La seconda volta
Seconda vacanza in Tunisia, Hammamet e dintorni. Sicuramente si tratta di uno dei poli turistici più importanti del paese, qui i tunisini sono stati bravi a costruire ottimi alberghi, ad attrezzare i lidi balneari, ad aprire ristoranti di gusto, ad attirare tanti popoli europei con discoteche e casinò, suk e palme, parchi e sport acquatici ed escursioni in jeep, campi da golf e centri culturali che mischiano elementi di Art Decò con lo stile locale. L’Africa facile.
Hammamet per chi
In tanti hanno soggiornato qui dal romanziere Gustave Flaubert, al pittore Paul Klee fino a Winston Churchill, anche se la memoria degli italiani va agli anni della lunga latitanza di Craxi. Un paradiso a basso costo, dove le ville con piscine e giardino si affittano ancora al prezzo di un nostro appartamento in periferia, dove l’ottimo pesce fresco costa dai 5 ai 12 Euro al kg. Un luogo dove riposarsi e annoiarsi, un luogo dal clima dolce, il cui nome deriva da hammam, bagno termale, perché qui le sorgenti hanno qualità terapeutiche e rigeneranti e rinfrancano il corpo e lo spirito. Non credo che sia un caso che la città sia diventata il buen retiro di tanti pensionati italiani, francesi o tedeschi!

Dentro la Medina
La parte più bella di Hammamet è la sua storica Medina, forse la più famosa della Tunisia. Gioielli e tappeti che il prezzo cala ogni volta che impegni l’angolo, costumi e intrugli berberi per ogni occasione, terrecotte che sanno della fatica e del talento degli artigiani, mille spezie colorate che immagini a condire piatti esotici, torri d’arance miracolosamente in equilibrio viste solo qui e a Marrakech, incensi, tatuaggi di hennè per ricordarsi un po’ del deserto, pentoloni da dove esce il profumo di uno stufato di agnello o di una zuppa di legumi mista alle uova, griglie che arrostiscono sardine, l’odore di un forno, le botteghe dove sono rimasti gli antichi mestieri.
Camminare nella Medina, perdersi nella Medina, trattare nella Medina, osservare la gente e le merci e i riti della Medina. Sbucare poi fuori, arrivare alla fortezza, prendere un aperitivo in riva al mare, guardare il tramonto e ricominciare da una spiaggia il giorno dopo.


Dopo una notte di narghilè e danze del ventre, di thè alla menta, di balli sul mare alla Marina Yasmine, il posto migliore per delle nuove amicizie.

Pantelleria all’orizzonte
Eccoci infine al terzo ritorno in Tunisia, forse il più sorprendente perché di una bellezza inattesa, meno pubblicizzata nei depliànts, meno nota ai turisti italiani. Almeno per adesso, perché fra qualche anno col passaparola Kelibia esploderà…!
Parliamo di una cittadina al nord, situata sulla costa tunisina più vicina a Pantelleria (dista appena 70 km), sopra le vecchie rovine di Cartagine, a un paio d’ore di transfer da Tunisi, necessarie perché da queste parti gli aerei non atterrano. Kelibia è il primo porto di pesca del paese e oltre al turismo vive della coltivazione dei legumi, del tabacco e della vite che permette la produzione di un moscato dal profumo inebriante. Il centro della cittadina è caratterizzato da numerose casette bianche, sopra le quali spicca la fortezza bizantina. Nei caffè all’aperto e intenti a riparare le barche nel porto i soliti tanti uomini, si vede una ragazza ogni venti ragazzi.
Spiagge bianche e mare turchese: il tesoro di Kelibia

Poco lontana la spiaggia più bella della zona, quella di El Mansoura, larghissima e bianchissima, profonda oltre 200 metri, incontaminata per almeno 3 km da qualsiasi intervento dell’uomo. La passeggiata sul bianco e accecante litorale di El Mansoura permette di scoprire anche un relitto di un peschereccio naufragato e delle belle dune di sabbia.
Poi arriva la zona degli hotel e dei villaggi turistici, in forte espansione e i motivi di sicuro non mancano. La costa di Kelibia gode di sabbia bianca, mare turchese e cristallino, chilometri di spiagge deserte, i panorami liberi e selvaggi della penisola di Capo Bon e un clima ventilato che non ti fa mai sudare. In una classifica pubblicata nell’ottobre 2013 dal Daily News Dig, che elenca le acque più chiare e più belle del mondo, il sito di Kélibia si è classificato addirittura al settimo posto, grazie alla meraviglia di El Mansoura unita alle spiagge di sabbia bianca della Laguna di Korba che seguono per 15 chilometri la costa, lambite da un’acqua di un blu intenso che ricordano la migliore Formentera, Marsa Matrouh o certi angoli della Sardegna e dei Caraibi.

