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Luoghi magici

I segreti dell’Arca perduta

Il destino di Mosè

Milleduecentocinquanta anni circa prima della nascita di Cristo secondo quello che troviamo scritto nei racconti biblici visse Mosè, “salvato dalle acque del Nilo” (questo il significato del suo nome), il messaggero principale inviato da Dio ai figli di Israele.

Per quello che è riportato nel libro dell’Esodo possiamo identificare in Lui la guida del popolo ebraico in fuga dall’Egitto. Scampato una prima volta dalla persecuzione del faraone ricevette la chiamata di Dio sul monte Sinai dove ti accorgi ancora del significato di questo episodio che si perde nella polvere dei tempi se raggiungi dopo una faticosa salita il Monastero di Santa Caterina per ammirare una delle albe più belle della storia dell’uomo. In quei raggi che compaiono piano piano ad illuminare la roccia nuda e rossa tanti popoli, profeti, pellegrini e asceti hanno sempre continuato a vedere la chiamata di Dio e il fervore della fede lassù non si è mai perso.

Il Monastero che si riesce a visitare anche dal mare vacanziero di Sharm el Sheikh

Il Monastero che si riesce a visitare anche dal mare vacanziero di Sharm el Sheikh è una immersione totale nella fede e nel mito: costruito nel VI secolo è il più antico monastero cristiano ancora esistente ed è considerato un luogo sacro dalle tre principali religioni monoteiste, il cristianesimo, l’ebraismo e l’islam. E’ patrimonio culturale dell’Unesco per la sua pregevole architettura bizantina, per la sua raccolta di icone e soprattutto perché dopo quella del Vaticano contiene la più vasta raccolta di antichi manoscritti e codici bizantini esistenti al mondo.

Fu proprio in questo punto che secondo la Bibbia Mosè incontro Dio nell’episodio del roveto ardente che si concluse con la consegna dei Comandamenti. In un’alba mistica vissuta quassù, a 1.500 metri sul mare, queste scene riescono anche a palesarsi davanti ai tuoi occhi. E non è blasfemia.

una faticosa salita il Monastero di Santa Caterina per ammirare una delle albe più belle della storia dell’uomo

Tornato in Egitto Mosè realizzò la missione della sua vita che consisteva nella liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù.

Il faraone che secondo alcune fonti fu Ramses II o al limite suo figlio Merenptah per la sua resistenza pagò un prezzo molto salato perché il Dio ebraico fece calare sulla civiltà degli obelischi e delle piramidi le famose dieci piaghe d’Egitto come un castigo divino: invasioni di insetti, mosche, zanzare, rane, locuste, tre giorni segnati dalle tenebre, mortali pestilenze, ulcere, l’acqua del Nilo mutuata in sangue con la conseguente fine della fertilità e dei raccolti, una spaventosa grandinata e infine la maledizione più terribile, l’invio di un vento che uccise tutti i primogeniti d’Egitto.

Il resto della storia narrata nella Bibbia è altrettanto noto: accampatosi coi suoi nei pressi del Mare di Giunco, di identificazione ancora incerta (dovrebbe essere in qualche luogo tra il Canale di Suez, tra i Golfi di Aqaba o Elat e il Mar Rosso settentrionale), Mosè divise alzando il suo famoso bastone le acque del mare, permettendo al popolo di attraversarlo e richiudendo le acque dopo il passaggio, sommergendo così l’esercito degli inseguitori mandato dal faraone. Dopo altri cento giorni di faticoso viaggio nel deserto raggiunse di nuovo la montagna della chiamata, il Sinai, dove ricevette le Tavole della Legge. Sparì in una nube sulla vetta della montagna per quaranta giorni e quaranta notti, tra i lampi mandati da dio che spaventarono a valle tutti gli uomini. Mosè compì il suo destino e scendendo dal Sinai punì severamente coloro che per paura avevano adorato un altro idolo, un vitello d’oro, per poter raggiungere la Terra Promessa.

il Sinai, dove ricevette le Tavole della Legge

Il significato dell’arca

E a questo punto entrò in gioco l’Arca dell’Alleanza, un preziosissimo manufatto religioso realizzato con le offerte del devoto popolo di Israele. Venne realizzata con del legno di acacia e ricoperta interamente d’oro, di sottili lamine dorate, di anelli dorati dove passavano delle stanghe per trasportarla. Il coperchio propiziatorio, anch’esso d’oro, era sorvegliato da due leggiadri cherubini dorati con le ali spiegate a sua protezione.

Una meraviglia artistica, dal grande valore simbolico, perché fu l’Arca l’oggetto, la sacra reliquia, destinata a contenere il patto tra Dio e il popolo eletto, quelle lastre di pietra che portavano iscritti i Dieci Comandamenti. Ovvero “la Testimonianza che io ti darò” secondo le fatidiche parole pronunciate dal Signore.

fu l’Arca l’oggetto, la sacra reliquia, destinata a contenere il patto tra Dio e il popolo eletto

Il popolo di Dio marciava verso la Terra Santa e l’Arca nell’infinito peregrinare nel deserto era custodita in una tenda sempre sorvegliata, alla testa del corteo.

Delle dimensioni di 110 x 66 cm il prezioso parallelepipedo somigliante a oggetti di culto degli antichi egizi costituiva il senso visibile della presenza divina tra il popolo eletto. Nessuno poteva toccarla senza rimanerne fulminato. La storia gli ha assegnato per questo grandi poteri distruttivi, chissà se l’Arca era davvero una diabolica macchina elettrica capace di emanare energia, punire i peccatori, distruggere mura e edifici come nel caso della presa di Gerico o sterminare i nemici degli Ebrei come ha affermato più di uno studioso.

Giunto nei pressi della terra promessa, dopo 40 anni di dura marcia, Mosè morì sul Monte Nebo prima di entrarvi. Dopo di lui, vissuto ben 120 anni e assunto in cielo, l’arca fu custodita con grande cura prima dal Re Davide e poi da suo figlio Salomone in un tabernacolo nel tempio di Gerusalemme.

E poi cosa è successo?

Dove mai sarà finita l’Arca perduta?

Esistono varie teorie, supportate però da scarsi documenti, come sempre accade quando la storia si intreccia alla leggenda, la religione al mito, le lotte di conquista alle tragedie e alle fughe e i destini dei popoli si sovrappongono, si mischiano, si succedono.

La prima teoria racconta che l’Arca divenne l’ambito bottino di guerra di Nabucodonosor nel 586 a.C quando il re babilonese conquistò Gerusalemme e ne distrusse il tempio.

In questo caso sarebbe poi andata smarrita sotto qualche tempesta di sabbia o chissà se sepolta sotto qualche roccia dell’attuale Iraq. L’Arca quindi da rintracciare nelle terre delle Mille e una Notte e in quelle affamate e martoriate di oggi.

 l’Arca divenne l’ambito bottino di guerra di Nabucodonosor nel 586 a.C

Un’altra fonte ipotizza la sua distruzione durante uno dei tanti incendi e saccheggi che colpirono la Città Santa ma un fatto talmente grave ed empio sarebbe stato sempre nascosto dai sacerdoti ebraici, che evidentemente dovevano tenere in qualche modo in vita l’antico mito.

Altri studiosi sostengono invece che il profeta israelita Geremia, disprezzato per aver predetto l’invasione babilonese contro il suo popolo che stava tradendo l’alleanza con Dio, riuscì a nasconderla in tempo sul Monte Nebo, nell’attuale Giordania.

 riuscì a nasconderla in tempo sul Monte Nebo, nell’attuale Giordania

Non mancano studi che vogliono l’Arca trafugata dai legionari romani nel 70 d.C e che la vedono quindi ancora nascosta tra le straordinarie meraviglie e rovine di Roma. Ipotesi che la indicano rubata dai Templari e nascosta nella Cattedrale di Chartre o in una piccola abbazia scozzese.

Tante teorie e tanto rumore, comprese quelle più suggestive che vedono nell’Arca una sorta di ricetrasmittente per dialogare con popoli alieni e astronavi lontane! Ma magari tutto questo dibattito non serve a nulla perché l’Arca potrebbe ancora trovarsi indisturbata in una grotta scavata nella roccia sotto la vecchia sede del Tempio di Salomone a Gerusalemme.

Da sempre l’Arca allora è rimasta a casa sua?

l’Arca potrebbe ancora trovarsi indisturbata in una grotta scavata nella roccia sotto la vecchia sede del Tempio di Salomone a Gerusalemme

Ma un’ultima pista porta direttamente in Africa.

Secondo un’antica tradizione contenuta nel libro di storia medievale etiope, il Kebra Nagast, l’Arca sarebbe stata donata da re Salomone a Menelik I, il figlio da lui avuto dalla regina di Saba, leggendaria fondatrice della nazione etiope. L’incontro tra i due è passato alla storia: la regina arrivò a Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, oro e pietre preziose. Ci fu quindi uno scambio di doni, domande, culti (di Dio e del Sole), venne celebrata l’unione tra due stati mitici (anche se oltre all’Etiopia alcuni studiosi identificano tale regno tra le sabbie dello Yemen), tra Bellezza e Saggezza e nacque infine un amore che vide come erede quello che secondo la narrazione etiope sarebbe il salvatore dell’Arca, appunto Menelik, che la portò in Africa orientale già dal 950 a.C e la nascose nel Palazzo della Regina.

in Etiopia vivono dai tempi antichissimi i discendenti di Menelik, gli ebrei di colore Falasha, l’Arca sarebbe tuttora nell’umile cappella di Tabot ad Aksum

Per questa fonte, molto accreditata, anche perché in Etiopia vivono dai tempi antichissimi i discendenti di Menelik, gli ebrei di colore Falasha, l’Arca sarebbe tuttora nell’umile cappella di Tabot ad Aksum, sistemata lì dal Negus Selassiè dal 1950 e sorvegliata a vista da un guardiano addestrato ad uccidere a mani nude chiunque tenti di avvinarsi alla sacra reliquia.

Possiamo quindi immaginarci quest’uomo come un grande vecchio, come un millenario e solitario custode, l’ennesimo di una lunga fila di saggi prescelti, in pratica murato dentro il tempio per proteggere l’Arca dell’alleanza. L’unico a poterla vedere. L’unico a conoscere un percorso di tunnel segreti che la porterebbero al riparo delle montagne etiopi in caso di un’invasione nemica.

Il mistero dei misteri continua a non poter essere svelato, resta protetto, nascosto.

Da tremila anni. In un paese poverissimo.

Forse è giusto così.

Fantasie sull’Arca

Mi piace anche l’idea che magari l’arca perduta l’abbia ritrovata per davvero un archeologo avventuriero alla Indiana Jones e che dopo aver visto all’opera la sua forza distruttrice, proprio come nel film, con lampi che riducono in cenere i suoi malvagi profanatori, essa sia scomparsa tra altre mille casse identiche in un enorme e anonimo magazzino che custodisce i segreti non divulgabili di tutte le epoche.

Forse l’Arca si merita davvero questo rispetto e questo silenzio. Questa pace eterna.

Ci immaginiamo infatti cosa potrebbe accadere se rispuntasse per davvero da qualche grotta o da qualche sabbia…?

magari l’arca perduta l’abbia ritrovata per davvero un archeologo avventuriero alla Indiana Jones e che...

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