L’uomo e l’onda
Esiste una liturgia delle onde.
Di chi le cerca, di chi le insegue, di chi gli basta guardarle e respirarle.

E per gli amanti del surf, per quelle tribù di giovani che si muovono nel mondo con le loro tavole dietro, esiste il mito dell’onda perfetta, della “Big One”, dell’onda che si arrampica in cielo, che crea una gobba enorme, simile a quella di un’animale incattivito, e insieme si esprime e si dilata e si sparge con un tunnel azzurro, una forma fluida, armonica ed esteticamente perfetta.
Cavalcarla o vincerla quest’onda significa aver dominato i flutti, essere ricomparsi dalla furia della schiuma bianca, in due parole avercela fatta. Significa sfidare la forza selvaggia del mare e forse anche un poco se stessi, le proprie paure, i propri limiti.

Le spiagge del surf
Esistono luoghi dove le grandi onde esercitano un richiamo irresistibile, attendono e seducono i surfisti più che altrove: le spettacolari isole Hawaii, la costa scintillante di luci e di mode della California, le spiagge dorate intorno a Sidney, quelle atlantiche del piccolo villaggio portoghese di Nazarè, o quelle di Fuerteventura alle Canarie. Per arrivare agli antipodi di Indonesia e Polinesia dove già nel 1777 il capitano James Cook ammirava i sovrani locali, liberi e selvaggi, affrontare il mare in piedi su tavole o canoe rovesciate.
Le onde impressionanti di Nazarè
Prima di parlarne, bisogna vederle

Garrett McNamara; Nazaré, Portugal; 2013
TÓ MANÉ / COURTESY TASCHEN
In massimo 90′ da Lisbona si arriva a questo ex villaggio di pescatori sull’Oceano. La pesca, le barche, il mare, le trattorie con frutti di mare favolosi sono ancora il motivo di vita della comunità che però ha conosciuto un grandissimo sviluppo balneare e turistico grazie alla mitologia del surf. Tutto cominciò nel 2011 quando l’hawaiano Mc Namara cavalcò qui l’onda più alta mai affrontata da un surfista nel mondo: circa 30 metri. Il video dell’impresa diventò virale e fece conoscere Nazarè a legioni di appassionati della tavola ma anche solo a curiosi, a viaggiatori, a fotografi. Altra impresa la fece poi il brasiliano Koxa, capace di surfare suonando il violino: musica, onde, vento, un altro episodio di culto. La visita di Nazarè si divide in due parti: Praia è il quartiere moderno e turistico sul mare, Sitio è la parte antica, in alto. Da qui si va verso il faro sul promontorio che si affaccia sulla mitica e selvaggia Praia do Norte con una panoramica funicolare. Dal fortino che ospita una mostra perenne di tavole e video sul surf si ammirano le altissime onde che nascono così alte e potenti per via della formazione geologica di un grande canyon subacqueo.
Piccolo album di Nazarè




Mitologia delle Hawaii
Quattromila anni fa alle Hawaii già si surfava: coi tronchi, d’accordo, coi gonnellini di foglie e cortecce intrecciate anziché coi bermuda colorati e le tutine fluo certo, ma pur sempre rispettando e ammirando il mare come una divinità, con le onde migliori che erano riservate ai re e agli stregoni perché così potevano sentirsi tutt’uno col loro pantheon primitivo di dèi. Sempre le magiche isole americane hanno visto all’inizio del ventesimo secolo la nascita del surf moderno, grazie a un bizzarro personaggio dal nome lunghissimo, abbreviato semplicemente in The Duke, bagnino della spiaggia di Waikiki e campione di nuoto, sempre pronto a esibirsi difronte a folle stupefatte che gli hanno dedicato in memoria statue sulle spiagge da lui visitate, davanti alle onde da lui vinte. Le Hawaii come luogo sacro per il surf quindi, come luogo primigenio, dove sfidare le onde equivale a mettere in scena antichi riti e culture e prove fisiche e legami religiosi col mare, con la natura, coi venti. Tutto uno spirito che aleggia ancora oggi tra Honolulu, Oahu e Maui dove pochi coraggiosi affrontano onde alte almeno 6 metri, sbucando da tunnel acquatici e vincendo l’enorme energia della schiuma che sbatte a riva. E magari con balene e foreste pluviali e vulcani che eruttano sullo sfondo, a completare un quadro di drammatica bellezza.
Piccolo album delle Hawaii







