La Pasqua è un evento molto sentito in Italia. Non solo perché si imbandiscono le tavole di ogni ben di Dio, si gustano le uova di cioccolata o si organizzano i pic-nic sui prati e le gite nei borghi, ma soprattutto perché processioni, riti e tradizioni creano un’atmosfera di raccoglimento dove la religione si scopre o si riscopre con grande intensità.
Ogni celebrazione inizia in genere il Giovedì Santo, ultimo giorno di Quaresima, ha il suo apice emotivo nel Venerdì Santo, il giorno della Via Crucis celebrato con fiaccolate e percorsi penitenziali, prosegue il Sabato notte coi veli tolti dalle statue di Cristo al suono della campane, la Domenica quando si festeggia la sua Resurrezione tra la gioia dei fedeli e il volo delle colombe e termina il Lunedì dell’Angelo quando il messaggero alato incontra le donne venute al Santo Sepolcro.

L’Italia intera nei giorni della Settimana Santa si anima di riti religiosi e pagani, di momenti di festa, sagra e folklore uniti a quelli di raccoglimento dentro le chiese o per le vie di paesi e città. Pare che a contarli siano quasi tremila gli eventi della nostra Penisola!
Nella gastronomia oltre al pane e al vino compare in abbondanza l’agnello sacrificale e l’uovo come simbolo di fecondità e fertilità, della vita che si rinnova. Mentre la colomba preparata con farina, uova, burro, canditi, mandorle, frutta secca e zucchero è il dolce pasquale per eccellenza.
La via della croce
Se abbiamo davanti agli occhi la scena più iconica della Pasqua cattolica lo dobbiamo sicuramente al lento cammino del pontefice la notte del venerdì santo verso il Colosseo. L’ho visto una volta ed è stato qualcosa di forte e di unico. Il selciato era bagnato per via della pioggia, la notte era particolarmente nera, l’incedere del papa pieno di consapevolezza, di carisma, di pietà. La città di Roma silenziosa e partecipe, quasi in una pausa prolungata dai suoi ingorghi, dai suoi turisti e dai suoi problemi. La gente muta, con una candela o una fiaccola in mano, la croce a sfidare le tenebre, le preghiere a schiarirle.

Il convento di San Bonaventura al Palatino, circondato dai dolci pini di Roma, non ricorda forse idealmente l’asprezza nuda della salita al Golgota ma è la tappa di questa simbolica via del dolore dedicata alla crocifissione di Gesù. La tradizione cominciò sul finire del 1200 coi frati francescani che idealmente permisero a ogni fedele, seppur tra le campagne umbre, di sentirsi trasportati fino a Gerusalemme. Le quattordici stazioni, le quattordici fermate ancora riprodotte, ancora messe in scena ricordano i momenti topici di quelle giornata simbolo della cristianità: la condanna a morte di Gesù, il fardello della croce da trasportare tra ferite e umiliazioni, le varie cadute, gli ultimi incontri con Maria, la pietà delle donne a lui vicine, la salita al calvario, la morte, l’affidamento del corpo al santo sepolcro.
Roma per questa notte si ferma, prega e respira.
La variante siciliana
La via crucis oltre che nella capitale è molto rappresentata in Sicilia dove tra Trapani, Marsala e Caltanissetta le processioni sfilano con immagini sacre, gruppi scultorei, quadri e simulacri a grandezza naturale. Scenografie impressionanti, costumi incredibili, pellegrinaggi silenziosi, un teatro commovente, aria di sacro.
Ad Enna la settimana santa deriva da antiche tradizioni di origine spagnola e attrae moltissimi turisti nel cuore della Sicilia montana, quella che forse con Matera rappresenta lo scenario naturale più ideale per ospitare il ricordo del martirio di Gesù. Sfilano le confraternite di incappucciati (per tradizione solo uomini, ben duemila), al suono di marce funebri, sfilano i 24 simboli del martirio di Cristo tra cui la croce, la borsa con i trenta denari, la corona, il gallo, i chiodi e gli arnesi per la flagellazione: l’atmosfera diventa davvero solenne.
A Trapani nella “Festa dei Misteri” (ovvero dei mestieri, anche qui la tradizione ha origine nelle corporazioni artigianali della città) la processione è infinita e dura un’intera giornata, coi fedeli che procedono a piedi nudi per la strada, a Palermo e a Prizzi e ad Adrano, vicino Catania, compaiono maschere della morte e dei demoni a ricordare per esorcizzarla (?) l’eterna lotta tra il bene e il male, a Caltanissetta nella “Real Maestranza” del Mercoledì ecco enormi manichini di cartapesta con le fattezze degli apostoli realizzate dalle corporazioni degli artigiani e la scelta del Capitano che ha il compito di portare la statua del Cristo in croce, in paesini ancora più piccoli e sperduti ecco le messe e le veglie hanno un significato di rievocazione storica e religiosa molto sentita.

