Nelle favole dei Fratelli Grimm o della grande tradizione sveva fino ai racconti adolescenziali di Hermann Hesse ci sono degli elementi paesaggistici e umani che ritornano sempre con grande incanto e altrettanta puntualità, siano essi i boschi misteriosi o pieni di neve, i torrenti o i laghetti, le case col tetto di legno e le facciate a traliccio, ponti ad arco, rovine di castelli, prati o vie percorsi da bambini vivaci, da giovani studenti che vanno a conoscere il mondo, da coppie di innamorati. Gli intrecci delle trame si snodano nella dolce campagna tedesca, in piccoli paesi, scuole, conventi. Si cammina e si sogna in questa letteratura e considerate le ambientazioni risulta davvero facile.

Tutto il paesaggio che circonda la “montagna dei mirtilli” (questa la traduzione italiana di Heidelberg) è complice di una grande bellezza, simile a quella della vicina Foresta Nera o a certe vallate che si aprono lungo il Reno. Le verdi colline abbracciano il centro storico con la sua poesia di tetti rossi e campanili, l’alte brucke ovvero il vecchio ponte di pietra con l’elegante porta bianca dà il benvenuto alle vie lastricate della città, il castello in stile gotico e rinascimentale appena cento metri più in alto tra le fronde degli alberi sorveglia le acque placide del fiume Neckar, i lungofiume sono pieni di papere che passeggiano tranquille e in fila come in alcune scene de “Gli Aristogatti”, sui prati accanto al fiume i ragazzi studiano, si baciano, suonano la chitarra o si bevono una birra. Ovunque si nota grande armonia e pulizia e se un bambino di oggi dovesse disegnare lo scenario ideale di una favola probabilmente gli basterebbe trarre ispirazione dalla vista di Heidelberg dalla collina difronte, quella dove tanti filosofi, poeti e semplici studenti hanno sempre amato passeggiare. Insomma per esprimere un pensiero condivisibile da tutti neanche serve tanta filosofia: è bello vivere o studiare ad Heidelberg.

I 160.000 abitanti di questo luogo ameno del Baden Wurttemberg non potrebbero chiedere di meglio e non la scambierebbero mai con Monaco, Francoforte o Berlino. Anche la seconda guerra mondiale l’ha risparmiata, come in onore alla sua tradizione, alla sua bellezza, alla sua fama di città colta.
Un quarto della sua popolazione è composta da studenti universitari che quindi la rendono una città aperta, cosmopolita, divertente e vivace, con locali aperti a tutte le ore, gallerie d’arte, centri sportivi dove i giovani praticano soprattutto il basket, il tennis, il canottaggio e il rugby, kneipe (le birrerie tedesche) affollate, concerti, ristoranti, boutique o altri mille tipi di eventi. Per il Carnevale si celebra il ballo dei vampiri, a Pasqua si vedono capolavori di cioccolata nelle vetrine del centro e fuochi d’artificio tra il Castello e il Neckar, quasi tutti i mesi dell’anno prevedono rassegne di cinema, teatro, musica classica e jazz. Ogni gusto, ogni interesse, ogni sensibilità trova spazio a Heidelberg e basta essere più giorni in città per vivere un cartellone culturale sempre interessante.

L’università di Heidelberg fondata nel 1386 da Roberto I è la più antica della Germania e permea davvero la città col suo spirito intellettuale, con l’allegria e la spensieratezza dei suoi giovani, riuniti in varie fratellanze che si riconoscono dai colori dei berretti o dalle birrerie frequentate. Le facoltà più prestigiose negli anni 2000 sono quelle di medicina e biologia ma in passato qui si sono formati i più grandi teologi, filosofi e uomini di diritto del paese. L’Università è legata anche a storie simpatiche di sfide, schiamazzi, ubriacature, bravate, reati cavallereschi e orgogliose nottate passate nel Karzer, il carcere studentesco, a fare graffiti di protesta sui muri. Tutte le storie, le cronache, le biblioteche, le osterie, le tradizioni, insieme al fascino immutato del bosco, del castello, del ponte e del fiume hanno eletto Heidelberg come uno dei luoghi europei più ambiti per l’esperienza di Erasmus.

Vivere qui un anno può essere “segnante” perché si apprezzano le culture differenti, l’atmosfera della città e la sua dimensione umana, giovanile e vitale. Che apre il suo cuore a tutti in mezzo a una natura favolosa. Che insegna lo spirito europeo più di Strasburgo o di Bruxelles.
In genere si entra nel centro storico con la passeggiata romantica di 200 metri sul Ponte Vecchio, un ponte di pietra costruita ad arco che specie al tramonto si trasforma in uno degli scorci più poetici della città visto che da qui si ammirano insieme i lampioni e le statue, la Porta e il fiume, le colline di boschi e i bastioni del Castello. Il colore rossastro della pietra arenaria che è il principale materiale costruttivo di Heidelberg proprio verso sera si incendia e dipinge uno scenario da favola.

