Tutta la natura di Vancouver
Una delle prime cose che imparerete e che amerete di questa città è che è sotto assalto della natura, completamente.
Circondata da alte montagne con ghiacciai sempre innevati. Situata tra boschi fittissimi e il mare, l’immenso Oceano Pacifico. Con parchi urbani ideali per i percorsi in bicicletta, per il jogging, ma anche per le pause di un pic-nic o per prendere il sole sulle spiagge.
Il Canada a Vancouver allarga al massimo la lamina della sua bellissima foglia rossa, significa spazi aperti, aria fresca e pulita da respirare, da vivere. Una cultura sportiva e green. Un inno al salutismo e al movimento.

Tutto in un giorno
Lo stupore coglie i turisti ma per i giovani di Vancouver è una cosa assolutamente normale: comitive che la mattina salgono con le jeep, gli scarponi, le tute colorate e gli sci in alto sui picchi di Grouse Mountain e delle altre Montagne Costiere, a soli 20 minuti dal centro, a cercare il bianco, a sciare spensierati lungo piste perfette. Vista mare, ovviamente.

E loro stessi che nel pomeriggio sostituiscono il piumino di lana con una cerata di tela, un pantalone tecnico con un bermuda, un doposci con un infradito e si dirigono con la stessa gioia, pieni di vita, pieni di sorrisi, verso i docks, verso il porto, per prendere una barca a vela, bagnarsi con le onde, inebriarsi di sole e di vento. Con le montagne sullo sfondo, ovviamente. Col sale sulla pelle. E se vanno lontano, ma neanche tanto lontano, dove i rumori della grande baia cessano, possono brindare al tramonto dietro il soffio magico di una balena.
Il polmone verde della città
Se non bastassero il bianco e il blu, col grande spazio di Stanley Park Vancouver ti immerge nel verde. A due passi dal centro puoi trovare sentieri per la corsa, baie per il nuoto o per la canoa, attrezzi ginnici sparsi sui prati, radure dove si improvvisano partite di football o di baseball. E l’inverno di hockey, lo sport nazionale, che da queste parti ha prodotto vittorie, coppe, miti, celebrità. Pattinaggio sul ghiaccio e slittini completano il quadro e fanno la gioia soprattutto dei bambini. Il foliage autunnale fa pensare a un quadro impressionista.

Vita open air
La qualità e la quantità degli sport praticabili in questa città è impressionante, l’energia scorre di continuo tra la neve e il mare, le foreste abitate ancora dai grandi e misteriosi totem indiani, le spiagge fredde dell’Oceano. Vancouver e la sua gente sono nemici dichiarati del divano e della tv, amano il concetto di open air life in modo spasmodico.
E non è finita qui di certo la grande capacità di attrazione della città.

Una bellissima contaminazione
Perché non lasciarsi contaminare da più culture, da più cucine per esempio? Perché non passeggiare tra giardini orientali, quartieri cinesi, osterie italiane, grattacieli con le vetrate verdi e blu che riflettono tutta la natura possibile e sobborghi lindi e pinti? Perché dopo una giornata nella frenetica, ordinata e tecnologica downtown non regalarsi un aperitivo lungo un fiordo? Perché non ballare nello stesso locale con giapponesi, surfisti biondi, ruvidi montanari dei dintorni o bellezze caraibiche? Vancouver è un formidabile melting pot di lingue, razze, culture, sapori, situazioni.

Cucina dal mondo
Prendete solo la cucina per dirne una: le brodaglie cinesi agrodolci, le bistecche di halibut (una specie di renna artica) o di alce o di bisonte, i pancakes affogati nello sciroppo d’acero, enormi salmoni dei fiumi canadesi o granchi e crostacei provenienti dall’Oceano, piatti colmi di patatine fritte condite con scaglie di formaggio e salsa di carne (il “poutine”), il dessert Nanaimo Bars con strati di crumb, glassa di burro e cioccolato fuso, tutta la meravigliosa gamma dei frutti di bosco, magari a condire un arrosto o un pesce, un piatto di sushi alternato a uno tipico del Far West, un ristorante indiano accanto a uno italiano. Insomma un bel giro del mondo! Con qualche sorpresa sul conto: una fetta di pane bianco condita con l’olio di oliva italiano può costare sette dollari, che arrivano a 15 se si beve un boccale di birra lungo uno dei bar alla moda sui docks. Un’esperienza da fare sempre a livello di gusto è lo street food di GasTown, intorno al suo vecchio orologio a vapore.

