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Fiesta!

Vietnam in festa

Capodanno Lunare

Vietnam in festa Capodanno Lunare

Nel paese indocinese è chiamato Tet e si fonda sul grande rispetto per gli antenati e sui valori della famiglia. Lunghi viaggi interni portano i vietnamiti sulle tracce dei loro luoghi natali, a coltivare gli affetti più cari. Si tratta di viaggi della memoria, di viaggi e omaggi, tutti organizzati nelle settimane precedenti il Capodanno Lunare, quando bisogna assolutamente tornare a casa.

La data della celebrazione dipende dal calendario lunare, si modifica pertanto ogni anno ma oscilla in genere tra i mesi di gennaio e febbraio.

Ogni Tet ha un animale totem, dal bufalo che mastica l’erba tra risaie e praterie al gatto che si coccola in case e giardini, perché caccia i topi e preserva il raccolto del riso (il 2023 è proprio l’Anno del Gatto in Vietnam, l’unico paese asiatico ad avere questo segno nello zodiaco!)

. Altro animale che presiede un sentito e simbolico rituale è la carpa (ma a volte vanno bene anche semplici pesciolini rossi) che viene liberata in un lago o in fiume perché la credenza popolare la identifica in un veicolo di comunicazione con gli dei: il dio della cucina Ong Tao la cavalca infatti per salire in cielo, riferire notizie e ottenere ricompense o punizioni dall’Imperatore celeste!

Ogni 12 dicembre si celebra invece un altro cibo, la famosa zuppa del Pho.

Alle divinità della cucina i vietnamiti assegnano il compito di custodire la serenità del focolare domestico, di proteggere la casa e gli affetti.

Il contorno della festa è dunque spesso culinario e in questo campo il Vietnam ci regala sapori eccezionali: sia i banchetti familiari che lo street food si trasformano davvero in un’esperienza sensoriale.

Ci sono infatti le donne che preparano deliziose zuppe dagli aromi orientali, pietanze fritte in padella e il tipico Bahn Chung, un panetto di riso ripieno di maiale e fagioli, bollito e avvolto in foglie di bambù, oppure il Xoi, una scodellina di riso con aggiunta di verdure, sesamo, arachidi, pezzetti di carne o salsiccia. Esiste anche una versione filosofica del Xoi, quello dei “cinque colori” ottenuti con foglie ed erbe che stanno a indicare la terra, le piante, il fuoco, l’acqua e i metalli e l’armonia insita tra tutti questi elementi. Molto apprezzata anche la frutta secca e candita, il cui nome è Mut Tet.

Mentre ai bambini spetta il compito di pulire le tombe degli antenati dalle erbacce e di decorare altari e altarini con composizioni di fiori e frutta.

Quando arrivano i giorni della liberazione delle carpe si sanciscono i giorni “ultimi” del vecchio anno: a scuola come al lavoro. E la casa diventa appunto il regno principale.

Spesso in giro si vedono fiori gialli e rossi, i Kumquat che sono piante con mandarini cinesi che regalano prosperità e degli spogli alberelli di bambù chiamati Cay Neu, ispirati al taoismo e con in cima pezzetti di stoffa o piccoli talismani porta-fortuna.

Stiamo parlando infatti di un popolo molto superstizioso che si affanna per esempio a pulire bene la casa prima del Capodanno perché per loro se si impegnano i primi giorni del nuovo anno a spazzare si spazza via anche la fortuna! Inoltre si fa molto caso al primo ospite che entra in casa nel nuovo anno, deve essere una persona importante e considerata. Come si fa caso alle promesse fatte dai bambini, alle affinità dei segni zodiacali, al rispetto per gli anziani e anche per gli insegnanti, elemento centrale della cultura vietnamita. Gli alunni vanno a trovare gli ex educatori a casa, per una visita, un grazie, un dono: un comportamento commovente.

Dopo 15 giorni dalla fine del Tet il popolo si reca a pregare nei templi buddhisti e in occasione della Prima Luna Piena si reca a pregare nelle mille pagode del paese, consumando nei pasti cibo vegetariano perché inteso come quello più adatto a purificare il corpo.

Ogni 12 dicembre si celebra invece un altro cibo, la famosa zuppa del Pho.

Festa di metà autunno

Questa festa è anche chiamata “Festa della Luna piena” o “Festa dei bambini” ed è basato su un momento centrale della vita e dell’economia vietnamita: quello del raccolto agricolo.

In passato l’animale sacro della festa era il drago, che portava la pioggia favorevole al raccolto.

Col tempo hanno rivestito sempre più importanza i bambini, visti come l’elemento puro, innocente e naturale, legati alle divinità animiste e ritenuti dei veri e propri portafortuna per i più copiosi raccolti.

La Festa cade in genere tra settembre e ottobre e i giorni prima i vietnamiti preparano maschere e lanterne illuminate di bambù, carta o seta. I bambini sfilano con le luci e cantano tutti insieme.

