Venti chilometri di incanto
Siamo appena tornati e già mi mancano le lunghe camminate sulla sabbia fine e bianca, gli odori inconfondibili della macchia mediterranea, le acque incredibilmente trasparenti, i colori del tramonto. La costa di San Teodoro, Sardegna nord-est, da Porto Istana all’insenatura dell’Isuledda, è un territorio meraviglioso che si estende per una ventina di km e con una regina di roccia che domina ogni scena dal mare: l’isola di Tavolara.

Abbiamo visto almeno dieci spiagge da sogno, lingue di sabbia e scogliere di graniti rosa, stagni abitati da aironi e fenicotteri, isole selvagge, calette nascoste e i primi rilievi montuosi dell’aspro interno, un mondo davvero a parte.
Provo a raccontare tutto come quando si rivede un filmino, o si sfoglia un album di fotografie. Con un sentimento di riconoscenza e una consapevolezza: ci siamo riempiti di mare.
I piccoli porti
Quelli della Costa Smeralda, Porto Rotondo, Porto Cervo soprattutto, sono antropologicamente diversi, sono rifugi lussuosi, troppo per i miei gusti, una serie ininterrotta di ville da nababbi, di alberghi di lusso, di yacht impressionanti, di darsene che diventano sfilate di moda, di ristoranti che presentano il conto a tre zeri, di feste, di luci, di vanità.
Nei paesini col suffisso porto, Porto Istana, Porto Taverna, Porto San Paolo e Porto Ottiolu, in questa zona favolosa che si apre a sud di Olbia, si respira invece un’atmosfera diversa, più raccolta, più poetica e più gentile. Sono piccole marine turistiche dove è bello passeggiare verso sera, tra le barche che prenderai l’indomani, i residence colori pastello sui prati all’inglese, le piazzette che si animano di musica, chiacchiere e spettacoli, le osterie di mare.
Porto Istana si trova proprio difronte a Tavolara e dalla spiaggia del borgo l’isola risalta grandiosa con la sua forma alta e tozza.

Puoi stare ore a guardarla, giocherellando con la sabbia bianca tra le mani, tuffandoti mille volte in quello specchio turchese, inquadrando col tuo obiettivo le variazioni della luce sulle rocce rosse e sul mare, fino alla carismatica sagoma rocciosa. Per il resto la vacanza passa davvero piacevole: il giro in gommone, il gelato, le pinete, il vento sulla baia, i giochi dei bambini.
Porto San Paolo è il punto di imbarco per le principali escursioni organizzate verso Tavolara: 35 Euro a persona per vivere il mare tutto il giorno. Si costeggia per primo il litorale di Porto Taverna – un’altra spiaggia stupenda, da visitare via terra perché ha proprio tutto, la sabbia chiara, l’acqua pulita, lo stagno con gli uccelli alle spalle, i beach bar e i ristoranti di pesce per godersi gli aperitivi, le cene e le feste al tramonto – si avvista poi la costa frastagliata di Cala Girgolu e si procede verso le due isole del golfo.

I segreti di Molara
Il tuffo più bello e lo snorkeling più emozionante della gita è nelle acque intorno a Molara, più precisamente nella zona delle piscine naturali che presentano un fondale così celeste da ispirare una preghiera, da mozzare il fiato. Fulco Pratesi, fondatore del WWF Italia le ha definite “tra gli ecosistemi in basso fondale più belli del mondo”. Sicuramente sono un dono della natura come lo sono i cespugli di lentisco, i falchi pellegrini, le berte di mare, le caprette selvatiche e i tanti pesci e spugne policrome che popolano la macchia, il cielo e il mare dell’isola. Un’isola dove gli arrivi delle barche sono contingentati, le soste brevi, i tuffi discreti, i giri a terra per vedere i resti di una chiesa e di un castello proibiti, a meno che non si ottenga un permesso speciale dalla ricca famiglia di Olbia proprietaria di questo santuario naturale. Non sapevo che a Molara volano i due terzi delle berte presenti nel mondo, protette per nidificare nell’area marina da una imponente opera di derattizzazione.

