Menu
Storie dal mondo

Nevada, l’uomo che brucia

Libertà a Black Rock

Lontano dalle luci e dalle tentazioni di Las Vegas in questo luogo sperduto va in scena la felicità o almeno uno sforzo di fantasia assoluta che ha come scopo quello di inseguirla e trovarla. Giovani e meno giovani, anticonformisti, viandanti on the road come manager in fuga solo per qualche giorno, amano ritrovarsi qui, perdersi, ritrovarsi ancora, mascherandosi, divertendosi, liberandosi. Della società moderna e delle sue sovrastrutture, come nel film “Into the Wild” ma in una versione più bizzarra e onirica. E partecipativa.
Nel grande spazio deserto di Black Rock dominano l’afa, il sole, la terra secca che ha sete, pochi scheletri di alberi, le tempeste di sabbia e uno strano Festival che stimola il cervello di tanti americani.

Nel grande spazio deserto di Black Rock dominano l’afa, il sole
la terra secca che ha sete, pochi scheletri di alberi, le tempeste di sabbia e uno strano Festival

Un parco futurista

Trucchi pesanti, abiti bizzarri, oppure nessun abito. Carri allegorici, tecnologia futurista, un happening volutamente surreale: “The Burning Man” è tutto questo.
Il Festival degli alternativi, dei curiosi, degli incontentabili, degli esibizionisti, di qualche anima bella e di molte anime perse.
Tra le dune e la polvere, le chiappe al vento e le ubriacature, le macchine che somigliano a draghi meccanici o a mostri d’acciaio, le sculture di ferri recuperati o di cartapesta colorata più strane che esistono, la gente si accampa in tenda, scioglie ogni freno inibitorio, urla a squarciagola, balla in trance per ore, si accoppia dove capita, in un delirio di arte pop, di avanguardia scatenata. Tutto va in scena in mezzo al Nevada, in un parco che sa di futuro, di sperimentazioni, esagerazioni e provocazioni.

le macchine che somigliano a draghi meccanici o a mostri d’acciaio

La Woodstock ai tempi di Internet

Li vedi che arrivano in questa distesa arida a nord di Reno a frotte, ogni anno più di cinquantamila, con le Harley Davidson, coi camper, coi furgoni più sgangherati, dal cuore delle metropoli segnate dalla vita competitiva o stressante come da quello delle province dove la vita trascorre fin troppo noiosa.
Tatuati, coi piercing, con le bottiglie, con le pastiglie, senza dress code, senza moral code, pronti a celebrare il grande rogo del pupazzo sul piedistallo. A ripetere ancora una volta un rito scanzonato, allucinato e pagano.

a celebrare il grande rogo del pupazzo sul piedistallo

A stordirsi con la musica, a divertirsi con le sfilate. A fuggire dal visto e dall’ovvio. In questa “Woodstock ai tempi di internet” secondo la calzante definizione del giornalista Peter Hamburger. In questa grande ammucchiata di stravaganze. In questa forma di vita diversa, psichedelica e sfrenata, così lontana dalle convenzioni: “L’America borghese festeggia il Ringraziamento con il tacchino e l’Indipendenza diventata ormai routine, il Bianco Natale e il Superbowl. Loro hanno l’Uomo che Brucia”.

Il troppo e il poco

Forse è un modo di reagire alla civiltà del troppo: troppo ordine, troppe regole, troppo web, troppi social. La voglia di capovolgere ogni schema, di trovare l’estasi fuori dalle big companies, dalla Silicon Valley, dal rumore di fondo di New York o dalla vita al mare di Miami.
In questa fornace inospitale tutti sono uguali, i dirigenti come gli hippies, gli ingegneri e gli artisti.

Angeli e diavoli.

Senza denaro (anche se è caro il prezzo per entrare nel perimetro del “Burning Man”, più di 500 dollari a persona), senza auto, senza cellulari, senza vestiti. Al loro posto costumi improbabili, veicoli mutanti, droghe a volontà, circoli, falò, conversazioni, caos e le due uniche cose in vendita: il ghiaccio e il caffè.
Serve molto poco a volte per sentirsi nuovi e liberi e sognanti.
Tutto si basa sul baratto e sul dono, sugli spettacoli che vanno in scena dal tramonto in poi, sull’autosufficienza (e sul proprio generatore elettrico!). E nella simbologia di questo Festival il poco paesaggio, la poca civiltà, la poca compostezza diventano concetti e fondali sacri, che negli ultimi anni vedono capitare qui anche delle famiglie!!!

Le soste sono in baracche che pretendono di essere dei bar, in empori che vendono un po’ di tutto per la “sopravvivenza” al Festival.

Highway 447

Fine settembre è il periodo, 447 la statale, il deserto la meta, lo stupore e l’annullamento l’obiettivo finale. Lungo la strada diventano già tutti amici, si aiutano, si scambiano favori, cibi o partner, la highway arde già molto prima del fuoco finale dove l’idolo di legno alla fine della festa brucia. Prima e dopo la settimana di pazzia sulla polverosa strada si perdono i cocci delle birre e le piume dei costumi, i rifiuti dei camper e le riviste e gli articoli fetish. Le soste sono in baracche che pretendono di essere dei bar, in empori che vendono un po’ di tutto per la “sopravvivenza” al Festival.
Fino a che tutto dal lontano 1991 si celebra là, in quella che chiamano La Playa, in un mega-circolo di eventi bizzarri e pulsioni a volte insane. Il “Burning Man” serve a sentirsi fuori posto per quelli che sono sempre a posto! L’impeto creativo è libero e totale: ognuno dei partecipanti è libero di organizzare esibizioni, mostre d’arte, performance, workshop e giochi, ed è eccitante scoprire dal vivo quali saranno i Labs più frequentati, i looks più invidiati, le attrazioni più gradite, le macchine fantastiche più applaudite. Ai giorni del “Burning Man” non manca mai una cosa, l’originalità.

 i Labs più frequentati, i looks più invidiati, le attrazioni più gradite

Il Manifesto

“Abbiamo dovuto adattarci ai colpi di scena di una crisi globale, di informazioni complesse sulla salute pubblica e della crescente speranza di poter iniziare presto a ricostruire le nostre vite insieme”: sul sito ufficiale di “The Burning Man” campeggia con grande anticipo questo proposito, già dedicato all’ edizione di settembre 2022. Cosa andrà in scena nel post covid? Che nuovo pezzo di futuro o di sogno americano? Quale oscura o spiazzante verità? Quali stregoni metropolitani arriveranno quaggiù? Quali riti si celebreranno tra l’arte, la fantasia e la follia? Vogliamo andarli a vedere?
“Gli impatti fisici, psichici ed emotivi di questa pandemia sono reali e il recupero da questa esperienza avverrà a diversi tassi di velocità. Questo è il momento di riunirsi con i nostri amici, equipaggi, famiglie e comunità”. Via allora, verso il prossimo raduno nel deserto, verso la prossima Burn Week. A trovare questa forma di forza e di resistenza. Di scoperta di sé. Di immaginazione, di partecipazione. O di pura e semplice resilienza.

Quali stregoni metropolitani arriveranno quaggiù?
Questo è il momento di riunirsi con i nostri amici, equipaggi, famiglie e comunità

Offerte e prezzi Usa

Non ci sono Commenti

    Lascia un commento

    Iscriviti al Grillo Viaggiante e Caesar Tour Clicca qui

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi