Arles, che eternò Van Gogh

Un piccolo gioiello in un vastissimo paesaggio, i cui confini vanno dalle paludi della Camargue ai massicci delle Alpilles: Arles oltre ad essere il territorio comunale più vasto di Francia è anche e soprattutto un viaggio dentro un’opera d’arte.
Dobbiamo stabilire forse se fu Arles a eternare Van Gogh o se fu il tormentato genio olandese a rendere immortali le vie, i caffè e le campagne di Arles, ma a parte questo il binomio tra la città-capolavoro della Provenza e il Vincent dei girasoli, dei campi di grano, dei ponti levatoi, dei contadini al lavoro produce una vetta raggiunta poche altre volte nell’arte europea.
Dei tocchi di colore vivissimi e vivacissimi, il giallo del sole, l’arancione, tutti i toni caldi che un pennello sa far rivivere, tutta la dolcezza, l’intensità di un paesaggio, di una campagna, di una fase della vita. Una specie di testamento spirituale, pronto a riflettere tutti gli stati d’animo, quelli elegiaci, quelli più tormentati. Su circa 300 tele!
Arles offre tante bellezze assolute, a partire dalle sue testimonianze più storiche. La sua arena romana di pietra, ben intatta, risalente al 100 d. C, che ospitava giochi cruenti come il Colosseo e che oggi è ancora capace di ospitare 24.000 spettatori che partecipano alle corride taurine del periodo pasquale o ad altri spettacoli musicali ed artistici; il criptoportico del Foro che ricorda anch’esso i tempi della dominazione romana e che era il luogo adatto a custodire il grano; gli Alyscamps con le tombe nell’erba di fenici, celti, galli, romani e forse il cavaliere Orlando stesso; le pietre di vecchie strade e terme romane; la chiesa dove incoronarono Federico Barbarossa, la Cattedrale romanica di Saint Trophime che prepara i pellegrini al Camino de Santiago raccontando col suo apparato decorativo la storia dell’umanità dal peccato originale al giudizio universale.
E poi ecco gli spunti più vitali, artistici, paesaggistici come il tipico e variopinto mercato del sabato; il pittoresco ponte mobile di Langlois, oggetto di uno dei quadri più famosi di Van Gogh; il famoso Caffè di Place du Forum dove sostava l’artista, ovviamente con la facciata di un colore giallo acceso; la sua Fondation che gode di prestigiosi prestiti annuali dal Museo di Amsterdam, ma anche quella modernista di Luma, appena fuori il centro storico, che serve a cogliere il vento dell’arte nuova; l’evento tutto dedicato alla fotografia, i Rencontres, che attira ogni luglio appassionati da tutto il mondo pronti a seguire le mostre che declinano l’arte in oggetto su temi sociali, architettonici, pubblicitari e di moda. Dividendosi in fans del bianco e nero come del digitale.



Avignone tra sacro e profano
La città spirituale è quella riassunta nel celebre palazzo dei Papi, protetto da antiche e possenti mura, sorvegliato da statue di alti prelati e sovrani.
La città dei teatranti è quella ferma in alcuni suoi angoli alle atmosfere medievali e ritratta nei tempi moderni nel suo bellissimo Festival di arte di strada.

Sia il Palazzo che il Festival sono invasi ogni anno da una marea di 700.000 spettatori che donano al piccolo centro provenzale un’atmosfera culturale e cosmopolita.
E la città incantata, nel suo insieme, nella sua silhouette, è quella che si ammira sulla riva opposta del fiume, davanti al ponte interrotto di Saint Bènezet.
Una città magica, di pietra, impregnata dei ricordi religiosi come della dolcezza del vivere, vicina al mare come ai monti, sobria e insieme vitale, poetica. Graziata da un clima sempre tiepido, gentile e pulita, protagonista di una eccellente gastronomia, con molti hotel de charme, piazzette nascoste, vie intime.
Palazzi e Musei
Avignone è piena di storia e di arte, meta preferita dei week end di molti francesi, facilmente raggiungibile col TGV dalla stessa Parigi.
Il Palazzo dei Papi sfiora la magnificenza, è il più grande edificio gotico d’Europa: in origine misurava oltre 11.000 mq e dominava ancora più di oggi le sponde del Rodano da un alto sperone roccioso.
Fu Clemente V nel 1309 a lasciare una Roma dilaniata dallo scontro tra Guelfi e Ghibellini per trasferirsi qui, dove la corte papale con 7 papi rimase fino allo scisma d’Occidente, spendendo papa dopo papa ingenti somme per ampliarlo e abbellirlo. Con stanze e appartamenti lussuosi, studi più raccolti, cappelle ricchissime, chiostri decorati, possenti mura e torri, scalinate d’onore, cortili poetici, statue religiose, cucine, saloni per banchetti o per ospitare principi e mercanti.
Saccheggiato ai tempi della Rivoluzione Francese, luogo di prigionia durante l’Impero Napoleonico, dal 1995 è Patrimonio mondiale dell’Umanità per l’Unesco.
Visitarlo è un tuffo nella storia e un’esperienza meravigliosa, che va fatta con calma e con una guida preparata, capace di raccontare le gesta dei papi e degli artisti, di illustrare il passaggio dal Palazzo Vecchio al Palazzo Nuovo, dando un senso a ogni vista, a ogni torre, ad ogni ambiente, da quello che era il Cubicolario, l’appartamento papale, alla vasta Ala del Conclave, passando per la Sala delle Guardie e ad altre vie e percorsi interni pieni di opere d’arte e retaggi storici.