Nel presepe di case, scalinate e splendide chiese barocche a Modica va in scena, anche grazie a marchingegni che fanno muovere le braccia alle statue, il festoso incontro, l’abbraccio e il bacio tra la Madonna “Vasa Vasa” e Gesù risorto. Con gli abitanti di Modica che si abbracciano commossi tra loro. Un incontro simile si svolge tra il suono delle campane a Comiso, sempre nel ragusano.
Infine a San Fratello, nel messinese, in giorni allegri e bizzarri che ricordano quelli del carnevale, si ricordano coi loro costumi i giudei uccisori di Cristo.
Sardegna: incontri sacri, spari dai balconi ed echi spagnoli
In Sardegna le celebrazioni della Pasqua vedono grandi protagoniste le città di Sassari e di Alghero: nella prima le confraternite sfilano solenni al ritmo dei tamburi e partecipano in massa alla Messa i Duomo, nella seconda le donne vestite di nero pregano sotto la statua lignea di Cristo. Il momento culmine delle manifestazioni è l’incontro delle statue della Madonna e di Cristo nella Domenica di Pasqua. A Oliena, nel nuorese, questo momento di Resurrezione è addirittura festeggiato con spari e botti dai balconi. A Iglesias, regione di mare e miniere, culla della dominazione catalana-aragonese, i riti della Pasqua ricordano quelli spagnoli per l’uso di costumi tipici nelle processioni.

Pasqua al Sud
In Puglia in un paese del foggiano dilaniato da gravi problemi di mafie, San Severo, fin dal 1837 quando vi fu una grave epidemia di colera, si organizzano ben tre diverse processioni che terminano in Piazza Castello con l’incontro delle statue. Dell’Addolorata e di Gesù flagellato. A San Marco in Lamis grandi roghi illuminano la notte. I fedeli incappucciati di Taranto sfilano scalzi per la città a chiedere perdono, mentre in provincia di Bari, a Ruvo di Puglia, stupenda città di pietra, durante il corteo si assiste in un clima davvero mistico alla Processione della Desolata tra fiaccole e lenzuola bianche appese ai balconi dei palazzi storici e allo scoppio della Quarantana, un fantoccio che ha le sembianze di una vecchia signora vestita di nero, la cui esplosione segna la vittoria della vita sulla morte.
Stesso rituale a Galatina, vicino Lecce, in pieno Salento.
Suggestivo anche il corteo di Barile in Basilicata dove intervengono i vari personaggi legati all’episodio della Passione di Cristo. In un percorso lungo 5 km si vedono i centurioni a cavallo, le bambine vestite di bianco che rappresentano le Tre Marie. In Calabria la maggiore partecipazione popolare si registra probabilmente nella Settimana Santa di Bagnara Calabra col rito della “Confruntata” e nell’”Affruntata” in provincia di Vibo Valentia dove si incontrano le statue della Madonna e del Risorto. Mentre a Civita e a Frascineto, in provincia di Cosenza, si tengono le Vallje, danze e canti popolari in albanese, per ricordare la vittoria dell’eroe locale Skanderberg contro i Turchi e il successivo esilio dopo la sua morte di queste popolazioni nel cosentino, perché dovevano sfuggire alle persecuzioni degli storici nemici.

Il teatro di Procida
In questa piccola e magnifica isola del golfo di Napoli, “L’isola di Arturo” di Elsa Morante, l’isola che ci fa venire una grande nostalgia di Massimo Troisi, l’isola delle casette colorate del borgo marinaio della Corricella, l’evento pasquale è molto sentito e i giovani si impegnano tantissimo con la preparazione dei “Misteri”, ovvero delle rappresentazioni iconiche della vita di Gesù Cristo su dei grossi carri. Questi vengono costruiti con passione, fantasia ed originalità utilizzando materiali naturali come il gesso, le foglie, i rami, la legna, la cartapesta e illustrano scene come quella dell’Orto degli Ulivi, della Samaritana, il tradimento di Giuda, l’Ultima Cena.

La sfilata tra il giovedì e il venerdì santo per le stradine e i panorami dell’isola col contorno degli incappucciati, dei grossi ceri, delle statue degli apostoli, della croce del martirio, delle corone di spine è indimenticabile, parte dalla rocca di Terra Murata e finisce a Marina Grande. Il lunedì isolani e turisti affollano per il pasto all’aperto l’isolotto di Vivara.
Nella vicina Ischia molto tipica “La Corsa dell’Angelo” a Forio, risalente addirittura al 1600 e causa di dispute tra le famiglie del posto per decidere a chi tocca il privilegio di portare in processione le statue della Madonna e di Cristo, di San Giovanni e dell’Angelo che annuncia la resurrezione di Gesù tra i canti dei pescatori e i petali dei fiori lanciati dai balconi. Molto toccante.
Le tradizioni dell’Italia Centrale
Partiamo da Sora, terza città ciociara dopo Frosinone e Cassino. La sua processione pasquale è nota per essere particolarmente commovente ed è tra le più sentite e belle di tutta Italia. L’evento ha inizio dalla Chiesa di S. Spirito, in pieno Corso Volsci e vi partecipa un altissimo numero di fedeli che con la candela in mano e le preghiere e i canti intonati a voce lieve percorre composto le vie più antiche del centro storico. Confraternite, sacerdoti, banda locale, autorità cittadine, gente comune: uno dei momenti più importanti dell’anno per questa comunità.
Nella vicina Sulmona, e siamo così passati in Abruzzo, i riti pasquali durano l’intera settimana e sono organizzati dalla Chiesa della Trinità e dalla Chiesa di Santa Maria della Tomba. Molto tipici i costumi in saio rosso e i cori che intonano il Miserere, tra le piazze storiche della città dei confetti, circondata dal massiccio della Majella.

La scena madre è quella della “Madonna che scappa”, perché la Madre di Gesù non riesce a credere alla notizia della Resurrezione e la corsa della statua verso l’antico acquedotto romano della città dove incontrerà la statua del Figlio vede la perdita del velo nero del lutto, l’esibizione di un nuovo abito dal manto dorato, la rosa che spunta in mano al posto del fazzoletto e il volo gioioso e liberatorio delle colombe. Un grande momento di topos, sospeso tra la vita e la morte.
Nelle Marche una meta da consigliare è Urbania, per ammirare i quadri viventi che sono un inno alla tradizione e alla spiritualità della Pasqua. La festa ha anche un lato ludico con eventi artistici e stand gastronomici di prelibatezze locali.

Se c’è un posto della Toscana da visitare a Pasqua questo invece è il paese di Radicofani: la messa del Giovedì Santo rievoca l’Ultima Cena e l’apertura del Sepolcro, segue la processione serale “buia” del Venerdì Santo, coi fedeli vestiti di cappe rosse o bianche che arrivano alla chiesa di Sant’Agata dove sotto l’altare di Andrea della Robbia li attende uno spettacolo unico di luminarie. Oppure Strettoia, vicino Lucca, con attori che recitano le parti del Risorto, la Lavanda dei Piedi, l’Ultima Cena, le stazioni della Via Crucis. Oppure va visto lo “Scoppio del Carro” a Firenze, tradizione risalente alla prima crociata quando tre schegge del Santo Sepolcro strofinate tra loro creavano il fuoco benedetto nella Gerusalemme liberata: la Domenica di Pasqua, sotto il Duomo, un piccolo razzo a forma di colomba fa scoppiare i fuochi d’artificio contenuti nel carro, che illuminano la stupenda città rinascimentale.
Due o tre momenti da vivere al Nord
La processione pasquale che vede portati a spalla nel centro di Savona quindici gruppi lignei policromi è organizzata da sei Confraternite ed è risalente al Tredicesimo Secolo. Le statue rappresentano i vari momenti della Passione e della Morte di Gesù e il contorno di bande musicali rende l’evento molto seguito.
Nel paese romagnolo di Tredozio va in scena la simpatica Sagra dell’Uovo con giochi (la ricerca dell’uovo nel pagliaio, la corsa con l’uovo sul cuchiaio… tutto il repertorio!), battaglie e sfilate di carri allegorici. Strepitosa la gara dei mangiatori di uova sode, il record finora è di ingoiarne 17 in tre minuti! Uova protagoniste anche in un gioco a Cividale del Friuli: vengono fatte scivolare lungo le pareti di una conca di sabbia e vince chi colpisce quella dell’avversario. Piccoli duelli con colpetti sulle uova soda si ritrovano anche a Piacenza.

Carri di legno come quelli preparati fin da Natale in gran segreto a Bormio in Valtellina, ornati di fiori e muschio e condotti dai giovani del luogo in abiti tradizionali. Vince il palio il “Pasquale” lavorato meglio da un punto di vista artistico ed estetico e capace di trasmettere il miglior significato, il miglior messaggio umano come religioso. Su queste montagne i valori della Pasqua si ispirano all’amore di Dio per gli uomini, alla tolleranza, al rispetto delle diversità. Una Pasqua moderna, sociale e civile quindi, anche se riconducibile ai carretti dove si esibiva l’agnello sacrificale.
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