La luna sul mare
La luna, o una parte di essa, ha deciso di fermarsi, di cristallizzarsi, sulla suggestiva falesia di una piccola isola del Tirreno. Ma la luna, si sa, è volubile e fragile, resta lontana, circondata da un alone di mistero, la sua materia è un pulviscolo, la sua superficie è piena di macchie e di ampi crateri di un colore che va dal grigiastro a tutte le tonalità dell’argilla. La luna lassù presenta anche delle vaste zone pianeggianti ricoperte da rocce basaltiche che sono resti di antiche colate laviche e a cui la scienza da Galileo in poi ha dato l’evocativo nome di “mare della pioggia” e “mare della tranquillità”.

Ecco, è come se un’astronave fosse salita in orbita verso la grande palla bianca e avesse riportato sul “mare terrestre”, sulla spiaggia più bella di Ponza, sulla sua imponente parete concava dalla drammatica bellezza, pezzi di suolo, di polveri e detriti lunari e insieme dei frammenti di sogni. Tutti sospesi sul mare, come un arazzo con le sue striature, le sue sfumature, che a ogni tramonto si incendiano e fanno risplendere quel corpo opaco della luce riflessa del sole.
How fragile we are…
Guardare questa scena dal mare è un privilegio e farlo soltanto dal mare purtroppo ormai è un obbligo perché come il suolo lunare bombardato dall’impatto di asteroidi e meteoriti pian piano si è trasformato, levigato o polverizzato, così la falesia meravigliosa di Chiaia di Luna ha subito la forza dell’erosione dei vari agenti atmosferici, ha perso la sua partita con la natura e ha fatto cadere fragorosamente a mare le sue rocce, i suoi costoni argillosi e precari, rendendo molto pericoloso il transito sulla spiaggia. Non sono servite protezioni o reti, perché la luna di certo non si recinta.
Caducità e incanto, la voglia e il pericolo di un incontro: a Ponza si può restare imbambolati davanti a questo muro alto di crosta lunare, che ha la stessa leggerezza dei minuscoli granelli di vetro che compongono tanta superficie della luna reale.

La luna vera ha anche un’atmosfera ma è troppo sottile per potervi respirare. E il respiro lo tratterresti anche qui, per lo stupore prima di tutto, ma anche perché nulla possa cadere più giù, perché la bellezza del quadro che ammiri resti eterna, perché questo capolavoro di Madre-Natura non perda mai uno strato, un rilievo, un riflesso, una linea, un colore. Penso alla canzone di Sting, davvero.
La frase di Calvino
Il senso del miracolo, dell’attrazione e della metafora usata finora per raccontare questa spiaggia e rendere onore al suo nome evocativo ce lo possono spiegare ancora meglio le parole di Calvino sulla luna, in una delle sue famose “Lezioni Americane”, quella sulla “Leggerezza” appunto: “La luna appena si affaccia nei versi dei poeti, ha avuto sempre il potere di comunicare una sensazione di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo” .
A questa spiaggia di luna unica al mondo l’uomo tende in modo naturale, non si accontenta di contemplarla, vuole entrare in rapporto più stretto con lei. Ma per la loro voglia di fantasia, leggerezza e immaginazione gli abitanti, i turisti e gli innamorati di Ponza hanno dovuto pagare un caro prezzo: fino a una decina di anni fa su Chiaia di Luna si passeggiava e si prendeva il sole, ci si tuffava beatamente nel suo mare turchese, ci si arrivava tramite un prodigioso tunnel scavato dai romani nella roccia e l’incanto della falce di luna dalla vista d’uscita era incredibile. Poi il rischio è aumentato, la parete lunare è crollata, il sogno è finito, ci sono stati dei morti ed oggi la difficoltà di passeggiare sulla spiaggia non dico che assomigli alla missione dell’Apollo 11 che portò Armstrong e Aldrin a toccare per primi il suolo lunare, ma insomma è meglio essere prudenti e rispettare un ecosistema così fragile.
La cerimonia delle barche
Allora si noleggia una barca, e dal golfo del porto si arriva in gommone, si organizza una crociera in barca a vela e come in un corteo religioso tutte le barche e tutte le vele a ogni magico tramonto si avvicinano e danno vita a uno dei riti pagani più sentiti di tutto il Mediterraneo. L’alternativa è ammirare i colori del tramonto da terra, da una terrazza panoramica che sporge appena sopra la falesia o dall’elegante Hotel Chiaia di Luna che organizza aperitivi alla moda con vista tutte le sere d’estate. Entrambe le soluzioni sono appena a dieci minuti di cammino da Ponza porto.

