Le stagioni del pesce e del turismo

Miracolo della geografia e della meteorologia: dal Messico la Corrente del Golfo arriva fino alle Lofoten, regalando a questo arcipelago a nord del Circolo Polare un clima relativamente mite, un mare cristallino e paesaggi verdi di emozionante bellezza. E una grande abbondanza di merluzzi, che ha fatto la fortuna dei suoi abitanti.
Enormi branchi di pesci che sicuramente sfruttano il loro “passaparola” (!!) arrivano dal freddo Mare di Barents e si riproducono in queste acque da gennaio ad aprile (la temperatura non supera mai i 5°), il mese che rappresenta l’apice della stagione della pesca coi pescatori che aspettano la schiusa delle uova e calano le reti, col paesaggio che si popola di barche, di tute rosse, di reti, di moli affollati, e che vede centinaia di pescherecci lasciare ogni giorno i piccoli porti per rientrare strapieni di merluzzi. A terra ci si dedica subito dopo all’innalzamento delle tipiche rastrelliere usate per l’essiccatura dei pesci, delle piramidi rudimentali di legno, sacre come le chiese da queste parti.
Economia, miti, cucina, usi e costumi, lavoro e pesca nei villaggi, fantasia nelle costruzioni: tutto alle Lofoten si basa sul merluzzo.
Curioso conoscere due dati: i merluzzi pescati sono circa 30 milioni l’anno e la loro maggiore esportazione riguarda l’Italia, dove evidentemente c’è grande domanda di stoccafissi e baccalà visto che specie tra Veneto, Sicilia e Liguria ci mangiamo il 90% del pesce spedito all’estero!!! Da sapere anche che il merluzzo sulle tavole europee fu introdotto addirittura dai temibili Vichinghi che nelle loro scorribande quando non squartavano i popoli nemici scambiavano stive di pesce con beni preziosi e rari per le loro latitudini quali le stoffe, le spezie, il grano e la birra.

Dopo i quattro mesi dove va probabilmente in scena la più grande stagione di pesca del mondo arrivano i mesi dell’immagazzinamento, dell’essiccazione, dello stoccaggio e della vendita. E con l’estate ecco il turismo: questa è la vita di circa il 30% degli abitanti delle Lofoten.
La tradizione dei Rorbu
Sempre al merluzzo e all’epopea della pesca si deve l’invenzione dei coloratissimi Rorbu, i capanni per pescatori, costruiti per la prima volta nel 1120 dal re Oysten e costituiti da due ambienti, la prima stanza che fungeva da deposito e dispensa e la seconda che serviva per cucinare, dormire e riparare gli attrezzi. Dopo un periodo di decadenza e abbandono dalla Seconda Guerra mondiale agli anni ’60 proprio nei rorbu si sono progettati dei moderni cottage dotati di ogni comfort per poter ospitare gli oltre 250.000 turisti che visitano le Lofoten ogni anno, turisti che in tal modo vivono l’esperienza più genuina possibile di soggiornare in una casetta locale con la barca sotto il pontile, una casetta che ha gli arredi chiari e i piumini caldi del Nord, una reception con caffetteria accanto e sempre uno spaccio vicino, aperto fino a tardi. Rimanere su quel pontile a guardare un’alba o un tramonto dopo aver scoperto una montagna o una baia è un momento davvero speciale.
Le casette di legno pitturate di rosso di giallo, a perfetto contrasto con l’azzurro del mare, il verde dei prati e il bruno delle montagne sono la vera cartolina di questo paesaggio da fiaba. Come assaporare in quelle cucine e in quelle verande del buon formaggio, del buon latte, un merluzzo o un salmone grigliato funge da ricordo principale della gastronomia artica.

Il sole di mezzanotte alle Lofoten è un fenomeno che dura da fine maggio a fine luglio e vivere fuori è piacevolissimo perché nonostante ci si trovi sopra il Circolo Polare Artico la temperatura media di luglio e agosto è come la nostra primavera (15/20 gradi) ma a volte può raggiungere anche i 30°!!E non è raro vedere norvegesi e turisti farsi il bagno nelle numerose spiagge e baie che si scoprono sempre con un groppo in gola per l’emozione di ritrovarsi davanti a una scena di natura primordiale.
Tutta la natura diventa complice di un fenomeno straordinario che toglie il sonno, fa venire voglia di vivere intensamente, scalare, navigare, nuotare, camminare, montare su una bici o una canoa o più semplicemente fermarsi a guardare quello che la luce combina coi monti e col mare.
L’arrivo nella meraviglia

Bodo è il porto d’imbarco per le Lofoten, circondato da un mosaico di isole e da montagne, cittadina vivace e moderna, con locali e servizi, col museo sul Nordland e il vecchio borgo mercantile di Kjerringoy. Arrivando dal mare col traghetto da Bodo le isole appaiono all’orizzonte come una scura e compatta muraglia immersa nell’Oceano, il cui profilo frastagliato e un po’ inquietante evoca drammatici scenari alpini. Il destino delle montagne (alte fino a 1200 metri e tra le più antiche del pianeta, create secondo la leggenda dal mitico dio Thor per osservare meglio le battute di pesca!!) unito a quello del mare: questa è la grande bellezza delle Lofoten, questo è il paesaggio grandioso fatto di orizzonti luminosi, magici, vibranti, degni di un quadro di Munch, che provocano stati d’animo ed emozioni davvero unici. Perché la natura quassù domina tutto e si vive allo stato puro.
Il paesaggio del grande Nord
Oggi le isole principali sono unite da una serie di ponti e tunnel sottomarini, vivono appunto di pesca e di turismo, incantano per i villaggi di pescatori che sembrano dei presepi o delle costruzioni di Lego, per le casette colorate spesso costruite su palafitte, per le lande piene di muschi e licheni e i fiordi stretti, le vette bellissime, i picchi granitici irregolari e taglienti, le baie profonde, i porti naturali, il volo degli uccelli e le mille tonalità dell’azzurro miste a quelle del verde. Aspre eppure dolcissime, selvagge ma luminose come poche altre terre le Lofoten rappresentano quanto di più bello si possa immaginare del mondo del Nord. Forse bisogna scendere all’altro capo del mondo, in Patagonia, per trovare dei paesaggi simili.

Austvagoy è solo l’inizio
Qui si trova il centro principale delle Lofoten, Svolvaer, circa 10.000 abitanti che popolano una splendida baia e ai quali l’industria del merluzzo ha permesso una dignitosa prosperità.
A Svolvaer eventualmente si può dormire una notte ma dopo una gita in battello al Trollfjord, un souvenir all’emporio Lovold (maglioni, gadget di ispirazione marinara, spuntini di pesce) e un pranzo da Kiokkenet (uno dei ristoranti più caratteristici costruito su una palafitta, una vera istituzione specializzata nella cucina di merluzzo, salmone, aringhe, halibut, renna arrosto con panna, funghi e bacon o agnello alle erbe) o da Borsen Spiseri (merluzzo in tutti i modi ma anche zuppe e filetto di halibut) o da Bacalao, da qui inizia il Tour più vero ed emozionante dell’arcipelago. Dove la natura a ogni scorcio, curva, panorama, spiaggia, picco, prato, baia, fa a gara a superare se stessa per grandiosità, purezza e bellezza.
La grande bellezza del Nord.
Quindi il consiglio è quello di affittare una macchina proprio da Svolvaer e di seguire la strada maestra, in pratica l’unica, la mitica E 10, che per circa 170 km, con diverse soste e deviazioni, permette di compiere un viaggio logisticamente facile e paesaggisticamente favoloso.
Poco foco fuori la cittadina (appena 6 km percorribili anche in bici sulla bella ciclabile) la prima visita riguarda l’enorme chiesa in legno di Kabelvag, costruita da un re del passato come luogo di incontro e riparo per i pescatori delle Lofoten. Poco distante, a Storvagan, si trovano due luoghi emblematici dell’arcipelago, l’acquario e il museo.

Lo splendido e scenografico saluto all’isola di Austvagoy si realizza col passaggio a Henningsvaer, la Venezia delle Lofoten, il borgo peschereccio costruito su più isolotti, canali e palafitte, caro a pittori e fotografi e sede di una galleria d’arte con l’esposizione permanente di grandi dipinti legati all’arcipelago, la Karl Erik Harr Gallery.
Qui ci si può sicuramente fermare 2/3 gg per delle escursioni, per entrare dentro la magia e lo spirito di queste isole uniche al mondo.


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