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Made in Italy

Le vie dei trulli – prima parte

La Valle d’Itria

Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1996 Alberobello è la città dei trulli, 1.500 abitazioni col tetto a cono nel cuore dell’altopiano delle Murge, un territorio di formazioni carsiche e gravine che a nord arriva a toccare la zona del castello perfetto, quello di Castel del Monte e a sud si spinge idealmente fino a lambire il borgo immacolato di Ostuni e la città delle ceramiche di Grottaglie.
In tutta la regione denominata Valle d’Itria che tocca le tre province di Bari, Taranto e Brindisi si arrivano a contare circa 20.000 costruzioni di trulli bianchi e candidi, coi tetti in mattoncini grigi e pieni di simboli che ispirano un fascino antico, echi di un passato agricolo e una forma immutata di magia.

echi di un passato agricolo e una forma immutata di magia

Una magia che si può rivivere anche in un momento qualsiasi di vita quotidiana.

Una magia che si può rivivere anche in un momento qualsiasi di vita quotidiana

Questa magia e questa regione di frontiera che evoca nostalgie di sud e di oriente con un gruppo di amici abbiamo deciso di percorrerla con lentezza, in bicicletta. Organizzando piccole tappe, alternando le visite ai paesini coi tuffi in un mare celeste, scegliendo a volte percorsi di arte e subito dopo riposi benedetti sotto gli ulivi, aspettando con emozione le serate nei borghi perché quasi sempre si concludevano con feste e momenti di folklore e lo sforzo fisico fatto durante il giorno trovava la sua “vendetta” in epiche mangiate di burrata, pomodori e melanzane, orecchiette con alici e broccoletti, pesce fresco, carni succulente come le bombette, innaffiando il tutto con rosè sorprendenti, bianchi freschi e piacevoli o calici di rossi primitivi e robusti. Ma bastavano anche il pane caldo e l’olio al crudo sulla fetta o le voci in dialetto nei vicoli per sentirsi appagati.

cubetti o rettangoli bianchi, con le camere da letto caratterizzate sempre da mobilio rustico, da un letto in ferro battuto e da un copriletto artigianale

Ulivi unici al mondo

La Puglia dei trulli, dunque, unica e meravigliosa, calda e accogliente. Coi suoi orizzonti di terra bruna o rossiccia che parlano di lavoro e di fatiche e parimenti di serenità e di poesia, con le sue infinite distese argentee di ulivi (nell’intera Puglia ne hanno contati uno per ogni italiano!) che in alcuni casi presentano tronchi nodosi e tormentati come sculture e chiome anarchiche o artistiche, entrambi dal carisma impressionante, coi suoi muretti a secco dove abbiamo appoggiato mille volte le biciclette e i porticcioli colorati che segnano il sospirato arrivo al mare.

tronchi nodosi e tormentati come sculture e chiome anarchiche o artistiche

Il Blues dei trulli

Un viaggio comincia quasi sempre con un atto di curiosità, con un’indagine: dove andiamo? Cosa significa quel posto? Quali parole lo raccontano meglio? L’etimologia di trullo è chiarissima: troullos in bizantino, turris in latino e tholos in greco significavano tutti cupola e sappiamo come il nostro Sud sia stato percorso da genti e culture diverse. E lo spirito della Puglia anche per lo scrittore Gianrico Carofiglio comincia proprio nelle Murge dei trulli, abitate da “un silenzio che nasconde una specie di musica, una specie di blues a bocca chiusa portato dal vento. Roco, ruvido, roccioso, fatto di pietra. Una musica silenziosa nascosta nelle pietre”.

E lo spirito della Puglia anche per lo scrittore Gianrico Carofiglio
*copyright
Roco, ruvido, roccioso, fatto di pietra.

L’itinerario a pedali

In questo viaggio in bici nella valle dei trulli persi tra le bellissime campagne pugliesi, regno di masserie e di uliveti, di tratturi e di vigneti, partiamo proprio da Alberobello per poi dirigerci a sud e scoprire in sequenza le bianche macchie di Locorotondo, Cisternino, Ostuni, passando anche per l’elegante Martinafranca e finendo giustamente i nostri giorni sui pedali su qualche spiaggia dell’Adriatico. Il ritorno prevederà la scoperta del rifugio ideale di Federico II di Svevia e l’ultima tratta riguarderà ancora i brulli paesaggi delle Murge con le soste a Ruvo e Putignano. Alberobello chiuderà il cerchio.

