Un continente musicale
Anche nel caso del Centro e Sud America siamo davanti a una scelta enorme di brani e musiche che ricordano e invitano al viaggio. Tanto per complicarci la vita, partiamo col nostro sguardo sui Caraibi, dove ogni isola ha un suo ritmo e una sua vita musicale davvero intensa, non importa se a base di son, rumba, calypso, reggae, salsa, merengue o cos’altro ancora.

Cuba da Buena Vista agli Orisha
L’isola madre di tutte le musiche è senz’altro Cuba e la raccolta di musica popolare madre di tutte le tradizioni cubane è ovviamente “Buena Vista Social Club”, un esperimento incredibile voluto e vinto da Ry Cooder e filmato da Wim Wenders, con protagonisti assoluti i “super abulelos”, i super-nonni, rintracciati nelle vie screpolate e decadenti de L’Avana per farli esibire in un ultimo canto, in un nostalgico show (vedi pezzo a parte su “Il Grillo Viaggiante” nel topic “Cultura da Viaggio” – qui ci basta riascoltare e inserire in cima alla nostra playlist “Chan Chan”).
Ma Cuba non è Cuba senza gli inni della Revoluciòn che hanno visto mille versioni, siano essi dedicati al fuoco ribelle del Che (“Hasta siempre Comandante”) che alla più semplice vita contadina (“Guantanamera”).
La Cuba moderna svela invece il suo volto tra fascino e ironia, rabbia e seduzione: ecco la “Havana” di Camila Cabello e la produzione degli Orisha: “A lo cubano”, “Represent Cuba” e “Isla Bella”, una più bella dell’altra, con video accattivanti girati tra le strade, le periferie, il lungomare del Malecòn, il centro coloniale, le belle ragazze locali. Ascoltateli gli Orisha, sono l’essenza e la vitalità della Cuba anni 2000.

Merengue & Reggae
L’energia dei Caraibi spruzza fuori in mille pezzi, qui di seguito proviamo a ricordare quelli più legati al tema del viaggio e a un genere-totem: per esempio “Ojala que llueva cafè nel campo” di Juan Luis Guerra rappresenta benissimo il Merengue a Santo Domingo e “One Love” ha la stessa capacità di riassumere i jingle e la spensieratezza e l’anelito all’amore umano del reggae di Bob Marley in Giamaica. Bastano dieci secondi di ascolto e sembra di stare già là. Sulla Giamaica moderna non basterebbe un capitolo intero tutto dedicato, video di reggaeton, donne succinte e fusti di Negril, Montego Bay e Ocho Rios che ancheggiano e lasciano intendere. Pertanto ci limitiamo a pubblicare un video… pubblicabile: “Jamaica, Jamaica” di Busy Segnal.

Ballate messicane
Rotolando verso sud incontriamo il Messico, un altro paese depositario di una tradizione musicale secolare, fatta rivivere nelle piazze, nei concerti all’aperto di ogni zocalo e nelle fiestas e nei matrimoni dai Mariachis, vestiti di nero, sombrero e perline e pronti a intonare in ogni piazza e in ogni cantina “Cielito Lindo”, “La Cucaracha” e compagnia bella.
Alla ricerca di un Messico un po’ più norteno y ranchero ecco i suoni che arrivano dal film “C’era una volta il Messico”, mentre se vogliamo avvicinarci a melodie moderne la proposta che vi facciamo è quella di ascoltare “Siente mi Amor” di Salma Hayek e “Fuerte” di Saul Hernadez dedicato al difficile viaggio verso la salvezza delle donne nella violenza di Ciudad Juarez o dei migranti che scappano negli Usa… O il “Corazon espinado” di Carlos Santana, messicano naturalizzato statunitense.
Per entrare ancora più dentro il Messico potete acquistare “Roma” la colonna sonora dell’omonimo film premio oscar di Alfonso Cuaròn o più modestamente, se vi fa piacere, potete leggere il diario di “Tutti i soli del Messico” che “Il Grillo Viaggiante” propone nel topic “I grandi reportages”.

Playas y Sierras
E sbarchiamo dunque nel continente sudamericano: a nord troviamo la Colombia, terra solare, drammatica, sensuale, “Tierra del Olvido” cantata insieme da vari suoi artisti. O un mix esplosivo di salsa che arriva da Cartagena, Cali, Barranquilla, Medellin, Bogotà.
Scendendo un po’ è la volta delle Ande dove i flauta de pan dei peruviani e dei boliviani suoneranno per sempre “El Condor pasa” (per conoscere meglio tutte le Ande consigliamo la lettura delle numerose puntate del reportage “Sguardi Andini” contenuto anch’esso nel topic “I grandi reportages”).
La musica di protesta
Il paese più lungo e sottile che arriva a Capo Horn è il Cile, passato alla storia musicale per gli Inti-Illimani e i canti di protesta come “El pueblo unido jamas serà vencido”. Tra colori e allegria una pausa di riflessione e rispetto per la gente che ha lottato contro le dittature militari o che è scomparsa per sempre per difendere la sua libertà. Ogni paese latino americano al riguardo ha qualche brutta storia da raccontare, ma è sempre rinato, anche grazie alla musica.

Un incanto chiamato Tango
Al lato del Cile ecco l’Argentina dove comanda il tango, quello che in patria e fuori hanno chiamato “il pensiero triste che si balla”, una forma unica di arte e nostalgia, nella versione tradizionale coi celebri Carlos Gardel e Astor Piazzolla, e in quella moderna e contaminato di elettronica con gli stupendi Gotan Project. Per voi lettori abbiamo scelto il brano storico “Vuelvo al Sur”: “tornare a sud, come si torna a un amore”, perfetto per questo viaggio musicale-sentimentale.
Brazil!
Risalendo a nord ecco il paese principale, il paese del carnevale, anche per la musica: il grande Brasile, terra e mare del samba, della bossanova, di tante canzoni e cantanti indimenticabili. Lunghe spiagge, paesaggi meravigliosi, turbamenti dell’anima, splendide mulatte, atletici capoeristas, fulminanti trio electricos, dolci ballate, radici nere e africane di Bahia, la raffinatezza di Rio, il Brasile è un caleidoscopio e mette davvero in scena tutto quanto. Come sintesi e come affreschi anche di Rio e Bahia proponiamo nella playlist le canzoni e i video di Sergio Mendez, “Mais que nada” e Daniela Mercury “Canto da Ciudade”. Oltre l’eterna “The Girl of Ipanema”.

Irriducibile
A conclusione del viaggio musicale in questi paesi meravigliosi un’escursione forte e vibrante nella contemporaneità coi Calle 13 che ci lasciano “LatinoAmerica”, il cui video su You Tube ha avuto “solo” 170 milioni di visualizzazioni: “Soy la familia de un desaparecido… Soy Maradona contra la Englaterra…Soy America Latina un pueblo sin pierna pero que camina”. Il canto irriducibile di un popolo cui non puoi comprare “il vento e il sole, la pioggia e il calore, le nubi e i colori, l’allegria e i dolori”.
Ecco la playlist, con tante necessarie rinunce!
Non ci sono Commenti