetta vicina al porticciolo, tanti sentieri coperti dall’ombra di alti pini d’Aleppo che scendono verso il mare e la gente che ogni giorno si sceglie il suo percorso per conquistare la caletta preferita, ammirare il tramonto o compiere un giro in barca dal porto.
Una cornice libera e informale. Tutto qua: ma è tantissimo.

tanti sentieri coperti dall’ombra di alti pini d’Aleppo che scendono verso il mare

Su chi resta qui

Due parole sui tenaci abitanti delle isole: a San Domino in inverno ne restano quaranta, a San Nicola un pugno, al massimo dieci. Gli altri hanno tutti comprato o affittato una casa sulla costa, a Termoli, perché i loro ragazzi vanno a scuola lì e dal venerdì pomeriggio alla domenica sera ritornano nei loro luoghi per sorvegliare, rinnovare, preparare gli alberghi e i ristoranti su cui si basa l’economia turistica estiva. Mi piacerebbe conoscerla meglio questa gente che rimane qua fissa anche d’inverno, vedere che fanno, di che parlano, che ricordi si raccontano, come amano il mare, il vento e il silenzio. Se si proteggono o si fanno compagnia nelle notti di bufera, se cucinano insieme. Che comunità sono, che valori e che sentimenti li tengono uniti.

Il giro in barca

Che sia a bordo di un battello a due piani col ponte solarium, il fondale trasparente e lo scivolo per i tuffi, di un’agile barchetta col tendalino, di un gozzo da marinaio o di un potente gommone, alle Tremiti, in una vacanza anche breve, il giro in barca dell’arcipelago senz’altro lo fai. Ci metti una mezza giornata, dalle 10.00 di mattina alle 17.00 del pomeriggio, salvo ripetizioni notturne per godersi un aperitivo e un piatto di ricci di mare al tramonto, la magia del cielo nero e delle stelle vicine e il canto delle diomedee sulle alte scogliere di San Domino.

L’incanto di Cala Spido

La prima vista è su Cala delle Arene dove almeno un altro paio di volte deciderai di fermarti perché la sua spiaggia è morbida, la sua acqua trasparente, i suoi panorami stupendi.

perché la sua spiaggia è morbida, la sua acqua trasparente, i suoi panorami stupendi

Poi arriva Cala Spido con le scogliere scenografiche, le sue acque dai toni turchesi e smeraldo, i fondali suggestivi e la vegetazione di pini che dalla parete scoscesa arriva a lambire il mare. Sembra di nuotare in un eden perduto, in un cratere vulcanico di un’isola remota, a nuoto fai il giro di tutta la cala, aiutato da una fila di boe e dai fondali bassi vicino alla costa: entri così in un mondo cristallino, solitario, libero. Per distacco è stato questo il miglior bagno fatto alle Tremiti.

Sembra di nuotare in un eden perduto, in un cratere vulcanico di un’isola remota

Luna Matana

A seguire Cala Matano, abbracciata anche lei da una lussureggiante vegetazione e da rocce calcaree, sede della villa bianca e azzurra e dello studio di registrazione di Lucio Dalla. La panchina di legno sulla scogliera dove il cantautore si sedeva a guardare la luna e il mare scuro e a comporre canzoni ti fa ricordare, con amore e rispetto, il suo mondo, i suoi versi, la sua sensibilità. Pare che qui, nel luogo che forse al mondo insieme ai portici di Bologna sentiva più come suo, guardando San Nicola illuminata nella notte, ispirato dal grande elemento blu come dalle storie dei pescatori, Dalla compose “Com’è profondo il mare”, “4 marzo 1943” e “Piazza Grande”. Confesso che in un altro momento, in compagnia di mia moglie, nel giro a piedi dell’isola, un esperimento l’ho fatto: avvicinarmi alla villa di Lucio, tra il profumo dei pini, il luccichio della cala, quasi con reverenza, aprendo sul cellulare il video you tube di “Com’è profondo il mare”. Beh, è stato bello.