La Gold Coast australiana
Il Surfer’s Paradise nell’isola-continente si trova nel Queensland, vicino Brisbane: km di costa dorata, orizzonti aperti e selvaggi dove solo il respirare e il guardare basta a sentirsi parte di una natura meravigliosa. Qui le onde sono potenti e minacciose e ogni tanto sotto il pelo dell’acqua si aggiunge il brivido degli squali… L’Oceano va toccato e sfidato, è un mondo ignoto, pieno di energia, vibrante, selvaggio, bellissimo. Altre spiagge amate dai surfisti quelle intorno alla magnifica Sidney, in particolare Bondi Beach dove ragazzi scultorei, impiegati con la tavola da surf in macchina, tribù del surf, aspettano le onde più belle tra locali alla moda e stuoli adoranti di modelle a osservare la scena.
Piccolo album Australia






California!
Coste ricche di città moderne, spazi vergini aperti sull’Oceano, ragazzi alla moda, molto hippies ieri, ancora liberi e innamorati del mare oggi: davanti al mare parcheggiano le auto scoperte, calano le tavole sulle spiagge, passano giornate sugli arenili, appoggiati a chioschetti che vendono birra, sdraiati sotto le torri di avvistamento dei bay watch verniciate di rosso o di azzurro, aspettando l’onda, aspettando un giorno come il grande mercoledì dell’omonimo film. Tra le più famose l’onda-incubo di Mavericks vicino San Francisco, habitat di squali ma soprattutto capace di diventare alta come un palazzo nei giorni di tempesta, fatale col suo risucchio al campione hawaiano Mark Foo che vi rimase vittima nel 1994. Quasi scenografiche tutte quelle da Santa Monica a San Diego.
Piccolo album California





E ancora…
Sudafrica, a ovest di Port Elisabeth, ecco Jeffreys Bay, dove le onde si allungano schiumose e stupende per oltre 300 metri, regalando esibizioni incredibili; Bali, Uluwatu, estremo sud dell’isola, acque calde e trasparenti che attraggono anche tanti principianti della tavola e una meta che sembra sposare perfettamente la filosofia e la spiritualità del surf; sempre in Indonesia il paesaggio dolce vicino Sumatra, dove i surfisti entrano in mare nella leggendaria spiaggia di Soraka; il surf dove non te lo aspetti, in Perù, ma è assolutamente vero: oltre alle montagne e alle rovine andine questo paese ha lunghissime spiagge aperte sul Pacifico, sia a Miraflores, la zona moderna a sud della capitale Lima, sia sulla costa nord, tra Huanchaco e Trujillo nei litorali grigi dove prosperò la civiltà dei Moche coi suoi palazzi costruiti con l’argilla e la sabbia; e in Francia, dove piace essere sempre chic e dove il litorale di Hassegor e Biarritz è diventato un posto alla moda, strapieno di negozi griffati per il surf, dove le vacanze e le case costano molto, anche per ammirare da vicino i surfisti che cavalcano le onde; lontano lontano, nelle Filippine, a Siargao Island, col suo reef tagliente che rischia di fare a pezzi gli sfortunati surfisti che cadono dalle tavole; i break point di Tamarindo, in Costarica, con spiagge circondate da una natura rigogliosa; dulcis in fundo Fuerteventura, col suo clima ideale, isola-paradiso delle Canarie, dove spiagge e vento e maree disegnano un paesaggio unico al mondo, adorato dai surfisti e anche da quelli che praticano Kite.

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