Menu
I grandi reportages / Sguardi Andini

Sguardi andini: l’Ecuador coloniale

L’Ecuador si presenta

Bella roba Huaquillas! Un paese assurdo, come tante frontiere del sud del mondo. Ti accoglie con l’aria umida che si appiccica addosso, col tanfo delle banane marce buttate ai lati delle strade, col chiasso e il colore dei piccoli contrabbandieri già notati in Bolivia, coi cambiavaluta, i curanderos e i ladri di polli. Non si sa bene dove sia la legge, in giro c’è gente che stordisce i turisti con offerte di taxi, guide, sucre per soles. Tutti si arrangiano e vivono come capita, caricando ananas, rifilando patacche. E polizia e banche lasciano fare, come se un luogo del genere fosse fatalmente assegnato alla provvisorietà. Non vorrei sbagliarmi ma mi sembra di vedere che da un fiumiciattolo fangoso stanno tirando fuori un cadavere!!
Per il resto i primi chilometri del paesaggio ecuadoriano sono assai pittoreschi: piantagioni di frutta ovunque, verande con pale lente di ventilatori, il deserto del Perù del nord che lascia progressivamente spazio al verde e all’umido, alcuni scorci come le valli svizzere, con le case che hanno un’architettura più gradevole, coi balconi fioriti e i tetti spioventi.
Cambia pure la musica, per strada, nelle corriere, la salsa e i ritmi tropicali sostituiscono i flauti andini. Devo notare da amante del genere che cambiano anche le fattezze delle donne, sono più belle, latine e sensuali di quelle andine.

L’Ecuador del sud nel nostro viaggio è anche dipinto di giallo

L’Ecuador del sud nel nostro viaggio è anche dipinto di giallo (macchine, villaggi, ragazze oltre che le banane) perché il Barcelona di Guayaquil si gioca la finale di Copa Libertadores contro i brasiliani del Vasco de Gama.
Già il sud e il nord, Guayaquil e Quito, il tropico e le montagne, il porto e la capitale, i neri e gli indios, le due anime ben distinte del paese. Anzi ce ne è una terza, che è quella dell’Ecuador naturalistico, della profonda foresta amazzonica e della suggestiva via dei vulcani. Speriamo di vedere bei posti.

Cuenca la dolce

La nostra prima tappa nel nuovo paese è Cuenca, chiamata anche il gioiello del sud, la città della poesia, della musica e della cucina, la capitale culturale dell’Ecuador, gentile, accogliente. Anche nel clima che è dolce, nella natura che è fiorita, nelle architetture che sono piene di lasciti coloniali e spagnoli.

le architetture che sono piene di lasciti coloniali e spagnoli

Al mercato di Cuenca si trovano a buon prezzo borse, maglie e tappeti dai mille colori, oltre che i tipici scialle. Interessante il museo del folklore.
Altre immagini che ci colpiscono di Cuenca sono le donne che lavano i panni nel fiume e li mettono ad asciugare sui prati, sono le venditrici di ceri e santini fuori la sua storica e gloriosa cattedrale, i buoni sapori delle locande, i vicoli romantici nella notte. Ma il simbolo di Cuenca per me rimarrà Alberto, “el sombrillero silencioso”, che vende a una decina di dollari i famosi cappelli di Panama, bianchi o color paglia e sempre eleganti, da passeggio, da mare, da festa, da fazenda, così chiamati perché usati dai lavoratori ecuadoriani per i lavori sul canale delle Americhe.

Gli incontri di Cuenca

i famosi cappelli di Panama, bianchi o color paglia e sempre eleganti

Alberto ha 66 anni, da 60 fabbrica sombreros, è bravo, muto e umile, un personaggio così preso nella sua arte che non si può dimenticare. La sua gioia principale è un librone pieno di foto e cartoline: ogni turista che passa nella sua bottega gli manda un ricordo, una lettera, una foto scattata al momento dell’acquisto, un’immagine della sua città lontana, grazie alle quali, probabilmente, Alberto si fa la sua unica idea di mondo. Perché il mondo arriva così nel suo piccolo negozio di Cuenca e ovviamente, appesi alle pareti, numerosi ritagli di giornale, anche italiani, elogiano il vecchio artigiano.
Altro incontro simpatico è quello con Donna Teresa, una contadinotta dall’età indefinibile che dopo averci venduto delle banane scappa via con una corsetta leggera per non farsi fotografare. Poi però si ferma, ci sorride, capisce che non vogliamo rubarle l’anima e ci regala un bel primo piano col suo faccione, la bombetta, l’immancabile treccia e il colorato ikat attorno al collo.

il mondo arriva così nel suo piccolo negozio di Cuenca

Il paesino dei centenari

Il giorno seguente lo impegniamo in due piccole gite: a Ingapirca per visitare le rovine inca e a Vilcabamba, la cittadina dei centenari. Pare che qui ci sia un’arzilla e saggia comunità di vecchi contadini che vivono in armonia con la natura, senza mode e senza stress, in salute e sereni, vicini alle montagne e vicini a dio. Molti giornalisti da sempre invadono curiosi queste verdi vallate dell’Ecuador per scoprire il segreto di tale longevità. Scopriranno che l’aria è fresca, il cibo è buono, le abitudini sane e antiche.