A seguire Cala Matano, abbracciata anche lei da una lussureggiante vegetazione
sede della villa bianca e azzurra e dello studio di registrazione di Lucio Dalla
*copyright

Un altro dono di Dalla alla sua amata isola è la statua di guerriero in bronzo che da sopra Cala delle Arene guarda armato di scudo e lancia l’imponente profilo della chiesa di San Nicola: un omaggio alla storia di Diomede e insieme alla cultura e alla bellezza di questo angolo poetico di Mediterraneo. In tutti i suoi aspetti vero, selvaggio, autentico, come il carattere di Dalla.

Un altro dono di Dalla alla sua amata isola è la statua di guerriero in bronzo

Il faro e gli uccelli

La barca prosegue il suo giro, il capitano ti indica in sequenza lo Scoglio dell’Elefante, dalla forma che richiama un elefante inginocchiato a bere, la Cala del Sale coi fondali degradanti e pieni di pesci, la Grotta delle Viole così chiamata per il colore rosso violaceo delle alghe calcaree e delle spugne che ne tappezzano le pareti sommerse. Poi arriva Cala Zio Cesare dal nome di un pescatore morto lì, una insenatura piccola e tranquilla che precede la costa nord occidentale di San Domino con le sue pareti a strapiombo.

la Grotta delle Viole

Si doppia il Faro, qua sotto una volta c’era la Caletta dell’Abbondanza, così chiamata perché una magica alba i pescatori locali ebbero in sorte di pescare un enorme branco di pesci. La Grotta del Bue Marino arriva poco dopo, attira i subacquei per la sua profondità di 70 metri ed è sovrastata dalla falesia di Ripa dei Falconi. Qui una volta sostavano le foche monache, qui la sera si sentono le diomedee cantare secondo la famosa leggenda locale che identifica negli uccelli che somigliano ai gabbiani i marinai di Diomede trasformati da un incantesimo di Afrodite al ritorno dalla guerra di Troia. Lo pensavate di venire alle Tremiti e di ascoltare il pianto di uccelli che ricordano il loro eroe scomparso e vegliano sulla sua tomba? Se volete portarvi via un ricordo dalle Tremiti che non sia il mare incredibile che hanno… compratevi un ciondolo d’oro o d’argento con le ali spiegate di un gabbiano in volo. Anzi di una diomedea.

le ali spiegate di un gabbiano in volo

Le scogliere dei tramonti

Dopo aver visitato la costa delle calette e delle grotte si naviga lungo la costa delle scogliere, quella da dove si ammirano i bellissimi tramonti delle Tremiti. L’Architiello, Punta Secca, Cala degli Inglesi dove sorge il villaggio del Touring, Cala Tramontana dove un giorno abbiamo aspettato il sole scendere in mare per otto ore, Cala Tonda che è un abisso turchese, Cala Tamariello e la Punta del Diamante. Il giro si chiude col passaggio davanti ai bellissimi scogli appuntiti dei Pagliai, in pratica i faraglioni delle Tremiti.

Cala Tramontana
dove un giorno abbiamo aspettato il sole scendere in mare
i bellissimi scogli appuntiti dei Pagliai, in pratica i faraglioni delle Tremiti

Lasciata San Domino la nostra nave passa vicino agli isolotti del Cretaccio e di Capraia, con soste bagno alla tranquilla e riparata Cala dei Turchi. Si raggiunge poi via mare San Nicola e quando passiamo nel canale marino pieno di poseidonie il lupo di mare che conduce il mezzo ci invita tutti in coperta e mette la musica del film “Titanic”, rallentando la navigazione per ammirare il mondo sommerso dai lastroni di vetro che sostituiscono il piano della barca. Trovata molto simpatica e devo dire anche suggestiva perché crea un clima.

La Panoramica

Esiste un bellissimo percorso via terra, meno di due ore di lenta camminata, suggestiva, dolcissima

Abbiamo scoperto benissimo San Domino via mare, ora tocca ai piedi. Esiste un bellissimo percorso via terra, meno di due ore di lenta camminata, suggestiva, dolcissima, con le prime luci della sera che rendono tutto davvero soffuso e magico. Il sentiero passa prima per la foresta dei Pini di Aleppo dal tronco contorto. Poi prende la via del mare tra fiori, vento, rocce, acqua, luce. Ci si può fermare per scattare cento fotografie, si può stappare una buona bottiglia guardando l’orizzonte, si può arrivare fino a sopra la Ripa dei Falconi, avvicinare gli uccelli o lanciare un grido per tua figlia che non trovi più a due bassi dall’imponente precipizio: “Ero andata al faro, papà…!”.