Appena dietro Molara ecco sporgere dal mare l’aguzzo scoglio di Molarotto dove – udite udite – vive la piccola e preziosa lucertola blu, unico esemplare al mondo!!! Su Molarotto per questo motivo sono vietati gli sbarchi, ci possono arrivare solo i responsabili dell’area marina protetta perché il minuscolo rettile dalle striature bluastre e nere va difeso in modo che possa continuare nei suoi sei anni medi di vita, a spalmarsi sugli scogli, a cibarsi di alghette e formiche e a stagliare la sua esile silhouette contro le pareti di granito di Tavolara. Pare che ne siano rimaste circa 2.500, così, libere, in mezzo al mare.
Un’isola o un regno?

A ora di pranzo la nostra barca arriva al pontile di Tavolara e qui ti lascia in attesa del tuo rientro libero coi passaggi di ritorno previsti di ora in ora fino al tramonto. Ti lascia a scoprire questo incanto mediterraneo. A godere del blu. A camminare lungo la selvaggia lingua di sabbia della Spiaggia del Molo fino a raggiungere l’isolotto dello Spalmatore. A tentare – se hai le scarpe da ginnastica, una buona preparazione fisica e una eccellente sopportazione del cocente sole estivo – il trekking all’imbrunire fino ai 560 metri di Punta Cannone. A gustarti una grigliata di pesce nel silenzio della notte che scende col suo corteo di stelle luminose.
Tavolara ha un profilo inconfondibile, è un maestoso massiccio di granito ed è la bellissima quinta teatrale di tutto il Golfo di San Teodoro. Perché circondata in estate da acque limpidissime o sbattuta in inverno dal vento e dalle onde, si vede da ogni parte, così severa, spuntare dal mare, spuntare dalla cima di una duna, da dietro un promontorio o una pineta, dall’ansa di uno stagno.

Tavolara è cercata da tante specie di uccelli, poetica nelle notti di luglio del festival del cinema, capace di farti comprendere anche il valore della poseidonia che non è l’alga fastidiosa che tutti pensiamo ma un miracolo di vegetale marino che protegge coi suoi banchi le coste dall’erosione. E protagonista di una storia curiosa, quella che racconta di un piccolo regno anarchico e di un sovrano bizzarro.
Una storia che comincia tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 quando Giuseppe Bertoleoni dalla Liguria si trasferisce ad allevare capre a Tavolara. Qui capita nel 1836 Re Carlo Alberto di Savoia che diventa suo amico, caccia con lui le capre selvatiche dai denti dorati e davanti al mare e forse davanti a una buona bottiglia di vino lo nomina padrone e principe di Tavolara, olè! E pare che al figlio di Giuseppe, Paolo, venne ratificata la nomina di sovrano del più piccolo regno del mondo con tanto di pergamena!
Gli eredi dei Bertoleoni rimasero con poche altre famiglie sull’isola, a curare le caprette, a pescare, a produrre calce e a intercettare i primi flussi turistici a partire dalla metà del ‘900. Le prime camere in affitto, il primo ristorante. L’ultimo erede del primo principe di Tavolara è il ristoratore-pescatore-traghettatore Tonino Bertoleoni, 88 anni oggi, che nelle interviste rilasciate ai giornalisti che ovviamente ancora lo cercano parla con un sorriso del suo destino di re scalzo, ormai senza pergamena, mai riconosciuto dall’Italia, però con gli antenati sepolti tra le dune e le erbe dell’isolotto dello Spalmatore.

Mentre ritorniamo a Porto San Paolo pensiamo con divertimento e tenerezza a questa storia della piccola monarchia in mezzo al mare. A questa corte che prosegue il suo regno tra le pareti di granito dell’isola, i voli dei gabbiani corsi, le fritture di calamari e le corse in traghetto nel golfo.
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