Mercati tipici e rovine puniche
Kelibia merita anche dei viaggi nei dintorni: a 40 km si visita il tipico mercato di Nabeul dove dopo aver contrattato sull’acquisto di pellame, ceramiche e spezie, monili di rame o d’argento si può assaggiare il cous cous con verdure, legumi e pollo venduto sui banchi e cotto al momento. Le vicine rovine di Kerkouane, una piccola chicca da visitare in un luogo affascinante e panoramico, raccontano invece la città cartaginese meglio conservata della storia perché fu abbandonata nel III sec a.c all’apice del suo splendore, dimenticata e sepolta dalla sabbia portata dal vento di Capo Bon e riscoperta solo a metà del novecento come una sorta di Pompei punica. Proprio qui si possono ammirare ancora mosaici integri, resti di abitazioni risalenti a 2300 anni fa con bagno privato (sono assai visibili delle stupende vasche di marmo rosa!), magazzini dove si producevano l’olio e la porpora e tutto è assolutamente originale perché questo è rimasto nei secoli l’unico sito archeologico punico dove non vi sono state sovrapposizioni con altre civiltà.
Rivelazioni
Grati al sole e al mare e al relax che Kelibia è capace di offrire nel bellissimo villaggio che ci siamo scelti ci avviciniamo alla partenza con due ultime scoperte grazie a una chiacchierata con dei ragazzi locali: veniamo infatti a sapere che una volta la penisola di Capo Bon era unita alla Sicilia (qua dicono che gli agrumi ancora oggi hanno lo stesso sapore)! E che il nostro amato Colosseo è stato certamente costruito col marmo prelevato dai Romani in queste terre africane!! Non lo so se hanno esagerato ma mi piace crederlo. Il marmo di Cartagine per fare eterna Roma, ecco il pensiero dell’ultimo tuffo nel blu.

Il paese blu

Il suo colore è il blu, che campeggia sulle macchie bianche delle case e dei muri immacolati. Il blu delle porte decorate con falci di luna, stelle e guglie di minareti, dei vasi di fiori posti sul selciato e delle ringhiere di legno dei balconi. Il blu dei tavolini e delle sedie delle taverne che lo fanno sicuramente apposta a sceglierle così. Il blu delle simpatiche uccellerie, il blu delle grate delle piccole finestre da cui a volte escono le voci dei bambini, i richiami dei muezzin e i sospiri delle ragazze. Non so perché penso ai loro amori, ai loro pudori, ai loro segreti: da dietro le grate ci sono loro che guardano sicuro, senza esser viste, senza velo, bellezze brune, un po’ timide o chissà se impaurite.

Il blu tanto amato da tanti intellettuali e artisti francesi, da Matisse, da Gide, da Sartre, prosegue nelle verande, nelle panchine, nel metallo dipinto dei lampioni e nella tela degli ombrelloni, a fare compagnia a quello vicino del mare mediterraneo. Sidi Bou Said è tutta piccola e raccolta, pittoresca e arroccata, bianca e blu, poetica nel blu, un po’ languida quasi, un quadro di un pittore, un sospiro di un poeta, un sogno in terra africana. Si trova dopo Tunisi, dopo Cartagine e diventa il nostro saluto alla Tunisia. Al contrario tanti artisti europei hanno lasciato i loro paesi per rimanere qui, su questo balcone magico, pieno di atelier, di bouganvilles e di luce.
Sarà l’effetto del grande incanto del bianco e del blu, così simile agli stupendi paesaggi delle Isole Cicladi?

1 Commento
Giuseppe
24 Marzo 2023 at 3:37 pmIl viaggio é stato molto interessante e vario. Ho soggiornato ad Hammamet e poi ho effettuato una escursione nel deserto per dormire una notte in una oasi fantastica. Viaggio da ripetere.