Un posto speciale

Mi ha lasciato tante cose San Nicola, dentro l’anima e dentro al cuore.

Mi ha lasciato tante cose San Nicola, dentro l’anima e dentro al cuore.
Oggi è rimasta completamente abbandonata ma visitabile

San Nicola è il centro storico, amministrativo e religioso del piccolo arcipelago, va vista con calma, col suo mare, la sua fortezza angioina dei Badiali, la sua Abbazia benedettina di Santa Maria al Mare (XI sec.) teatro nel 1334 di una strage di monaci da parte dei pirati. Oggi è rimasta completamente abbandonata ma visitabile: sbarcati sul piccolo molo in mezzo al pomeriggio percorriamo la scalinata di pietra che ci apre le porte di un mondo segreto e intimo, di cui percepisci distintamente la passata gloria, la grandezza. Gli spalti della fortezza sono robusti, la dovevano rendere inaccessibile, orgogliosa e fiera. Il pavimento a mosaico della navata centrale e la croce lignea mettono in mostra la cultura greco-bizantina e fanno tenerezza quei nastri gialli per non oltrepassare il perimetro dove sono incastonate le tessere, sorvegliate solo dal vento che sbatte la porta della chiesa. Il chiostro ormai deserto, le cappelle con le madonne screpolate e le celle dei monaci ricordano i tempi dei benedettini e dei cistercensi che qui lavoravano e pregavano e chissà magari se oltre a coltivare un po’ la terra pescavano pure. Ovunque si posa una luce abbagliante.

Le puttane a San Nicola

Tanto verde e ombreggiata e dolce si mostra San Domino, quanto brulla, gialla e turrita appare San Nicola. Si anima solo nei mesi estivi, con gli arrivi per l’escursione, per le foto più belle che si fanno al tramonto e per la frequentazione di un paio di buoni ristoranti. In passato ci pensava Lucio Dalla nella piazza antistante il Castello a organizzare un concerto che vedeva tra gli ospiti i cantanti suoi amici oppure delle giovani promesse. Ma l’isola sembra più che altro un museo a cielo aperto, un luogo capace di trasmettere il fascino del tempo che passa, delle rovine malinconiche e della decadenza come pochi altri. Fu anche carcere, colonia penale, luogo di confino, ospitò per esempio Sandro Pertini. E accolse le puttane dal continente per premiare i prigionieri più diligenti: sull’episodio gli abitanti delle Tremiti sanno anche scherzare, il capitano della barca ci ha detto che tanti di loro allegramente infatti si definiscono dei figli di puttana!

Quando si muore alle Tremiti

Sopra la rocca l’ultimo incanto, il pianoro degli asini e la tomba di Diomede: panorami bellissimi. All’altro capo dell’isola, a mezz’ora di cammino, il cimitero. Quando uno muore a San Domino amici, parenti, prete e becchino lo portano con la barca a San Nicola, lo mettono su un trattorino, attraversano il fortino e la corte della vecchia abbazia, percorrono la parte alta dell’isola con le sue capre e le sue macchie gialle e verdi di bassa vegetazione, raggiungono il cimitero e lo depositano lì: “Vista mare e vista tramonto: niente di meglio da chiedere per l’ultimo viaggio. Ci sono ancora tanti posti liberi se vi interessa…!” – scherza il capitano.

Un ricordo cinematografico

Quando lasciamo l’isola dopo una cena squisita di pesce e la guardo per l’ultima volta, così nuda, così fuori dal tempo, così silenziosa e misteriosa nella notte che cala, così abbandonata, col santuario ormai vuoto, con la religione ormai sfiorita, col percorso selvaggio sopra la rocca, con l’unico rumore delle onde e delle frinire delle cicale, mi viene in mente il paragone definitivo, di cui pretendo il copyright: San Nicola ricorda un po’ la colonia penale del film “Papillon”, quello dove un coraggiosissimo Steve McQueen aiutato da un timido Dustin Hoffman, dopo mille sofferenze, torture, stenti, sceglie l’unica fuga possibile, un tuffo disperato nel mare. Profondo come nella grande metafora di Lucio.

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