Alberobello

La magica cittadina grazie ai suoi trulli è diventata uno dei luoghi più famosi d’Italia ed oggi è divisa in due nuclei, quello vivace e commerciale del Rione Monti, con le sue scalinate piene di botteghe alimentari e artigianali, la chiesa di Sant’Antonio ovviamente a forma di trullo, il Trullo Siamese e quello Sovrano, e quello poetico, silenzioso, museale dell’Aia Piccola, un labirinto di viuzze bianche dove ci si vorrebbe perdere o seguire il profumo di qualche pentola o la traccia di una bouganville o di un’edera che si arrampica su più muri. Senza la folla dei turisti la cornice è da fiaba.

La magica cittadina grazie ai suoi trulli è diventata uno dei luoghi più famosi d’Italia

Origine dei trulli

L’elemento chiave e distintivo dei trulli è sicuramente rappresentato dalla cupola che è un chiaro richiamo alla volta celeste perennemente sospesa sopra di noi, come a sorvegliare, a ispirare e ad accompagnare il nostro cammino. Il tetto dei trulli filosoficamente può quindi essere visto come l’elemento di congiunzione fra ciò che sta in basso e ciò che sta in alto, ovvero tra la materia e lo spirito. In realtà il pretesto per costruire i primi trulli nel ‘600 fu molto pratico, “terrestre”, vicino alle problematiche di oggi: i signori feudali degli Acquaviva, conti di Conversano, non volevano pagare tasse al regno di Napoli per le dimore stabili e quindi suggerirono al popolo che abitava i loro paesaggi di terra e di querce di edificare più che delle casette fisse delle capanne facilmente smontabili e precarie, a base di incastri di pietre laviche e tetti appunto rimovibili. Per Carofiglio il loro miracolo risiede nella loro semplicità, nel fatto che sono proprio “costruzioni nate per essere provvisorie e che invece attraversano i secoli”.

Forma dei trulli

Intanto però era nato un simbolo della campagna e dell’architettura pugliese, destinato a durare per sempre: tutto parte da uno schema classico e semplice, pianta quadrata alla base e pianta circolare all’inizio del tetto (qui separato da tavole robuste sorge in genere un ampio magazzino per attrezzi agricoli e provviste alimentari come olio, vino, grano) e poi altri ambienti laterali, cubetti o rettangoli bianchi, con le camere da letto caratterizzate sempre da mobilio rustico, da un letto in ferro battuto e da un copriletto artigianale lavorato pazientemente a mano dalle donne della casa.

Il risultato è splendido nella sua essenzialità: una residenza ordinata, minimalista, abbellita da elementi di design tutti bianchi come le nicchie, gli archi, i vani, le sporgenze, i sedili, i piccoli frontoni decorativi, tutto interamente in pietra e opera di Maestri Trullai capaci di levigare questa umile materia come nessuno e di sostenere il passaggio fra le due piante dell’abitazione attraverso una struttura di appoggio della cupola ottagonale.

All’esterno si lavorava con muri edificati a secco, sbiancati con la calce e poi verso l’alto si studiava la sistemazione di cerchi di pietre, le chiancarelle, sempre più piccoli, fino a raggiungere l’apice della costruzione, dominato da suggestivi e misteriosi pinnacoli bianchi che insieme ai disegni riportati sulle pareti delle cupole e creati con il latte di calce aprono a tutto un mondo di simboli araldici.

dominato da suggestivi e misteriosi pinnacoli bianchi

Come case moderne

Trulli che assolvevano e che assolvono tutte le funzioni di una casa moderna: il cubetto della cucina ha un camino che sfoga dalla canna fumaria, l’acqua piovana raccolta dai solchi scavati nei tetti finisce canalizzata in una grande cisterna sotterranea, la costruzione permette un eccellente isolamento termico grazie ai materiali utilizzati, è esteticamente bellissima oltre che ecosostenibile, e le donne sull’uscio ancora sgranano i legumi o i rosari, cuciono i corredi e le maglie, preparano le orecchiette a mano, gridano ai bambini e chiacchierano con le vicine… di trullo.
Nei trulli moderni ci sono ovviamente anche bagni assai rifiniti: una volta bastavano uno specchio, uno sgabello e un catino in latta smaltata, i bisogni fisiologici si facevano all’aperto o in una stanzetta apposita del giardino. In alcuni gioielli sparsi oggi per la Valle d’Itria a uso e consumo dei numerosi turisti si sono aggiunte piscine, giardini curati con lunghe tavolate per la cena, amache e salottini in vimini per godersi l’aria fresca delle serate pugliesi.

Significato dei pinnacoli

Sui pinnacoli, sorta di bandiere di pietra, di simboli identitari (due o tre pietre sovrapposte che somigliano a dischi, sfere, croci, stelle, piramidi, piatti concavi e via dicendo), si sono spese mille logiche interpretative: servivano per proteggere i trulli, per allontanare il malocchio, per funzioni propiziatorie, per benedire il futuro raccolto oppure erano più semplicemente la firma del Maestro costruttore.
Una ipotesi più originale delle altre forse non è così campata in aria: i pinnacoli servivano ai signori locali per agganciarvi delle corde e tirare giù le capanne di pietra dei contadini insolventi!

servivano per proteggere i trulli, per allontanare il malocchio, per funzioni propiziatorie, per benedire il futuro raccolto

Simbologia dei disegni

I disegni esoterici sui trulli hanno le loro origini che sprofondano nei tempi passati, probabilmente dei tempi pagani dove Natura, Mistero, Alchimia, Superstizione erano fattori che contavano più della Religione e della Devozione Cristiana, subentrate in epoche più tardive.

Quindi il lecito “sospetto” è che i primi disegni sui trulli avessero tutti un significato primitivo, magico, legato alle sfere celesti, all’astronomia e all’astrologia, ai segni zodiacali, ad elementi zoomorfi o numerologici, a credenze e superstizioni (vedi il simbolo spesso ripetuto del ferro di cavallo).
Ogni animale era un richiamo a un’immagine mitica o metaforica, il piccolo universo che andava a comporsi era veramente affascinante.

“Così, per esempio, l’aquila rappresenta il simbolo dell’anima che aspira al cielo, la testa del cavallo quello del lavoro, il bue indica lo scongiuro, il cane la famiglia e il gallo è simbolo della vigilanza”.

Oppure “…l’ariete è una preghiera di vita sana e robusta, mentre i segni di Cancro, Leone e Bilancia servono come augurio di buona fortuna. Altri simboli magici importanti e molto frequenti sono quello del sole, principio di vita spirituale e materiale degli abitanti del trullo, e della luna, protettrice del trullo di notte”.
(informazioni riprese dal portale “SiViaggia”)

In modo minore o successivo i simboli sui trulli ebbero anche significati più cristiani, più religiosi (la croce e il calice, il candelabro ebraico a sette bracci, la stella a sei punte e l’ostia) e ornamentali, dipinti secondo altri criteri quali la fantasia, l’istinto, l’appartenenza a una classe sociale, a un mestiere (vedi i simboli di bilance, falce, martelli, rami d’ulivo o grappoli d’uva).

Da tuttoalberobello.it, il portale dedicato alla capitale dei trulli, riportiamo invece la legenda interpretativa sottostante.

Alcuni simboli primitivi:

Alcuni simboli primitivi

Alcuni simboli cristiani:

Alcuni simboli cristiani

Alcuni simboli magici:

Alcuni simboli magici:

Il senso del trullo

Ma l’inizio fu “rude”, non “devoto”. E il compito eseguito con amore da contadini e abitanti di tutte le epoche storiche è stato sempre quello di “ripetere” il segno, imbiancarlo di nuovo quando veniva rovinato dalla pioggia e dagli altri agenti atmosferici.

Importante questo senso del ritorno, alla culla, al segno iniziale. Da custodire con cura e con rispetto, perché legato a una storia, a una terra o anche solo alle generazioni passate.

…continua

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