I Musei da vedere in città sono numerosi e tutti molto interessanti.
Il Calvet ospitato nell’architettura del ‘700 di un albergo con la sua collezione di tre secoli di pittura, scultura, mobili e gioielli; il Lapidaire con le raccolte d’arte di ogni epoca vissuta da Avignone; l’Angladon coi quadri impressionisti e il Petit Palais che conserva opere dal Botticelli agli artisti locali.
E poi si scopre un capolavoro dell’arte religiosa del ‘400, un tempo ospitato nella vicina Certosa di Villeneuve e oggi nel Museo locale, la pala d’altare di Quarton dedicata all’incoronazione della Vergine. A poca distanza dalla Certosa ecco emozionanti itinerari percorribili in bicicletta: lungo la valle del Rodano si possono scoprire per esempio i resti romani di Glanum e il castello di Tarrascona, godendo insieme di storia, arte e natura.
Arte ma anche poesia, amor cortese, amor spirituale e lingua dei trovatori sono rimasti nell’aria di Avignone, nelle opere di chi l’ha cantata.
Tutto si percepisce guardando i tramonti dal ponte.



Piccola Roma nord provenzale
Il nostro Tour continua con la visita di Orange, graziosa cittadina ubicata poco più a nord e sempre vicina al corso del Rodano. La grande bellezza qui è rappresentata dall’arco di trionfo che celebra le vittorie di Roma sui Galli e dal teatro romano, entrambi del I sec d.C ed entrambi Patrimoni dell’Umanità per l’Unesco con l’arena che è davvero splendida ed è ritenuta quella meglio conservata d’Europa. Ha un muro di scena alto oltre trenta metri e un tempo le sue nicchie erano rivestite da preziosi marmi e statue. La sua acustica è ancora eccezionale e nelle sere che 9.000 persone riunite nella cavea seguono drammi, opere e musiche l’ispirazione è altissima. Il genius loci della Provenza colpisce anche qui.
Nimes, elegante e romana
Le avvisaglie romane di Nimes ci aspettano sotto la bellissima costruzione del Pont du Gard coi suoi ordini scenografici di tre arcate, perfettamente conservate, a guadare un tratto del fiume Gardon, sulla strada che da Avignone ci porta a questo ultimo gioiello di città.
Turisti che come noi fermano la macchina per una foto e per un pic nic, altri placidamente stesi al sole sulle rive erbose o sugli isolotti rocciosi del fiume, altri ancora a pescare. Tutti col maestoso ponte romano davanti agli occhi, alto 48 metri, lungo 275, un simbolo della storia regionale. Ma soprattutto un incredibile acquedotto che funzionò per 400 anni!!


E poi eccola la bella Nimes, capoluogo dell’Occitania, una delle città più fiorenti della Gallia, detta la Roma francese per lo spettacolo artistico e monumentale che la storia romana le ha lasciato.
Si visitano la sua spettacolare Arena popolata ai tempi di Augusto da gladiatori e belve feroci, che rappresenta uno degli anfiteatri romani meglio conservati al mondo, la possente Torre Magna e i resti della cinta muraria, la Porta di Arles, i resti del Tempio di Diana e la Maison Carrèe, uno splendido tempio quadrato una volta posto al centro del Foro e che oggi rispecchia le sue delicate colonne nelle vetrate degli edifici moderni in una contaminazione che rende Nimes davvero speciale.
Roma è presente anche nello stemma cittadino di Nimes, un coccodrillo del Nilo incatenato a una palma: questo perché venne fondata come una colonia dai legionari romani reduci dalle campagne egiziane di Cesare.
A completare e ad arricchire questo indubbio retaggio storico e culturale dal 2018 la città si è dotata addirittura di un Museo della Romanità.

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