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I grandi reportages / Tour de France

Tour de France – Marsiglia

Verace come Marsiglia

La città più grande del sud francese si estende intorno al suo grande porto.

Il porto con le sue storie di marinai, puttane e contrabbandieri, con le sue bettole malfamate e i vicoli dove ogni tanto qualche esponente di una banda resta per terra. La location ideale per i film noir francesi con Alain Delon, Jean Gabin e Jean Paul Belmondo, per “L’immortale” con Jean Reno, per il fumetto Demian e tutte le storie con gli inseguimenti tra il Vieux Port e le calanques a picco sul mare, quel mare che inonda della sua luce tutta la città.

La città più grande del sud francese si estende intorno al suo grande porto.

Nella Marsiglia moderna i docks accolgono anche ristoranti gourmet e gallerie d’arte, le possenti navi da crociera si avvicinano alle banchine e creano sciami di turisti giornalieri che si dividono tra il sacro e il profano, tra le vie di dubbia moralità e le cattedrali dello spirito come Notre Dame de la Garde, bianca e nera, severa e precisa, che sembra proteggere la città dall’alto.

Il luogo dei bar pieni di immigrati nostalgici di Algeri o Tangeri, di spacciatori e di donne disponibili è diventato lo stesso dei cantieri e delle archistar che hanno regalato alla città dei simboli come il Muceum (il Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo) che rivestito da una rete di cemento sta lì a significare la bellezza del contrasto di stili col Fort Saint-Jean e col Porto Vecchio.

una rete di cemento sta lì a significare la bellezza del contrasto di stili col Fort Saint-Jean e col Porto Vecchio

L’anima della città è ugualmente sparsa nei suoi container, nelle sue cupole, nei suoi bassifondi, nei mercati di frutta e di pesce e dove una volta girovagano liberi e ubriachi i sans domicile oggi sta crescendo una Marsiglia nuova, più aperta al mondo, più culturale e tecnologica, con i magazzini riconvertiti in locali di design industriale, coi vecchi moli che comparivano nelle avventure di Corto Maltese assediati dai motoscafi, dalle torri di vetro, dagli spazi per gli artisti, dai moderni centri commerciali, dalle lunghe e panoramiche piste ciclabili della Corniche.

Viva la mescolanza

Una metropoli sempre sanguigna però, latina, meridionale, diversissima dalla Parigi del nord, vista come troppo sofisticata, romantica e snob da chi vive sul Mediterraneo. E che forse riesce a trattenere meglio la guerra sociale delle banlieu rispetto alla capitale proprio per il suo carattere e la sua abitudine alla mescolanza.
Il luogo principe della mescolanza a Marsiglia è il Panier dove i ragazzini di ogni razza giocano insieme e dove le scuole e i cortili permettono alle religioni di mischiarsi, agli odori delle cucine di sovrapporsi, agli abiti stesi sui fili di sfiorarsi e ai veli di cadere.
Anche i pregiudizi perdono peso, i problemi e le migrazioni spesso si dimenticano, i francesi “diversi” crescono ogni anno di più e tutti insieme tifano clamorosamente e rumorosamente sugli spalti del Velodrome, il fantastico stadio col tetto a onda che vede giocare l’OM, l’Olympique Marseille.

sugli spalti del Velodrome, il fantastico stadio col tetto a onda che vede giocare l’OM, l’Olympique Marseille
Il Panier è in fondo un laboratorio, una specie di Medina tutta marsigliese

Il Panier è in fondo un laboratorio, una specie di Medina tutta marsigliese, un crocevia di culture e di tolleranze, fin dai tempi dell’origine del nome che pare dovuto alle offerte in denaro di uomini e marinari nel paniere di una bella signora che li aspettava in un alberghetto nascosto in un vicolo del porto. Quando ci passeggi dentro ti accorgi quanto assomiglia ai Caruggi di Genova, ai Quartieri Spagnoli di Napoli e capisci che non devi cercare la storia scura o mafiosa, il coltello che luccica, il popolo volgare ma la grande generosità e accoglienza che di solito alberga in ogni sud del mondo.

Qui abitava e abita la gente semplice, che pulisce le navi, fatica al porto, apre piccole botteghe, conosce tutto dei vicini, protegge chi ha scelto la strada sbagliata, come i contrabbandieri di sigarette o le prostitute ancora rimaste. Qui c’è un’atmosfera vera e popolare, fa niente se a tratti un po’ canaglia, la sensazione è che la Marsiglia da vivere sia proprio questa, tra una musica afro, una pasticceria araba, una locanda che prepara la bouillabasse, la miglior zuppa di pesce francese, da sempre un miscuglio magico di sapori di mare che ruota intorno a un brutto ma saporitissimo scorfanetto locale, la rascasse.
E poi si entra in una brasserie locale con le sue baguettes e caffè caldi, in una bottega che vende il sapone portato in tempi antichi dagli arabi di Aleppo, nei cortili abitati dalle famiglie multietniche.

una bottega che vende il sapone portato in tempi antichi dagli arabi di Aleppo

Il fascino di Marsiglia risiede nelle sue tante voci, nei suoi tanti colori, nelle sue tante tonalità di blu, ben descritte dal poeta Jean Claude Izzo (1945-2000).
“Dal cielo al mare, era un’infinita varietà di blu. Per il turista, quello che viene dal nord, dall’est o dall’ovest, il blu è sempre blu. Solo dopo, quando ci si sofferma a guardare il cielo e il mare, ad accarezzare con gli occhi il paesaggio, se ne scoprono altre tonalità: il blu grigio, il blu notte e il blu mare, il blu scuro, il blu lavanda. O il blu melanzana, nelle sere di temporale. Il blu verde. Il blu rame del tramonto, prima del mistral. O quel blu così pallido, quasi bianco.”
(Jean Claude Izzo – Chuormo Il cuore di Marsiglia)

tante voci, nei suoi tanti colori, nelle sue tante tonalità di blu, ben descritte dal poeta Jean Claude Izzo

Insomma la cattiva fama della città dopo giorni di passeggiate, incontri ed esplorazioni mi è sembrata davvero un luogo comune, più cinematografico e letterario che reale. E quella chiesa lassù, come ogni chiesa costruita in alto su una città, forse benedice Marsiglia, con tutti i suoi difetti e tutti i suoi peccati. Salutando chi arriva da lontano, dall’Africa, dalle ex colonie francesi, a cercare l’Europa e il futuro.

E’ proprio così forse che i porti attraggono, che Marsiglia attrae: per i suoi mille volti, per le sue tante possibilità.

“Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere. E allora è troppo tardi, si è già in pieno dramma. Un dramma atipico dove l’eroe è la morte. A Marsiglia, anche per perdere bisogna sapersi battere”.

“Questa era la storia di Marsiglia. La sua eternità. Un’utopia. L’unica utopia del mondo. Un luogo dove chiunque, di qualsiasi colore, poteva scendere da una barca o da un treno, con la valigia in mano, senza un soldo in tasca, e mescolarsi al flusso degli altri. Una città dove, appena posato il piede a terra, quella persona poteva dire: «Ci sono. È casa mia»”.
(Jean Claude Izzo – “Casino totale”)

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