Luna, spiaggia e poesia
Là davanti, in mare o da terra, ognuno vive libero la sua emozione e la sua luna ideale: si può pensare al volto della luna descritto da Plutarco, alla luna regina del silenzio, delle maree, delle nascite e dei raccolti per Orazio, agli stati d’animo lunari evocati da Petrarca, a Dante che alla luna dedicò il Paradiso della Divina Commedia, a Leopardi che la cantava come una presenza eterna, algida e candida, ai poeti romantici che vedevano riflettersi in quel chiarore pallido la caducità stessa della vita. O si può ricordare il volo notturno di Peter Pan verso la luna, quello di E.T in sella a una bicicletta o ci si può perdere anche nel significato filosofico e musicale del “dark side of the moon” dei Pink Floyd. Quante suggestioni può regalare una spiaggia! E quante ancora ne può regalare l’isola!
Ponza porto

Ponza paese vista dal mare è un acquerello, tanti cubetti colorati di case, come a Procida, la sagoma del faro, la cupola rossa della chiesa gialla, la banchina sul porto sempre animata e il corso superiore che è una balconata meravigliosa sulla baia. Qui si celebra la vita ponzese, si parte per le escursioni in barca, si ritorna per l’aperitivo o per lo shopping serale, si mischiano reti da pesca e raffinati bistrot marinari, pomodori e cipolle messi a seccare sui muri vicino a abitini griffati, profumi napoletani delle pasticcerie con tielle gaetane e costumi alla moda. Nelle ore calde il silenzio assoluto, la sera un grande vociare nei vicoli, durante i lunghi inverni invece ci raccontano solo di onde e di vento.


Verso Le Forna e le Piscine Naturali
Il giro dell’isola è una meraviglia e si fa tranquillamente in giornata.
Appena lasciato il porto si vira sulla destra e si vedono le grotte di Pilato dove i romani allevavano pesci e murene, poco sopra sulle rocce si scorge il cimitero dell’isola.

Poi c’è l’attesa di Chiaia di Luna, quindi il promontorio di Capo Bianco e i faraglioni di Lucia Rosa dove l’acqua ti chiama a mille tuffi. Ma mai come quelli nel turchese assoluto delle piscine naturali e delle insenature di Cala Feola e Cala dell’Acqua, dove la costa di Ponza dà il meglio di sé e il sole si prende su scogli piatti, gustando panzanelle, esplorando i fondali, aspettando i tramonti.
Il paesino che si vede in alto è la frazione di Le Forna dove molti turisti amano affittare studios simili a quelli delle isole greche con una magnifica vista su Palmarola che mozza letteralmente il fiato.

Costa costa si arriva all’altro capo di Ponza e le barche grandi e piccole indugiano volentieri tra Cala Fonte e Cala Gaetano, nei pressi dell’isolotto di Gavi. Quindi arrivano altre bellezze assolute come l’Arco Naturale, il relitto di Cala Inferno, lo scoglio piatto di Punta Bianca che sembra accompagnarti in mare come si fosse sul palmo di una mano. La spiaggia del Frontone raggiunta coi continui taxi boat dal porto è quella degli aperitivi alla moda e poi il piccolo molo di Santa Maria precede il ritorno sotto le facciate colorate del Porto, dove i ragazzi ponzesi si ritrovano sempre a chiacchierare e a guardare i turisti e il mare.


L’incanto selvaggio di Palmarola
L’isola ti conquista anche per i giri in moto, per i trekking sui punti panoramici tra ginestre, cicale, lenticchie, per le trattorie dove si gustano scorfani, cernie e ricciole di fondale ma di sicuro per un’ultima grande avventura: la scoperta di Palmarola.
Neanche ai Caraibi c’è un mare così trasparente, benedetto probabilmente dalla Cappella di San Silverio che lo osserva da uno scoglio. L’isola tranne un semplice punto ristoro sulla sua unica spiaggia è disabitata e selvaggia, non offre attracchi per le barche e ha un unico generatore di corrente elettrica che quando spesso si blocca ti lascia sospeso tra il rumore del mare, il profumo delle piante e il chiarore della luna. La luna, ancora lei…


Il ritorno del Francese
Se avete la fortuna di dormire almeno una notte in delle quattro spartane camere da “O’Francese” sarete a tu per tu col mare il sole e la luna, in una cornice primitiva, resa ancora più tale dalla vista delle grotte scavate nella roccia dai pescatori ponzesi. O’Francese era uno di loro, emigrato in Francia, tornato un giorno a vivere qua, legato com’era al ricordo della pesca col padre davanti a queste scogliere. Aprì il ristoro, visse poche ma profonde amicizie, una in particolare giocò un ruolo nel destino dell’isola perché l’attuale gestione della locanda è dei figli di una coppia che scopri il grande incanto di Palmarola negli anni ’60.

Due lupi di mare
Palmarola prende il suo o nome dalla presenza di numerose palme nane, è il regno degli uccelli, della natura, del silenzio, della lentezza. I capitani di Ponza la girano lentamente e sapientemente, passano sotto i Faraglioni di Mezzogiorno, le scogliere altissime di Cala Brigantina, conoscono tutte le sfumature del blu e mentre a bordo si scolano spaghetti con tonno fresco, acciughe o melanzane pensi quanto fosse vera la dichiarazione d’amore di due grandi documentaristi come Folco Quilici e Jean Jacques Cousteau per i quali Ponza e Palmarola erano per distacco le isole più belle del Mediterraneo. Sotto le guglie delle Cattedrali naturali di Palmarola o ripensando a Chiaia di Luna a Ponza non puoi far altro che dedicare un brindisi ai due compianti lupi di mare e condividere con un tuffo nel blu tanta bellezza.


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