La Marktplatz è il cuore della città vecchia e ospita due volte a settimana (il mercoledì e il sabato) il mercato più tipico, quello dei fiori e dei formaggi, dei pittori, delle erbe e dei salumi. La piazza ospita anche il Municipio e la Chiesa dello Spirito Santo, realizzata in stile gotico e in pietra rossa, proprio come il castello situato nei boschi poco più in alto. Dal suo campanile si ammira tutta la città. Kornplatz e Universitatplatz, sono gli altri spazi sociali del centro storico, reso più lieto dai zampilli delle fontane, dai balconi fioriti e dai palazzi eleganti in stile barocco come la Haus Zum Ritter, la Casa del Cavaliere, che è diventato un albergo e ristorante di lusso.
La Hauptstrasse è il corso pedonale di Heidelberg, lungo 2 km e coi principali Caffè, librerie e negozi di moda. Ci si trova di tutto, anche dei vecchi libri che gli abitanti e gli studenti si scambiano in una cabina. Ci si trovano i negozi che espongono le migliori bottiglie dei vitigni locali, come il Riesling, il Gewurztraminer, il Pinot bianco e lo Chardonnay. Oppure quelli bellissimi dei mercatini di Natale che a Heidelberg è incredibile per luci, dolciumi, spettacoli, addobbi, musiche. E la vita scorre come il fiume lì sotto, disinvolta, placida, beata.

Il Castello Konigstuhl è una maestosa fortezza che risale all’inizio del XIII secolo e con le sue rovine, i suoi cortili, le sue facciate, i suoi spalti è una vera icona del romanticismo tedesco. Per diverso tempo è stato la residenza dei principi elettori del Palatinato, volendo ci si arriva con una funicolare e la vista dalla Dicker Turm è spettacolare. Il Castello nella sua veste di rudere suggestivo e in parte diroccato rappresenta l’ideale dei poeti romantici tramutato in pietra. Parliamo di quel Romanticismo poco languido, piuttosto nord europeo, crepuscolare, un po’ malinconico e consapevole della fragilità della vita. Tutti stati d’animo che le parti antiche o in rovina del castello ritraggono alla perfezione. Tra bellezza e rovina si visitano anche la sua chiesa, alcuni saloni, il bel giardino, la botte più grande del mondo e un museo con 20.000 oggetti legati al mondo della farmacia.

Dalla farmacia alla filosofia, in questa città non poteva mancare la suggestione di un sentiero dei pensatori, tra il verde, i campi, i frutteti, in splendida posizione panoramica. Affacciato sul Neckar e sul centro storico per 1,5 km di lunghezza il Philosophenweg era percorso da intellettuali e professori di filosofia che all’ombra di grandi alberi amavano pensare e disquisire, con gli allievi intorno. Vengono in mente scene del film “L’Attimo Fuggente”, quelle scene che celebrano l’incontro di due mondi in base alle affinità elettive e al puro entusiasmo suscitato dagli studi. Per capire il quadro – e di quadro si tratta – basta collocarci il più grande esponente della cultura tedesca, Goethe, il drammaturgo Schiller, poeti come Holderlin e Eichendorff, filosofi come Hegel, Gadamer, Habermas, Weber. O il pittore inglese Turner che ritrasse più volte la dolce vallata di Heidelberg.

Ma la via è un luogo per gli innamorati e il suo nome più che ai grandi pensatori tedeschi è dedicato ai numerosi studenti di filosofia dell’età romantica che qui amavano passeggiare con aria scanzonata o un buon libro in mano. Come tutte le cose che vengono dal passato idealizzato spesso un luogo diventa un mito e ancora oggi nelle cantine di Heidelberg si sussurrano con un misto di malizia e pudicizia nelle orecchie dei compagni le avventure di chi sul sentiero ha conosciuto per la prima volta l’altro sesso.

Ad Heidelberg anche la cucina procura grande soddisfazione: spatzle (gnocchetti), schnitzel alta tre dita, arrosti di cervo, stinco di maiale, tutta la salumeria immaginabile, formaggi prelibati, kartoffeln in tutte le salse, birre ottime, crauti, pasticceria a base di creme e frutti di bosco, in primis i mirtilli ovviamente. E ovviamente il cioccolatino più famoso si chiama il bacio dello studente. Per la vita notturna i locali si trovano quasi tutti sulla Unterstrasse, verso il fiume. La notte accompagna con le sue scene le ultime magie della città: le vie silenziose dopo la pioggia, la luce dei lampioni, le biciclette appoggiate ai muri che aspettano gli studenti il mattino dopo, il rumore delle fontane, l’odore dei fornai. Sulla parete di una birreria l’adesivo più famoso della città recita: “Ich habe mein herz in Heidelberg verloren”: “Ho perso il mio cuore in Heidelberg”.

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