Si preparano torte golose dai mille ripieni, città e villaggi si animano con danze, giochi, bancarelle di dolci e oggetti artigianali.

La danza più tipica è quella del Qilin e anche se ha palcoscenici predefiniti i gruppi di danzatori vengono attratti davanti alle case dove gli abitanti fanno trovare buste rosse contenenti dei soldi appesi ai rami di un albero.

La maschera principale di questo ballo acrobatico è una creatura mitologica a metà tra tigre, pesce, drago e bue. Le mosse mimano grandi balzi tra cerchi di fuoco a significare la cacciata del male.

I pupazzetti di riso

I To Hè rivestono un ruolo importante nella cultura e nel folklore del Vietnam: sono modellati con pasta di riso colorata e rappresentano animali, fiori, personaggi da fiaba o dei cartoni animati.

Essi sono sempre stati i giocattoli preferiti dai bambini nelle due feste principali del paese, il Capodanno Lunare e la Festa di Metà Autunno e le famiglie sono solite comprarli nei parchi, nei templi e nei mercati.

In alcuni piccoli villaggi come quello di Xuan La nelle campagne di Hanoi l’economia locale si basa sul talento e la creatività degli artigiani che inventano To Hè sempre nuovi, brillanti e alla moda. Lo stesso governo del paese si impegna da sempre a valorizzare e divulgare questa piccola forma d’arte.

Le feste nazionali e “politiche”

A inizio primavera, con date variabili secondo l’ormai famoso calendario lunare, 1400 templi sparsi in tutto il paese da nord a sud, da Hanoi a Saigon, lungo la cosiddetta “Via Mandarina”, vengono riempiti dai fedeli. Sono i templi che ricordano i Re Hung, i fondatori e primi imperatori della civiltà vietnamita, quelli che insegnarono al popolo la coltivazione del riso.

Si fanno offerte votive e di frutta ai templi e si intonano preghiere al ritmo di tamburi, poi arrivano giochi e lotte come il wrestling e il tiro alla fune: tutto il rituale è considerato patrimonio immateriale mondiale dall’Unesco.

Altra importante Festa è quella della Liberazione, cade il 30 aprile e ricorda la storica data del 1975 quando da Saigon furono cacciati gli americani e la stessa città assunse il nome di Ho Chi Minh City in omaggio all’eroe rivoluzionario che aveva reso il Vietnam indipendente dall’Indocina francese 30 anni prima.

Protagonista assoluta dell’evento, insieme ai fuochi d’artificio, la bandiera vietnamita, esposta veramente su ogni porta e in ogni strada del paese.

Il 2 settembre si festeggia invece la data della Festa nazionale dell’Indipendenza, con grandi cortei ad Hanoi e la bandiera che sventola ancora.

Mentre il 20 ottobre il Vietnam celebra il ricordo delle sue donne comuniste che negli anni ’30 si opposero strenuamente all’Imperialismo.

Serenate e Lanterne

Due grandi momenti di folklore segnano il calendario delle feste vietnamite.

Nel famoso festival del villaggio di Lim, anch’esso considerato patrimonio Unesco, gruppi contrapposti di uomini e donne vestiti in tradizionali abiti locali, si dedicano serenate su delle barche che ricordano le fattezze del drago e portano in mano ombrellini colorati. Si tratta di sfide in versi che vanno legati alle ultime strofe delle serenate “avversarie”. L’esibizione di questi Quan Ho ha unito nei secoli molte genti di molti villaggi. In genere si celebra nel primo mese del calendario lunare.

Le lanterne sono invece le protagoniste assolute della romantica notte di Hoi An, evento che si ripete la quattordicesima notte di ogni mese del calendario lunare. I turisti accorrono in massa a vedere come le lanterne rendono la notte magica e lieve e il pensiero corre agli antenati cui si dedicano fiori, frutta e candele.

Tra gennaio e febbraio si assiste al Festival della Pagoda dei Profumi, situata a 70 km da Hanoi e sede del primo pellegrinaggio buddhista del paese. Lo scenario naturale tra monti, fiumi e risaie è favoloso.

Molto particolare anche la Festa dedicata agli spiriti inquieti ed erranti.

Nella Città Proibita

Chiudiamo questo viaggio tra le manifestazioni folkloristiche più tipiche del Vietnam col Festival di Hue, vecchia capitale del paese unificato a inizio ‘800, suo centro culturale e spirituale.

Era una cittadella imperiale e nella zona viola l’entrata era permessa solo all’Imperatore e ai suoi più stretti familiari. Ogni due anni tra fine aprile e inizio maggio si omaggiano con riti e preghiere le tombe reali, situate dentro la Cittadella fortificata che sorge dinanzi al Fiume dei Profumi.

La storia del Vietnam ha lasciato qui i maggiori segni artistici.

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