Le vie della notte
Anche le notti di Vancouver parlano mille lingue, accendono mille luci, conquistano con mille colori, ritmi, locali. Tre gli indirizzi per la movida canadese: Robson Street è la strada cool, dello shopping, delle belle vetrine; Davie Street ospita locali alternativi e trasgressivi, con relativa fauna umana; Granville Street è famosa per la serie di cinema, teatri, pub, ristoranti.
Vancouver vince
Questa città multietnica, verdissima e modernissima seduce da sempre l’intero continente americano e ogni anno per “The Economist” è in testa alle classifiche di qualità della vita, di natura urbana, di reddito pro capite. E’ ricca e attiva come la sorella Seattle negli Usa, punta sui settori della tecnologia (leader nella produzione dei videogiochi), del cinema (la chiamano la Hollywood del Nord e qui sono state create Serie come X Files e Riverdale o la saga di Twilight), della ricerca, del turismo ( si è capito il perché…), del legname, della pesca, è sempre vivace e aperta a tanti influssi, a tante religioni, a tante lingue (un abitante su due parla come primo idioma una lingua diversa dall’inglese!), è pacifica quanto divertente.

Un clima sorprendente
Non è un azzardo dire che i suoi 3 milioni di abitanti qui vivono in grandissima parte felici. Ci sono anche un po’ di homeless è vero, ma per il fatto che Vancouver è una delle poche città del Grande Nord dove si può vivere all’aperto. Infatti un aiuto in più viene dal suo clima dolce: lo sapevate che nel “gelido Canada” in realtà la corrente del Pacifico mitiga le temperature di Vancouver facendogli raggiungere anche i 25 gradi fissi d’estate e scendendo rare volte sotto lo zero d’inverno? E che le piogge sono rapide e vengono interrotte presto da squarci di splendido sole? Allora tutti fuori, sulle barche, nei boschi, sulle seggiovie!!
Escursioni nei dintorni
Vicino Vancouver sono da consigliare almeno tre escursioni: una passeggiata nei boschi e sul ponte sospeso di Capilano, una visita in Sea Bus (barconi piatti) a North Vancouver per ascoltare musica nei locali e godersi la sky line della metropoli, una mezza giornata al Museo di Antropologia per vedere da vicino i magnifici totem e manufatti delle culture indiane, verso le quali almeno il Canada moderno sembra nutrire profondo rispetto. Anche se “L’ultimo dei Mohicani” è una suggestione letteraria e filmica della costa orientale del Canada, qui sembra di rivivere certe atmosfere.

L’incanto della British Columbia
Per chi avesse la fortuna di visitare più giorni questa meravigliosa parte del Canada che ha l’esplorazione nel suo destino (il nome di Vancouver deriva proprio da uno dei primi esploratori inglesi della regione) ci sono poi altri due circuiti indimenticabili: quello che porta a Nord nella vicina Alberta (8 ore di viaggio: niente in Canada…), tra le Montagne Rocciose, sulla Icefield Parkway, una strada di 250 Km circa tra i parchi Nazionali di Jasper e di Banff, pieni di cascate, ghiacciai, laghi incantati da solcare con canoe colorate come il Louise, il Bow e il Moraine. Le acque turchesi ospitano isole sacre per le culture indiane, paesaggi vergini, dove è possibile l’incontro con l’aquila, con l’orso, con l’alce, col salmone. E poi il percorso che porta in mare, nella selvaggia Vancouver Island, il trionfo della natura della British Columbia, 500 km spesso percorsi solo da camion che trasportano i tronchi giganteschi ricavati nella foresta pluviale di Cathedral Grove. Nella boscosa isola si può passare da Victoria, elegante e civettuola, costruita in stile inglese su un bel porto e coi suoi celebri Butchart Gardens pieni di fiori colorati e giardini perfetti, alle spiagge lunghe, fredde e deserte come Long Beach, all’esperienza indimenticabile di navigare vicino alle balene a Tofino e con le orche a Telegraph Road, due villaggi che rappresentano l’anima della wilderness canadese.
Le Rocky Mountains e l’Oceano dunque, da perderci il fiato per la bellezza.


Tre incontri indimenticabili
Le guide possono dirvi tutto in merito, i punti panoramici, i laghi imperdibili, i cottages più tipici. Io voglio celebrare tutto quello che mi ha donato la British Columbia attraverso la breve cronaca di tre incontri selvaggi e indimenticabili.
Il grande orso
Il primo: mia moglie guidava l’auto verso il Parco di Jasper, io dormicchiavo accanto. Una di quelle strade infinite che tagliano orizzonti verdi di boschi e montagne, km solo di natura, sosta bistecca, sosta benzina, sosta foto e via on the road. All’improvviso mi tocca la gamba, mi sveglia e mi dice “Guarda là!”. Un cucciolo di orso esce da bosco, sicuramente indisciplinato, per giocare, per fare un dispetto alla madre. Un attimo dopo impegna la strada Mamma Orsa, uno splendido esemplare di orso bruno, una massa scura, enorme, bellissima. Fermi sulla striscia della strada ci guardano, provo a impugnare la Nikon ma il tempo di inserire l’obiettivo lungo mi permette solo uno scatto sfocato perché con una corsa protettiva la mamma riporta il figlio nell’ombra della foresta.

La balena solitaria
Il secondo: villaggio di Tofino, a nord di Vancouver Island, un posto fuori dal tempo, di casette colorate, di navi baleniere, di pub per le canzoni e le birre serali, di aria umida. Gita in gommone al largo, per vedere le grandi balene. Si fanno attendere. Passano miglia marine, Tofino è un francobollo lontano, l’aria comincia a farsi più rarefatta, capisci che stai entrando nel loro ambiente dal silenzio che cala, dall’unica voce del vento, dal mare che diventa più grigio e più misterioso. E dopo un’ora eccola là, una grande balena, con la sua gobba, col suo soffio, col suo carisma. Sembra dirci: “Siete voi che siete venuti nel mio regno, non io nel vostro”. Non abbiamo visto salti spettacolari ma sinceramente ci è bastata quella presenza carismatica, quell’andare ai confini del mare, nel suo mare.


La quadriglia di orche
Il terzo: Telegraph Cove, un posto unico al mondo, sembra il paesino in miniatura de “La Tempesta perfetta”, un’unica via con piccole case rosse, verdi, blu, qualche pub frequentato da pescatori, moli di legno per guardare i tramonti, giovani che arrivano da tutto il mondo per vivere un momento eterno “into the wild”: l’incontro con le orche. Saliamo su un robusto peschereccio, percorriamo un lungo fiordo circondato da montagne spettacolari, l’acqua qui è azzurra, l’aria purissima. Si fanno attendere meno della nostra amica balena, le vedi da lontano e con la loro posizione a quadriglia fanno davvero impressione. Tante pinne nere vicine, una a fianco dell’altra, che avanzano. Le orche sono le regine di questi mari, sono considerate dei superpredatori all’apice della piramide alimentare, perché non hanno infatti dei predatori naturali. Conscie probabilmente di questo potere hanno adottato tecniche di caccia e di comunicazione con un sonar posto sulla fronte che ricordano quelle dei gruppi umani e che vengono addirittura tramandate da un animale all’altro. Le orche sono animali fortemente sociali e la caccia coinvolge tutto il gruppo che in genere si schiera intorno alla femmina, attacca veloce e silenzioso, si inabissa, riemerge, colpisce, raggiunge spietato l’obiettivo. Davanti alla nostra barca arrivano compatte, passano sotto la chiglia, saltano fuori, fanno ammirare la bellezza bianca e nera di un fianco, della grande bocca, di un occhio. Poche altre volte la natura selvaggia mi ha emozionato così, è successo a Vancouver.



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