Tra il verde e il genio
La fine di questa parte del viaggio tocca la regione della Loira atlantica e il suo capoluogo è Nantes.
Mi è capitato di visitarla quando la città era oggetto di un simpatico e pratico esperimento: a piedi o in bicicletta bastava seguire una lunga linea verde dipinta sulle strade per passare attraverso le sue attrazioni principali, monumenti, giardini o installazioni che fossero. Una linea verde che ti conquista subito perché simbolo di una coscienza ecologica, di un profondo rispetto della natura, di un modo non comune di elogiare una città e le sue bellezze, di una scelta di fare turismo con sensibilità, scegliendo una “guida” alternativa e gentile.
Per scoprire Nantes grazie alla linea basta quindi una lunga giornata, partendo magari dal suo simbolo storico e culturale ovvero dal Castello dei Duchi di Bretagna che è stato nel tempo sia residenza che seggio governativo che bunker durante la pesante e drammatica occupazione tedesca della zona.

Dopo aver compiuto un giro di 500 metri sui bastioni del castello, dopo aver visto il panorama completo della città dalla vicina Torre Lu e dopo aver compiuto una bella e rigenerante passeggiata nel Giardino delle Piante dove le siepi prendono forme giocose e originali, coi passi sulla linea verde si raggiunge prima o poi la Cattedrale di San Pietro e Paolo, grande come Notre Dame de Paris.
A seguire una pausa inaspettata nella serena e silenziosa isoletta di Versailles, trasformata in un giardino zen con tanto di Casa del Tè.


Da questo quartiere dal volto tipico, dalle case a graticcio, dai fiori alle finestre e i bistrot più buoni che si possano immaginare si passa poi alla Galleria Pommeray piena di negozi e di firme e si approda infine nel luogo dove si celebra e manifesta il Genio di due grandi personaggi, Jules Verne e Leonardo da Vinci: questo luogo affascinante, bizzarro e unico è chiamato “Le Macchine dell’Isola di Nantes”.
In cosa consiste?
In una grande area dove si sono realizzate, soprattutto sottoforma di animali giganti, delle opere che ricordano i mondi fantastici di Verne, l’universo meccanico-idraulico di Leonardo e in un certo senso anche la vocazione industriale della stessa città di Nantes. Quindi si potrà salire su un gigantesco elefante di legno che si muove lentamente coi bambini che fanno “ooohhhh”, su un grosso ragno meccanico, su un grande albero abitato dagli aironi e anche sulla giostra del Carosello Marino per immaginarsi a contatto con le creature degli abissi di “Ventimila Leghe sotto i mari”.
Molto bello e molto divertente, anche nei particolari più piccoli, perché le installazioni che riproducono uccelli in volo, un camaleonte che si inghiotte una mosca e un simulatore di volo con un’elica che sembra provenire dai disegni del genio di Vinci rendono amore e giustizia al preziosissimo cammino della scienza.

Resta il tempo per qualche gita ancora più a contatto con la natura: solcando qualche canale di Nantes a bordo di una canoa, visitando i vari parchi e vagando senza orario sul pittoresco lungofiume dell’Erdre fino a dove comincia la campagna, si comprende fino in fondo la storia e il significato della linea verde, la prima guida della città di Nantes.
Ci prepariamo così nel migliore dei modi all’avventura del sospirato arrivo in Bretagna.


Di questa Bretagna sognata dai tempi dei fumetti di Asterix e Obelix che mi immagino fra il mare selvaggio e le foreste incantate, coi villaggi coi tetti di paglia dove cuoce lento un paiolo o con le barche dei pescatori che tornano dall’oceano piene di fatica, segni, lotte con le onde e reti traboccanti di granchi giganti e rosse aragoste.
Di questa parte di Francia che da sempre mi ha attratto più di tutte le altre, più di Parigi stessa, perché ognuno di noi ha una sensibilità, un luogo dell’anima e in me queste brughiere, questi paesaggi aspri di dolmen e menhir, queste scogliere scoscese, questi fari persi nel nulla a rassicurare e a proteggere gli uomini del mare, questi venti freddi e brezze marine impetuose che mi aspetto di trovare hanno esercitato sempre un grande richiamo.
Tocca a lei dunque, alla Bretagna, dare un senso ancora più profondo a questo Tour de France.
La notte prima non ci dormo, il giorno partiamo, sostando per la colazione su un canale che tra i campi si dirige verso Brest. Stiamo arrivando.

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