Il paesino dei centenari

Le tensioni del paese

Per contrasto con tanto idillio tornati a Cuenca ci informiamo meglio dei fatti dell’Ecuador moderno, un paese che soffre di varie inquietudini. Innanzitutto le classiche pressioni degli Usa che arrivano ogni volta e in ogni angolo di America Latina dove esistono ricchezze nascoste e da sfruttare come il petrolio e l’uranio, come la fauna e la flora delle isole di Charles Darwin, le Galàpagos. Poi i classici governi fantoccio che si sono susseguiti in passato e che hanno lasciato vari strascichi perché a comandare erano personaggi da realismo magico, di quelli che non accettavano confini tra i loro desideri e la realtà. Gli immancabili scandali, il rischio di rivolte militari, l’elevazione del cattivo gusto a spettacolo, l’ignoranza esibita come virtù… specie sul finire del secolo scorso. Un esempio su tutti, quello dell’ex cantante e calciatore populista Bucharan che il giorno che si travestì da Batman fu dichiarato mentalmente incapace di dirigere il paese: dopo solo un anno di mandato!

Poi c’è stato l’anno disgraziato di uno come Alarcòn che si è mangiato gli aiuti economici arrivati dall’estero dopo l’uragano Nino e mentre la gente moriva di fame faceva rivendere i rifornimenti alimentari ricevuti nei suoi magazzini di Quito e Guayaquil! Col professor Mahuad è andata un po’ meglio e petrolio, banane, pesce, turismo hanno risollevato per un breve periodo il paese, pronto a stupire i crescenti visitatori per i suoi vulcani, la sua selva, le sue coste tropicali, i suoi tesori coloniali. Oltre che per il santuario naturalistico delle isole Galàpagos.
Nei primi anni del duemila altre giravolte tra destra e sinistra, la lunga stagione di Correa, prima visto come cattolico, umanista, poi convolto in tangenti per il suo partito. Ora Lenin Voltaire Moreno (i primi due nomi dati lui dai genitori parlano chiaro…), indio dell’Amazzonia, costretto su una sedia a rotelle, protagonista di una svolta liberale in politica ed economia ma ancora sotto la lente di ingrandimento della comunità internazionale.

i fatti dell’Ecuador moderno, un paese che soffre di varie inquietudini

Orgoglio amazzonico

Sullo sfondo per tutti loro lo spettro della guerra col Perù per il controllo della rocciosa Cordillera del Condor, dove, indovinate un po’, oltre a un immenso patrimonio di biodiversità pare ci siano tanti ricchi minerali. E lo sfruttamento conseguente della vicina regione amazzonica dove le macchine delle compagnie internazionali hanno fatto rintanare gli Shuar e gli Huaorani nel buio della foresta.
Ma come profetizza uno scrittore che non rimpiangerò mai abbastanza, Luis Sepùlveda, ne “Il Vecchio che leggeva romanzi d’amore”, ci sarà sempre un tigrillo a resistere e a ruggire, una comunità di contadini testarda che non si lascerà vincere, la natura saprà proteggersi e saprà vendicarsi delle offese, degli avidi, dei prepotenti. Mantenendo il suo verde e primitivo incanto, la sua antica saggezza.

una comunità di contadini testarda che non si lascerà vincere

Ora che ci ripenso c’è un cartello che mi ha colpito molto all’entrata dell’Ecuador: “Benvenuti in Ecuador che è stato, è, sarà un paese amazzonico”. Su una chiesa della capitale a fine viaggio vedremo poi campeggiare poi questa targa: “A Quito spetta l’orgoglio di aver scoperto il Rio delle Amazzoni”. Insomma l’Ecuador ci tiene tanto alla sua selva, forse perché è più piccolo del Perù e non ha oltre alla via dei vulcani i meravigliosi percorsi andini del paese vicino e rivale. Tanto basta per fare della grande Amazzonia una dimensione verde, umida e sensuale, da proteggere e da santificare.

Ci andremo presto anche per questo.

Offerte e prezzi Sudamerica

Non ci sono Commenti

    Lascia un commento

    Iscriviti al Grillo Viaggiante e Caesar Tour Clicca qui

    Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

    Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

    Chiudi